
Dopo il pareggio della Fiorentina in casa del Sassuolo, la partita del San Paolo metteva in palio il primato solitario della Serie A, conteso come non accadeva da tempo. Per la squadra di Mancini un’eventuale vittoria avrebbe portato a 4 punti il distacco dalla seconda, generando il primo serio break in testa a questo campionato. Oltre al primato solitario, il match doveva certificare la vera prima forza del torneo dopo l’inizio shock della Juventus, le continue delusioni della Roma e la frenata della Fiorentina.
Lo scacco della pressione: la prima partita
Il Napoli di Sarri affronta il match con l’undici tipo, quello su cui l’allenatore del Napoli ha puntato tutte le sue fiches dopo l’accantonamento del 4-3-1-2 e l’adozione del 4-3-3, maggiormente tagliato sulle caratteristiche dei giocatori a disposizione. Roberto Mancini non ha invece né un undici né un modulo di gioco tipo e continua ad adattare la propria squadra alle caratteristiche degli avversari. In una recente intervista il tecnico dell’Inter ha confermato di scegliere la propria formazione e il proprio schieramento sulla base della squadra da affrontare, in attesa di avere certezze sulla propria. Una dichiarazione programmatica di un allenatore che preferisce lavorare sui punti deboli degli avversari piuttosto che perfezionare in partita i meccanismi necessari per raggiungere un assetto stabile.
Il 4-3-3 di Sarri viene quindi affrontato con un analogo modulo di gioco: davanti a Handanovic la linea difensiva è costituita dai terzini D’Ambrosio e Nagatomo, preferito a Telles per meglio difendere la velocità di Callejón, e dai centrali Miranda e Murillo. In mezzo al campo Medel è il mediano, con ai suoi fianchi Guarín a destra e Brozovic a sinistra. Gli esterni offensivi sono Perisic e Ljajic e il centravanti Mauro Icardi. Solo panchina per Felipe Melo e Jovetic.
L’inizio dell’Inter è piuttosto sorprendente, con i nerazzurri che provano a sorprendere il Napoli andandolo a pressare molto in alto. Il coraggio dell’Inter è subito però frustrato dal gol dell’uno a zero, che ha origine nel primo sbilanciamento offensivo dei nerazzurri che, dopo aver costretto Koulibaly a un rischioso rilancio in scivolata da dentro la propria area, perdono la seconda palla e consentono al Napoli una lunga ripartenza che si conclude con il gol di Gonzalo Higuaín.

La pressione dell’Inter sul primo possesso palla dela partita del Napoli costringe Koulibaly a un rinvio in emergenza su un retropassaggio di Ghoulam. Sulla respinta successiva di Medel il Napoli troverà gli spazi utili per giungere nell’area di rigore dell’Inter per segnare il gol del vantaggio
In fase di pressione l’Inter alza costantemente un uomo nella zona di Jorginho: il compito spetta al mediano Medel, ma anche Brozovic talvolta abbandona la propria posizione per pressare il mediano basso del Napoli, con il cileno pronto a scivolare nell’originaria zona di competenza del croato.

Brozovic si alza in pressione su Jorginho, Medel scivola verso sinistra.
Al di là del gol subito, figlio anche di una grande intuizione da centravanti di Higuaín, almeno inizialmente l’atteggiamento aggressivo in fase di non possesso dell’Inter crea non poche difficoltà alla costruzione dal basso del gioco di Sarri. Purtroppo per la squadra di Mancini, l’assenza di meccanismi ben rodati in questa specifica situazione tattica, genera spazi alle spalle della linea di pressione, che il Napoli, anche se non totalmente preciso, può sfruttare per ripartire in verticale. Proprio come in occasione del primo gol.
Con l’avanzare della partita inoltre il pressing dell’Inter, energico, ma impreciso nei tempi e negli angoli di aggressione palla, diventa meno efficace. Il Napoli invece migliora la qualità della propria circolazione del pallone. La squadra di Sarri come d’abitudine ricerca con costanza di liberare uomini tra le linee avversarie, riuscendoci con frequenza sempre maggiore. Sul lato sinistro del proprio attacco il Napoli presenta una maggiore varietà di sviluppi e la zona alle spalle di Guarín è attaccata alternativamente dal movimento di Hamsík o dal taglio interno di Insigne. Le costanti sovrapposizioni esterne di Ghoulam arricchiscono le soluzioni di gioco della catena di sinistra.

