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Dario Pergolizzi
Il Napoli non ha approfittato del calo dell'Inter
14 feb 2022
14 feb 2022
Dopo un ottimo primo tempo la squadra di Spalletti si è fatta recuperare.
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Dario Pergolizzi
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La sfida del Maradona ha confermato l'impressione diventata evidente dopo il Derby di Milano: l’Inter non sta attraversando il suo miglior periodo stagionale e, nonostante la reazione in Coppa Italia contro la Roma, la squadra sembra vivere un calo di brillantezza generale, che anche contro il Napoli ha contribuito a peggiorare il bilancio dei Campioni d’Italia in carica negli scontri diretti, dai quali è arrivata solo una vittoria su 7 partite (proprio all’andata contro il Napoli). Il pareggio raccolto contro la squadra di Spalletti soprattutto attraverso un buon secondo tempo  - che ha seguito un primo più confuso - ha accorciato ulteriormente la cima della classifica, ma potrebbe aver insegnato qualcosa in vista del periodo delicatissimo che seguirà, con molte partite decisive tra coppe e campionato.


 

Il Napoli ha incanalato da subito la partita sui binari ideali, non solo per il gol (arrivato dopo appena 5 minuti), ma per un atteggiamento in possesso convincente ed efficace, che gli ha consentito di sfruttare alcune falle dell’organizzazione difensiva dell’Inter per arrivare in area e, in generale, per indirizzare il contesto della partita attraverso il possesso. La squadra di Spalletti nel primo tempo ha saputo alternare azioni più verticali ad altre più pazienti, mandando fuori giri il pressing alto dell’Inter con relativa facilità. Nel primo quarto di partita, il Napoli ha prodotto un paio di occasioni interessanti sfruttando soprattutto la fascia destra: prima con una triangolazione tra Di Lorenzo e Politano, e poi con un’azione in isolamento di quest’ultimo contro Dimarco, in entrambi i casi arrivando a mettere un cross pericoloso (e nel primo caso a porre le basi per l’azione che ha generato il rigore del vantaggio).


 

L’Inter, che come suo solito ha preferito mantenere il baricentro del pressing ad altezza media, ha iniziato la partita pressando in maniera asimmetrica sulla costruzione del Napoli. Oltre ai due attaccanti Dzeko e Lautaro, che ballavano tra i centrali di Spalletti, ad accompagnarli in uscita verso i terzini azzurri c’erano una mezz’ala e un esterno, compito svolto prevalentemente da Barella e Perisic, con Dumfries e Calhanoglu che rimanevano di solito più in basso.


 


Palla che gira da Mario Rui verso Di Lorenzo; sul primo era uscito Barella, che qui recupera la posizione. Mentre la palla si avvicina al secondo si sposta in avanti Perisic, con Calhanoglu che resta basso. Dumfries, dietro, segue Insigne.


 

È probabile che questa scelta sia stata adottata per garantire una maggiore copertura sull’ultima linea, tenendo un esterno insieme ai tre centrali per non rischiare l’inferiorità potenziale contro i quattro giocatori più avanzati del Napoli. Di fatto, però, questo atteggiamento ha pagato poco in termini di palloni recuperati, che sono arrivati principalmente per errori poco forzati da parte del Napoli in impostazione. Anzi, l’assetto del pressing è sembrato essere più un problema che una risorsa per l’Inter, che si è scontrata soprattutto con la difficoltà nell’ostacolare le ricezioni centrali dei mediani del Napoli. Questo è avvenuto principalmente per due ragioni: lo scarso schermo dato dagli attaccanti - che non portavano neanche una pressione particolarmente intensa a Rrahmani e Koulibaly - e dietro di loro una forte inconsistenza nel pressing da parte dei centrocampisti sui corrispettivi avversari. In particolar modo Lobotka, che spesso si trovava a fungere da primo riferimento per l’uscita alle spalle della pressione, ha spesso ricevuto libero, o comunque libero per il tempo necessario per sfruttare la sua sensibilità nella gestione del pallone.


