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Dario Saltari
I movimenti di mercato più assurdi della settimana
25 ago 2023
25 ago 2023
Non si vive di soli Gabri Veiga all'Al-Ahli.
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Dario Saltari
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Siamo arrivati quasi alla fine dell’ennesima sessione di mercato. È stata forse meno assurda di altre se guardiamo agli acquisti in sé - il Lecce ha flirtato molto con l'esotismo, ma forse senza raggiungere i picchi del famoso Benevento di qualche anno fa o anche della Salernitana di Sabatini - ma ha anche portato l’inserimento dell’Arabia Saudita, che proprio ieri ha toccato il suo picco. Ci eravamo ripromessi di non parlare di questa strana perversione del mercato ma quanto successo con Gabri Veiga non potevamo ignorarlo. Partiamo allora da lì, per poi tornare nel rifugio sicuro degli acquisti assurdi nella loro assurdità normale un po’ ingenua, quella che ci piace a noi. Gabri Veiga all’Al-AhliCosa pensare di un giocatore di 21 anni, in rampa di lancio per il calcio d’élite, che dopo la prima stagione da titolare tra i professionisti decide di andare a giocare in Arabia Saudita - più precisamente all’Al-Ahli, una squadra che, pur facendo parte storicamente delle “big four” del calcio saudita, è tecnicamente una neopromossa? Non è una domanda retorica, me lo chiedo sinceramente e senza delusione perché ho l’impressione che persino il calciomercato stia diventando troppo complicato. Si può rispondere banalmente che è solo una questione di soldi, e che per un professionista non potrebbe essere altrimenti e che non c’è nulla di male che sia così. Ma anche in un “lavoro normale”, ed è abbastanza chiaro che il calcio non lo sia, i soldi non sono tutto, e, senza bisogno di arrivare agli ideali, basta pensare alle prospettive di carriera per arrivare a delle domande più profonde. Gabri Veiga ha almeno altri 10 anni di carriera a buoni livelli: allora è stato convinto che la Saudi Pro League in questo arco di tempo gli darà opportunità migliori di un campionato come la Serie A o la Premier League? È a questo quello a cui si riferiscono i calciatori quando dicono che sono stati “convinti dal progetto”? Ripeto che non mi sto ponendo queste domande in maniera retorica o con tristezza, perché non mi stupirebbe se, con il livello di professionalizzazione che ha raggiunto il calcio, gli agenti non abbiano iniziato anche a fare valutazioni di questo tipo. Magari con slide Power Point sull’evoluzione dell’economia saudita o sulle proiezioni del PIL fatte dal Fondo Monetario Internazionale. Più dei problemi etici che pone il giocare letteralmente per l’Arabia Saudita (essendo stati nazionalizzati i club più importanti), più dell’egemonia delle valutazioni economiche persino a vent’anni, che alla fine nel calcio c’è sempre stata, è questo forse che mette tristezza: il fatto che il calcio sia diventata una cosa seria. Cristian Battocchio al ChennaiyinNel 2015 il CT della Nazionale Antonio Conte aveva indicato Cristian Battocchio come possibile nome «per il futuro» del nostro calcio. Conte aveva individuato la difficoltà dei calciatori italiani nel saltare l’uomo e Battocchio l’uomo lo saltava. A neanche vent’anni aveva esordito con l’Udinese e se ne parlava benissimo, tanto che avevamo sfruttato i suoi nonni italiani per dargli un passaporto e farlo esordire nelle nostre Nazionali giovanili. Battocchio però si è rivelato uno di quei talenti che diventano forti solo a Football Manager. Dopo Udine la sua carriera ha preso una piega da Tiziano Terzani: Watford, Virtus Entella, Brest, Maccabi Tel Aviv, Brest, Tokushima Vortis, Pumas UNAM, Volo, Sektzia Ness Ziona. Ora l’India, nel Chennaiyin.