Koulibaly sfrutta la superiorità numerica dei due centrali contro il solo Icardi portando palla e attirando Medel fuori dalla linea. Lo spazio alle spalle del cileno è occupato dal taglio interno di Insigne, che riceve palla. La catena di sinistra del Napoli è molto efficace: Ghoulam attacca largo la profondità impegnando il terzino, che non può quindi seguire dentro il campo Insigne, mentre Hamsík fornisce soluzione in appoggio.
Sull’altra fascia, Callejón rimane quasi sempre aperto e lo spazio tra le linee avversarie è sempre occupato dalle tracce di Allan o dai movimenti verso il pallone di Gonzalo Higuaín.

Allan si muove dietro Brozovic e, approfittando dell’uscita di Medel su Jorginho, riceve palla da Albiol alle spalle del centrocampo nerazzurro.
Le uscite dei centrocampisti nerazzurri su Jorginho o sui centrali difensivi del Napoli in possesso palla divengono sempre più imprecise e il Napoli ha buon gioco a trovare soluzioni alle spalle della linea di pressione e ad avanzare il pallone.

Stavolta è Guarín a staccarsi dalla sua linea per contrastare Koulibaly e puntualmente viene servito l’uomo alle sue spalle.
Come le imprecisioni nelle uscite si riverberano a catena nello sviluppo delle azioni, così nel corso del primo tempo gli errori in fase di pressione dell’Inter aumentano e si amplificano con il passare del tempo e regalano il controllo del match al Napoli, che riesce con sempre maggiore disinvoltura a fare circolare il pallone e ad avanzare per il campo. A testimonianza dell’inefficienza dei meccanismi di pressing dell’Inter c’è il basso numero di palloni recuperati per intercetto, solamente 6.
Protagonisti del possesso palla del Napoli sono i due centrali difensivi, che come visto sfruttano la superiorità numerica per generare vantaggi posizionali: Koulibaly gioca 118 passaggi con l’89% di precisione, Albiol 105 con il 93% di precisione. A supportarli Jorginho, il giocatore che passa maggiormente il pallone (119 passaggi), anche lui con una precisione dell’89%. Il mediano del Napoli è anche il giocatore che nella partita vince più contrasti (4) e nella sua squadra intercetta più palloni (4).
In fase di non possesso palla il Napoli riesce progressivamente a soffocare il gioco dell’Inter con il suo progetto di pressione alta e sbilanciamento della squadra verso la zona palla.

Allan pressa Guarín, che è spalle alla porta avversaria. Il nerazzurro è costretto a scaricare dietro su Murillo.

Allan prosegue il suo infaticabile lavoro di pressione andando ad aggredire Murillo, che apre su Nagatomo. Il Napoli pressa muovendosi compatto in direzione del pallone.

Nagatomo riesce a liberarsi di Callejón e a servire Guarín. Ma non è sufficiente per migliorare il giro palla.

Jorginho riesce a rubare palla a Guarín, chiuso in una gabbia anche da Allan e Hysaj.
Alla fine del match l’altezza media di recupero palla per il Napoli sarà particolarmente alta (41.7 m), mentre il dato dell’Inter è pesantemente influenzato dal cambio tattico operato dopo l’espulsione di Nagatomo (29.8 m). Lo schieramento difensivo del Napoli non ricalca esattamente il 4-3-3 della fase di possesso: spesso Insigne rimane alto sul centro-sinistra e il Napoli si schiera con una linea mediana a 4, con Callejón e Hamsík esterni e Allan e Jorginho in posizione centrale.

