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Glover Teixeira, meglio tardi che mai
02 nov 2021
02 nov 2021
Sabato il fighter brasiliano è diventato il campione più anziano nella storia dell'UFC.
(articolo)
8 min
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Nell’aprile del 2014 Glover Teixeira, all’età di 35 anni, viene sconfitto da Jon Jones in un incontro valevole per il titolo dei massimi-leggeri e il mondo sembra cadergli addosso. Brasiliano di nascita, Teixeira si presentava a quella sfida con un record fenomenale: 22 vittorie e appena 2 sconfitte, battendo tra l'altro fighter importanti come Ricco Rodriguez, Fabio Maldonado, James Te Huna e Ryan Bader. Non stupisce quindi che Teixeira venisse percepito come una minaccia concreta al regno di un ancora intoccabile Jon Jones.

La sconfitta con Jones, però, ne aveva immediatamente ridimensionato le mire, mostrandogli che la via per il titolo era lastricata di ostacoli difficilmente superabili solo con le buone intenzioni ed il solito training camp. Teixeira, però, non si è dato per vinto e di lì a poco è tornato a sistemare tutto ciò che non poteva essere lasciato al caso. Certo, come ogni percorso mitico che si rispetti l’ascesa non è stata semplice ed è passata attraverso sconfitte scottanti contro Anthony Johnson e Alexander Gustafsson. La peggiore, ma anche quella più importante per quanto ha insegnato al campione brasiliano, è stata però quella ai punti contro Corey Anderson. Dopo quella caduta Teixeira si è definitivamente convinto a raccogliere le energie per presentare l’ultima, migliore versione di se stesso nell’assalto finale al tanto agognato titolo UFC, che è finalmente arrivato sabato notte.

A UFC 267 Teixeira ha messo in mostra forse la sua miglior prestazione in assoluto, battendo un campione temuto e rispettato. Jan Blachowicz infatti negli ultimi mesi era migliorato prestazione dopo prestazione ed aveva ottenuto il riconoscimento totale di pubblico ed addetti ai lavori dopo la vittoria su Israel Adesanya.

Facciamo prima un passo indietro, però, perché l'intero evento in cui è maturata la vittoria di Teixeira merita una parentesi a parte. UFC 267 è stato un evento spettacolare, illuminato da diverse prestazioni fenomenali. Quella del solito Khamzat Chimaev (the hype is real, direbbero gli anglofoni), ad esempio, che ha schiacciato Li Jingliang, numero 11 di categoria, sottomettendolo e lasciandolo privo di sensi dopo pochi minuti e portando il suo record in UFC a 4-0, con un parziale di 127 colpi messi a segno e uno solo subito (record assoluto e schiacciante nei primi 4 match in UFC). Ma anche quella di Petr Yan che, insieme a Cory Sandhagen, ha dato vita a quello che rientrerà tra i papabili match dell’anno, e che ha portato a casa - insieme al titolo ad interim ed al diritto di affrontare Aljamain Sterling, suo acerrimo rivale - la vittoria per decisione unanime. Da segnalare anche una vittoria fulminea e decisa di Islam Makhachev ai danni di Dan Hooker. Il protégé di Khabib non ha lasciato dubbi su chi fosse il migliore fighter e ha sottomesso Hooker dopo poco meno di due minuti e mezzo con una perfetta kimura, presentandosi come possibile contendente al titolo che sarà conteso tra Charles Oliveira e Dustin Poirier.

Insomma, non era facile prendersi la luce dei riflettori in un evento così spettacolare. Eppure Teixeira ce l'ha fatta, dando il finale perfetto a un evento pazzesco. La sua impresa, però, si può comprendere a pieno solo ripercorrendo fin dall'inizio il suo percorso, che parte molto da lontano.

Da dove viene Teixeira

La carriera di Glover è partita in ritardo se confrontata a quella di altri fighter e gli ha permesso di arrivare in UFC solo dopo un periodo prolungato e diverse vicissitudini. Proveniente da una piccola comunità rurale nello stato di Minas Gerais, in Brasile, Teixeira si trasferì negli Stati Uniti, precisamente nel Connecticut, nel 1999, all’età di 21 anni. Allora non praticava ancora arti marziali e addirittura non aveva mai sentito parlare di Brazilian jiu-jitsu. Non che non fosse affascinato dal mondo degli sport di combattimento, ovvviamente: Teixeira era infatti un fan sfegatato di Mike Tyson (col quale stringerà un rapporto di stima in seguito) e dopo aver visto i primi video di Royce Gracie nei primissimi eventi UFC, decise che quello era ciò che voleva fare nella vita. Il suo trasferimento negli Stati Uniti era stato quindi spinto da questa passione e dal bisogno economico della sua famiglia d’origine, estremamente povera.

Giardiniere per dodici ore al giorno, Teixeira andava ad allenarsi alla American Top Team Connecticut per il BJJ ed alla Hat City Boxing per il pugilato, mostrando una volontà di ferro. Fu però l'allenatore John Hackleman a fargli fare il salto di qualità, dandogli la possibilità di allenarsi al The Pit, palestra che accoglieva, fra gli altri, Chuck Liddell, allora sulla cresta dell’onda e uomo-immagine di UFC. Da quel momento, però, la sua crescita è stata più lenta di quanto non ci si aspettasse. Nonostante fosse nel 2005 fosse stato selezionato per partecipare alla seconda edizione del reality The Ultimate Fighter (TUF), Teixeira dovrà infatti aspettare altri sette lunghi anni prima di fare la sua prima apparizione ufficiale nell’ottagono più famoso al mondo. E dire che ai trial di TUF aveva fatto molto bene, ottenendo una sottomissione e impressionando Dana White, che avrebbe voluto fargli firmare il contratto. Furono solo i problemi avuti con le rigide regole per l'immigrazione negli Stati Uniti a fermare la sua ascesa.

