Un coro di bambini comincia a intonare una canzone natalizia che scalda il cuore ma che lo lascia anche intorpidito da una nostalgia ansiosa. Si susseguono diverse immagini della vita a Manchester durante il Natale: famiglia abbracciata sotto l'albero, Lukaku che gioca alla Play, fratello e sorella che compongono un pupazzo di neve, De Bruyne che gioca alla Play, regali nascosti sotto al letto, Rashford che gioca alla Play, bimbo che guarda fuori dalla finestra in cerca di Santa Claus, Darmian che gioca al Game Boy Color.
L’ultimo ritratto invece è quella di un uomo solo, con i capelli brizzolati e l’espressione seccata di chi il Natale e i buoni sentimenti non li può proprio sopportare. Comincia una storia piena di insegnamenti che dovete assolutamente cogliere altrimenti è tutto inutile.
Il primo fantasma
Quando durante la notte senti un suono di catene che si trascinano sul pavimento le cose sono due: il Fantasma del Natale Passato sta venendo a tormentarti perché negli ultimi anni ti stai comportando veramente da str**zo oppure un ragazzino metallaro ti è entrato in casa per rubare delle birre. Josè Mourinho sapeva di avere a che fare con la prima eventualità.
Aspettava pallido dentro al letto ma pronto allo scontro. Con il pigiama “Special One” e il cappello col pon pon. Quando la porta si aprì non emise alcun cigolio spettrale perché in effetti la casa era nuovissima. Eccolo. La figura si stagliava pallida e luminescente davanti al corridoio: era Marco Materazzi vestito di bianco e incatenato da lunghe ghirlande di cartellini gialli e rossi, una croce infuocata sul petto (aveva subìto un colpo in quella zona nella sua vita terrena) e lo stemma dell’Inter disegnato sulla fronte con l’UniPosca blu e nero.
«Ciao Mister, ti ricordi di me? Sono il Fantasma del Natale Passato nonché l'avatar spettrale di un tuo ex difensore. Quando giocavamo insieme a Milano ho vissuto i momenti più belli della mia carriera e ora sono tornato per renderti il favore, per salvarti da questa piega oscura che sta prendendo la tua vita. Cosa ti sta succedendo, non ami più il calcio? Perché stai facendo di tutto per distruggerlo?».
«Uno spettro dovrebbe spiegarmi come giocare a calcio?».
«Comunque, Josè, il Natale è il momento migliore per tornare con la memoria alle proprie origini, per scoprire chi siamo veramente e bla bla bla insomma hai capito no? Avrai visto pure il film».
«Spettro, spirito, apparizione, immagine uscita dagli incubi deliranti di qualche tifoso ubriaco, non mi fai paura, io sono lo Special One. Fammi capire bene che devo fare perché non ho capito».
«Niente praticamente ora ti porto a fare un viaggio nella tua giovinezza, mostrandoti dal vivo il rapporto che avevi con tuo padre, di quando eri suo assistente allenatore e ti insegnava a creare un legame indissolubile con i calciatori, poi di quando eri nello staff del Barcellona e Guardiola era giocatore e scherzavate prima degli allenamenti. In seguito magari qualche altro glorioso momento al Porto e all'Inter fino ad arrivare ai momenti di rabbia, quelli tristi, quelli che ti hanno cambiato nel profondo. Mi sono preparato tutto un percorso moralizzatore in linea con questa situazione natalizia. Poi arriveranno gli altri due fantasmi e faranno il resto».
«Solo due?»
«Cosa...»
«No, dico, solo altri due fantasmi?»
«Beh tradizionalmente veniamo in tre, io, il Fantasma del Natale Presente e quello del Natale Futuro. Perché?»
«No niente stavo riflettendo...» Mourinho si alza dal letto e comincia a vestirsi assorto nei pensieri.
«Forza dammi la mano e voliamo indietro nel tempo. Non c'è modo di sfuggire Josè, mi dispiace»
«Chiama gli altri fantasmi prima, ci vediamo in salone tra 20 minuti». L'allenatore portoghese uscì dalla stanza con lo sguardo serio e una strana luce negli occhi. Lo spettro rimase in piedi interdetto. Nessuno mai aveva cambiato il protocollo dei fantasmi di Natale. Sfilò un cellulare dalla manica della tunica e chiamò gli altri.
Foto di Gareth Copley / Getty Images.
Ombre nell'ombra
Dopo essere stato esonerato dallo United Mourinho si era chiuso in casa, preparando i piani per il futuro e covando odio verso il mondo. La famiglia era tornata in patria per le feste e lui non ne voleva sapere di incontrare anima viva. In effetti lo avevano preso alla lettera.
Era sceso nell'ampio salone, alcuni mobili erano coperti da teli bianchi e il marmo rifletteva una luce argentea sull'ambiente. Avrebbe traslocato di lì a pochi giorni ma in quel momento non ci pensava perché la sua casa era infestata da impensabili entità ultracorporee e la cosa lo rendeva un filo nervoso.
Sedeva sulla poltrona in attesa, guardando tra le ombre della sala. Poi si voltò verso la finestra per capire a che punto era la notte, ma non vide gli alberi del cortile e la fine del viale pulito. Vide un occhio gigantesco che lo scrutava. Rimase paralizzato, con le nocche bianche a forza di stringere i pugni e il cervello che gli frullava per tentare di uscire da quella situazione nel miglior modo possibile.
«Il Fantasma del Natale Presente ti aspetta di fuori». La voce di Materazzi lo fece trasalire. Lo spettro emanava un bagliore fioco ed era di fronte a lui.
«Chi è?»