 

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Nell’azione qui sopra, per esempio, vediamo come Lobotka riceva da Ospina e a portargli la pressione sia Brozovic, partito però da una posizione abbastanza distante dal centrocampista slovacco. Con Calhanoglu concentrato su Ruiz, Barella che invece era defilato (pronto a uscire verso il possibile passaggio a Mario Rui), le pressioni sempre leggermente tardive di Lautaro e l’attendismo di Dzeko, di fatto il regista del Napoli aveva una libertà eccessiva, che poteva sfruttare, come in questo caso, per leggere filtranti pericolosi verso i trequartisti. Nella stessa azione, tra l'altro, vediamo Politano abbassarsi per ricevere sfruttando il fatto che Perisic fosse calamitato verso Di Lorenzo, e Dimarco evidentemente refrattario ad aggredire in avanti. L’assetto asimmetrico è stato interpretato in maniera problematica anche da Calhanoglu, che non sempre riusciva a capire quando rimanere stretto e quando invece allargarsi.


 


L’Inter pressa in avanti dopo aver perso palla su un lancio lungo, ma Calhanoglu è defilato alle spalle di Perisic, marcando Elmas. Rrahmani è bravo a vedere Fabian Ruiz libero, che poi verticalizzerà per Insigne, che arriverà al tiro.


 

Insomma, l'Inter non è riuscita a pressare in alto la costruzione avversaria in maniera efficace, e c'è da dire che almeno nel primo tempo il Napoli ha avuto una certa facilità anche nel progredire quando i nerazzurri sono stati più attendisti abbassando il baricentro di qualche metro. In questi casi, con Mario Rui che poteva alzarsi portando con sé Barella, il movimento ad allargarsi di Koulibaly che creava una separazione tra i due attaccanti dell’Inter, e il sovraccarico alle spalle di Calhanoglu e Brozovic - con Zielinski e Insigne spesso al centro - i mediani della squadra di Inzaghi (e del vice Farris) preferivano schermare il centro rimanendo in posizione anziché uscire su Ruiz e Lobotka. Il problema era che con la qualità tecnica che si ritrovano, i due mediani di Spalletti così liberi erano in grado di trovare delle linee di passaggio molto pericolose.


 

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Brozovic e Calhanoglu rimangono in linea, con il primo che si sbraccia per chiamare la pressione su Ruiz per non lasciare la posizione. Lo spagnolo, però, è capace di trovare il filtrante giusto tra le linee (ancora una volta la difesa dell’Inter non è stata aggressiva).


 

L’asimmetria che l’Inter ha scelto per il pressing, il Napoli l’ha invece adottata per lo sviluppo del possesso. Se a destra Politano prima ed Elmas poi hanno aspettato la ricezione aperti, al massimo abbassandosi sulla stessa verticale del terzino, a sinistra Insigne si è spostato al centro tantissime volte, sia scambiandosi la posizione con Zielinski, che facendosi trainare dai movimenti del polacco verso destra. Zielinski infatti si spostava molto in orizzontale per dare supporto sul lato di sviluppo della manovra, attirando su di sé le attenzioni avversari, con Insigne pronto a fare capolino tra le linee per ricevere e smistare, o avanzare palla al piede.


 


Insigne si accentra sullo scarico di Ruiz all’indietro verso Rrahmani, ricevendo poi indisturbato.


 

Nel secondo tempo, Inzaghi e Farris hanno aggiustato le incongruenze del pressing sganciando entrambi i quinti in avanti sui terzini del Napoli, scegliendo così un approccio più aggressivo per privilegiare l’interruzione della costruzione del Napoli alla protezione dei propri difensori. Rompendo il ritmo di palleggio e ricezione dei centrocampisti dei padroni di casa, l’Inter ha ritrovato il controllo del possesso ed è riuscita a imbastire qualche azione offensiva in più. In questo i nerazzurri sono stati ovviamente aiutati anche dal pari di Dzeko dopo neanche due minuti dall’inizio della ripresa, dopo un bello sviluppo su una rimessa laterale in cui aveva combinato con Lautaro.


