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Dario Saltari
I movimenti di mercato più assurdi della settimana
12 gen 2024
12 gen 2024
Bonucci al Fenerbahce, ovviamente, ma non solo.
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Dario Saltari
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Rieccoci con la rubrica che celebra il random, ma non solo per il lol (scusate stiamo finendo le parole per introdurre questi pezzi che ormai facciamo da qualche anno). Comunque è stata una settimana molto produttiva e le prossime si preannunciano ancora più ricche. A quanto pare la Serie A sta ritrovando l'antico gusto del calciomercato di gennaio, quello che portò ad Ancona Mario Jardel, vero santo protettore di questa rubrica. Speriamo che dal suo ritiro in Brasile ci protegga. Eric Dier al Bayern MonacoSembra che la nuova cosa del Bayern Monaco sia un acquisto strano a mercato di gennaio. Nel 2022 dall’Ajax era arrivato Daley Blind, che nella difesa del club bavarese sembrava il vaso di coccio tra i vasi di ferro, questa volta tocca a Eric Dier, preso a titolo definitivo dal Tottenham per 4 milioni di euro. Forse dopo Kane, è sembrata una buona idea continuare a comprare lì. ___STEADY_PAYWALL___ Ok, Dier ha una lunga carriera tra Premier League e Nazionale inglese alle spalle, e non è neanche vecchio - ha 29 anni, ma la parabola della sua carriera certo non sembrava puntare verso il Bayern Monaco. Questa necessità di Tuchel di aggiungere difensori alla rosa sembra quasi un vizio, tipo mangiarsi le unghie. C’è da dire, però, che i continui infortuni di de Ligt, che fin qui ha giocato pochissimo, e la cessione estiva di Pavard hanno lasciato un buco piuttosto preoccupante nel reparto difensivo del Bayern Monaco. L’idea del club era di completare la difesa con l’acquisto di Dragusin, che però è finito proprio al Tottenham. Forse allora è una specie di domino, devi comprare per forza il difensore della squadra che ti ha soffiato il difensore che volevi. Dragusin e Dier sembrano allo spettro opposto dell’essere umano, quindi è difficile dire che sia stata una decisione di caratteristiche, quanto più "un difensore è sempre un difensore". Dier era finito ai margini del progetto di Postecoglou ed è difficile dire quanto sia calato rispetto alle sue migliori stagioni. Tuchel l’ha definito un «difensore duttile» che può voler dire tutto o niente. A intuito, è difficile immaginare Dier pareggiare la stessa fisicità degli altri difensori del Bayern Monaco, a cui è chiesto di difendere nella maniera più disperata possibile. Però è anche vero che il club tedesco passa la maggior parte del suo tempo col pallone e le qualità in impostazione di Dier sono innegabili. Staremo a vedere. Leonardo Bonucci al FenerbahceÈ l’inverno dei difensori dai piedi buoni che fanno le valigie? Leonardo Bonucci dopo aver flirtato con la Roma, chiude la sua parentesi all'Union Berlin con un grande assist e se ne va in Turchia, al Fenerbahce. A convincerlo, sembra, siano stati Dzeko - storico rivale - e Spalletti, il CT della Nazionale. Nazionale perché l’obiettivo dichiarato di Bonucci è farsi convocare per l’Europeo del 2024. Per farlo deve giocare con costanza e allora il Fenerbahce. Sarà la scelta giusta?

Il saluto di Bonucci all’Union Berlin.

I club turchi sono diventati negli ultimi anni un porto sicuro per i calciatori in uscita dalla Serie A. Un posto dove possono andarsi a giocare le loro ultime possibilità e poi chissà che può succedere. Nel Fenerbahce Bonucci ritrova, solo in difesa, Becao e Muldur, ma ci sono anche Cengiz Under, Dzeko, Zajc. A breve dovrebbe arrivare anche Krunic. In più Fred, Tadic, Livakovic, Emre Mor, Batshuayi. Una rosa di culto ma anche forte, tanto da aver vinto le prime 19 partite stagionali. Oggi è in leggera flessione, anche e soprattutto difensiva (ha preso 6 gol dal Nordsjælland, 3 dal Kayserispor) ma è primo in campionato ed è tra le favorite per vincere la Conference League. Bonucci si è presentato con le foto di rito, la faccia cattiva e il carisma di chi può tutto. Le sue prestazioni sono calate negli ultimi anni, ma in una squadra che lotta per vincere la sua esperienza può essere un fattore. L’allenatore Ismail Kartal ha detto di averlo proposto lui alla società: «Devo essere sincero, ho parlato io al presidente e ho richiesto Leo». È probabile quindi che Bonucci possa dare il suo contributo. Un motivo in più per seguire il campionato turco e, soprattutto, la Conference League. Jasmin Kurtić al Sud Tirol Jasmin Kurtic è stato uno degli eroi minori della Serie A nel decennio d’oro/nero ‘10-’20 (dipende da quanto volete essere severi con la nostra banter era). Aspetto da personaggio di un film di Guy Ritchie, attitudine da pretoriano di qualsiasi allenatore si sedesse in panchina, Kurtic è stato quel tipo di giocatore che ti faceva apprezzare una lettura difensiva in una partita sonnacchiosa delle 12.30 e che tutti i tifosi avrebbero voluto nella propria squadra. Erano quasi tre anni che non toccava suolo italiano. Dopo la retrocessione del Parma venne girato al PAOK, dove probabilmente verrà ricordata la sua incredibile stagione 2021/22 in cui mise a segno 15 gol in 22 partite diventando capocannoniere del campionato. Cosa deve essere stata Salonicco per Kurtic tra dicembre 2021 e gennaio 2022, in cui segnò 9 gol in 6 partite consecutive.

