
C’è stato un tempo in cui presidiare l’ampiezza, per Antonio Conte, era parola del Vangelo. Lichtsteiner-Asamoah, Victor Moses-Marcos Alonso, Hakimi-Perišić: le migliori squadre di Antonio Conte sono sempre state, in parte, definite dai propri esterni, sistemati rigorosamente con i piedi sulla linea laterale. I quinti usati come riferimento fisso per trovare uno sbocco sulle fasce, o meglio ancora per creare uno spazio a chi si muoveva dentro al campo, visto che controllare contemporaneamente ampiezza, spazio tra le linee e profondità è difficile per chiunque. Insieme a Gasperini, è stato lui a mostrarci quanto fosse redditizio attaccare con entrambi i laterali, in quel periodo in cui i cross da esterno a esterno sembravano una soluzione impossibile da difendere.
Poi, però, è successo qualcosa. Uscito male dall’esperienza al Tottenham, Conte in una certa misura ha sentito il bisogno di reinventarsi per rimanere ai suoi livelli. Anche per questo, forse, il Napoli è stato una squadra un po’ atipica rispetto alle altre allenate da Conte, non solo per il passaggio formale al 4-3-3 (anche se va detto che la differenza con il 3-5-2 è meno grande di quanto si pensi), ma anche perché le direttrici di gioco erano più essenziali. Non avrebbe potuto essere altrimenti, vista la rosa a disposizione.
Conte ha dovuto adattarsi, soprattutto nella seconda parte della scorsa stagione, quando spesso si è trovato in emergenza. Pertanto, per quanto la coppia di esterni rivesta sempre un ruolo fondamentale, lo fa in modo diverso rispetto alle precedenti. E così, il Napoli di Politano e Spinazzola non ha bisogno di fissare l’ampiezza, o almeno non del tutto.
Quando in estate la dirigenza partenopea cercava disperatamente un esterno offensivo, e si è iniziato a parlare dei vari Ndoye, Sancho e Sterling, il piano sembrava chiaro: piazzare, sul lato opposto a quello di Politano, un’altra ala che ricevesse in ampiezza e puntasse l’uomo. Del resto, sono queste le caratteristiche sia di Noa Lang, unico esterno alto arrivato dal mercato, che di David Neres, che in teoria potrebbe giocare su entrambi i lati. Il Napoli avrebbe dovuto aprire il campo grazie ai loro dribbling e alle loro conduzioni, moltiplicando così i pericoli negli ultimi trenta metri.
In questo primo segmento di stagione, però, sembra proprio che l’uso di un’ala pura sulla sinistra non sia un’opzione per il Napoli, perché il padrone di quella corsia, come detto, è Spinazzola. Il motivo è che rispetto alle altre ali, l’esterno di Foligno permette a Conte di attaccare in maniera inedita.
Mentre sulla destra Politano è un riferimento classico, sempre pronto a ricevere aperto, sulla sinistra un uomo con i piedi fissi sulla fascia non serve: meglio arrivarci in un secondo momento, e non è detto che a farlo debba essere sempre Spinazzola (lo sviluppo dell’azione, infatti, a volte invita McTominay ad allargarsi). Insomma, l’ex esterno della Roma è uno dei segni visibili del cambiamento di Conte a Napoli.
La scelta di non fissare l’ampiezza su entrambi i lati, in realtà, risale agli ultimi mesi della scorsa stagione. In queste prime giornate di 2025/26, però, è apparsa più evidente che mai, anche perché il gol del momentaneo 2-1 contro il Pisa, che difatti ha deciso la partita, è arrivato proprio grazie alla posizione stretta di Spinazzola.
Mentre Politano scendeva sulla destra per crossare, Spinazzola aspettava stretto sul lato opposto vicino a Lobotka, senza attaccare il secondo palo come avrebbero fatti gli esterni di Conte di una volta. Così, sulla respinta imprecisa della difesa del Pisa, ha potuto dare un appoggio immediato a Lobotka; Spinazzola si è sistemato il pallone e ha calciato.
Peraltro, qualche istante prima le telecamere avevano inquadrato Noa Lang pronto ad entrare, probabilmente al suo posto: con l’olandese magari il Napoli sarebbe tornato a un’occupazione del campo più tradizionale, ma invece non è successo. Spinazzola è rimasto in campo, Lang si è rimesso la pettorina e deve aver pensato che il destino ce l’avesse con lui, o che la difesa del Pisa avrebbe potuto spazzare meglio.
Ma il gol dell’ultima giornata è solo la conseguenza più superficiale della scelta di Conte. Perché il Napoli sceglie di non occupare l’ampiezza su entrambi i lati?
La prima premessa da fare è che gli azzurri si sistemano in questo modo soprattutto quando sviluppano sul lato di Politano, quello destro. Secondo WhoScored, il Napoli in queste prime quattro giornate ha sviluppato la maggior parte dei suoi attacchi sulla destra, il 39%, contro il 31% della fascia sinistra e il 30% del corridoio centrle. Spinazzola, sul lato debole, invece di salire in fascia rimane stretto, ad un’altezza diversa a seconda della zona di campo in cui si trova la palla.
Le ricadute più immediate di una scelta del genere riguardano la fase difensiva. Conte è un allenatore molto attento ad attaccare in maniera equilibrata, in modo da perdere “bene” la palla e non concedere spazi agli avversari. Sistemare Spinazzola stretto sul lato opposto, e leggermente arretrato rispetto a chi attacca, significa farlo rimanere dietro la linea della palla. Se si fosse alzato in ampiezza da classico esterno di Conte, sarebbe stato un uomo in più sopra la palla, e quindi un uomo in meno a difendere un’eventuale transizione. Invece, se Spinazzola rimane stretto e un po’ più basso, quando gli avversari provano a ripartire sul suo lato, l’ex romanista può accorciare facilmente per tamponare. Nel migliore dei casi recupera palla, altrimenti può commettere fallo o comunque rallentare la ripartenza.
