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Elena Marinelli
Il coraggio dei vent'anni
12 set 2018
12 set 2018
Come Naomi Osaka è riuscita ad avere la meglio su Serena Williams e vincere gli US Open.
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Elena Marinelli
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Quando Naomi Osaka, lo scorso marzo, ha ricevuto il trofeo appena vinto a Indian Wells, è arrivata al microfono quasi in stato confusionale. Aveva vent’anni, quello era il primo risultato pesante della sua carriera e si è ritrovata a recitare un copione visto molte volte in tv: prima elenca tutti quelli che deve ringraziare, dagli sponsor alla famiglia ai raccattapalle, con un’aria stordita cerca di tenere insieme il momento forse più eccitante e al tempo stesso imbarazzante della sua vita. A guardarla, si provava persino un po’ di pena per lei, e veniva spontaneo cercarle tutte le attenuanti possibili: l’età, l’inesperienza, la timidezza. Quel discorso, probabilmente e per sua stessa ammissione, è stato «

».

 

Sembrava lì per caso, come un’esternazione della Provvidenza, ma in realtà aveva vinto con il punteggio di 6-3, 6-2 contro la russa Daria Kasatkina (russa, anche lei come Osaka nata nel 1997), senza fatica, quasi come se il torneo lo avesse guadagnato ben prima, battendo in semifinale la numero 1 WTA Simona Halep (6-3, 6-0) e ai quarti Katerina Pliskova (6-2, 6-3).

 

https://www.youtube.com/watch?v=sU8w87WcylI

 

In finale contro Kasatkina le è bastato tenere i nervi saldi nei momenti cruciali: la partita ha girato definitivamente a suo favore quando la russa ha iniziato a mostrare segni di fatica mentale e fisica, buttando via un punto importante con un doppio fallo e regalando a Osaka il break di servizio. La successiva vittoria di cinque giochi consecutivi, poi, le ha assicurato il controllo del match.

 

Dopo Indian Wells non va oltre la semifinale a Nottingham, ma Flushing Meadows le regala due settimane straordinarie: Osaka ha concesso un unico set agli ottavi contro Aryna Sabalenka. In semifinale, contro Madison Keys, partiva sfavorita - fino a quel momento, non aveva mai vinto contro la statunitense - ma riesce a salvare 13 palle break, gioca a rete con astuzia e precisione e tiene molto meglio la misura del campo rispetto all’avversaria, assicurandosi la prima finale di uno Slam della sua carriera, contro Serena Williams.

 

https://www.youtube.com/watch?v=t-aNog5Ha1Q

 

Nell’unico precedente tra le due, vinto sempre da Naomi Osaka, a Miami qualche mese fa, la giapponese esibisce già alcuni colpi che avremmo poi ritrovato allo Slam.

 

https://www.youtube.com/watch?v=Olzr2n8j3O4

Due esempi di rovescio. Dal minuto 2:26, quando Osaka sorprende Serena Williams, e, dal minuto 2:45, quando la affonda dopo averla portata a spasso da una parte all’altra del campo.



 

Così, appena cinque mesi dopo il torneo di Indian Wells, per la prima volta nella storia, il Giappone porta a casa un titolo del Grande Slam, lo US Open. E non grazie a Kei Nishikori, negli ultimi anni stabilmente tra i primi 10 giocatori ATP, ma a quella goffa post-adolescente che riesce nell’impresa epica di battere il “Drago dalle Mille Vite”, Serena Williams, con il punteggio di 6-2, 6-4 e una performance pressoché perfetta.

 



Naomi Osaka ha talento, certo, un servizio invidiabile, governa gli scambi lunghi e sa accelerare a rete, ma Serena Williams ci ha insegnato che l’età anagrafica è nulla senza lo stato mentale ideale. La risposta di Naomi al gioco di Serena non ha niente a che fare (quanto meno non solo) con il suo talento, o con la timidezza mostrata al microfono o con l’emozione del debutto in una finale dello Slam. Osaka ha semplicemente dimostrato di essere mentalmente all’altezza della situazione, ha accettato la partita e dunque il suo avversario, per quanto mastodontico fosse.

 

La giapponese ha messo in discussione Serena Williams per tutta la partita, usando una capacità evidente nel gestire gli scambi e nel reagire ai cambi di ritmo dell’avversaria.

 

Nel primo set Osaka ha condotto sempre la partita e sfruttato il suo colpo migliore, il servizio, giocandolo magistralmente: la percentuale di prime palle e di punti conquistati sulla prima palla è stata addirittura del 73%. Dall’altra parte, Serena Williams è sembrata imprecisa e confusa: mescolando momenti di pienezza di sé a passaggi di totale inefficacia di gioco, collezionando 6 doppi falli e solo il 55% di prime. I suoi sprazzi migliori non sono bastati né a minare la tenuta fisica di Osaka, né tantomeno la sua concentrazione.

 

https://www.youtube.com/watch?v=iyg7sbbz_cI&t=2s

Due esempi che valgono il primo set: Naomi Osaka si porta sul 15 pari nel sesto gioco con un dritto incrociato per Serena Williams imprendibile e (minuto 0:22) chiude il set con un ace.



 

Ormai tutti sanno cosa è successo nel secondo set, quando nel secondo game Williams viene ammonita perché il giudice di sedia Carlos Ramos intercetta il suo coach intento a farle arrivare dei suggerimenti di gioco. Serena si arrabbia e ne esce rinvigorita, guadagna un break, ma Naomi Osaka ci sorprende con un controbreak.

 

Lo snodo centrale della finale dello US Open 2018 è esattamente in quei pochi minuti di frustrazione per Naomi che poi sfociano in resurrezione – cosa che a Serena riesce abitualmente – e di calma.

 

Serena Williams, durante la conferenza stampa, dirà: «Ha giocato molto bene, ma sento che avevo bisogno di fare molto di più per cambiare la partita […] È difficile da dire perché lotto sempre fino alla fine e cerco sempre di rispondere in ogni circostanza. Ma lei ha giocato davvero, davvero bene. È difficile dire che non ho raggiunto un nuovo livello, perché l’ho fatto così tante volte nella mia carriera. È una consapevolezza pesante».

 

La vittoria di Osaka sta tutta nella sua capacità di ventenne di scontrarsi, e superarsi, contro una trentaseienne che non deve dimostrare niente a nessuno. Sta nell’accettare questa condizione come opportunità e farla valere, nonostante tutto.

: «[…]Dovrei godermi il momento, ma dovrei comunque pensare a questo come a un altro match. Certo, non devo pensare a lei come il mio idolo. Devo solo provare a giocare contro di lei come farei contro un’avversaria qualunque». Strategia riuscita e vincente.

 

Naomi Osaka ha il coraggio dei vent’anni, la dedizione al gioco e il talento delle migliori: dove potrebbe arrivare lo diranno in parte già i prossimi tornei – soprattutto le WTA Finals di Singapore – che potrebbero fare da antipasto a un anno folgorante. E, chissà, alla fine dell’anno il circuito del tennis femminile potrebbe davvero essere mutato.

 
 

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