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Fondamentali: Napoli-Juventus 1-0
15 feb 2021
15 feb 2021
La squadra di Gattuso può respirare dopo un periodo difficile.
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Un Napoli rimaneggiato è riuscito a battere la Juventus, che ora vede più complicata la sua corsa allo Scudetto. Il risultato si è fermato sull'1-0 raggiunto dal Napoli nei primi minuti con il calcio di rigore di Insigne, tuttavia la partita è stata caratterizzata da una grande varietà di temi tattici che possono insegnare qualcosa alle due squadre per le prossime partite. Gattuso di certo potrà godersi un po’ di tranquillità al culmine di un periodo agitato, conscio però che una vittoria fatta di sacrificio e unità di intenti non può nascondere le difficoltà in entrambe le fasi che la sua squadra di recente ha mostrato in più occasioni.

La Juventus non ha concretizzato i vantaggi che si è creata

Anche contro il Napoli, Pirlo ha riproposto due temi innovativi che si erano già visti nelle ultime settimane: l’accentramento del terzino in fase di costruzione e l’arretramento di una punta sul mediano avversario. La disposizione del Napoli, il 4-2-3-1, rendeva certamente più agevoli i compiti per il 4-4-2 ibrido della Juventus rispetto ad altre situazioni, e in effetti i bianconeri non hanno dato la sensazione di faticare particolarmente, né a superare il pressing nella propria metà campo, né a ostacolare la costruzione del Napoli

Danilo, per l’occasione terzino sinistro, aveva il compito di accentrarsi quando la palla era in possesso di Szczesny o comunque sul corridoio centrale, rimanendo invece aperto quando era necessario dare un appoggio a Chiellini o con palla sul lato opposto. Questa disposizione, già utilizzata da Pirlo in Coppa Italia contro l’Inter, serviva a compensare l’abbassamento di uno dei due mediani (Rabiot e Bentancur), in mezzo ai difensori centrali de Ligt e Chiellini, potendo così disporre di un’ulteriore opzione di passaggio alle spalle della linea di pressione degli attaccanti, ma con una duplice funzione.

L’accentramento del terzino in fase di impostazione, infatti, porta spesso con sé le attenzioni del marcatore avversario, in questo caso Politano, esterno di destra nel 4-4-2 difensivo di Gattuso, e quindi dà alla Juventus la possibilità di liberare tutto il corridoio della fascia sinistra per Chiesa. L’ex giocatore della Fiorentina, a oggi, è una delle migliori armi per la creazione di opportunità offensive della Juventus, grazie all’intraprendenza con cui prende l’iniziativa di tentare il dribbling e, in generale, l’attitudine ad attaccare la linea. Comportamenti essenziali per rendere efficace l’atteggiamento posizionale della Juventus.

Se il piano gara è quindi in generale sembrato azzeccato, il rimpianto più grande a livello tattico per la Juventus può essere proprio il non aver sfruttato il vantaggio posizionale e tecnico che era emerso proprio dalla strategia scelta. E dietro questo problema ci sono sia delle errate letture di Chiesa, sia delle imprecisioni dei suoi compagni.

Giocando a sinistra, Chiesa aveva il compito di offrire una soluzione puntuale in ampiezza, ma anche di attaccare l’area quando Ronaldo o Morata si staccavano, o sui cross dal lato opposto. Forse questa seconda funzione, o semplicemente la voglia di concludere in porta, ha portato Chiesa a gestire male i tempi dei suoi movimenti.

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Nel primo esempio, Chiesa si accentra portandosi in un corridoio già occupato da Morata, così quando Danilo riceve il pallone non ha l’opzione pronta sulla fascia. Nella seconda slide, Chiellini verticalizza su Morata che fa la sponda per Bernardeschi; in questo momento Chiesa si trova già al centro ed attacca l’area, ma sugli sviluppi successivi sarebbe stato molto più utile aperto a sinistra, dando così modo a Bernardeschi di allargare il gioco. Infine, un altro accentramento precoce porta Rabiot ad aprirsi per ricevere da Danilo, venendo però chiuso con facilità e causando così una ripartenza. Quando invece Chiesa si è trovato nella posizione giusta, sono stati alcuni compagni a non leggere bene la situazione.

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Qui sopra, due errori di Chiellini, che prima riceve con una postura chiusa e torna indietro invece che cercare subito Chiesa, e poi gioca un brutto pallone lungo che è facile preda di Rrahmani. L’ultima immagine, invece, mostra una situazione in cui Bentancur perde troppo tempo a cambiare il gioco verso sinistra e rinuncia del tutto a cercare l’isolamento di Chiesa.

Quella che poteva essere un’arma decisiva per la Juve per indirizzare il risultato è stata dunque mal sfruttata, come se la squadra di Pirlo non fosse del tutto pronta a leggere il principale vantaggio generato dal suo stesso assetto. Per il resto, però, non sono certo mancate le occasioni per far male al Napoli, sia attraverso la fascia sinistra che con altre scelte. Occasioni vanificate da scelte ed esecuzioni errate: se negli ultimi metri le imprecisioni sono arrivate soprattutto da Morata e Ronaldo, anche per Chiellini è stata una serata negativa, non solo per l’intervento scomposto che ha causato il rigore. Il capitano della Juventus, dal punto di vista difensivo, ha giocato bene la sua partita contro Osimhen, anticipandolo spesso, ma quando si è trattato di impostare l’azione ha sbagliato troppo.