Il calcio indiano è storicamente una specie di buco nero e anche il tentativo fatto qualche anno fa investendo soldi e risorse (arrivarono tra gli altri Del Piero, Materazzi e Nesta) fu un fallimento. Ora magari ci penserà Battocchio a riscattare un intero movimento, oppure sarà solo un altro timbro sul suo passaporto. In ogni caso noi da qui non possiamo che apprezzare la scelta e fargli tanti auguri. Arsen Zakharyan alla Real SociedadNon è la prima volta che la Real Sociedad si inventa un colpo per arrivare a giocatori deliziosi, come era già successo per esempio con Martin Odegaard o più recentemente con Takefusa Kubo. Forse, però, Arsen Zakharyan fa storia a sé. Lo dico con una certa fascinazione orientalista, se così si può dire, lo ammetto. Ma un talento di vent’anni di origini armene, i cui genitori si sono rifugiati in Russia dopo la prima guerra del Nagorno-Karabakh, che sembra toccare il pallone con il sinistro come il padrone accarezza sotto il muso il proprio cane non dovrebbe lasciare indifferenti. E infatti fino ad oggi non lo ha fatto. Zakharyan è forse il talento più eccitante del calcio russo al momento e la scorsa stagione sembrava dovesse passare al Chelsea. Poi, però, la guerra in Ucraina ha complicato tutto, a quanto pare per via delle sanzioni occidentali che hanno colpito la banca della Dinamo Mosca (la VTB Bank, tra l’altro ex proprietaria della squadra moscovita). Non si capisce esattamente come abbia fatto la Real Sociedad ad aggirare questi ostacoli, forse è uno di quei segreti del calciomercato che non vogliamo sapere davvero, ma insomma è bello che un giocatore come lui sia finito in una squadra piccola ma ambiziosa come quella spagnola. “Tutti quelli che amano le leggi e le salsicce non dovrebbero mai guardare come sono fatte”, dicono negli Stati Uniti, e forse si potrebbe dire lo stesso degli affari di questo tipo. Wataru Endo al LiverpoolWataru Endo è giapponese, ha abbondantemente superato i trent’anni, è stato pagato oltre 20 milioni di euro. La scorsa stagione ha giocato in una squadra, lo Stoccarda, che ha lottato fino all’ultimo per rimanere in Bundesliga, giocando persino i play-out contro l’Amburgo. Nella stranezza di questo trasferimento ci potete vedere la lenta decadenza del Liverpool di Klopp, che quest’anno ha preso sì Szoboszlai, ma ha anche perso Fabinho e Jordan Henderson, oltre ad essere stato battuto dal Chelsea nella corsa a Romeo Lavia e Moises Caicedo ed essere stato rimbalzato dal Bayern Monaco per Ryan Gravenberch. L’allenatore tedesco, dopo il suo esordio contro il Bournemouth, ha fatto capire che quello di Endo non è acquisto cuscinetto, una magra consolazione dopo tutt’altre ambizioni. Eppure, se si esclude Thiago Alcantara, il Liverpool non pagava il cartellino di un giocatore sopra i 26 anni dai tempi di Ragnar Klavan e insomma ci si potrebbe fermare qui.

Eppure la stranezza del trasferimento di Endo al Liverpool ha anche un riflesso affascinante, che sembra nascondere qualcosa di più profondo, come quasi tutto ciò che esce dal Giappone. Endo comunque è stato uno dei migliori centrocampisti della Bundesliga lo scorso anno, ha messo a segno 5 gol e 6 assist giocando da mezzala e sembra un acquisto intelligente, come quasi tutti quelli che riguardano giocatori giapponesi da quando Mitoma in Premier League ha cominciato a camminare sulle acque. C’è la possibilità, insomma, che sia un cosiddetto late bloomer, dopo una carriera lunghissima partita dallo Shonan Bellmare (club di culto che ha cresciuto Hidetoshi Nakata e che ha un nome di origine italiana per celebrare il panorama marino di fronte alla cittadina che lo ospita, Hiratsuka) e passata per il Sint-Truiden.Certo, l’ultimo giapponese a vestire la maglia del Liverpool è stato Minamino, che pure sembrava un acquisto intelligente e sappiamo com’è andata a finire, ma è anche vero che questo è un Liverpool diverso, con meno competizione al suo interno, un Liverpool che deve arrangiarsi. Sono tempi di magra anche per alcune squadre di Premier League e non è detto che questo alla fine non possa essere un bene.Stefano Sturaro al KaragumrukVi davamo conto settimana scorsa del passaggio di Ceccherini e Lasagna, ora tocca a Stefano Sturaro fargli compagnia. Un altro piccolo pezzo della nostra vita che ci lascia direzione Karagumruk, una squadra che ama la Serie A più di molte/i nostre/i fidanzate/i. Sturaro, eroe minore per i tifosi della Juventus (che in queste ore si ricordano il suo incredibile salvataggio in una semifinale di Champions con il Real Madrid), possibile cessione gonfiata (e anche questo lo rende molto “Serie A”), calciatore forse sottovalutato, in ogni caso presenza rassicurante di alcune pigre domeniche pomeriggio. L’ultima stagione al Genoa era stato evidente uno scollamento con la piazza dopo essere stato capitano e giocatore importante per anni, tanto che dopo la promozione era arrivata una rescissione. Per lui si era parlato di Cardiff City e forse Sturaro poteva starci bene in quel calcio tutto piogge autunnali e scivolate disperate. Comunque Sturaro ha solo trent’anni ed è difficile dire se questo è un addio o un arrivederci: alcuni dei calciatori italiani - o in generale della Serie A - in Turchia hanno come “riacceso” la loro carriera. Per Sturaro, allora, magari questo è un passaggio necessario in purgatorio, per tornare poi al Paradiso del nostro calcio (si fa per dire). Islam Slimani al CoritibaIslam Slimani al Coritiba non ha la stessa epica di Payet al Vasco da Gama di cui vi davamo conto la settimana scorsa. Anche le immagini del suo arrivo sono più normali, con un senso di “torcida” meno pronunciato. In ogni caso la sua scelta di vita si inserisce nello stesso solco: meglio il campionato brasiliano con tutti i suoi limiti, ma specchio di un calcio storico e affascinante, che il campionato arabo e il suo senso di grandezza posticcio.

Finché è riuscito Slimani è stato un centravanti di culto del calcio europeo. Ha girato campionati, segnato gol bellissimi. Una classe e una tecnica che, forse, potevano permettergli anche qualcosa in più. Gli ultimi sei mesi li ha passati in Belgio, all’Anderlecht e dal cilindro ha tirato fuori il gol per eliminare il Villarreal dalla Conference League. Un bel regalo di addio al calcio europeo. Slimani mancherà a tutti, soprattutto agli appassionati del calcio del giovedì sera, ma in Brasile sapranno trattarlo bene.

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