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Fabio Barcellona
I nodi del Napoli sono venuti al pettine
19 apr 2019
19 apr 2019
Le speranze di rimonta della squadra di Ancelotti si sono scontrate con l'incapacità di sfruttare le debolezze difensive dell'Arsenal.
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Fabio Barcellona
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Dopo la sconfitta per 2-0 a Londra, per rimontare l’Arsenal e ottenere la qualificazione il Napoli aveva bisogno di una gara di ritorno pressoché perfetta. In particolare, se segnare al San Paolo contro la difesa dell’Arsenal, dimostratasi parecchio fragile durante la stagione, non pareva un’impresa impossibile, più complicato sembrava conciliare le esigenze offensive del match con la difesa della propria porta contro un attacco temibile come quello dei “Gunners”. Purtroppo la qualità della prestazione della squadra di Ancelotti è stata piuttosto lontana da quella necessaria per raggiungere le semifinali di Europa League e, già al 36esimo minuto, il gol su punizione di Lacazette, favorito da un’ingenuità di Meret, ha chiuso di fatto il discorso e ha svuotato di molti significati il resto della partita.

 



Entrambi gli allenatori hanno operato alcune modifiche rispetto alla gara dell’Emirates Stadium. Le più profonde erano quelle di Ancelotti, che ha sostituito i due terzini – Hysaj e Mario Rui – rispettivamente con Maksimovic e Ghoulam, con l’inserimento di Chiriches al centro della difesa, e ha schierato Milik in attacco, mandando Mertens in panchina. Emery ha invece recuperato Xhaka e lo ha piazzato di fianco a Torreira in mezzo al campo, avanzando la posizione di Ramsey, escludendo così Özil dalla formazione titolare.

 

I cambiamenti operati da Ancelotti erano però ben più profondi rispetto alla semplice sostituzione di alcuni giocatori nella formazione di partenza. La scelta di schierare Maksimovic come terzino destro anticipava l’adozione di una soluzione tattica più volte vista nel girone di Champions League, con il Napoli che in fase di possesso palla disegnava una linea arretrata a tre, stringendo il serbo al fianco di Chiriches e alzando Ghoulam sulla fascia sinistra. Più avanti, Zielinski e Fabian Ruiz hanno invertito le loro posizioni, col polacco schierato interno al fianco di Allan e lo spagnolo esterno di sinistra. In fase di possesso palla il Napoli di disponeva con una sorta di 3-4-2-1, con Callejon e Ghoulam deputati a occupare l’ampiezza e Insigne e Fabian Ruiz stretti nei mezzi spazi alle spalle del centrocampo avversario.

 


Il 3-4-2-1 del Napoli in fase di possesso palla, con Callejon e Ghoulam alti e Insigne e Fabian Ruiz stretti alle spalle di Milik.


 

Le scelte di Ancelotti erano probabilmente un tentativo di risposta alle difficoltà palesate dal Napoli

. A Londra gli azzurri avevano avuto grosse difficoltà nella circolazione del pallone e non riuscivano ad eludere il pressing degli avversari, perdendo ripetutamente il pallone anche in zone pericolose, tanto che i due gol dei "Gunners" erano stati originati da due palle perse dagli uomini di Ancelotti. Più in generale, l’aggressività in fase di recupero del possesso dell’Arsenal aveva impedito al Napoli di sviluppare una convincente fase di possesso manovrata.

 

Nelle intenzioni di Ancelotti, la linea arretrata a tre poteva forse supportare meglio le fasi iniziali della manovra, mentre la posizione di Insigne e Fabian Ruiz doveva essere funzionale a favorire ricezioni tra le linee, capitalizzando così a proprio vantaggio la tendenza degli interni di Emery a pressare in avanti. La scelta di invertire le posizioni di Zielinski e Fabian Ruiz suonava invece come una bocciatura per lo spagnolo nel ruolo di interno, dopo le tante difficoltà a resistere alla pressione mostrate nella gara dell’Emirates Stadium.