Il Napoli difende basso schierando due linee di 4 giocatori.
In fase di pressione avanzata la linea di centrocampo a 4 collassa verso la zona del pallone e la linea difensiva è molto attiva con movimenti a elastico orientati dalla pressione sul portatore di palla (4 fuorigioco provocati in posizione molto alta, 33.7 m).

Insigne rimane avanzato e non si allinea alla propria mezzala di riferimento, Hamsík. In fase di pressione su palla esterna, il centrocampo del Napoli è fortemente orientato verso la zona palla. L’esterno del lato debole, in questo caso Hamsík, è ben oltre l’immaginaria linea che divide il campo in lunghezza.
La posizione assunta da Insigne in fase di non possesso palla lo rende sempre disponibile come soluzione avanzata per le uscite veloci dopo la riconquista del pallone. Tuttavia, la volontaria scopertura del lato debole da parte di Sarri rende potenzialmente vulnerabile la squadra a rapidi cambiamenti di fronte del gioco degli avversari.
Nelle prime fasi di gioco l’Inter riesce in qualche occasione a sfruttare questa possibilità, muovendo velocemente il pallone sul lato forte, sfuggendo alla pressione e liberando un uomo libero sulla sinistra della difesa partenopea, dove Insigne rimane alto. Il miglioramento nel pressing del Napoli all’avanzare del primo tempo però toglie anche questa soluzione offensiva alla squadra di Mancini, che progressivamente perde terreno e controllo del match, fino all’espulsione di Nagatomo, che cambia le carte in tavola.

Insigne, che rimane alto in fase di non possesso, è immediatamente disponibile come soluzione avanzata per una ripartenza veloce.
Togliere lo spazio: la seconda partita
In inferiorità numerica, Mancini tira fuori, un po’ a sorpresa, Icardi, rinunciando così idealmente al perno su cui appoggiare il proprio gioco per risalire il campo, inserendo il terzino Telles al posto di Nagatomo. L’Inter si dispone con un 4-4-1 con Ljajic in posizione di centravanti e Brozovic e Perisic sulle fasce. Viene in sostanza abbandonato il progetto di pressione alta, preferendo scegliere prudentemente di compattare le due linee da 4, abbassare la squadra e probabilmente tenere il più possibile il punteggio della gara in bilico.
La scelta forzata dall’inferiorità numerica si rivela più efficace dell’imprecisa pressione alta tentata per tutto il primo tempo. Pur aumentando il possesso palla (60% nel primo tempo, 64.3% nel secondo), il Napoli non trova più gli spazi per liberare uomini tra le linee e la sua circolazione di palla diviene meno efficace nel mettere in difficoltà la squadra nerazzurra.
Per avanzare, la manovra della squadra di Sarri deve necessariamente passare per l’esterno, ma riesce a essere efficace solamente sulla fascia sinistra, con i movimenti coordinati della catena Ghoulam – Hamsík – Insigne (per il Napoli 249 eventi di gioco sulla fascia sinistra contro 173 sulla fascia destra).

Le due linee compatte dell’Inter tolgono spazi alla circolazione palla del Napoli, costretta a prendere direzione periferiche.
Il Napoli infatti non trova il raddoppio su un’azione manovrata, ma su una splendida azione individuale di Higuaín, successiva a una respinta di testa di Albiol su una rimessa dal fondo di Handanovic.

