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Ultimo Uomo Awards Marco D'Ottavi 13 agosto 2020 5'

MVP: Paulo Dybala

Il premio di miglior giocatore del campionato va al numero 10 della Juventus.

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In una recente intervista alla CNN Dybala ha ricordato quanto accaduto l’estate scorsa, quando «sembrava che la Juve non volesse più contare su di me». A impedire lo scambio con Lukaku era stata la sua volontà di rimanere: «Non avevo vissuto un anno positivo, quindi non volevo andarmene lasciando un brutto ricordo. Avevo regalato tanti bei momenti alla Juve e non era giusto che finisse in quel modo». 

 

A distanza di un anno da quella scelta, Dybala ha vinto il suo quinto Scudetto da protagonista, tanto da essere scelto tra i quattro migliori giocatori del campionato dagli autori dell’Ultimo Uomo e poi come vincitore dai lettori su Facebook (Dybala ha vinto anche lo stesso tipo di premio messo in palio dalla Serie A). Una vittoria che potrebbe essere interpretata quindi come un premio alla resistenza, in un mondo in cui è più facile cambiare aria che non impuntarsi, l’argentino è riuscito a riscattarsi a modo suo, dimostrando il suo valore dove questo era stato messo in dubbio. 

 

Dybala che l’anno scorso in un intero campionato segnava 5 gol e realizzava 2 assist, ma che soprattutto non era a suo agio in campo, aveva perso la voglia di stupire, di essere riconoscibile e unico. Non è questo il posto per discutere della carriera di Dybala, né per fare paragoni tra la gestione di Allegri e quella di Sarri – tantomeno il futuro con Pirlo – però è evidente che in questa stagione l’argentino è stato più presente e convinto, trovando il suo ambiente ideale in un calcio più associativo, in una squadra che ha provato a stare soprattutto nella metà campo avversaria, non senza intoppi. In alcuni momenti Dybala è partito dalla panchina, in altri è stato impiegato come trequartista alle spalle di Ronaldo e Higuain, in altri ha giocato esterno destro, prima di trovare la sua posizione come centravanti di manovra, dominando il lato destro dell’attacco della Juventus con la sua imprevedibilità. 

 

Può essere questo il motivo che ha spinto chi ha votato a preferirlo a Luis Alberto, fulcro pulsante della Lazio, mai così vicina allo scudetto. Luis Alberto con la sensibilità del suo calcio e i suoi assist, è arrivato secondo per una manciata di voti (e se il sondaggio fosse durato più di 24 ore avrebbe persino vinto). Ma anche gli altri due candidati, i due trequartisti dell’Atalanta, sarebbero stati vincitori credibili: Ilicic, che sembrava davvero camminare sulle acque, di cui prima dell’interruzione per la pandemia parlavamo come di un possibile Pallone d’Oro e Alejandro Gomez, autore di una stagione obiettivamente incredibile, a 32 anni, abbracciando un ruolo più complesso che in Argentina chiamano enganche e che qui potremmo declinare come tuttocampista.

 

A vedere i numeri tutti loro sono andati meglio di Dybala. Hanno giocato più minuti o segnato più gol o servito più assist. Nessuno però è stato riconosciuto come più determinante di Paulo Dybala, i cui 11 gol e 6 assist hanno materialmente portato alla vittoria una Juventus non sempre brillante. Il rischio con l’argentino è sempre stato quello del giudizio tranchant espresso dall’avvocato Agnelli per Zidane: «È più divertente che utile». Quest’anno invece Dybala è riuscito a coniugare alla perfezione il divertente e l’utile, grazie a gol bellissimi ma anche importanti, in partite piene di giocate da stropicciarsi gli occhi ma anche di sostanza, smarcamenti, passaggi, linee offerte ai compagni, pressing. In una squadra che ha stentato a trovare un’identità in alcuni momenti Dybala sembrava da solo poter essere questa identità, la soluzione a tutti i problemi come l’eroe mascherato della sua esultanza.

 

Lo si è visto nei quattro gol consecutivi segnati dal ritorno in campo dopo la pausa (e dopo essere risultato positivo al coronavirus per quasi 40 giorni): il sinistro violento contro il Bologna, quello quasi accarezzato al Lecce, finito all’incrocio, la serpentina con tocchi tutti col sinistro con il Genoa e il gol nel Derby mandando al bar Lyanco. Reti decisive che si aggiungono a quelle del girone d’andata: con l’Inter, il gol vittoria con il Milan, quello a chiudere la partita con l’Atalanta. 

 

Il picco di questa perfetta unione tra bello e utile è stato ovviamente il gol all’Inter nella gara di ritorno, in una partita surreale ma che oggi riconosciamo come decisiva. Entrato dalla panchina, dopo pochi minuti ha certificato la vittoria bianconera segnando in un modo che tiene fede al suo soprannome di gioventù, La joya, il gioiello. 

 

 

Dybala non è l’unico ad aver impreziosito il campionato con giocate di alta classe, ma in ogni suo gol, dribbling o assist c’è un carattere di unicità che è quello dei grandissimi giocatori, come un marchio di garanzia. Il controllo con l’esterno del sinistro a tagliare fuori Young, il tocco con la punta in anticipo su Bastoni, il dribbling di interno di nuovo a Young e la stoccata in controtempo di esterno sinistro con il corpo piegato in avanti per lasciare immobile Handanovic, sono tutti gesti tecnici che, fatti in quel modo, ci aspettiamo solo da Dybala. 

 

Insomma mi sembra che questo premio sia finito nelle mani di Dybala perché tra i talenti del nostro campionato è il più irriproducibile, quello da proteggere quando le cose vanno male e da incensare quando invece vanno bene. Col pallone tra i suoi piedi possono succedere cose magiche: un controllo felpato, un dribbling sgusciante, una serpentina sincopata, un tiro inaspettato, come quello che gli ha permesso di segnare uno dei gol più belli dell’anno contro la Sampdoria. Ma la bellezza di Dybala è paradossalmente evidente anche nelle cose che non riescono, in quelle che lasciano quella ambiguità di fondo su dove può davvero arrivare l’argentino. La sequenza controllo e tiro in quest’occasione con l’Atalanta è forse il momento che più ci ha fatto dire “Se avesse segnato, cosa avremmo detto?”.

 

 

In una squadra che da anni esprime la propria superiorità sul campionato attraverso un controllo da grigio burocrate (assunto che neanche Sarri è riuscito a ribaltare), Dybala è l’improvvisazione che migliora lo spartito. Il giocatore da cui aspettarsi tutto. Tuttavia per le dinamiche della Juventus l’imprevedibilità di Dybala non è sempre stata un pregio, anzi: sono più i momenti in cui è sembrato di troppo in una squadra che cercava concretezza. Forse per questo ogni estate finisce, almeno a parole, sul mercato. Persino ora dopo una stagione promettente e concreta,si parla di lui come di un possibile partente. Nonostante tutti i soldi che farebbe guadagnare, una necessità sempre stringente per la Juventus, quanto sarebbe difficile sostituire un giocatore che vince il premio di miglior giocatore del campionato per la bellezza del suo calcio?

 

Tags : dybalajuventusmvp

Marco D'Ottavi è nato a Roma, fondato Bookskywalker e lavorato qui e là.

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