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Gian Marco Porcellini
Che speranze ha l'Italia di vincere il Mondiale di volley
21 set 2018
21 set 2018
La squadra di Blengini ha superato brillantemente la prima fase e ha generato grandi aspettative per la vittoria finale.
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Gian Marco Porcellini
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Con 15 punti conquistati su 15, due soli set concessi e rispettivamente 4, 5 e 9 lunghezze di vantaggio su Olanda, Russia e Finlandia, l’Italia si presenta alla seconda fase del Mondiale nelle migliori condizioni di classifica possibili per provare a qualificarsi al terzo turno, a cui accedono la prima e le due migliori seconde dei 4 raggruppamenti da 4 squadre ciascuno. Gli azzurri non hanno ancora incrociato avversari di prima fascia, ma il girone inaugurale chiuso a punteggio pieno ha comunque certificato diverse indicazioni positive, sia da individualità, sia da quegli aspetti del gioco su cui la Nazionale era parsa più indietro nel corso della Nations League, come il servizio e la ricezione, che hanno aiutato a superare quei momenti di sofferenza patiti con Argentina e Slovenia.

 

In copertina non può che finire un Ivan Zaytsev tirato a lucido, che ha letteralmente fatto le fiamme in queste prime 5 partite: miglior giocatore della prima fase come percentuali realizzative (62,75% su 102 attacchi), battute vincenti (12 ace) e sempre risolutivo nei momenti decisivi. È un’Italia cucita su Zaytsev, che finora ha dato l’idea di essere a suo agio nel ruolo di leader emotivo e mediatico di questo gruppo, galvanizzato dall’opportunità di tornare a giocare da opposto dopo due anni e consapevole come forse non mai nell’interpretazione della partita.

 



125 chilometri orari.


 

Zaytsev dà l’impressione di aver fagocitato l’intera produzione offensiva ma in realtà ha attaccato solo il 25,62% dei palloni alzati da Giannelli, un altro di quelli che sta mostrando una lucidità notevole. Il suo obiettivo è rendere il più omogenea possibile la distribuzione, in modo da non regalare riferimenti al muro difesa avversario e non sovraccaricare già dalle prime sfide le due uscite principali, lo stesso Zaytsev e Juantorena. Il palleggiatore, che difficilmente serve due volte di seguito lo stesso attaccante, si sta mettendo in evidenza per la precisione delle sue alzate ma ancor di più per come sta smarcando i compagni, in particolare i centrali, con cui sta via via crescendo l’intesa. Mazzone e Anzani hanno attaccato ben il 22,61% dei palloni totali (quasi quelli dell’opposto, un’anomalia statistica), con il primo che vanta un mostruoso 73,1% su 41 palloni

mentre il secondo è sceso al 53% dopo le prove opache in questo fondamentale contro Argentina (5 attacchi vincenti su 14) e Slovenia (5/12).

 

Il giocatore maggiormente cercato da Giannelli, però, è Juantorena, autore di un buon 52,99% su 117 attacchi. L’apparente sensazione di stanchezza e insofferenza dettata dal suo linguaggio del corpo, oltre che dai problemi cronici quanto fisiologici alla spalla destra, nasconde solo parzialmente l’intelligenza dello schiacciatore della Lube, che quando non ha una traiettoria pulita da attaccare, gioca sulle variazioni di salto a muro, ritardando il colpo per puntare alle mani alte del primo di rete.

 



Juantorena, una sentenza in pipe.


 

Finora il meno positivo nel sestetto è sembrato Lanza, che pure ha attaccato al 49,32% su 73 palloni, ma con un misero 27,39% di efficienza. Giannelli sta provando a coinvolgerlo imboccandolo con le pipe, la palla preferita dal giocatore di Perugia, che tuttavia sta faticando ad adempiere alle sue funzioni di lavatrice di palloni sporchi (in particolare quando il muro gli copre la parallela), nonché di equilibratore tra fondamentali di prima e seconda linea (appena il 25,62% di rice++). Forse è anche per questo che Lanza nell’ultimo match con la Slovenia è stato sostituito da Maruotti.