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Alcune delle occasioni più eclatanti sprecate dalla Juventus. Nelle prime due slide, dopo aver ricevuto da Chiesa, Morata avanza e scarica di lato per Ronaldo, che protegge palla ma non si accorge dell’arrivo di Bernardeschi, e finisce per disturbare il tiro del compagno. Nella terza, Morata e Chiesa non si intendono e sul passaggio dello spagnolo nasce una ripartenza; infine, una verticalizzazione imprecisa di Chiellini e, forse la più eclatante, una ripartenza in superiorità numerica vanificata da una scelta errata di Morata, propiziata anche da uno strano movimento verso l’interno di Chiesa. Nel secondo tempo poi sono arrivati alcuni errori sotto porta, dopo che per alcune partite la Juve aveva mostrato un certo cinismo.

Il Napoli, invece, ha sfruttato la sua arma

Nonostante l’undici estremamente offensivo, almeno sulla carta, l’atteggiamento del Napoli non è stato molto intraprendente. Le contingenze hanno costretto Gattuso a utilizzare Insigne alle spalle di Osimhen, Politano a destra, Zielinski al fianco di Bakayoko, e soprattutto la coppia Rrahmani–Maksimovic in difesa. Da questa emergenza è nata però un’opportunità: la posizione di Lozano, che quando gioca a sinistra sembra più incisivo, è stata l’unico elemento a dare più di una preoccupazione alla Juventus nel primo tempo. Oltre al contributo indiretto al gol del vantaggio (è stato Lozano, infatti, a guadagnare la punizione da cui è nato il cross), l’esterno messicano ha impensierito Cuadrado, prendendolo in controtempo sul lungo, ma soprattutto fungendo da fulcro per un paio di ripartenze del Napoli, sfruttando il vantaggio della posizione avanzata di Cuadrado a palla persa, ma anche intercettando in prima persona.

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Qui sopra tre azioni in cui Lozano è riuscito ad andare in campo aperto sulla sinistra, le prime due in ripartenza, la terza nell’unica occasione in cui il Napoli è riuscito ad assorbire il pressing ultra offensivo della Juve sulla sinistra cambiando gioco con Bakayoko. La posizione di Cuadrado, in quest’ultimo caso, era stretta al fianco di de Ligt, per dare copertura sul lato debole, un pattern che però il Napoli non è riuscito a sfruttare con continuità a causa anche della buona partita difensiva della Juventus. Un’altra soluzione che, forse, avrebbe potuto essere percorsa con maggior convinzione da parte del Napoli è il sovraccarico sul lato sinistro del campo creato dai movimenti naturali di Insigne, anche perché la squadra di Gattuso ha faticato a consolidare il possesso per attaccare di posizione.

Una situazione interessante ma poco sfruttata.

In generale, il Napoli ha avuto tanti problemi ad aggirare il pressing della Juve, che sotto questo punto di vista ha mostrato grossi miglioramenti rispetto alle contraddizioni viste in precedenza. Adesso Pirlo chiede un lavoro più cospicuo al partner di Ronaldo, in questo caso Morata, che deve dividersi tra il controllo del regista avversario e la pressione in avanti, sul centrale o sul portiere. Questa scalata di marcatura ha dato modo alla Juventus di limitare le uscite a vuoto dei mediani, che prima andavano in crisi di fronte alla scelta di andare sul mediano centrale o rimanere sull’interno di part. Ora, invece, possono dedicarsi con più tranquillità a dare copertura anche alle pressioni dell’esterno su palla laterale, aiutati anche dallo stile aggressivo dei centrali difensivi.

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Il Napoli tentava di aggirare il pressing alzando i terzini e abbassando i due mediani, ma quando la palla era al portiere Morata si dedicava a uno dei centrali, così Rabiot e Bentancur potevano abbinarsi a Zielinski e Bakayoko. Successivamente, se la palla fosse arrivata al terzino avversario, gli stessi mediani avrebbero lasciato, se necessario, il riferimento, spostandosi lateralmente.

Quando invece il Napoli prendeva campo, Morata si attaccava a Bakayoko, seppur con un tempismo non sempre eccellente, limitando così le possibilità del Napoli di cambiare lato o ripartire.

Nel secondo tempo la Juventus è riuscita a prendere campo ancora più agilmente, forse anche grazie a una disponibilità a rischiare ancora meno ridotta da parte del Napoli, che si è dedicato con estremo sacrificio alla protezione della propria area, ma senza limitare del tutto le conclusioni degli avversari. Pirlo ha dovuto far fronte all’infortunio di Cuadrado, inserendo Alex Sandro e spostando Danilo e Chiesa sulla destra. L’apporto di Danilo nelle marcature preventive e la vena di Chiesa hanno prodotto diverse occasioni nella prima parte della ripresa, ma non è servito ad avviare la rimonta. Infine, i tentativi di inserire McKennie al posto di Bernardeschi, per poi spostarlo al posto di Bentancur (sostituito da Kulusevski), portando quindi di nuovo Chiesa a sinistra, hanno mostrato ancora una volta le tante facce della Juventus, ma non hanno risolto il problema delle imprecisioni offensive.

Il Napoli ha gradualmente perso l’apporto di Lozano sulla destra, sia per stanchezza, sia per la diversa disposizione della Juventus, e ha chiuso la partita aggrappandosi ai tentativi di Insigne di creare qualcosa o tenere palla, ma soprattutto alla buonissima prestazione di Meret, che ha sostituito senza preavviso Ospina. Una vittoria preziosissima per il morale e che tutto sommato può giustificare anche una prestazione molto sofferta, soprattutto a causa delle tante assenze. L’auspicio per Gattuso è che possa essere un trampolino utile per ritrovare gli alti livelli di produttività e compattezza a cui il Napoli era arrivato nel corso dell’autunno.

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