Tutte le tifoserie sentono di avere un rapporto speciale con la propria squadra, ma poche squadre contraccambiano con l’intimità surreale della Roma. Dirigenti e giocatori romanisti rompono spesso la quarta parete entrando in rapporto dialettico con i loro tifosi, forse persino troppo dialettico.
Certo non è una questione che riguarda solamente la Roma, e in un certo senso tira in ballo l’idea di modernità: il confine tra pubblico e privato è stato abbattuto prima di tutto dalla tecnologia portatile e in questo senso i video di tifosi con i calciatori su YouTube formano un sotto-genere della narrazione sportiva contemporanea. Avrete mica dimenticato quella volta in cui Sinisa Mihajlovic si è fermato tra i tifosi interisti dicendo: “Voglio vedere chi c’ha adesso le palle per dire spia di Mancini”?
La Roma, però, ha una delle collezioni più ricche, per questo il video di Nainggolan di cui si sta parlando in queste ore non è un caso unico o eccezionale. C’entra, forse, più in generale, Roma, e quell’intimità invadente che fa parte degli umori della città, quell’affetto appiccicoso fino alla violenza psicologica familiare tipico dei pranzi della domenica. A Roma il confine tra pubblico e privato è quasi inesistente, nessuna barriera sociale impedisce a uno sconosciuto sui mezzi pubblici (o mentre aspettate i mezzi pubblici) di parlarvi come se fosse vostro cugino: in questo è davvero più vicina a quei paesi in cui non si chiudono le porte di casa la notte.
Voglio dire, avrete mica dimenticato le lacrime di Hernanes quando è uscito da Formello e i tifosi gli chiedevano di non lasciare la Lazio?
Per rendere onore a un filone che un giorno forse scomparirà (se mai verrà completata la trasformazione sociale di calciatori e tifosi in attori e spettatori) ho scelto i miei video preferiti tra tifosi e stipendiati di qualsiasi tipo giallorossi. Per uscire dal ricatto del mio gusto personale li ho classificati con dei parametri che determinano la qualità dei video in questione con più oggettività.
7. Osvaldo non vuole la gloria popolare
Autenticità: 7
Surrealismo: 4
Violenza: 5
Dettaglio di romanità: citazione passivo-aggressiva di Roma Antica.
Per fare video di questo tipo servono due cose: calciatori compiacenti, che sia in maniera sincera o furba, e tifosi che pensano ancora al calcio come qualcosa di più grande, che si riconoscono a livello profondo nella propria squadra - e per sineddoche nei propri calciatori. In questo caso manca la compiacenza del calciatore, che non rinuncia a scendere dal proprio piedistallo neanche per offendersi con i tifosi che lo fanno incazzare.
Il monologo del tifoso non è dei più potenti ma a suo modo è un piccolo classico contenente tutti gli elementi necessari per parlare con i calciatori a Roma. Comincia con: “Io sono uno di quelli che ti hanno contestato”: autocertificazione di schiettezza, una cosa che solo a Roma ci teniamo a sottolineare in negativo. Continua gettando una base di discussione comune: “Ti posso di’ una cosa? Da uomini. Dammi il cinque. Io parlo apertamente, c’ho 57 anni”. Poi attacca: “Tu hai capito poco di Roma, perché tu potevi essere un imperatore. Tu potevi….”
A quel punto Osvaldo lo interrompe con un infantile: “Avete capito bene voi”; seguito da un ancora più infantile: “Ho fatto 200 gol, che cazzo volete”. L’attaccante italo-argentino non ha capito le regole del gioco, sfrutta la rete metallica che lo separa dal proprietario del dito puntato e della voce roca e da tutti quelli che fa incazzare quando risponde. A mala pena alza gli occhi per guardare in faccia gli esaltati che gli dicono: “Noi ti diamo il cuore, tutto ti diamo”. Non dico che faccia male, ma se queste cose ti danno fastidio a Roma non devi venire neanche da turista.
6. Sabatini, Baldini e Baldissoni devono giustificarsi per aver esonerato Zeman
Autenticità: 9
Surrealismo: 8
Violenza: 7
Dettaglio di romanità: la signora che scende da una macchina parcheggiata sulle strisce pedonali per gridare - come negli stornelli: “Povera Roma nostra”.
