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Cosa serve al Napoli sul mercato
21 lug 2021
Un'estate di cessioni?
(articolo)
7 min
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Dal secondo posto e lo scudetto sfiorato nella stagione 2017/18, con Maurizio Sarri in panchina, il Napoli lavora alla sua delicata fase di transizione. Da quel giorno molti giocatori sono cambiati, ma è stato spesso difficile trovare un compromesso efficace tra senatori e nuovi arrivati, e i giocatori più importanti della squadra - quelli da cui più dipendevano i destini - hanno finito per essere sempre gli stessi tre: Kalidou Koulibaly, Lorenzo Insigne e Dries Mertens. Accanto a loro, sulla panchina, i cicli tecnici si sono alternati con una frequenza inusuale per l’oculata gestione De Laurentiis. Anche quest’anno, a fronte di un mercato almeno per il momento immobile, il Napoli ha cambiato allenatore, passando da Gennaro Gattuso a Luciano Spalletti.

Gattuso ha vissuto una stagione altalenante e per questo difficile da decifrare. Dopo un inizio in cui la squadra sembrava poter competere per il massimo titolo, è arrivato un lungo momento difficile, e il Napoli ha ripreso una forma ottimale solo nel momento in cui tutti gli obiettivi erano ormai compromessi. E nonostante a un certo punto il quarto posto sembrava cosa fatta, il Napoli si è suicidato non riuscendo a vincere con un Verona senza obiettivi all’ultima giornata. Una stagione classica di Gattuso: abbastanza buona per considerarlo un buon allenatore, non abbastanza buona per considerarlo all’altezza di certe panchine. Spalletti è invece un maestro jedi delle qualificazioni in Champions, un tecnico dall’esperienza comprovata in Serie A, che tra una conferenza pazza e l’altra riesce a creare squadre di grande mentalità. È un allenatore pragmatico, abituato a modellare il proprio gioco attorno a quello che ha a disposizione, ma nella sua carriera ha mostrato principi abbastanza saldi: controllo del pallone, blocco difensivo prudente ma non basso, ricerca della verticalità sulle punte. Il valore della rosa è ambiguo: per alcuni poteva lottare per lo Scudetto, per altri è normale sia finita fuori dalle prime quattro posizioni. Di certo già lo scorso anno i senatori della squadra, a parte Insigne, sono sembrati meno importanti del solito, e la squadra ha migliorato in modo drastico il proprio rendimento quando i più giovani Victor Osimhen, Matteo Politano, Hirving Lozano e Fabian Ruiz hanno giocato bene. Sembrano tutti e quattro giocatori molto adatti a Spalletti, in particolare Osimhen per il suo istinto a muoversi in profondità. Quindi la premessa è questa: al Napoli basterebbe non vendere i propri giocatori più importanti per rimanere competitivo. Secondo Il Mattino, però, il Napoli dovrebbe abbassare il monte ingaggi di 60 milioni. La squadra ha iniziato il ritiro senza sponsor tenico, con maglie fornite dalla Zeus dentro scatoloni da mercatino. Il clima generale ispira decadenza, anche in un contesto finanziario decadente per tutti. Partiamo quindi dai giocatori che il Napoli avrebbe bisogno di non vendere.

Chi provare a tenere: essenzialmente Koulibaly

Nonostante la pessima stagione passata, Kalidou Koulibaly rimane un fuoriclasse. Spalletti ha messo in chiaro la sua importanza: «Se fosse per me, lui resta a Napoli, lui è difficile da sostituire, è apprezzato da tutti i compagni, parla di continuo ed è perfetto, si fanno i complimenti per la serietà dell'uomo e del calciatore ed anche quando entra nello spogliatoio senza parlare tutti rispettano la sua presenza per ciò che ha dimostrato ed imposto». In difesa, anche lo scorso anno, il Napoli ha avuto problemi persino numerici sui centrali. Nikola Maksimovic, 27 presenze lo scorso anno, nel frattempo si è svincolato (e attende ancora speranzoso il rinnovo); Manolas ha fatto grandi stagioni con Spalletti, ma offre sempre meno garanzie fisiche. La permanenza di Koulibaly, quindi, appare ancora più essenziali di quella di altri giocatori chiave.