Oltre alla grande azione di Higuaín c’è anche un errore dei due centrali dell’Inter, che sulla respinta di Albiol sono meno pronti a scappare indietro rispetto al centravanti del Napoli. Addirittura Murillo si trova in posizione frontale.
Il calo del Napoli e la reazione dell’Inter: la terza partita
Il gol del raddoppio del Napoli sembra chiudere la partita che, invece, cambia ancora tatticamente e, con il gol di Ljajic, si riapre nel punteggio. I giocatori dell’Inter, indietro di due gol, abbandonano ogni remora tattica e provano a imbastire azioni di attacco basate sul talento individuale dei giocatori. In particolare a mettere in difficoltà il Napoli è l’interpretazione del ruolo di centravanti fornita da Ljajic, che si abbassa staccandosi dalla marcatura dei difensori partenopei e, ricevuta palla, riesce ad affrontarli palla al piede fronte alla porta mettendoli spesso in difficoltà.
La manovra disordinata, ma generosa e ricca di qualità tecniche dell’Inter, non è contrastata con la medesima efficacia dalla pressione del Napoli, progressivamente meno precisa e dinamica. Sarri è costretto a pescare energie nuove dalla propria panchina, inserendo El Kaddouri al posto di Insigne per assicurarsi maggiore copertura sulla propria fascia sinistra, David López al posto di Hamsík e infine Maggio al posto di Callejón. La linea difensiva, meno garantita dalla pressione sul portatore di palla avversario, mostra qualche imprecisione nella difesa del gioco corto dell’Inter.
Anche la fase di possesso palla della squadra di Sarri perde di precisione ed efficacia, rivelando una certa incapacità a cambiare interpretazione in funzione delle mutate esigenze tattiche del match. Il Napoli forza qualche passaggio di troppo e pare accettare il copione tattico volutamente disordinato imposto dalla squadra di Mancini.
Le sostituzioni dell’Inter aumentano la pericolosità della squadra, fornendo ampiezza con Biabiany che, oltretutto, riporta al centro l’ottimo Brozovic (78 palloni giocati per il croato, il più sollecitato dell’Inter nella partita, così come per i dribbling, 10 di cui 6 positivi, e per i tiri tentati, 4) e aumentando la qualità con Jovetic.

Ljajic affronta palla al piede la difesa del Napoli. L’uscita di Albiol è fuori tempo.

L’uscita di Albiol consente l’inserimento alle sue spalle di Perisic che chiude un triangolo dinamico con Ljajic.

Se Ljajic avesse visto l’inserimento di D'Ambrosio sul secondo palo probabilmente avremmo commentato un altro risultato finale.
Solo il palo sinistro e quello destro (aiutato dal grande intervento di Pepe Reina) nell’ultimo minuto di gioco consentono al Napoli di portare a casa i tre punti che le prime due fasi della partita sembravano garantire con maggiore tranquillità.
Tutto aperto
La vittoria del Napoli mantiene tante squadre vicine alla testa della classifica, impedendo all’Inter di mettere spazio tra sé e gli eventuali inseguitori. Il match non ha però certificato con evidenza assoluta chi delle due squadre ha maggior possibilità di vincere lo scudetto o se davvero una delle due è più forte delle altre contendenti.
Sia il Napoli che l’Inter hanno rivelato difetti su cui i due allenatori dovranno lavorare. I partenopei, come affermato dallo stesso Maurizio Sarri in conferenza stampa, hanno mostrato dopo il secondo gol carenze nella gestione del possesso palla e un netto calo dell’efficienza della pressione sul portatore, che ha consentito a Ljajic di trovare spazio tra le linee per poi affrontare fronte alla porta la difesa del Napoli. Dalla capacità di gestire momenti di difficoltà della partita e inefficienze del piano tattico iniziale, trovando variazioni al copione principale, possono passare gran parte delle fortune venture della nuova capolista della serie A. Oltre che dai piedi di un eccezionale Gonzalo Higuaín.
L’Inter ha evidenziato un’organizzazione tattica di certo inferiore e la scelta di attuare una fase di non possesso palla tanto aggressiva quanto poco precisa ha agevolato il Napoli nella sua continua ricerca di avanzamento, superando linee avversarie e, di fatto, indirizzato la partita verso il suo risultato finale. Il match ha però mostrato che l’Inter possiede una elevata qualità media nei propri giocatori e potrebbe suggerire a Mancini di costruire una squadra più attenta allo sviluppo di propri meccanismi di gioco autonomi, invece di inseguire costantemente soluzioni ad hoc partita dopo partita.
Due squadre ancora imperfette, guidate in maniera molto diversa dai due allenatori e che di certo lotteranno fino alla fine in questa apertissima edizione del campionato di Serie A.
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