 

Il 57,45% di attacchi completati passa dalle mani di Giannelli, ma anche da una ricezione che sta reggendo bene (31,67 la percentuale di ricezioni perfette) e permettendo quindi al palleggiatore di Trento maggiori variazioni sul tema. La seconda linea ha saputo mettersi in luce pure in quei frangenti, come contro Belgio o Slovenia, in cui ha subito degli ace, grazie ad esempio ad un Colaci (31,81%++) che quando si trova in posto 6 si prende più campo da coprire, o ancora grazie all’applicazione di Juantorena (il più cercato dai battitori avversari per escluderlo dall’attacco), che ha fatto registrare un ottimo 35,16% di doppio positiva su 91 ricezioni e si è confermato più efficace nel ricevere in bagher anziché in palleggio.

 

Oltre alla ricezione, l’altro fondamentale in cui la Nazionale è cresciuta in maniera esponenziale rispetto alla VNL è il servizio, che sta viaggiando su medie fantascientifiche, ben 2,17 ace per set (per avere un raffronto, solo Perugia nell’ultima Superlega ha superato la quota di 2 battute vincenti per set). Una battuta che sta coniugando potenza e precisione, visto che finora gli azzurri hanno cercato e trovato con buona continuità il primo schiacciatore (come Deroo del Belgio, Conte dell’Argentina, o Cebulj della Slovenia) per metterne a nudo le difficoltà in ricezione e limitarne il coinvolgimento in attacco. Ad ogni modo si tratta di un trend difficile da mantenere, anche perché oltre a raccogliere molti punti dai 9 metri (37 ace), l’Italia sta pure sbagliando poco (68 errori, in pratica meno di 2 errori per ogni punto). Al servizio il più pericoloso non si sta dimostrando solo Zaytsev ma stanno dicendo la loro anche Juantorena, Giannelli e Mazzone, che sta proponendo un’insidiosa flottante ora da posto 1, ora da posto 5, indirizzata verso posto 5.

 

In rapporto ad un servizio così incisivo, stridono gli appena 2,15 muri vincenti per set. Ma gli uomini di Blengini, più che nelle scelte, difettano nel tempo di salto e nei posizionamenti. Nonostante ciò, una volta che riescono a leggere correttamente le direzioni d’attacco, gli azzurri sanno rendersi fastidiosi, in particolare nei momenti caldi del set. La statistica sui

, inoltre, non tiene conto della mole di palloni toccati dal muro e convertiti in contrattacco grazie al lavoro della difesa, il cui rendimento è intrecciato naturalmente a quello del muro. Al di là di un Colaci sempre più incidente, vale la pena sottolineare l’efficacia di giocatori teoricamente meno preposti in questo fondamentale, come Juantorena o Giannelli.

 



Cos’ha difeso Colaci?


 



L’Italia inaugura la seconda fase affrontando alle ore 21.15 la Finlandia, sulla carta la formazione più abbordabile, nonché quella più vicina all’eliminazione, alla luce dei 6 punti ottenuti nel precedente girone. Un percorso che a prescindere dall’esito delle prossime 3 gare può dirsi soddisfacente, considerati i due successi contro Cuba (3-1) e Porto Rico (3-2), ma anche per aver portato Polonia e Iran rispettivamente al quarto (1-3) e quinto set (2-3).

 

Quella della Nazionale finnica è una realtà giovane ma abbastanza solida. Sbocciata negli ultimi 15 anni grazie all’exploit dell’allora selezionatore Mauro Berruto, capace agli europei del 2007 di condurla addirittura al quarto posto, la Finlandia ha consolidato il proprio status di nazionale di terza/quarta fascia nella geografia mondiale, piazzando un altro risultato degno di nota ai mondiali del 2014, chiusi in nona posizione. Gli altri punti di contatto con l’Italia sono l’assistente del tecnico Tuomas Sammelvuo, il giramondo Claudio Rifelli, il quarto centrale della Sir Safety Perugia Tommi Siirilä e il 40enne Mikko Esko, palleggiatore che nei 7 anni in Italia ha vissuto una carriera di medio alto livello con le maglie di Padova, Montichiari e Modena.

 

Malgrado il 31,33% di ricezione perfetta, gli scandinavi, sulla cui maglia

un fiocco di neve stilizzato, lamentano difficoltà in attacco (43,66% di positività), specie con i laterali. Per contro a muro (2 per set) hanno mostrato un buon piano di rimbalzo, almeno quando hanno indovinato l’attaccante da opzionare.

