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Fabrizio Gilardi
Giannis vs Harden, un MVP per due
11 apr 2019
11 apr 2019
La corsa all’MVP della stagione 2018-19 passerà alla storia come una delle più combattute di sempre.
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Fabrizio Gilardi
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https://www.youtube.com/watch?v=HrCU305tzmM

La storia personale di Giannis, dalla serie B greca allo stardom NBA è stata raccontata da questo bel documentario su TNT.


 



 



 



 





 

 

Nikola Jokic è uno dei lunghi più tecnici del pianeta e su Harden ha 15 chili e 15 centimetri di vantaggio. Mismatch ideale per i Nuggets, giusto? Sbagliato.


 

Tra i sei giocatori non è presente Giannis Antetokounmpo, ma solo perché nessun avversario si sogna nemmeno di provarci: 0.4 possessi a partita, 0.63 punti per possesso e questo è l’unico e ultimo dei punti di contatto tra i due. Harden è un difensore con una singola grande qualità e nettamente sotto media da quasi tutti gli altri punti di vista, mentre Giannis sarà quasi certamente inserito nel primo quintetto difensivo e potrebbe anche vincere il premio individuale per il difensore dell’anno, che spesso va al miglior interprete di uno dei migliori collettivi.

 

Qualche numerello hipster giusto per rendere l’idea: per stats.nba.com i Bucks concedono 105 punti per 100 possessi, miglior difesa della stagione insieme ai Jazz, che scendono a 100.5 nei 33 minuti a partita giocati da Antetokounmpo e 92 nei 9 minuti in cui è schierato da 5, situazione in cui diminuiscono anche i punti subiti al ferro (da 40 a 36 per 100 possessi) senza che venga compromessa la solidità a rimbalzo (dal 76%, 1° posto NBA, al 73,5%, l’equivalente del rendimento medio dei Thunder, top 10 nella specialità). Giannis è un mostro anche a rimbalzo difensivo, con statistiche di frequenza ed efficienza del tutto comparabili a quelle di Drummond, Embiid, Gobert, DeAndre Jordan e Towns, giocatori che di mestiere stanno nei dintorni nel proprio canestro e non volano sul perimetro a contestare quasi 5 tiri da 3 a partita (top 20 NBA se si aggiusta per minuti e possessi) come fa invece Antetokounmpo mentre difende su due o anche tre avversari diversi nell’arco di pochi secondi.

 



Per passare all’altra metà campo con la stessa rapidità con cui Giannis trasforma un errore avversario al tiro in un assalto al ferro opposto, c’è un’altra statistica che dice tutto. Da quando sono disponibili i dati sui rimbalzi difensivi, solo quattro giocatori fino ad ora hanno completato una stagione con DREB% (stima percentuale di rimbalzi difensivi catturati dal giocatore rispetto al totale a disposizione della squadra) e AST% (stima della percentuale di canestri totali segnati dalla squadra assistiti dal giocatore) maggiore di 25, e cioè DeMarcus Cousins nel 2016, Kevin Garnett due volte (quindici anni fa, perché era veramente The Revolution), più Jokic e Westbrook in ciascuna delle ultime tre stagioni. Una volta i playmaker facevano i playmaker, le guardie facevano le guardie, le ali facevano le ali e i centri facevano i centri - oggi un po’ meno. Antetokounmpo chiuderà sopra il 30% in entrambe le categorie: viva il basket positionless.

 

Parlando di assist, si giunge al secondo punto di contatto tra i due candidati MVP. Houston e Milwaukee mettono in campo rispettivamente il terzo e il secondo miglior attacco della regular season alle spalle di quello di Golden State, principalmente grazie all’estremizzazione di tutti i concetti del Moreyball, cioè della ricerca del tiro a più alta efficienza possibile.

 

I Rockets sono ultimi per frequenza di tiro dalla media distanza, con i Bucks penultimi (a seguire Hawks, Jazz e Nets). I Rockets sono primi per frequenza di tiro da tre, soluzione tentata nel 48.5% di possessi offensivi secondo i dati di Cleaning the Glass; i Bucks anche qui sono terzi, in pratica appaiati ai Mavericks, seppur staccati a debita distanza (38.3%). I Rockets sono nelle prime cinque posizioni per eFG%, punti per possesso a metà campo e punti per possesso in transizione; i Bucks pure.

