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Foto di Kirill Kudryavtsev / AFP
Mondiale 2018 Daniele V. Morrone 10 luglio 2018 6'

Griezmann è il faro della Francia

Il numero 7 è quello che mette in condizione tutti gli altri talenti in squadra di esprimersi.

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Era da Patrick Vieira contro la Spagna nel Mondiale del 2006 che un giocatore francese non segnava e faceva un assist nella stessa partita a eliminazione diretta. Sia l’assist che il gol sono arrivati da due azioni che ricorderemo di questo Mondiale. L’assist perché è uno schema a palla ferma, uno dei tantissimi visti in Russia, contro la difesa dell’Uruguay: per farlo funzionare e portare Varane a colpire di testa all’altezza del dischetto, la Francia deve prima muovere la difesa. Per riuscirci Griezmann esegue la più classica delle finte: interrompe la rincorsa al momento del calcio, mentre i compagni si muovono verso la porta. La finta ruba il secondo necessario a Varane per arrivare da fuori area ad essere il primo in linea per ricevere il pallone.

 

Il gol contro l’Uruguay, il secondo della partita, è invece arrivato su una palla recuperata da Pogba a centrocampo, a cui è seguita una transizione offensiva guidata dalla sua conduzione. Griezmann si è trovato in posizione di punta centrale e, per permettere a Pogba e Tolisso di avanzare centralmente, ha corso in diagonale spingendo indietro la difesa e costringendola a rimanere in linea. Nel momento esatto in cui ha capito che la corsa di Pogba era terminata si è fermato, così da permettere alla transizione di diventare un attacco posizionale. La palla è arrivata a Tolisso, che aveva Griezmann al suo fianco, libero, con lo spazio da cui è nato il tiro che Muslera ha lasciato entrare in porta.

 

La differenza con l’Europeo

Non è la prima volta che Griezmann sale in cattedra con la Francia. Lo avevamo già visto allo scorso Europeo, dove la stella della squadra è stato Pogba fin tanto che Deschamps non aveva deciso di spostare Griezmann dalla fascia al centro della trequarti, dando così lo slancio decisivo al percorso fino alla finale. L’idea iniziale di Deschamps per questo Mondiale era quella di utilizzare Griezmann al centro del tridente con Mbappé e Dembélé ai lati, ma la prima partita ha subito fatto cambiare idea al tecnico. Come già dimostrato agli scorsi Europei, Deschamps non ha paura di cambiare in corsa, fino a trovare la soluzione giusta.

 

Da punta centrale, Griezmann deve impegnarsi in troppe ricezioni spalle alla porta, e allora il tecnico ha inserito Giroud a fare questo lavoro, abbassando Griezmann sulla trequarti per giocare tra le linee, in fondo lo stesso assetto con cui ha chiuso gli Europei. Senza più dover essere un riferimento avanzato, Griezmann può scegliere dove ricevere sul campo e offrire il meglio. Come agli scorsi Europei, è stato durante il quarto di finale che Griezmann si è elevato a leader tecnico della sua Nazionale.

 

Antoine Griezmann’s #WorldCup game by numbers vs. #URU:

81 touches
45 passes completed
5 tackles won
3 chances created
2 shots
2 take-ons completed
1 aerial duel won
1 goal
1 assist

Fantastic performance. pic.twitter.com/npHG1aOMPO

— Squawka Football (@Squawka) 6 luglio 2018

 

Se il Griezmann dell’Europeo era il giocatore di riferimento di quella Francia, quello che in base a giocate decisive muoveva la manovra di una squadra altrimenti piatta, quello che stiamo vendendo in questo Mondiale è una versione diversa. Forse perché Mbappé ha reclamato quel ruolo prima di lui, o forse semplicemente perché è più maturo e consapevole di non dover risolvere lui la partita.

 

Il suo peso non è focalizzato nel creare occasioni da gol, ma va anche verso il miglioramento dello sviluppo della manovra. Nonostante sia, con 3 gol e 1 assist, il giocatore che più di tutti ha portato gol in questo Mondiale per la Francia, e con 3.2 tiri per 90’ (di cui 1.4 dentro l’area) quello che tira di più, forse è nel secondo aspetto del suo gioco che si sta impegnando di più.



 

In patria durante il Mondiale è stato criticato per incidere poco davanti alla porta. Pogba ci ha tenuto a difenderlo: «Può essere che non sta brillando tanto, però sta sempre lavorando per la squadra». Ora che la partita con l’Uruguay da assoluto protagonista ne ha restituito l’immagine di stella della squadra anche in fase di definizione possiamo quindi esaltare il suo lavoro con più tranquillità. Non vuole essere una difesa a Griezmann parlare del numero di contrasti a partita che porta in dote, ma la mera descrizione del suo stile di gioco senza compromessi.