 

La sorpresa di questo gruppo, però, si chiama Olanda, che ha terminato il gruppo B in seconda posizione dopo aver sconfitto due delle favorite per il titolo, Brasile (3-1) e Francia (3-2), con il tecnico Gido Vermeulen che tra una partita e l’altra ha stravolto il sestetto, cambiando uno schiacciatore (il “trentino” Van Garderen al posto di Jorna), l’opposto (Ter Maat per Abdel Aziz, giocatore della Power Volley Milano) e i centrali (Smit e Parkinson per Diefenbach e Koelewijn). Il gioco degli “

” può essere ricondotto a delle tracce ben riconoscibili: il palleggiatore Van Haarlem tende a diffidare dei palleggi dalla gittata lunga, d preferisce semmai servire il giocatore più vicino. Ad esempio con la ricezione perfetta spesso e volentieri va al centro, mentre con palla spostata verso posto 2 serve l’opposto, che sarebbe appunto Abdel Aziz, il punto di forza di questa squadra, nonché il terzo marcatore della scorsa regular season di Superlega.

 

Un attaccante che fa della rapidità di esecuzione il proprio marchio di fabbrica, a cui Van Haarlem affida oltre il 39% dei palloni, appena 3 punti in meno di quelli attaccati dalle bande. Al di là di Abdel Aziz, l’Olanda ha eretto il suo Mondiale sul contributo clamoroso del muro (2,9 di media a set), e sarà interessante in questo senso studiare il confronto tra i laterali italiani e un muro molto composto negli spostamenti laterali.

 



Uno dei 14 muri realizzati da Parkinson nella prima fase.


 

Prima degli olandesi, però, l’Italia se la vedrà con la Russia, alla vigilia del torneo la candidata più forte per la vittoria finale, che però si è complicata la vita perdendo gli scontri diretti con Stati Uniti (1-3) e Serbia (2-3). Contro gli americani, gli uomini di Shiliapnikov hanno palesato gravi difficoltà nel leggere il gioco al centro di Christenson, che ha alternato pipe e primi tempi senza soluzione di continuità, mentre contro la formazione di Grbic è stata messa in crisi dagli spostamenti laterali a muro, oltre che dalla manualità di un giocoliere come Kovacevic. Ma i serbi, protagonisti di una prestazione allucinante al servizio (13 ace), hanno avuto soprattutto il merito di sporcare la partita, allungando gli scambi e spostando il confronto su un piano più caratteriale che tattico, a loro maggiormente congeniale.

 

La Russia dal canto suo ha costruito i trionfi all’europeo del 2017 e alla neonata Nations League, imprimendo un dominio quasi ineluttabile sui set, scandito da un gioco ordinato, che si traduce in un cambio palla dalla regolarità quasi scientifica, e un servizio estremamente pericoloso. Il comune denominatore di questi due fondamentali è un

tecnico-analitico di altissimo livello da parte di tutti e quattro gli attaccanti di riferimento (gli schiacciatori Volkov e Kliuka, il centrale Muserskiy e l’opposto Mikhaylov, tra i migliori al mondo nei rispettivi ruoli). Quest’ultimo però è venuto meno nei due big match, in cui ha attaccato complessivamente soltanto al 41,8%.

 

Per l’Italia, sconfitta in VNL dai russi con un netto 0-3, la sfida di sabato è il primo vero banco di prova contro una grande, su cui capire i rapporti di forza e testare una ricezione che finora ha retto bene, e di rimando la distribuzione di Giannelli, specie quando la ricezione salterà e sarà costretto a palleggiare da seconda linea aggrappandosi a Zaytsev e Juantorena. È l’occasione per provare a eliminare una delle principali concorrenti, visto che agli uomini di Shiliapnikov difficilmente potranno bastare 6 punti per qualificarsi alla terza fase. Alla fine, alla squadra di Blengini sarà sufficiente ottenere tre punti contro l’Olanda e uno con la Russia per avere la certezza del passaggio del turno.

 

È anche per questo che le aspettative intorno alla Nazionale italiana stanno crescendo così tanto, al punto che secondo i bookmakers è diventata la favorita numero uno per il titolo. Ma lasciarsi trascinare da facili entusiasmi è l’ultima cosa che può fare adesso una squadra chiamata a confermare i progressi tecnici e la tenuta mentale dimostrate finora, ma in situazioni molto più complicate.

 

 

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