
Per l'Inter giocare adesso questo Mondiale per club è quanto meno strano. Nella testa dei giocatori e dei tifosi nerazzurri rimbomba ancora l’umiliazione della finale di Champions League, quella per cui Lautaro ha detto di non aver parlato i successivi cinque giorni, e forse adesso è troppo presto per pensare al futuro. Lo stadio di Pasadena, che ha ospitato la sfida col Monterrey, poi era semivuoto, e questo non aiutava. Gli unici gruppi di tifosi erano messicani e il motivo è facile da capire. Nemmeno il clima ha aiutato lo svolgimento della partita: caldo torrido e terreno di gioco molto secco, con la palla che faceva fatica a scorrere rasoterra.
Per l’Inter l'aspetto sportivo di questo torneo passa in secondo piano, e l'impressione è che sia percepito come una sorta di tour estivo in USA anticipato. Quel tipo di competizione che i tifosi guardano per capire quali sono i primi accorgimenti di un nuovo allenatore come Chivu. «In Italia siamo troppo legati ai moduli, quello che conta sono i principi di gioco, che contano più del modulo. Negli ultimi anni l'Inter ha giocato con questo modulo, ma la cosa più importante sono i principi che ha avuto: ci vuole fluidità e tanta mobilità», ha detto l'allenatore romeno nella conferenza pre-partita «Nel calcio di oggi non bisogna dare punti di riferimento per creare problemi all'organizzazione difensiva degli avversari. Cercheremo di aggiungere qualcosa in più ai principi che questa squadra aveva, c'è bisogno di tempo ma qualcosa si vedrà già contro il Monterrey».
Inevitabilmente sono discorsi prematuri: senza capire che piega prenderà il calciomercato, e quindi quanto e in che modo verrà rinnovata la rosa, è difficile prevedere quanto Chivu potrà distanziarsi dal suo predecessore. E infatti il tecnico romeno non l'ha fatto più di tanto: nella formazione iniziale le uniche "novità" erano Sebastiano Esposito (il fratello più grande di Francesco Pio, in prestito all’Empoli la scorsa stagione) al posto di Thuram titolare accanto a Lautaro, e poi Asllani a centrocampo al posto di Calhanoglu, e Carlos Augusto e Darmian sulle fasce al posto di Dimarco e Dumfries. Tra questi, verosimilmente solo Carlos Augusto può pensare di partire come titolare a sinistra la prossima stagione.
Già al Parma, dopo le prime settimane di assestamento, Chivu aveva deciso di mettere in campo una versione un po' più rigida del sistema d’Inzaghi. Un 3-5-2 da cui erano stati tolti i dribblatori della rosa schierando giocatori più solidi atleticamente in fascia, e in cui era stata data maggiore centralità alla trasmissione del pallone nello spazio con mezzali dinamiche e tecniche insieme a due punte pure (Pellegrino e Bonny) a cui far arrivare il pallone in verticale. D'altra parte, questo è proprio uno dei motivi che hanno convinto l'Inter a puntare su di lui.
Il Monterrey di Dominic Torrent (influente ex assistente di Guardiola) si schierava a specchio, con un 5-3-2 che vedeva il triangolo di centrocampo rovesciato rispetto a quello dell’Inter per avere Sergio Canales (proprio quel Sergio Canales) come trequartista in marcatura su Asllani. In questo modo, l’Inter aveva la superiorità numerica in fase di costruzione dell'azione ma anche il centro del campo e le fasce coperte.
La partita è iniziata come ci si aspettava. L'Inter ha provato ad attirare il pressing avversario facendo circolare il pallone con passaggi corti in difesa, coinvolgendo tutti fino a Bastoni, che era il giocatore deputato a lanciare lungo verso Esposito nella metà campo avversaria. Col pallone la squadra di Chivu è sembrata pienamente in continuità col suo recente passato, come hanno dimostrato anche le verticalizzazioni di Pavard verso Mkhitaryan, alle spalle della prima linea di pressione.

Una giocata talmente nel DNA dell'Inter che è stata suggerita in campo anche da Barella.
Leggermente diverso è stato l'atteggiamento dell'Inter senza palla, qualcosa che aveva suggerito Stefan De Vrij nei giorni precedenti alla partita: «Il mister vuole una pressione diversa». Il pressing alto per l’ultima Inter di Inzaghi non è stato un mantra, anzi si è visto quasi solo a tratti in alcune fasi delle partite in Champions League contro Bayern e Barcellona, sicuramente non un tratto dominante della sua identità, soprattutto in Serie A. L’Inter si sentiva più a suo agio quando il blocco era con un baricentro medio-basso e questo l’ha resa una squadra anche passiva in campionato, soprattutto quando la fase di possesso ha iniziato a diventare più sterile. Questo è forse l'aspetto su cui Chivu può lavorare di più e di certo adesso non aiuta giocare un torneo senza aver fatto prima una preparazione atletica adeguata. L’esordio col Monterrey è la partita numero 60 di questa squadra, che ha avuto lo sforzo massimo proprio un mese fa e che adesso inevitabilmente è ai minimi termini da un punto di vista atletico.
L'impostazione di Chivu, però, da questo punto di vista era già visibile, con un pressing alto uomo su uomo, con tanto di Bastoni che sale fino a centrocampo per andare in anticipo.
C'è stata un'azione in cui questo primo abbozzo della nuova impostazione di Chivu è sembrata più chiara: circolazione difensiva nel corto, verticalizzazione non appena si vede il movimento dell’attaccante (in questo caso rasoterra per Esposito), tentativo di recupero palla alto dopo aver perso la palla (fuorigioco di Esposito).