 

Ci voleva una partita come quella contro l’Uruguay per mostrare una versione di Griezmann che purtroppo non riusciamo ad avere sempre all’Atlético. Griezmann è un giocatore talmente devoto alla causa da accettare di giocare un calcio che non lo avvantaggia, un atteggiamento che spesso si traduce in lunghe fasi di conduzione per mangiarsi i metri di campo che l’Atlético concede agli avversari difendendo. Con la Francia invece il suo ruolo è diverso, più cerebrale, forse anche più adatto quindi al giocatore che è oggi.

 

La sensibilità associativa

La Francia sembra un puzzle a cui manca sempre un pezzo per potersi esprimere al massimo del potenziale. In questo contesto gli equilibri del sistema sono legati a un lavoro di bilanciamento alchemico: serve chi recupera il pallone e quindi gioca Kanté a centrocampo, a suo fianco uno che faccia da regista e quindi ci gioca Pogba, sulle fasce un attaccante esterno verticale come Mbappé, bilanciato da un falso esterno come Matuidi o Tolisso e, per fare da sponda e far salire la squadra, Giroud al centro dell’attacco. Il meccanismo che fa girare bene tutto il sistema, composto da singoli individui di grande talento, è quindi Griezmann. Il numero 7 gestisce i tempi giocando a uno o massimo due tocchi, muove il pallone da un lato all’altro avvicinando la squadra e permettendo ai talenti peculiari dei compagni di andare verso la stessa direzione nello stesso momento. Passaggi dietro quando non ci sono uomini per la transizione, al lato per far respirare la manovra, in diagonale in attacco posizionale.

 

Griezou

 

Un gioco di incastri complicato per chiunque non abbia le sue letture senza palla, e che deve tener conto delle differenti necessità dei compagni: deve giocare ad un tocco con Pogba e muoversi subito dopo per non pestargli i piedi, avvicinarsi molto a Tolisso perché vuole un compagno vicino sempre, deve farsi trovare sulla seconda palla di Giroud ma trattenere la palla, deve saper allargarsi a destra con i tempi giusti quando Mbappé si muove verso il centro per non lasciare la fascia al solo Pavard.

 

I passaggi tra Griezmann e Mbappé sono stati solo 20 totali nel Mondiale finora, quelli tra Griezmann e Giroud sono stati 14. Senza neanche nominare giocatori come Matuidi e Tolisso messi sulla fascia sinistra per compiti difensivi, la Francia fatica ad associarsi davanti. Per questo preferisce correre negli spazi. Quando però lo spazio non c’è, come contro l’Uruguay, la figura di Griezmann diventa vitale. 



 

La sua presenza si è fatta sentire sempre di più col prosieguo della partita con l’Uruguay, tanto la Francia aveva bisogno di trovare un modo per avere una manovra che non dipendesse dalle verticalizzazioni. Griezmann è sceso anche a prendersi il pallone dalla difesa, ha accelerato e dato la pausa sulla trequarti. Il suo dinamismo e la sua tecnica, sia a basso che ad alto ritmo, gli permette di essere un riferimento costante per una squadra che necessita movimento della palla per poter trovare il punto giusto dove attaccare.

 

Se nell’Atlético Griezmann è spesso la scarica di creatività ad un attacco altrimenti prevedibile, con la Francia diventa il giocatore che chiama la calma ad un attacco altrimenti poco razionale. Giocare limitando l’istinto e la fantasia, sfruttando al massimo il potenziale delle sue letture e la capacità di fare la giocata giusta nel momento giusto. Anche se si tratta della più banale: di un controllo orientato, di un’apertura in diagonale per cambiare gioco sul terzino che sale.

 

La Francia ha un sistema singhiozzante con la palla e Griezmann si sente in grado di poter rendere più fluida la manovra, di poter quindi determinare il contesto della partita grazie al suo gioco. In questo momento quindi Griezmann gioca per la Francia e non il contrario, il sistema non fa nulla per esaltare le qualità, ma lui passa tutta la partita a cercare di migliorare le falle del sistema. Pensa di poter portare così la sua squadra ad una dimensione con la palla che ad inizio torneo non avevamo visto.

 

In fondo è questo quello che fanno i leader, i giocatori che trascinano sono quelli che prendono per mano la squadra aiutando i compagni a salire dove non riescono ad arrivare. Nel calcio il gol ha un peso specifico enorme perché è uno sport di basso punteggio, ma non è solo lì che può e deve essere valutato quanto è determinante un giocatore. Il gol e l’assist hanno riportato Griezmann sulla mappa delle stelle del Mondiale, ma per la Francia Griezmann è sempre stato un giocatore fondamentale con l’aumentare della forza degli avversari. Nessuno è in grado di esaltare il talento che lo circonda come lui. E se la Francia è una squadra che si fonda sul talento dei suoi giocatori, allora si capisce ancora di più che le prestazioni di Griezmann sono strettamente legate a quelle della sua Nazionale.

 

Se gioca come contro l’Uruguay allora la Francia può almeno avvicinarsi al suo pieno potenziale.

 

 

Tags : antoine griezmanndidier deschampsfrancia

Daniele V. Morrone, nato a Roma nel 1987. Laureando in economia, amante del "calcio di posizione" di Cruijff e Guardiola, segue con attenzione l'evoluzione del calcio asiatico.

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