È tanti anni che sembra voglia andare via dal Napoli, e sarebbe doloroso cederlo nell’unica finestra di calciomercato in cui pare non esistano soldi per nessuno. Lui pare abbia intorno l’interesse del PSG e di alcune squadre di Premier, le uniche col portafoglio pieno in questo momento. Rimpiazzarlo sarebbe quasi impossibile, tanto per le garanzie difensive - anche nel difendere su un campo lungo come piace a Spalletti - quanto per la sua qualità in impostazione, per le scelte tecniche nei passaggi e per le conduzioni enfatiche con cui gli piace suonare la carica ai compagni.

Un centrale forse più di un terzino

Le voci insistono sul fatto che il Napoli stia cercando un terzino sinistro: la sostituzione di Mario Rui è nell’aria da anni, ma poi finisce per essere sempre un leader tecnico e carismatico. Mathias Olivera del Getafe - di cui si parla - aggiungerebbe l’atletismo e i centimetri che mancano al portoghese, ma farebbe perdere molto controllo col pallone. Ha 24 anni, nasce come esterno alto, ma al Getafe è arretrato, lasciando a Cucurella la libertà creativa. Emerson Palmieri invece rappresenterebbe un netto miglioramento in ogni fase del gioco. Il suo arrivo però pare legato alla cessione di uno tra Rui e Ghoulam.

Se Mario Rui però, con tutti i suoi limiti, offre comunque garanzie a sinistra, al centro la situazione è più grave. Al momento i centrali di riserva sono Luperto e Rahmani, e rischiano di giocare spesso vista la precarietà fisica di Koulibaly e Manolas. Il senegalese ha saltato 12 partite lo scorso anno, il greco una decina. Serve quindi un centrale affidabile, magari giovane. Un tipo di investimento che forse si sta un po’ sottovalutando, visto che di fatto non circolano voci.

Il classico metodista di Spalletti

Da quando è arrivato sulla panchina, si parla solo del regista di cui ha bisogno Spalletti, che in effetti nella sua carriera ha sempre schierato davanti la difesa un centrocampista bravo a gestire il pallone e i ritmi (Pizarro, De Rossi, Brozovic). L’unico in rosa con caratteristiche di questo tipo è Lobotka, che finora però ha goduto di poco apprezzamento e mostrato limiti preoccupanti. In ritiro, per ora, pare ringalluzzito. L’agente Ramadani ha proposto Denis Zakaria, mediano del Borussia Monchengladbach che abbiamo visto sostituire Xhaka in Svizzera-Spagna. Un centrocampista interessante, ma con qualità opposte a quelle di cui si parlano: buone letture difensive, molto verticale e che ama portare palla. Ha un numero di dribbling molto alto per essere un mediano, proprio come Bakayoko (!). Anche Toma Basic del Bordeaux - che in questo momento pare vicino alla Lazio- non sembra adatto per giocare bloccato davanti la difesa: ama correre e lanciare lungo nel corridoio di centro-sinistro. Loro, come Koopmeiners, potrebbero essere più che altro possibili sostituti di Fabian Ruiz, nel caso De Laurentiis riuscisse a ottenere tutti i soldi che vuole per lo spagnolo (moltissimi). Più suggestivo il nome di Florian Grillitsch, compassato mediano austriaco che abbiamo visto fermo nel mare in tempesta della sua squadra agli ultimi Europei. Corsa blanda, codino e gioco a due tocchi: gioca in Germania ma nei più tranquilli ritmi del campionato italiano potrebbe trovarsi a proprio agio. Non ha qualità straordinarie, ma fa le cose essenziali: sembra davvero un regista “spallettiano”. Forse un tantino sottovalutato il nome di Jerdy Schouten: a Bologna grandi numeri difensivi, ma anche un’attitudine al gioco pulito che passa sotto traccia.

Un attacco promettente

La questione in sospeso rimane il rinnovo di contratto di Lorenzo Insigne, verso cui Spalletti ha già avuto parole dolci. Lo ha definito “un vero capitano”, scongiurando l’ipotesi dispotica che fosse venuto a Napoli con la solita attitudine da sicario: sbarazzarsi di una bandiera ingombrante. Accanto a lui sia Lozano che Osimhen sembrano partoriti dall’immaginazione di Spalletti: punte molto fisiche e verticali con un istinto spiccato per i tagli senza il pallone. In carriera ha dimostrato di saper valorizzare i giocatori di questo tipo. Politano e Petagna rappresentano alternative di alto livello. La qualità offensiva è molto alta, specie calcolando la maggiore esperienza che avranno accumulato i giovani rispetto allo scorso anno.

Come per tutti, anche per il Napoli sarà un mercato difficile e, come per altre squadre, molto dipenderà dalla forza che il club dimostrerà nel saper mantenere l’ossatura di una rosa promettente.

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