L’esonero di Zeman ha scatenato un dolore viscerale che per alcuni tifosi era solo in parte calcistico. Forse per il carisma del boemo con cui era così facile identificarsi, il suo addio ha fatto cadere ogni velo di finzione sociale: i tifosi più coinvolti rappresentano il loro dramma interiore come nella società civile si accetta solo in occasione dei funerali.
Il protagonista è un tifoso cinquantenne, il cui monologo merita una breve parafrasi. Stimolato da un giornalista che si lamenta che gli entra la voce nel servizio il tifoso risponde inizialmente con aggressività, per andare presto in mille pezzi: “Anche io sto lavorando. Mandami in diretta. Io c’ho cinquant’anni, passerò anche i miei guai… L’unica persona seria è stata mandata via. Aiutatemi voi, aiutatemi voi”. Qui la sua voce si alza per un attimo: “Se so rubati la Roma! Se so rubati un sogno”, a questo punto la voce si spezza per la commozione: “Se so rubati la vita… e io non ce la faccio più… è pieno de laziali là dentro”.
Lo stesso tifoso rimprovera di persona a Sabatini una frase su Torosidis in cui si riferiva al periodo da dirigente laziale, insinuando che il dirigente giallorosso in realtà, sotto sotto, fosse ancora laziale. Sabatini ci resta male: “Io sono laziale? Vi state sbagliando con me…”. Lo scontro tra la sensibilità di Sabatini e quella del tifoso più pazzo dura poco ma arriva comunque a un bel picco di intensità quando Sabatini torna indietro, dopo essersi allontanato, per dirgli guardandolo negli occhi: “Guarda che io soffro più della Roma. Io, personalmente.”
Notevole anche il confronto con Baldini, a cui un secondo tifoso che gli rinfaccia di aver detto “accendete il cervello”, come se fossero stupidi. Il secondo tifoso è un ragazzo con meno di trent’anni, forse, che non ha nessuna forma di timore reverenziale verso Baldini e quello che rappresenta, un uomo arrivato, importante. Il giovane tifoso gonfia leggermente il petto e raddrizza la schiena, alzandosi di pochi centimetri, a quel punto Baldini si gira e se ne va. Ma si trova davanti il primo tifoso, che gli dice: “Ho 47 anni, ho una figlia, sono un professionista, sarò malato…”. Baldini ormai ha capito che non c’è niente da fare: “La ringrazio per il garbo”, dice prima di andarsene.
Il video finisce con una signora che, come da tradizione degli stornelli romani, rimpiange la decadenza della città eterna: “Povera Roma nostra. La nostra Roma. Non è vostra”; e un tipo che mentre Sabatini sale in macchina grida: “Vattene, ‘a laziale”.
5. La dolcezza di Miralem Pjanic
Autenticità: 6
Surrealismo: 9
Violenza: 8
Dettaglio di romanità: Smart + uomo pelato con il cappuccio di pelliccia.
Se non sbaglio in quell’occasione Pjanic era andato in periferia per visitare una scuola multietnica a Roma est (la Pisacane) come gesto contro il razzismo. Una coppia di ragazzi (anche se il guidatore non si vede) lo riconosce sul marciapiede e si ferma in mezzo a un incrocio per parlargli, senza scendere dalla macchina come se fosse una discussione per un parcheggio o una precedenza non rispettata.
Tifoso: “State tutti a dormì state”
Pjanic: “Non lo facciamo apposta…”
Tifoso: “Ma come fate a non farlo apposta?”
In questo scambio c’è tutta l’impossibilità di un rapporto sincero tra tifosi e calciatori. Pjanic ci prova a essere ragionevole e nel tono riconosce un’autorevolezza all’opinione dello sconosciuto. Ma niente. Non serve a niente.
Tifoso: “Ma avete visto come stavate?”
Pjanic: “Un pareggio negativo…”
Tifoso: “Oh la Sampdoria so’ na massa di calcinacci”
Pjanic: “Hai ragione… lo so…”
Tifoso: “Ma come cazzo fate? Dateve na svegliata”.