 



Le mosse di Ancelotti non hanno però dato l’effetto sperato. L’Arsenal ha infatti mantenuto, almeno fino al gol di Lacazette, lo stesso atteggiamento aggressivo in fase di recupero palla dell’andata e, alzando Ramsey sulla linea di Aubameyang e Lacazette, pareggiava la teorica inferiorità numerica contro il terzetto arretrato di impostazione del Napoli. A cascata, quindi, si disegnava un incastro uomo contro uomo a tutto campo, che Emery accettava coraggiosamente tenendo la linea difensiva alta.

 


Il terzetto di impostazione del Napoli viene affrontato in parità numerica dall’Arsenal. Xhaka si alza in pressione su Allan e la ricezione al suo fianco di Fabian Ruiz è contrastata da Sokratis, che aggressivamente si alza in marcatura su Fabian Ruiz oltre la metà campo.


 

A trarre vantaggio da un equilibrio tattico potenzialmente instabile, visto il coraggio dell’Arsenal di accettare duelli individuali in un campo largo, era proprio la squadra di Emery, che riusciva a inibire efficacemente il palleggio del Napoli. La manovra degli uomini di Ancelotti, in maniera eccessivamente impaziente, rinunciava presto a muovere la palla per disordinare gli avversari e sfruttare l’aggressività difensiva dell’Arsenal. La scelta troppo frequente era invece il lancio lungo verso Milik, che annullava di fatto i vantaggi posizionali derivanti dallo schieramento del 3-4-2-1.

 


Come si vede dall’immagine, il baricentro dell’Arsenal fino al minuto 33 (due minuti prima del gol) è stato molto alto, posizionandosi a 54.3 m, per poi abbassarsi drasticamente di quasi 7 metri dopo la rete di Lacazette.


 

A testimonianza delle difficoltà del Napoli nel primo tempo, ci sono i soli due tiri in porta effettuati dagli azzurri fino al gol di Lacazatte. Il primo tiro, di Callejon al sedicesimo minuto, ha avuto origine da una ripartenza lunghissima figlia di una palla persa ingenuamente da Aubameyang su un corner a favore dell’Arsenal. La seconda conclusione, il colpo di testa di Milik dieci minuti dopo, è nata invece da un’azione finalmente manovrata della squadra di Ancelotti, in cui per una volta sono state messe a nudo le croniche difficoltà dei “Gunners” a mantenere ordinata la propria linea difensiva.

 


Koscielny segue il taglio di Insigne, mentre i suoi compagni di reparto tengono alta la linea non indietreggiando. L’incoerenza dei comportamenti dei componenti della difesa dei “Gunners” regala libertà assoluta a Milik e Callejon sul cross di Zielinski.


 



La sostituzione di Özil con Xhaka, e il conseguente aggiustamento delle posizioni, con Ramsey avanzato nel ruolo di trequartista e lo svizzero in mezzo al campo, hanno mutato la natura della fase offensiva dell’Arsenal. I “Gunners” perdevano sia la capacità di Özil di capitalizzare, con la sua perfetta ricerca degli spazi alle spalle del centrocampo avversario, i vantaggi posizionali ottenuti in zone più arretrate del campo, sia la pericolosità degli inserimenti da dietro di

, che avevano fatto a fette la difesa del Napoli nella gara di andata.

 

In fase di possesso palla il futuro giocatore della Juventus non mostrava la stessa sensibilità di Özil nel trovare la giusta posizione alle spalle di Allan e Zielinski e si schiacciava sulla stessa linea degli attaccanti, mentre Xhaka manteneva la sua posizione, negando all’Arsenal i blitz da dietro che a Londra avevano fruttato a Ramsey un gol e cinque tiri in porta. Nonostante le maggiori difficoltà nel raggiungere in maniera pulita la zona di rifinitura, l’Arsenal è rimasto pericoloso sfruttando l’ampiezza, specie sul lato sinistro, dove Ramsey e Kolasinac hanno messo in enorme difficoltà Maksimovic, costantemente preso in velocità dalle avanzate dell’esterno bosniaco.