D’altra parte che sapesse segnare lo aveva dimostrato anche in Italia.

Ma tutte le cose belle finiscono e in questi casi si ritorna sempre dove si è sentiti a casa. Dopo il trasferimento incolore al Craiova, quindi, Kurtic ritorna in Italia, al Sud Tirol in Serie B, dove mancava da circa 12 anni. Proprio in questi giorni è spuntata una sua dichiarazione su quella esperienza, nel Varese allenato da Rolando Maran, che perse la promozione in Serie A solo ai playoff contro la Sampdoria. «Ho bellissimi ricordi di Varese e di quella stagione perché abbiamo giocato davvero bene. Peccato per le ultime due partite perché non meritavamo di perdere in quel modo, ma fa parte del calcio». Adesso Kurtic ritorna in Italia a 35 anni, senza avere molto da chiedere ancora al calcio, ma chissà. Magari ce lo ritroveremo la prossima stagione, di nuovo nei nostri televisori, mentre entra in scivolata per buttare il pallone in fallo laterale su un campo ghiacciato qualsiasi del nostro disgraziato Paese. Diego Fabbrini alla Sambenedettese Forse vi ricordate di Diego Fabbrini come di una delle più grandi promesse del calcio italiano degli ultimi vent’anni. Beh: era così. Coi suoi capelli ricci e una corsa eterea lo chiamavamo il nuovo Kakà o, addirittura, il nuovo Baggio. Quanto male facciamo ai giovani calciatori? Fabbrini si era messo in luce nell’Empoli e nelle Nazionali giovanili, e sembrava dovessimo solo aspettare il suo arrivo. Dopo il passaggio all’Udinese e un inizio promettente, però, tutto è andato storto, storto almeno rispetto alle nostre insensate aspettative.

Questi erano i video highlights nel 2011.

Nel giro di qualche anno la carriera di Fabbrini è diventata quella di un raffinato travel blogger, di quelli che ti fanno vedere il mondo vero. Prima il Watford - ovviamente - poi Millwall, Birmingham City, Middlesbrough, Spezia, Real Oviedo, Botosani, CSKA Sofia, Dinamo Bucarest, Ascoli, Alessandria, Lucchese. Un girovagare dove è difficile trovare un pattern, ma forse non è neanche così importante: dopotutto il calcio non è una linea retta. Qualche giorno fa Fabbrini ha firmato per la Sambenedettese, in Serie D. Dilettanti: un passo non banale per chi ha avuto bene o male una carriera ai piani alti. Fabbrini si è presentato con un maglione grigio a pois colorati sopra una camicia azzurra. Ha stretto la maglia numero 10 come un bel regalo di Natale.

A vederlo non sembra avere l’aura estetica e fisica del calciatore. Magro, le spalle strette, i capelli vaporosi e una barbetta incolta; le occhiaie. 33 anni per un calciatore possono farsi sentire. In ogni caso la Sambenedettese non gli chiede di dominare fisicamente la Serie D. Gli chiede di ritrovare un po’ di quella magia, di essere non il nuovo Baggio, ma il vecchio Fabbrini. Quello che ci aveva illuso, perché nell’illusione c’è sempre un po’ di verità. Ola Solbakken ai Red UrawaIl calciomercato è un insegnamento continuo sull’imprevedibilità della vita, sull’importanza di non farsi aspettative. Tra il 2020 e il 2022 Ola Solbakken era considerato la punta di diamante di un Bodo/Glimt che è stato una delle più grandi rivelazioni delle coppe europee in quelle due stagioni. I preliminari di Europa League, interrotti al terzo turno dal Milan; poi i due campionati vinti dominando il campionato nazionale, ai danni del Molde; infine la cavalcata in Conference League, arrivata addirittura fino ai quarti, con le vittorie contro Roma (due volte, di cui una per 6-1), Celtic (due volte) e AZ Alkmaar. In quell’edizione, Solbakken segnò 6 gol e 2 assist, dimostrando una voglia di emergere che ci sembrava non potesse sentire ragioni. Con la mascella definita, il gioco muscolare e codificato, il soprannome semiserio di “CR7 della Conference League” sembrava dirci qualcosa.

La Roma se l’era preso come un tributo di sangue dopo aver conquistato la coppa, come l’Impero Ottomano prelevava i bambini nei Balcani per crescerli in giannizzeri. Solbakken, però, non è esattamente diventato un rispettato funzionario statale di un Impero e le cose per lui sono velocemente scivolate nell’assurdo. Dopo le prime partite con la maglia giallorossa, in cui era sembrato inadeguato al livello atletico della Serie A e per di più in un gioco completamente diverso rispetto a quello in cui era maturato in Norvegia, l’immediata trasformazione in meme. I tifosi giallorossi che ne reclamano la presenza in campo, sottolineando in maniera ironica la sua inutilità. Poi il passaggio incolore all’Olympiakos, appena otto spezzoni di partita senza lasciare traccia. La Roma ha preso metà della clausola da 1,5 milioni che aveva fatto inserire nel contratto di prestito con la squadra greca in caso di scarso utilizzo e poi lo ha girato in Giappone, agli Urawa Red Diamonds. Perché proprio lì? È per i contatti della dirigenza Friedkin con l’industria automobilistica giapponese (gli Urawa Reds sono nati come circolo sportivo aziendale delle industrie Mitsubishi)? O è stata l’intercessione di Marius Hoibraten, che giocava con lui al Bodo, e che è agli Urawa Reds dall’anno scorso? Noi non lo sappiamo, ma viene da chiederci cosa avrebbe pensato Ola Solbakken nella primavera del 2022 se gli avessero detto che due anni dopo sarebbe finito a giocare in Giappone.

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