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Un Napoli più concreto che dominante lungo tutta la stagione ha bisogno ora di cambiare marcia. Concreto perché così Bigon
Il Napoli è una squadra verticale, con quel ritmo della manovra sincopato che è la cifra stilistica di questi anni. I difensori lanciano lungo per le punte, se la palla arriva a Maradona è lui che decide se si va subito in area, con l’imbucata per Careca, oppure se bisogna far salire un po’ la squadra, con un passaggio corto. In questo caso si può parlare di manovra complessa, anche se difficilmente più di sei giocatori del Napoli finiscono contemporaneamente in zona di rifinitura.
Un esempio della coppia Maradona - Careca in azione in questa partita. Per questo Careca è il compagno d’attacco perfetto di Maradona, veloce e tecnico, in grado di trovare il modo di sfruttarne la gravità che il 10 esercita sugli avversari.
La Juventus è schierata a specchio con Galia a marcare Maradona, davanti il sovietico Zavarov sulla trequarti e il portoghese Rui Barros ad affiancare Schillaci. A centrocampo l’altro sovietico Aleinikov più bloccato, mentre Marocchi più mobile. Rispetto al Napoli, però, Zavarov non ha l’anima da enganche di Maradona, è invece una mezza che spinge sempre l’acceleratore, così come Marocchi a centrocampo. Gli stessi attaccanti Barros e Schillaci sono veloci e preferiscono muoversi in campo aperto. Per adattarsi agli uomini a disposizione, quindi, Zoff adotta un baricentro basso e chiede di verticalizzare non appena recuperata palla nella propria metà campo, anche direttamente per Schillaci, abilissimo ad alternare movimenti incontro a ricevere sulla trequarti a movimenti in profondità, dopo l’appoggio. Ne parla così Bigon nel prepartita: «È una squadra unita, compatta. Noi dobbiamo stare attenti alle loro rapide controffensive, sono l’arma più pericolosa, negli spazi ampi sono micidiali».
In questo contesto standardizzato la tecnica di Maradona fa la differenza: nello stretto riesce sempre e comunque a controllare il pallone, mentre se ha spazio l’azione assume tutto un altro spessore se passa per i suoi piedi. Non è più la volpe sgusciante di qualche anno prima, nonostante la dieta il suo corpo è più pesante di un tempo, ma riesce a sfruttare anche questo a suo vantaggio: assorbe il contatto, lo sfrutta per far sbilanciare l’avversario. Usa il corpo per proteggere palla e crearsi lo spazio e il tempo per il passaggio. La capacità che ha di trovare il momento giusto per dare via il pallone è davvero affascinante, considerando che lo fa quasi sempre senza aver battuto il proprio marcatore. Quando viene incontro a centrocampo questo porta a un passaggio smarcante, quando riceve vicino all’area a un’occasione da gol.
La prima occasione della partita passa ovviamente dai suoi piedi. Con Tacconi che esce bene in presa alta per anticipare Carnevale sul suo cross.
Da quel giorno si può dire che abbiamo iniziato a salutare Maradona, una separazione che col passare del tempo non si è fatta più semplice. Ciao Diego, ci mancherai per sempre.