 


Le heatmap della distribuzione di tiro di Bucks e Rockets sono pressoché identiche. Unica differenza apprezzabile il minor feeling di Milwaukee con le triple dagli angoli: 11° posto in NBA per frequenza, mentre Houston guida la classifica.


 



 

In particolare il 58% degli assist di Antetokounmpo si concretizza in un canestro da tre punti, il 32% un canestro al ferro e il restante 10% in altri tiri da due, mentre per Harden il rapporto è ribaltato: 37% verso i tiri da tre e 57% verso le conclusioni al ferro, grazie soprattutto all’eccezionale intesa con Clint Capela, destinatario di 211 dei 334 passaggi decisivi nei pressi del canestro e di 220 assist totali, la



 





 



 



 

No, non significa che Harden sia Michael Jordan anche utilizzando tutte le iperboli del mondo, perché la difesa non è minimamente paragonabile e perché in fondo si tratta solo di statistiche. Però altre stagioni in cui qualcuno abbia raggiunto cifre simili semplicemente



 

Ricorda qualcosa, almeno concettualmente? Harden in questa stagione ha segnato



 

Solo dodici giocatori hanno tentato in questa stagione più di 540 tiri da tre



https://www.youtube.com/watch?v=L2g4RtMj2Ss

Di tutte le giocate di Harden durante la stagione questa rimane senza dubbio la più iconica.


 

Se James Harden è Michael Jordan che ha effettuato una fusione con Kareem Abdul-Jabbar - perché la tripla in step back è come il fadeaway di MJ e come lo Skyhook, un rebus senza soluzione (per ora) -, Giannis Antetokounmpo invece è Shaquille O’Neal (o Wilt Chamberlain) che si fonde con LeBron James. Come i due mostri degli anni 2000 e 2010, il greco on ha bisogno di allontanarsi dal canestro per ricavarsi spazio, perché gli basta abbassare una spalla ed appoggiarla sul petto del malcapitato difensore per creare il vuoto. E in casi estremi può andare anche



 

Il miglior Shaq nel 2000 segnò 571 canestri nella restricted area, record fino ad oggi; il miglior LeBron nel 2014 ne segnò 455, ma su soli 581 tentativi, con un assurdo 78.3% di realizzazione. Giannis in questa stagione si pone a 567/769, con il 73.7%. Non esiste un tiro più efficace di una schiacciata e non esiste singola abilità più distruttiva del poter schiacciare ogni volta che lo si desidera, semplicemente facendosi dare il pallone in una posizione qualsiasi del campo e abbattendo tutto ciò che si incontra prima del canestro.

 

Da quando la NBA ha iniziato a tenere il conto dettagliato delle schiacciate nessun giocatore ne ha mai realizzate più di 100 non assistite in una stagione: il record apparteneva a Dwight Howard nel 2007 (95), seguito da Shaq 2005 (93). Antetokounmpo ne ha già realizzate 114, di cui appena 18 in putback dopo un rimbalzo d’attacco: come a dire che avrebbe battuto il record anche senza l’aiuto dei tabelloni, su cui invece due centri di ruolo potevano contare con discreta costanza. Nelle situazioni di drives, cioè azioni in palleggio che iniziano ad almeno 6 metri dal canestro e si concludono nei pressi dello stesso, Giannis segna con il 63.3%, dato



 



Per chiudere, la sensazione è che la superiorità in difesa e la narrativa del momento possano premiare il giocatore greco. Ma a prescindere da quale sia il risultato finale, si tratta di una sfida tra due colossi che per sei mesi hanno offerto uno spettacolo fantastico e hanno raggiunto traguardi statistici incredibili.

Valutare a livello storico prestazioni simili è sempre complicato, anche se con metodo e pazienza si possono trovare buone soluzioni per fare la tara di contesto tecnico e regolamenti. Per rendersi conto di essere davanti a due assoluti fenomeni e degnissimi eventuali vincitori del premio di MVP, però, non serve essere eccessivamente puntigliosi: basta mettersi comodi davanti allo schermo, lasciando da parte i preconcetti.

 

 

 

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