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Che partita sarà Napoli - Inter
21 ott 2017
21 ott 2017
Sarri e Spalletti hanno costruito due squadre molto diverse.
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Napoli e Inter non sono solo prima e seconda in classifica, né solamente le uniche due squadre in Serie A a non aver ancora perso una partita - il Napoli addirittura è l’unica squadra dei principali campionati europei a punteggio pieno dopo otto partite - o le due migliori difese del campionato per gol subiti (insieme alla Roma), sono anche due squadre che manifestano interpretazioni del gioco del calcio profondamente diverse tra loro.

 

Dico “profondamente” perché in realtà il 4-3-3 dell’Inter e il 4-2-3-1 sono moduli vicini che si specchiano a centrocampo e sulle fasce. I due triangoli centrali invertiti (con il playmaker del Napoli che guarda negli occhi il trequartista dell’Inter), così come i rispettivi terzini che agiscono nella stessa zona degli esterni d’attacco avversari, solitamente quando si affrontano questi due schieramenti danno vita a partite piuttosto bloccate, difficili da giocare per entrambe, influenzate dai duelli individuali. Se non sarà il caso di Napoli-Inter, come credo, sarà anzitutto perché Sarri e Spalletti non hanno la stessa idea di spazio.

 



 


Il Napoli gioca con delle distanze molto brevi tra i giocatori per moltiplicare le linee di passaggio e tenere alto il ritmo, giocando con meno tocchi possibile. Sarri ha in rosa giocatori che in un contesto di sincronismo ideale sarebbero tecnicamente in grado di giocare a un solo tocco (Hamsik e Jorginho ad esempio), ma questo non è il suo scopo: una volta portato il pallone alle spalle del centrocampo avversario, il Napoli sale portando palla in verticale e cercando il prima possibile la profondità.

 

Il Napoli di Sarri è bello anche se guardate solo i giocatori senza palla, gli smarcamenti e le rotazioni continue, frutto delle molte ore di lavoro accumulate in questi due anni con una rosa che è cambiata il meno possibile. La formazione dei triangoli e l’appoggio sicuro dei centrali difensivi gli permettono di giocare quasi nello stesso modo in ogni zona del campo, cercando l’uomo libero nello spazio creato dall’uscita degli avversari dalle proprie linee.

 

Il Napoli, cioè, crea il proprio spazio manipolando le strutture avversarie.

 


Costruzione a sinistra con cinque uomini in un fazzoletto e Callejon che chiama la profondità dalla parte opposta. Spalletti risponderà all’idea spaziale di Sarri avvicinando le distanze tra i propri giocatori?


 

Se la squadra avversaria lascia i centrali difensivi liberi di impostare quelli cercano l’attacco con passaggi taglia-linee oppure salgono finché la mezzala avversaria lascia la posizione per andargli, trovando a quel punto facilmente una delle loro mezzali che si è mossa tra le linee. Se la difesa esce sul portatore di palla ci sarà senz’altro un giocatore del Napoli che cerca la profondità, se invece si schiaccia verso la propria porta il Napoli la sovraccarica con gli inserimenti delle mezzali. Se la squadra avversaria comprime lo spazio tra le linee, con la difesa alta e la copertura del centro, il Napoli cerca la profondità passando per le fasce (come

).

 

Il Napoli è bello anche se vi concentrate sui giocatori avversari mentre si muovono cercando di chiudere gli spazi, come se provassero a raccogliere la pioggia a mani nude, e il mito del bel gioco che non paga è sconfessato in questa stagione dal semplice dato di fatto che il Napoli non ha ancora trovato una squadra preparata per giocare 90’ minuti a quell’intensità né con singoli in grado di pareggiare il gap tattico. Anche il pressing è portato in modo da comprimere lo spazio a disposizione degli avversari, accorciando le distanze sull’uomo o tagliando le linee di passaggio in avanti.

 


Contro le difese a 4 generalmente il Napoli pressa con tre uomini in parità numerica sui difensori centrali e sul playmaker avversario.