 

Agli uomini di Emery bastava semplicemente giocare il pallone addosso a uno dei tre uomini avanzati per chiudere la difesa del Napoli e generare spazio esterno per giungere nei pressi dell’area di rigore azzurra. In quest’ottica sarebbe stata necessaria una prestazione migliore dei difensori nella prima mezz’ora di gioco, ma Lacazette, Ramsey e Aubameyang sono riusciti troppe volte a evitare l’anticipo dei marcatori, mantenendo il pallone e consentendo agli esterni di alzarsi e rendersi pericolosi.

 

La partita e il doppio confronto sono terminati di fatto con il gol di Lacazette. L’Arsenal si è abbassato concedendo il pallone al Napoli (76% di possesso palla per gli azzurri dopo il gol subito), confidando esclusivamente nelle ripartenze e nella densità difensiva. È stato invece piuttosto significativo il cambio effettuato da Ancelotti all’intervallo, cioè l’inserimento di Mertens per Maksimovic, che ha fatto abbassare Callejon in posizione di terzino destro, sconfessando quindi le scelte iniziali e modificando lo schieramento per iniziare la manovra, affidata a una linea arretrata di quattro uomini.

 



La qualificazione dell’Arsenal è ampiamente meritata alla luce dei 180 minuti giocati tra Londra e Napoli. Dopo la deludente gara dell’Emirates Stadium, serviva una prestazione diversa da quella offerta al San Paolo dagli uomini di Ancelotti. In particolare il Napoli non è riuscito a sfruttare a proprio vantaggio le note ed evidenti difficoltà della linea difensiva dell’Arsenal, spesso imprecisa nella scelta tra copertura della profondità e mantenimento della posizione e, più in generale, in difficoltà, se messa sotto pressione, nella coordinazione tra gli uomini del reparto.

 

Come nella gara di andata, il pressing offensivo degli uomini di Emery ha impedito al Napoli di palleggiare e di giungere con la manovra in zona di rifinitura. In questa specifica fase di gioco la prestazione degli azzurri è stata, se possibile, ancora più deludente che a Londra, specie perché la lezione dell’andata non è servita a trovare contromosse efficaci al pressing degli uomini di Emery. Le scelte di Ancelotti non hanno evidentemente funzionato. I teorici vantaggi della difesa 3 in fase di impostazione sono stati subito annullati dall’avanzamento di Ramsey sulla linea degli attaccanti, rendendo del tutto inutile il posizionamento di Insigne e Fabian Ruiz alle spalle degli interni dell’Arsenal.

 

La mossa di invertire la posizione di Zielinski e dello stesso Fabian Ruiz rivela invece in controluce l’assenza in rosa di un centrocampista in grado di organizzare i ritmi della manovra e al contempo resistere al pressing, probabilmente il più grosso dei problemi del Napoli di questa stagione. A inizio stagione Carlo Ancelotti aveva più volte scelto Hamsik come centrocampista d’ordine della squadra, ma lo slovacco, ancora una volta in carriera, ha mostrato di non essere un centrocampista in grado di gestire gli spazi e i tempi della squadra. Il tecnico azzurro non ha mai veramente puntato su Diawara, schierando alternativamente Zielinski e Fabian Ruiz al fianco di Allan, ma entrambi appaiono più a loro agio più avanti nel campo e, se la raffinata tecnica consente loro una buona resistenza individuale al pressing, la loro propensione essenzialmente verticale, ne limita la capacità di gestire i ritmi del gioco offensivo.

 

In assenza di opportuni correttivi tattici, l’assenza di un giocatore in grado di ordinare la squadra ha reso il Napoli, troppo spesso nel corso della stagione, una squadra molto legata alle prestazioni individuali dei suoi giocatori offensivi, che tende ad allungarsi e a perdere la distanze reciproche e il controllo del gioco, lasciando a fiammate improvvise e frazioni di gara particolarmente intense, le possibilità di successo. Contro una squadra di alto livello e capace di giocare per ampie parti del match a elevata intensità come l’Arsenal, parecchi nodi della stagione del Napoli sono venuti al pettine e dovranno essere attentamente analizzati per programmare bene la prossima stagione.

 

 

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