A quel punto Pjanic se ne va perché capisce che non c’è dialogo, che il tifoso in realtà voleva solo offenderlo. Pjanic ha vissuto molto di peggio ma questa è una di quelle situazioni che a Roma possono precipitare in una frazione di secondo: basta uno sguardo o una parola sbagliata e i coatti nelle Smart sono pronti a scendere e usare le mani. Per questo la guardia del corpo con la cravatta della Roma non sembra divertita. Miralem Pjanic era troppo dolce per questa città.
4. Francesco Totti è la cosa più vicina al Papa
Autenticità: 6
Surrealismo: 10
Violenza: 0
Dettaglio di romanità: quando la sposa chiede dove sono “le donne” e le rispondono: “sulla Limousine a farsi un giretto”.
Non posso provarlo con certezza ma credo che Francesco Totti sia la celebrità più disponibile mai esistita. Non c’è limite alle cose che Totti può fare per dimostrare che in realtà non è cambiato, che è ancora uno di noi. Uno dei video che preferisco in assoluto è quello di un giovani Totti che posa con una coppia di sposi. Quelli gli dicono: “Sei un grande”, e lui risponde chiedendo: “tutto apposto? Com’è? Emozionante?”. E poi, come una vera madre romana: “C’avete fame?”.
Ci sono due momenti speciali in questo video. Il primo è quello in cui il fotografo fa scansare lo sposo per fotografare Totti da solo con la sposa, che sembra imbarazzato. Il fotografo dice che lo sposo non sembra “incavolato” e lo sposo stesso risponde: “Ma posso esse’ incavolato con Francesco?”. Con un tono e un sorriso che si capisce che lui, se Totti volesse e la moglie acconsentisse, non opporrebbe resistenza a lasciarli soli per un paio d’ore.
Il secondo momento è quello in cui Totti prova ancora una volta a impostare una discussione veramente normale, come se fossero tutti delle persone normali. Lo fa, ancora, parlando di cibo: “Dove andate? A pranzo?”. Ma la sposa è troppo consapevole del momento eccezionale che sta vivendo e gli dice:“Sono tre sere che ho fatto le due, prima di sposarmi, per cercarti. Qua con Spalletti, con Tempestilli al telefono, sotto casa tua. L’altra sera col diluvio ero sotto casa tua, eh”.
Totti finge che non ci sia niente di strano e la sposa, sempre più invadente, gli dice di fare uno scherzo al testimone: “Quello là a destra è del Milan, digli: Guido io con te la foto non me la faccio”. Sembra che Totti non abbia voglia di fare lo scherzo ma all’ultimo momento prende Guido per il braccio e fa: “Di che squadra sei?” Il testimone si lamenta con gli sposi: “Oh, la prima cosa che gli avete detto”. Ma Totti ha la battuta pronta come i veri romani: “No, si vede”. “Da che si vede?” “Da come ti muovi”.
3. Nainggolan uno di noi
Autenticità: 13
Surrealismo: 13
Violenza: 0
Dettaglio di romanità: il non sapersi controllare negli slanci emotivi, rappresentato dal tifoso che per la troppa emozione gli dice: “Tu diventi no Totti, di più, se rimani qua a Roma”.
La cosa più sorprendente di questo video è il rapporto tra i tifosi e Nainggolan. Non si capisce perché stanno parlando. I tifosi non sembrano avere niente di importante da dirgli, all’inizio parlano di lui come se non ci fosse, usando la terza persona: “C’ho tanta stima per il Ninja”, “Ma scherzi io lo amo proprio”. Sembra che abbiano davanti l’idea di Nainggolan e non il calciatore in carne e ossa. Quando uno dei due ripete: “Pjanic non è il Ninja”, sembra stia ragionando su dei concetti astratti.
Ma soprattutto non si capisce perché Nainggolan si è fermato a parlare con loro. Guarda l’Iphone come se si stesse annoiando con degli amici e quando gli dicono che non deve andarsene da Roma dice: “Guarda che io ho rifiutato offerte importanti”. A quel punto, senza un reale collegamento - se non quello che le offerte importanti erano della Juventus - dice: “Ma lo sai perché? Perché io sono contro la Juve”. Lasciamo perdere gli spunti polemici di una frase simile - detta in un contesto storico in cui i club professionistici fanno trasparire il meno possibile dei loro tesserati proprio allo scopo di non creare polemiche, e poi invece quelli si fermano di notte a parlare con gli sconosciuti - e godiamoci il surrealismo dello scambio:
Nainggolan: “Io sono contro la Juve, da quando sono nato”.