«È Nemanja Matic, ma è alto 13 metri. Rappresenta il tuo Natale di adesso. Anche lui ti è riconoscente e fedele dai tempi di Londra ma dopo il tuo allontanamento da Manchester è venuto a trovarti per curare la tua anima rabbiosa. Ti porterà in città a vedere come festeggiano le famiglie di Pogba, di Alexis Sanchez e di tutti quelli che hai tentato di distruggere durante questi mesi, compresi i giornalisti. Vai, ti aspetta».
«Senti Marco forse non ci siamo capiti. Io non sono Scrooge di Dickens e non sono Scrooge della Disney, io sono Mourinho. Ho vinto 2 campionati portoghesi, coppa e supercoppa di Portogallo, 4 coppe di lega inglesi, 3 Premier, 2 Community Shield, 1 coppa d'Inghilterra, coppa e supercoppa italiana, 2 scudetti, 1 Liga, coppa e supercoppa di Spagna, coppa UEFA, Europa League e due maledettissime Champions. Secondo te io mi muovo per due fantasmi?».
«Ah... in che senso».
«Ne devi chiamare altri se vuoi convincermi a fare uno di questi viaggi risolutori, catartici». Essendo questi fantasmi l'emanazione dei calciatori più legati al portoghese era normale che subissero ancora il suo carisma e il suo ascendente. L'occhio di Matic fuori dalla finestra non si vedeva più perché anche lui si era alzato in piedi per riflettere sulla richiesta del mister.
«Senti faccio una whatsappata con gli altri per decidere. Aspetta un momento per favore», Mourinho incrociò le braccia e si appoggiò allo schienale. Aveva la classica faccia di Mourinho quando le cose cominciano a mettersi bene, scommetto che non ve la devo descrivere.
«Ok, allora ne arrivano altri».
I fantasmi dei peggiori natali possibili
Il suono che si sentì arrivava da un luogo che sicuramente non era presente su Google Maps. Sicuramente, invece, era presente nella Bibbia o in qualche libro molto vecchio che nessuno ormai leggeva più.
«Eccoli. Arrivano. Sono tutti gli spettri della tua vita, modellati e trasfigurati dalla tua esistenza. Simboli immortali della tua carriera. Icone sovrumane figlie del tuo calcio. Tipo me insomma».
«Sì sì, avevo capito».
I fantasmi tendono a spiegare più del dovuto.
Dal pavimento tirato a lucido del salone avvampó una luce bianca e come se ci fosse un ascensore invisibile e infernale salirono sulla terra i fantasmi. Tutti insieme.
Il Fantasma del Natale degli auguri fatti controvoglia: Ricardo Carvalho cosparso di pece con una spada di diamante e l'aureola.
Il Fantasma del Natale della bestemmia trattenuta solo a metà: John Terry con la lingua di serpente avvolto da una spirale di aghi e scaglie di vetro.
Il Fantasma del Natale senza fare regali: Paulo Ferreira con gli artigli da tigre e i denti da lupo.
Il Fantasma del Natale ordinato al Burger King: Nuno Valente con l'armatura di ghiaccio e la coda di cobra.
Il Fantasma del Natale in cui dici a tuo figlio che è grande per credere a Santa Claus: Drogba che cavalca un rinoceronte nero con il corno in fiamme.
Il Fantasma del Natale in cui lavori invece di vedere la famiglia: Javier Zanetti con la ali d'angelo e gli occhi che emettono luce accecante.
Il Fantasma del Natale passato da solo: Ibra.
Il Fantasma del Natale in discoteca: Lampard che vola e lancia scorpioni che cantano l'inno dei mondiali in Russia.
Il Fantasma del Natale ubriaco e depresso: Julio Cesar metà ragno che spara fili appiccicosi e velenosi dai guanti.
Erano nove, più i due spettri tradizionali. Il salone era pieno e una festa così non c'era mai stata.
«MISTER SIAMO I TUOI FIGLI IMMORTALI, SEGUICI E SALVEREMO LA TUA ANIMA PRIMA CHE SIA TOTALMENTE DANNATA».
Mourinho li guardava con il volto illuminato ed estasiato. Erano disposti quasi con un 4-2-3-1.
«Ragazzi, miei prediletti, seguitemi voi invece e andiamo a vincere ogni competizione del pianeta per i prossimi mille anni».
I fantasmi lo guardavano in silenzio e le loro intenzioni erano illeggibili a qualsiasi umano. Forse ci stavano pensando. Poi un boato assordante scosse la casa. Il tetto non c'era più e si vedevano le stelle. Il gigantesco Nemanja Matic aveva scoperchiato l'abitazione urlando: «Andiamo a vincere tutto!». E tutti i fantasmi dietro «SI!».
Foto di Isabella Bonotto / Getty Images.
La fine della storia o un nuovo inizio
Il Canto di Natale doveva essere un racconto consolante sui buoni sentimenti ma Mourinho è riuscito a capovolgerlo e a incartarlo a suo favore come al solito. Ora aveva a disposizione una squadra di calciatori-spettri immortali che lo avrebbero seguito ovunque e anche oltre.
Quella notte a Manchester si vide un piccolo esercito luminoso (compreso di un gigante di 13 metri) che marciava verso qualche luogo imprecisato, forse verso le campagne abbandonate, forse verso i sotterranei dell'Old Trafford.
Alla testa del gruppo un uomo dettava delle disposizioni a Marco Materazzi. Il tema della discussione era il Fantasma del Natale Futuro, il ruolo in cui doveva giocare e le caratteristiche tecniche. «Mi è sempre stato simpatico Messi» diceva Mou, mentre il difensore prendeva appunti.