 


Dumfries e Perisic accompagnano il pressing in prima linea verso i terzini, così l’Inter può utilizzare entrambi gli interni per fare densità e pressare con più tempismo e precisione.


 

Prendendo campo più spesso, l’Inter ha messo in mostra la consueta fluidità posizionale che ha caratterizzato buona parte della stagione, accompagnando più spesso la manovra con i due braccetti della difesa e ruotando maggiormente la posizione dei tre mediani, con il solito lavoro di Dzeko a supporto per l’uscita da dietro. Talvolta è stata esasperata la ricerca del lancio verso Dumfries, forse anche perché l’olandese aveva mostrato di essere il giocatore che poteva cambiare gli equilibri con un’azione personale anche nella fase più difficile della partita per i nerazzurri, ma è stato ben controllato da una partita sontuosa di Koulibaly che ha compensato le molte sbavature di Mario Rui. Perisic e Dumfries hanno profuso intensità e partecipazione sia dal punto di vista difensivo, contribuendo in più di una occasione a limitare i danni dati dalle ricezioni scoperte di mediani e trequartisti del Napoli attraverso corse all’indietro, sia da quello offensivo, soprattutto attaccando la profondità.


 

Avendo mostrato una buona capacità di adattamento alle difficoltà emerse nel primo tempo, e considerando le potenzialità del Napoli, si può dire che il pareggio al Maradona per l’Inter non sia certo un risultato da buttare, anche se si trattava di una grande occasione per recuperare il terreno perso. Rimane però la sensazione che la squadra di Inzaghi in questo periodo faccia più fatica di prima nel creare e convertire occasioni da gol su azione. Questo sembra riflettersi anche nelle prestazioni dei due attaccanti, non più brillantissimi come nella prima parte della stagione. Ma se da un lato Dzeko compensa con il solito lavoro da regista offensivo sulla trequarti, Lautaro pare attraversare un periodo più negativo, in cui è coinvolto meno del compagno di reparto e ha in generale meno lucidità del solito.


 

È stata migliore la risposta di Dimarco, chiamato nella difficilissima impresa di sostituire Bastoni, diventato a tutti gli effetti un’arma offensiva in più per Inzaghi. L'ex terzino del Verona aveva già dimostrato (anche con Juric) di poter fare il terzo di difesa egregiamente, anche se inevitabilmente ha una ventaglio di soluzioni offensive meno ricco soprattutto in partite così intense come quella di ieri.


 

Più in generale l’Inter dovrà ritrovare la varietà offensiva e la capacità di attaccare l’area con tanti uomini più frequentemente, cosa che a Napoli è stata più difficile anche grazie a una partita molto attenta degli avversari. La squadra di Spalletti ha reso la vita difficile ai nerazzurri quando hanno provato a penetrare centralmente con scambi corti, ed è riuscita a ripiegare con puntualità per limitare le situazioni di isolamento di Perisic e Dumfries contro Mario Rui e Di Lorenzo. Il Napoli ieri ha mostrato anche una debolezza strutturale dell'Inter da non sottovalutare, e cioè i momenti in cui i tre centrali non riescono più a uscire aggressivi tra le linee per andare a tamponare le ricezioni avversarie. Sabato, ad esempio, le ripetute ricezioni di Insigne e compagni alle spalle di Brozovic hanno messo in crisi l'assetto difensivo di Inzaghi, che dovrà trovare un modo per ritrovare solidità senza abbassare troppo la squadra.


 

Il Napoli ha giocato una partita tutto sommato incoraggiante, che potrebbe essere uno slancio importante in vista della parte finale della stagione, in cui potrà anche contare sul rientro in pianta stabile di Osimhen, Koulibaly e Anguissa. Di certo, le seconde linee di Spalletti, a differenza di alcune dirette concorrenti, non hanno fatto rimpiangere troppo le assenze, e partite come quella di Lobotka possono mettere in discussione le gerarchie. Anche se come inerzia la partita è stata equilibrata tra i due tempi, il fatto di non aver ottimizzato le occasioni a disposizione e capitalizzato una gestione del possesso più convincente dell’avversario per almeno metà partita resta un rimpianto per Spalletti.


 

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