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Il Napoli conosce i punti deboli del Liverpool
28 nov 2019
28 nov 2019
La strategia di Ancelotti ha pagato, ma al Napoli servirà altro per uscire dalla crisi.
(articolo)
7 min
(copertina)
Foto di Michael Regan/Getty Images
(copertina) Foto di Michael Regan/Getty Images
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Napoli e Liverpool sono state sorteggiate nello stesso girone in Champions League nelle ultime due stagioni, e quindi con la partita di ieri sera sono arrivate a quattro sfide in 12 mesi. Dopo l'1-1 ad Anfield, il bilancio resta favorevole agli azzurri: all’ultimo pareggio vanno infatti aggiunte due vittorie al San Paolo e una sconfitta ad Anfield l’anno scorso, dolorosa perché era costata l’eliminazione alla fase a gironi. Anche in un momento molto delicato, il Napoli ha confermato di essere una delle squadre che più ha messo in difficoltà il Liverpool in questi due anni, una delle più abili ad attaccare le zone vulnerabili del suo schieramento (in particolare lo spazio dietro i terzini) e a limitarne la pericolosità.

Il piano gara di Ancelotti

Ancora una volta la squadra di Carlo Ancelotti ha scelto la fascia di Robertson come zona privilegiata da attaccare, cercando però la profondità alle spalle del terzino del Liverpool in modo più diretto e meno palleggiato del solito. L’azione che ha portato al gol di Dries Mertens è una sintesi del piano offensivo studiato da Ancelotti.

Bloccato il pallone con le mani in uscita su un cross da sinistra, Meret ha lanciato direttamente su Mertens, nonostante l’evidente svantaggio nei duelli aerei con van Dijk. Invece di ingaggiare direttamente il duello, l’attaccante belga ha provato a sporcare il colpo di testa dell’avversario cercando il contatto fisico, e colpendolo col braccio sul fianco lo ha fatto cadere a terra.

L’assenza di van Dijk, rimasto a terra per diversi secondi, è stata fondamentale nello sviluppo dell’azione. Lozano si era infatti già spostato nel buco lasciato in difesa dall’olandese e, sul passaggio di Allan a destra verso Di Lorenzo, anche Mertens è andato ad attaccare quello spazio, scattando in profondità. Il suo movimento non è stato seguito da Lovren, che ha invece cercato l’allineamento con Robertson per mandarlo in fuorigioco, e così Mertens si è ritrovato da solo in area defilato sulla destra. L’attaccante belga ha quindi potuto aspettare l’istante giusto per colpire la palla e con un tiro al volo a incrociare l’ha mandata nell’angolo alla destra di Alisson.

Mertens e Lozano vanno nello spazio liberato dall’uscita di van Dijk, che non viene coperta né da Robertson né da Lovren. Quest’ultimo cerca di mandare Mertens in fuorigioco ma non ci riesce.

Certo, è stata un’azione particolare: van Dijk era a terra e Mertens ha trovato l’angolo con un tiro splendido da una posizione difficile, e vanno sottolineati gli errori di Lovren e Robertson che, invece di stringersi per coprire l’uscita di van Dijk e correre verso la porta per seguire Mertens, hanno cercato un fuorigioco rischioso (e forse anche Alisson alle loro spalle poteva uscire e affrontare prima Mertens). Ancelotti non poteva ovviamente controllare questi dettagli ma il gol ha comunque premiato la sua particolare strategia per la partita.

Il Napoli ha infatti rinunciato a sfidare il pressing del Liverpool col palleggio in uscita dalla difesa, nonostante la presenza di Maksimovic come terzino bloccato a destra, una soluzione usata soprattutto l’anno scorso per garantirsi, tra le altre cose, una prima costruzione più sicura. Per evitare di perdere la palla troppo vicino alla porta e non disorganizzare la struttura della squadra sulle ripartenze del Liverpool, gli azzurri hanno cercato di uscire velocemente dalla loro metà campo, di solito alzando la palla verso la fascia destra, cercando il duello aereo di Maksimovic o Di Lorenzo, schierato in una posizione più avanzata al posto di Callejón.

Il gol è arrivato in effetti dopo un rilancio di Meret verso Mertens, ma Ancelotti ha preferito tenere in panchina un riferimento sui palloni alti come Llorente (entrato solo nel secondo tempo), per avere con Mertens e Lozano una coppia di attaccanti tecnica, in grado di dare continuità all’azione muovendosi in appoggio sul primo passaggio dopo il recupero, e rapida ad attaccare la profondità, come ha dimostrato l’azione del gol di Mertens.