Con l’andare avanti dei minuti e il progressivo abbassamento del baricentro del Monterrey sono però riapparsi i problemi con il pallone dell'ultima Inter di Inzaghi, con le gambe evidentemente pesanti che non hanno aiutato. L'Inter in questa fase non ha costruito vere occasioni da gol, tolte qualche buone combinazioni (come quella tra Lautaro e Asllani al 21’ nata da un recupero palla) e qualche tiro velleitario, ma il pressing per lo meno ha funzionato bene, soprattutto in termini difensivi, abbassando l'avversario e allontanandolo dalla propria area.
L’Inter ha preso gol da calcio d’angolo al 24’, a seguito di una palla persa da Bastoni in conduzione sulla fascia sinistra. E indovinate chi lo ha segnato? Proprio lui: Sergio Ramos. Anche qui è interessante vedere le novità portate da Chivu, che in questo caso sono principalmente la marcatura mista con prevalenza a zona sulla difesa dei calci piazzati. In questo caso su Sergio Ramos c'era a uomo Acerbi, che però si è fatto fregare da un movimento a mezzaluna per allontanarsi dalla marcatura sul secondo palo. Un gol di Sergio Ramos che avremo visto decine di volte: e infatti questo è il gol numero 147 in carriera (difficile ricordarsi che è un difensore centrale), che gli varrà il premio di miglior giocatore della partita. Certo, il fatto che sia bastato questo gol per vincere il premio dice anche della partita dei giocatori dell’Inter.
Ovviamente cambiare sistema di marcature contro un avversario come Sergio Ramos significa mettere l'asticella subito piuttosto in alto e infatti al primo colpo è arrivata la bocciatura. «Abbiamo deciso di cambiare modo di difendere sulle palle inattive perché spesso sull'uomo ti portano via, ti studiano e portano via spazi sul primo palo o sul secondo», ha detto Chivu dopo la partita «Probabilmente avremmo preso gol anche difendendo a uomo, visto che c'è stato un mezzo blocco e l'abbiamo perso un po' per strada. Sergio Ramos era comunque in marcatura a uomo».
«Per noi è una novità difendere a zona», ha aggiunto Lautaro «Lo stiamo facendo con il mister, dobbiamo andare avanti e migliorare. Abbiamo lavorato bene in questi giorni, sembra una preparazione ma non lo è. Oggi mi porto via buone sensazioni».
Tra le buone sensazioni di cui parla Lautaro c’è l’orgoglio con cui l’Inter ha risposto al gol subito, alzando i giri del motore e trovando subito una grande occasione da gol con Esposito. Nata dall’ennesimo recupero alto (questa volta di Asllani in anticipo sulla trequarti sul rilancio del Monterrey), ha permesso a Lautaro di allargare per Carlos Augusto, il cui cross basso ha trovato il taglio di Esposito che però ha calciato addosso al portiere. La prestazione dell'attaccante campano, al di là di questo errore, è stata comunque buona, soprattutto per un dinamismo senza palla che per esempio manca a Correa.
L'Inter ha continuato a mantenere un buon ritmo anche dopo questa occasione iniziando a mettere in difficoltà il Monterrey. Questa versione è probabilmente quella che voleva Chivu e quella su cui può costruire la sua Inter - con questi giocatori a disposizione, si intende. Il pareggio è arrivato a fine primo tempo, da calcio piazzato. Una punizione guadagnata da Lautaro al centro della trequarti e battuta da Asllani. La linea difensiva messicana non ha reagito adeguatamente al taglio in area di Carlos Augusto, che Asllani forse sapeva di dover servire. L’esterno, libero da marcatura, ha rimesso la palla a centro area per Lautaro, che aveva tagliato a sua volta per un gol facile facile.
L’esultanza piuttosto modesta di Lautaro, lo stadio semivuoto, la musica a palla e lo speaker: tutto fa atmosfera dei tour estivi delle squadre europee negli Stati Uniti.
Il secondo tempo ha seguito lo stesso canovaccio con cui si è concluso il primo, ma con più stanchezza e meno occasioni. Da segnalare nella seconda parte del tempo un avanzamento di Mkhitaryan sulla trequarti in modo stabile. Situazione evidente dopo il secondo giro di cambi (il primo è l’entrata di Thuram per Esposito e Luis Henrique per Pavard) con Sucic per Asllani e Dimarco per Carlos Augusto al 68’. Ovviamente va preso per quello che è l’avanzamento di una decina di metri di partenza della mezzala, ma se si cercavano risposte su cosa vorrà costruire Chivu questa è una di quelle, anche se piccola. Vedremo se Chivu la ripeterà contro altre squadre chiuse, magari già nelle altre due partite del girone, soprattutto contro gli Urawa Reds.

C’era attesa nel vedere i primi minuti dei nuovi arrivati Luis Henrique e Sucic, che però hanno pagato la loro mancanza di allenamenti con una squadra nuova. Le cose cambieranno dopo la fine di questo torneo, con un calciomercato che cambierà qualcosa e una preparazione estiva degna di questo nome. Solo allora si potranno valutare i nuovi arrivati.
«Abbiamo fatto un buon primo tempo, anche se siamo andati sotto, li abbiamo messi in difficoltà con le rotazioni», ha detto Chivu dopo la partita tirando fuori il vocabolario delle amichevoli estive «Nel secondo tempo siamo stati lenti nel palleggio, ma abbiamo creato qualche occasione, ci è mancata cattiveria sotto porta. Abbiamo rischiato le transizioni dove loro erano molto bravi, ci voleva più verticalità e giro palla veloce, ma i ragazzi hanno dato il massimo».
Mostrando sia continuità che punti di rottura, l’Inter sta iniziando a capire ora che squadra vorrà essere la prossima stagione. Vista com'è finita la stagione, forse non c'è modo migliore per voltare subito pagina.