A spulciare il profilo Instagram di Nanni Moretti si trova un tesoro. In una foto lo si vede in posa con altri registi e sceneggiatori su un prato brullo, come fossero una squadra di calcio prima di una partita importante. Sullo sfondo una porta senza rete. In un’altra sembra guardare un pallone alle sue spalle, fuori dall’inquadratura.
Che sta giocando a calcio lo capiamo dalla maglia del Flamengo a maniche lunghe che indossa, insieme a dei pantaloncini corti Sergio Tacchini e delle Superga. Sorride, con un’espressione così distante da quella perennemente corrucciata che mostra nei suoi film.
Moretti ha quest’aura snob, dell’uomo contro, che sarà sempre una minoranza, che ripudia Alberto Sordi, che vuole litigare, che odia il qualunquismo da bar, il terreno fertile dello sport. Eppure anche nel suo cinema intellettuale hanno trovato un posto di rilievo pallanuoto, calcio, basket, tennis, pallavolo. Discipline usate per raccontare il quotidiano, ma anche come metafora, epifania o momento di catarsi.