Aver trovato presto il gol del vantaggio ha quindi spinto in basso gli azzurri, che hanno passato in pratica il resto della partita a difendersi nella loro metà campo. Resistere ad Anfield con una strategia così prudente non era affatto scontato, ma ancora una volta il Napoli si è dimostrato tra le poche squadre che, nelle ultime due stagioni, è riuscita a limitare i punti di forza del Liverpool, sporcando le sue tipiche giocate verticali con un’occupazione esemplare degli spazi e controllando le combinazioni sulle fasce con scalate precise per seguire ogni movimento degli avversari.

Pur mantenendo il tipico 4-4-2 con cui la sua squadra si difende, Ancelotti ha modificato le uscite sulle fasce con lo spostamento di Di Lorenzo in una posizione più avanzata a centrocampo. A destra infatti il giocatore del Napoli si abbassava sulle discese di Robertson, permettendo a Maksimovic di restare più vicino a Manolas e adeguarsi ai movimenti degli avversari. Da una posizione interna, Maksimovic poteva uscire in marcatura sull’avversario nel mezzo spazio oppure seguire il giocatore del Liverpool che tagliava verso l’esterno. Allan così era più libero di andare in pressione e cercare il recupero della palla con la sua aggressività.

A sinistra Zielinski e Mário Rui uscivano invece lateralmente sui rispettivi avversari - anche perché dal loro lato il terzino del Liverpool era Joe Gomez, un difensore centrale adattato sulla fascia, poco abituato a spingere e meno difficile da controllare - aprendo un buco nello schieramento che doveva essere coperto o dallo scivolamento di Koulibaly o dalla scalata in diagonale all’indietro di Fabián Ruiz. Forse è proprio per seguire i tagli verso l’esterno dei giocatori del Liverpool che Ancelotti ha preferito schierare Fabián in mezzo al campo, spostando a sinistra Zielinski, meno attento a questi movimenti in fase difensiva.

I diversi movimenti delle catene di fascia del Napoli in fase difensiva.

Le difficoltà del Liverpool

La precisione di questi meccanismi ha impedito ai “Reds” di trovare il solito ritmo in possesso. Arrivati sulla trequarti offensiva, la squadra di Jürgen Klopp doveva fare grandi sforzi per guadagnare metri e trovare gli spazi utili a innescare le combinazioni veloci palla a terra del suo tridente offensivo. Senza la possibilità di giocare con rapidità in verticale e senza poter usare con successo i cross, visto che gli azzurri hanno difeso alla grande la loro area, il Liverpool ha mostrato dei limiti nel crearsi spazi con un palleggio più ragionato, uno strumento fondamentale contro il solido blocco del Napoli. Il gol del pareggio di Lovren è arrivato sugli sviluppi di un calcio d’angolo, e l’occasione migliore costruita con un’azione manovrata, il tiro di Firmino salvato sulla linea da Koulibaly, ha avuto origine da un errore in uscita di Meret.

Certo, l’attenzione difensiva ha prosciugato la creatività del Napoli, che dopo il gol ha superato raramente la metà campo e non ha mai tirato. Forse gli azzurri hanno fatto troppo poco per accogliere questo pareggio come il segnale di svolta in un periodo così complicato, ma è anche vero che le condizioni non erano certo le migliori per cercare un gioco più brillante, esponendosi a qualche rischio in più.

Ancelotti ha pensato innanzitutto a minimizzare i pericoli. Il gioco verticale in possesso, senza disordinare la struttura della squadra per risalire il campo palleggiando, ha tolto al Liverpool la possibilità di attaccare velocemente la porta in transizione. La strategia prudente in fase difensiva ha invece impedito alla squadra di Klopp di trovare il solito ritmo in possesso, mostrandone i limiti quando non può giocare in verticale con rapidità ma deve aprirsi gli spazi palleggiando. Il rientro di Manolas, affiancato all’inserimento di Maksimovic come terzino, ha permesso al Napoli di difendersi meglio in area di rigore, un dettaglio decisivo per disinnescare i cross dei “Reds”, ma più di tutti a dominare è stato Koulibaly, insuperabile in area e preciso negli scivolamenti a sinistra per interrompere le combinazioni sulla fascia della squadra di Klopp.

Sopravvivere ad Anfield nel momento più delicato della stagione, impedendo al Liverpool di vincere in casa per la prima volta in stagione, resta quindi un ottimo risultato per il Napoli, anche se raggiunto snaturando il suo gioco. La squadra di Ancelotti è ora a un passo dagli ottavi e può anche sperare di passare il girone da prima in classifica, ma per uscire dalla crisi che la blocca ormai da diverse settimane serviranno dei miglioramenti che le permettano di ritrovare tutto quello che mostrava nei suoi momenti più brillanti, e che invece non si è visto ad Anfield.

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