Se Spinazzola rimane un po’ più arretrato e stretto, i giocatori della fascia centrale possono tentare combinazioni più rischiose senza il timore di perdere palla e concedere una ripartenza, proprio perché, come detto, c’è un uomo in più dietro. Quest’anno il Napoli ha aumentato considerevolmente la sua qualità tecnica. Avvicinare nella fascia centrale Lobotka e De Bruyne da una zona un po’ più arretrata e davanti a loro McTominay e Anguissa (contro il Pisa c’era Elmas, altro giocatore adatto a questa idea) e una punta che lavora spalle alla porta, con l’aggiunta di Di Lorenzo che spesso si alza come trequartista, può favorire combinazioni veloci nello stretto che aprano la strada verso la porta.
In questo senso, Spinazzola in parte è la chiave per permettere a Conte di schierare tutti i suoi uomini migliori.
Questo perché si tratta di un elemento efficiente in entrambe le fasi, a differenza degli altri giocatori di fascia della corsia di sinistra. Lang e Neres andrebbero compensati difensivamente con Olivera, e viceversa l'uruguagio andrebbe compensato offensivamente con Neres o Lang: il che toglierebbe il posto a McTominay, teorica ala sinistra del 4-1-4-1 di questo inizio di stagione. Con Spinazzola a sdoppiarsi tra contributo offensivo e contributo difensivo, invece, Conte può permettersi di schierare McTominay da finta ala e, contemporaneamente, De Bruyne, Lobotka e Anguissa a centrocampo.
Non era scontato che una soluzione del genere funzionasse, anche perché Spinazzola è sempre stato un esterno di fascia; tecnicamente più dotato rispetto ai classici quinti della Serie A, ma comunque un giocatore abituato ad avere la linea laterale vicino. Questa nuova veste, però, sembra assecondare alcune sue caratteristiche.
Innanzitutto con la palla. Certo, gli viene più difficile puntare in maniera immediata l’uomo. Ricevere in fascia, però, implica spesso trovarsi in condizione più statica e con meno direzioni in cui spostare la palla. Da una zona più centrale, se vuole raggiungere la fascia Spinazzola può allargarsi con una conduzione: ha più spazio per allungare e portare palla, mentre forse se gli venisse chiesto di dribblare sul posto – come dovrebbe fase se giocasse in ampiezza – in questa fase della sua carriera forse non avrebbe lo spunto necessario per rendersi pericoloso (parliamo pur sempre di un trentaduenne con un infortunio grave alle spalle).
E poi, da una zona più centrale e arretrata, Spinazzola si sta rivelando un discreto passatore, in grado di trovare la traccia in diagonale per i compagni posizionati tra le linee. Peraltro, da quella posizione si è inventato il meraviglioso assist d’esterno per Højlund contro la Fiorentina, una giocata degna di Luka Modrić.
Calpestare una posizione diversa, insomma, ha ridato linfa a quello che per un paio di stagioni era stato uno dei migliori esterni in Italia e che nelle ultime esperienze alla Roma, però, sembrava un po’ a fine corsa. Partire da più dietro quando si deve far trovare sul lato opposto, peraltro, gli permette di arrivare a ricevere in movimento, e Spinazzola nelle situazioni dinamiche è nettamente un giocatore migliore rispetto a quando è fermo.
Il Napoli magari sviluppa a destra, attira sul lato gli avversari e così Spinazzola può salire, farsi vedere per andare all’improvviso sul centro sinistra e portare facilmente palla; buona parte delle squadre della Serie A difende col 5-3-2, con il quinto del lato opposto che rimane basso e il centrocampo che scivola verso il lato opposto. Spinazzola, quindi, si può far vedere sul fianco scoperto del centrocampo che è collassato, e in questo modo ha spazio per condurre perché il quinto/terzino avversario è rimasto basso.

Insomma, Spinazzola per ora riveste un ruolo cruciale negli equilibri di Conte. Tutto questo, insieme a una storica ritrosia di Conte nei confronti di certi profili, spiega come mai giocatori più attesi di lui non abbiano ancora trovato spazio. Lang e Neres, come detto, sono ali classiche, che fissano l'ampiezza, e non è un caso che al loro ingresso, in queste prime giornate, per equilibrarli Conte abbia inserito anche Mathias Olivera. Miguel Gutiérrez, invece, non ha lo stesso spunto in conduzione e gli piace salire sopra la linea della palla, da trequartista e ha caratteristiche troppo peculiari per puntare a un posto da titolare al momento. Del resto, la rilevanza di Spinazzola ha tolto minuti anche a Olivera.
Dopo la seconda stagione con Fonseca alla Roma e dopo Euro 2020, nel Napoli di Conte Spinazzola sta vivendo un altro grande momento della sua carriera. Il peccato – non da poco – è che siamo solo a settembre.
La Serie A è un campionato capace di prendere le misure a chiunque e non è detto che, se questo modo di attaccare del Napoli sulla sinistra dovesse incepparsi, Conte non possa cambiare meccanismi. Del resto, scegliere di sviluppare senza presidiare l’ampiezza sul lato opposto è quasi controculturale nel calcio contemporaneo. Nell’era del gioco di posizione, avere riferimenti fissi su cui aprire è una regola non scritta, per il bisogno di allargare il campo e di trovare spunti vincenti in uno contro uno. A Conte e al Napoli, però, al momento non interessa, almeno fino a quando gli avversari non troveranno un modo di rendere il campo troppo stretto.