Tifoso: “Da quando sei nato non è vero dai, non la conoscevi neanche”.
Nainggolan: “Ti giuro. Non sto scherzando”.
Il dialogo continua con le assurde giustificazioni di Nainggolan sulla sua antipatia “a prescindere” per la Juventus, l’imbattibilità del suo Cagliari allo Juventus Stadium, la volontà di venire a Roma per vincere qualcosa “contro la Juve”; e i tifosi che si assicurano che dopo una conversazione telefonica abbia attaccato bene, che dicono: “Ma Manolas che ha deciso?”, oppure: “Dopo torna che ci beviamo una cosa”.
Persino in un video intitolato “Contestazione a Trigoria - Nainggolan" i tifosi gli fanno i cori e lo invitano a ballare. Il rapporto tra Nainggolan e la città non ha senso, solo in parte si spiega con l’identificazione tra Nainggolan e alcuni valori che i romani sentono propri (il coraggio, la forza, l’appariscenza). L’assurdità di questo video è dovuta in gran parte dalla scioltezza di Nainggolan, che si accende anche una sigaretta alla fine, con l’aria di uno che non ha fretta di andarsene.
Il rapporto tra Nainggolan e i tifosi della Roma è quasi pre-verbale, questo non è neanche un vero dialogo e non ci sarebbe stato neanche bisogno di dire che odiava la Juventus o di promettere di vincere entrambi i derby di Coppa Italia per creare ulteriore empatia. Un tifoso lo paragona a Totti e Nainggolan dice che non ci tiene a diventare come Totti. Forse il sogno di Nainggolan è di diventare un tifoso della Roma e fermare lui i calciatori per strada.
O magari a Nainggolan basta davvero stare per strada e parlare con gli sconosciuti.
2. Sabatini a cuore aperto
Autenticità: 10
Surrealismo: 10
Violenza: 6
Dettaglio di romanità: la confidenza che ci vuole per dire: “Capito, Sabati’?”
Walter Sabatini è una persona d’oro. Si può discutere delle sue qualità di scout e delle squadre che ha costruito, ma è indiscutibile che poche persone nella sua posizione si mettono tanto a nudo come fa lui quando decide di parlare schiettamente.
Dopo l’eliminazione in Europa League contro la Fiorentina (nel 2015) si ferma a parlare con un gruppo di tifosi fuori da Trigoria provando ad essere ragionevole. Il risultato è simile a quello ottenuto da Pjanic.
A Roma la verità non è apprezzata: “I calciatori sono in difficoltà”, dice Walter. “Capita che i calciatori sono in difficoltà. Dategli un mese di tempo…” Il tifoso risponde: “E se gli damo un mese di tempo è finito il campionato”. “E se finisce il campionato, ne comincia un altro”, dice saggiamente Walter. Ma i tifosi non ci stanno, anche a costo di tradire la propria purezza: “E a noi ce li ridanno i soldi?” dice uno da dietro.
La cosa veramente interessante di questo video è il modo in cui Sabatini si fa scudo con la propria disponibilità al confronto sperando che questo aiuti a metterlo dalla stessa parte dei tifosi. Dice cose come: “Non mi urlate da dietro, se mi dovete dire delle cose ditemele in faccia”; “Non ti preoccupare che io non ho le ragnatele sui sedili. Io mi prendo le mie responsabilità sempre”; “Ascoltate ragazzi, io non mi sottraggo mai, adesso però devo vedere una persona. Venite qua quando cazzo vi pare e ne riparliamo”.
Ma ai tifosi non basta. Il più vicino all’auto fa: “Ma lei perché non mi dà un appuntamento?”. Sabatini si mette le mani in faccia, persino lui non sa più che dire: “Ma che cazzo…”. Al che il tifoso gli dice: “Dammi il numero di telefono”. Sabatini gli ha dato un dito e quelli vogliono tutto il braccio, fino alla spalla.