 



Da parte sua, se l’Inter ha cominciato la stagione superando anche le aspettative più rosee dei propri tifosi, è stato per una capacità speculare, da parte di Spalletti, di costringere i propri avversari a giocare la partita che voleva lui. Una partita fatta di “momenti”, in cui l’Inter può benissimo decidere di assentarsi a lungo per poi contare sul valore tecnico e fisico dei propri giocatori migliori. A cominciare dalla capacità di Icardi di trasformare in oro qualsiasi pallone passi vicino a lui a una distanza ragionevole dalla porta.

 

A inizio stagione Spalletti ha insistito molto sull’importanza di un possesso palla che attirasse la pressione avversaria, per creare spazi alle loro spalle (in maniera non troppo diversa dal Napoli, ma con un quadrilatero di costruzione basso). I terzini salivano e si accentravano gli esterni, l’Inter giocava fasi anche lunghe di possesso e si sbilanciava alla ricerca della superiorità. Ma l’Inter migliore è quella che vive delle migliori qualità individualità: delle corse di Perisic (fondamentali anche in fase difensiva), delle intuizioni di Candreva e della gestione del pallone di Vecino e di Borja Valero.

 


L’Inter imposta con distanze lunghe: il quadrilatero centrale è molto statico anche in assenza di pressing e nettamente staccato dai quattro giocatori offensivi.


 

L’Inter attacca in grandi spazi perché ha giocatori in grado di interpretarli. Non ha bisogno di mantenere le distanze corte perché non ha particolari meccanismi offensivi né i giocatori hanno caratteristiche particolarmente associative, piuttosto l’Inter è una squadra di portatori di palla. Non ha un lato preferito in cui attaccare e non concentra giocatori vicino al pallone: in compenso - in teoria - Spalletti costringe gli avversari a dilatare le proprie distanze se non vogliono lasciare Perisic o Candreva liberi di ricevere con davanti campo da mangiare.

 

Il rischio principale per l’Inter ovviamente sono le transizioni difensive. Con un centrocampo Gagliardini-Vecino qualche falla si riesce a coprire ma con la difesa che scappa all’indietro c’è sempre molto spazio in verticale. Anche in questo senso l’Inter vive di “momenti”: si alza e si abbassa, si allunga e si comprime, a seconda di come va l’azione.

 


Lo spazio tra la linea difensiva e la coppia di centrocampo è particolarmente problematico da difendere per l’Inter.


 


Il Napoli è senza dubbio la più preparata delle due. Quella con più probabilità di imporre la propria partita, tenendo più palla e tirando via i giocatori dell’Inter dalle proprie posizioni, e Spalletti dovrà per forza di cose rispondere al sistema di Sarri in un modo o in un altro.

 

Saranno

decisivi gli spazi di mezzo: dove gli esterni e le mezzali del Napoli sono abilissimi a ricevere, e che le difese a 4 faticano a difendere. Se Spalletti ha mai avuto in mente un possibile passaggio alla difesa a 3 sarebbe questa la partita giusta in cui provarla (ammesso che ne abbia gli uomini, considerando che sarebbe costretto a far giocare Ranocchia o a mettere fuori posizione D’Ambrosio). In alternativa ci vorrà grande compattezza tra le due linee, con la linea di difesa più aggressiva del solito nelle uscite.

 

L’Inter non sembra poter giocare lunghe fasi di non-possesso a ridosso della propria area di rigore (già

ha corso molti pericoli) ma è vero anche che il Napoli con i suoi attaccanti “piccoli” ha avuto difficoltà ad attaccare difese compatte centralmente (contro il City, ma anche contro la Spal). Se l’Inter riuscirà a difendere in maniera ordinata senza lasciare che il Napoli manipoli la sua struttura e a spostare la propria partita sul piano dei duelli individuali allora potrebbe trovare uno o più “momenti” da sfruttare.

 

La squadra di Sarri è troppo abituata a imporre il proprio contesto per non partire come favorita. Certo, nel secondo tempo contro la Roma, ha perso molto campo, soffrendo dove solitamente soffre di più (cioè i calci piazzati). Questo è un altro tema che potrà diventare importante col passare dei minuti e in una situazione in cui il punteggio sia ancora in equilibrio. Perché neanche il Napoli può giocare 90’ di totale controllo e dominio e l’Inter psicologicamente è la squadra che fin qui ha avuto meno dubbi e insicurezze.

 

 

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