Forse per uscire dall’impasse Sabatini sbotta: “Aiutate sta cazzo de squadra”, grida. Si scatena il putiferio: “Noi siamo della Roma ohhhh!” gridano i tifosi. “Anche noi siamo della Roma!!!” grida Sabatini. “No, noi siamo della Roma!!!!” rispondono i tifosi, ripetendolo più volte.
Non c’è niente di più romanista di fare a gara a chi è più romanista.
1. The dark side of essere tifoso
Autenticità: 10
Surrealismo: 10
Violenza: 10
Dettaglio di romanità: tutto. Davvero tutto.
Questo è un video d’epoca. Impossibile al giorno d’oggi se non altro perché non c’è più un rapporto così viscerale tra tifosi e giocatori, nessuno ormai verrebbe preso sul serio se trattasse i calciatori come una sua proprietà. Questo video, al giorno d’oggi, finisce con un omicidio perché non c’è più quella zona grigia che tollera una persona minacciosa nel finestrino di un calciatore. Non sto dicendo che è un peccato, ma di certo il capitalismo nel calcio ha tolto molto soprattutto a chi aveva meno. Nel bene e nel male, anche se guardando video di questo tipo è difficile provare nostalgia.
Il momento clou arriva al minuto (2.04) quando un tifoso si confessa con Cassano. Il tifoso comincia chiedendo: “Anto’, mi riconosci? Che cazzo sta succedendo Anto’?”. L’intimità che si deduce da questo video va oltre quella tra i tifosi e Nainggolan, qui c’è un mondo sotterraneo di cui non sappiamo niente ed è giusto così. Non ho mai visto Cassano così serio - al massimo l’ho visto triste, ma serio in questo modo mai - come quando il tifoso gli dice: “Io ho fatto la galera per la Roma, tu ne sai qualcosa di…” e forse aggiunge il suo nome ma non si sente.
Siccome c’è davvero troppo casino Cassano chiede di lasciar parlare il tifoso, che si gira con l’autorità del capo branco e crea il massimo del silenzio possibile. Dell’uomo vediamo solo le pieghe dietro la testa e le mani spesse, il che aumenta l’effetto drammatico della scena: “Vi dovete fare i cazzi vostri”, grida, anche se non c’è niente che lo distingua dagli altri tifosi fuori da Trigoria, inferociti perché la Roma ha perso 6 partite consecutive.
Il tifoso si infila di nuovo nell’auto guidata da Emerson, parla di 5.000 persone che sta facendo venire per assistere all’allenamento pomeridiano. “A me di Capello non me ne frega un cazzo, oggi pomeriggio vi voglio vedere su quel campo a sudare”, dice, e credo sia impossibile arrivare più vicino a un calciatore di così, mettendosi al posto dell’allenatore e ordinandogli di allenarsi.
Poi arriva il vero momento drammatico, il tifoso dice: “Io vi ho dato 450.000 (lire?). Io la notte vado a ruba'. Hai capito?”.
Per un periodo “io la notte vado a rubare” è diventato il tormentone che ci ripetevamo con i miei amici, una frase che ancora oggi mi fa molto ridere anche solo a pensarci, ma se guardo gli occhi spaventati di Cassano e Emerson percepisco in maniera più diretta la loro paura.
Fortunatamente il tifoso, da vero romano, non si sofferma più di tanto sulla parte più oscura dei propri sentimenti e aggiunge: “Adesso andate a casa, mangiate, prendete le borse, e il pomeriggio qua”.
Certo, in questo video c’è il tifo come malattia, la violenza implicita in ogni parola pronunciata dal tifoso (“Sennò domani non partite, lo sapete che so’ malato io”), il terrore negli occhi di due atleti professionisti; ma la cosa che lo rende più lontano nel tempo è il rapporto che il tifoso sembra avere con Cassano, quella frase con cui chiude il suo discorso, che è una minaccia ma anche la richiesta di ricordarsi del legame che c’è tra tifoso e calciatore. “Anto’ te mi conosci da una vita, mi conosci abbastanza bene Anto’”. Chi può dire una frase del genere a un calciatore, oggi?