Ci vorranno diverse vittorie in quei sette anni di attesa per permettere a Teixeira di fare il suo trionfale esordio in UFC. Il suo percorso sarà solido, interrotto solo saltuariamente da sconfitte e, nella sua ultima parte, estremamente lineare. Con l'ingresso in UFC, la sua storia da outsider iniziò ad attirare molte simpatie nel mondo delle arti marziali miste, che voleva aggiungere un lieto fine a una storia di determinazione feroce. In questo modo, dopo una serie positiva che ha dell’incredibile, durante la quale ha battuto fra il febbraio 2019 ed il dicembre 2020 avversari del calibro di Ion Cutelaba, Anthony Smith e Thiago Santos (mettendo a segno una serie incredibile di cinque vittorie consecutive nell’ultima possibile corsa al titolo), Teixeira sabato notte ha finalmente ottenuto la sua seconda title shot, ritrovandosi di fronte come avversario Jan Blachowicz.

Da fuori, l'incontro è sembrato relativamente semplice per il brasiliano che, dopo un round passato nella guardia a terra dell’ex campione, è tornato alla carica nel secondo, cercando di nuovo l'atterramento veloce e controllando da subito la schiena di Blachowicz. Il fighter polacco ha cercato di opporsi con un accenno di ground and pound, ma alla fine ha dovuto cedere. E così per Teixeira è stato naturale mettere a segno i colpi che alla fine sono risultati decisivi per la vittoria dell'incontro. Prima un gancio fenomenale a seguito di un assalto dallo stand-up che ha fatto tremare le gambe del polacco. Poi, dopo l’atterramento e il controllo, la rear-naked choke che lo ha portato alla vittoria e alla conquista del titolo, talmente spettacolare da fargli meritare anche il bonus Performance of the Night. Con questa vittoria, Teixeira, all’età di 42 anni, è diventato il più anziano campione nella storia moderna dell'UFC (il più anziano in assoluto, Randy Couture, campione a più di 43 anni, ci è riuscito quattordici anni fa).

«È andato tutto storto, ho lasciato il leggendario polish power in albergo», ha dichiarato con grande aplomb Blachowicz, che già prima dell'incontro si era dimostrato gentile con lo sfidante, regalandogli anche una bottiglia in occasione del suo compleanno. D'altra parte tra i due c'è sempre stato grande rispetto e anche Teixeira ha ringraziato il suo sfidante. Per il fighter brasiliano, però, la vera fonte di ispirazione è stata Daniel Cormier, anche lui campione dopo i 40 anni, in un match-impresa contro Stipe Miocic.

La vittoria di Teixeira è importante per le MMA non solo per il suo esempio di dedizione e volontà, ma anche in un senso molto più ampio. Il fighter brasiliano si è impegnato in Connecticut dal 2013 per la legalizzazione delle MMA nello stato e l’anno successivo ha incontrato l’allora senatore McCain (inizialmente uno dei principali critici della legalizzazione delle MMA negli Stati Uniti) per supportare la clinica Lou Rovo di Cleveland, impegnata nella ricerca sulla salute dei fighter in seguito ai colpi subiti. Per la città di Danbury (sempre in Connecticut), che nel 2016 lo insignirà del premio American Dream Leadership Award per motivi filantropici, Teixeira ha anche fatto da testimonial per il Pink Bra Tour, durante il quale si è organizzata una raccolta fondi per le vittime del cancro al seno. In questo modo, il fighter brasiliano si è guadagnato il rispetto anche fuori dall'ottagono, distinguendosi per la sua determinazione instancabile ma pacata.

Dopo l'incontro con Blachowicz, Teixeira si è preso i complimenti anche di Jiri Prochazka, che teoricamente dovrebbe essere il suo prossimo contendente al titolo. È stato lo stesso Teixeira a indicarlo come prossimo avversario, dimostrando subito di conoscerlo a fondo e di rispettarlo. D'altra parte, Prochazka è una delle stelle più luminose del firmamento dei massimi-leggeri, è a sua volta molto amato e da molti è indicato come futuro campione da quando ha devastato Dominick Reyes.

Nonostante lo spessore del suo avversario, Teixeira, dopo la migliore prestazione della sua carriera, ha voglia di stupire ancora. «Ora però voglio godermi il momento che ho atteso per vent’anni» ha detto Teixeira, ammirando la cintura, «Proprio il tempo che mi è servito per conquistare questa ragazza qui». Una frase che suonerebbe retorica in bocca a qualsiasi fighter, ma non in quella di Teixeira, che è sempre stato caratterizzato da una sincerità genuina. Un invito che dovremmo prendere sul serio, dato che è difficile prevedere oggi quanto durerà ancora il nuovo regno di Glover Teixeira. E allora godiamoci questo momento storico, fiabesco, che ha visto il brasiliano salire sul tetto del mondo alla veneranda età di 42 anni, come un moderno Cinderella Man. Un fighter che magari è fuori dalle moderne logiche di costruzione e vendita di un personaggio, ma che alla fine è stato premiato per la costanza, per la determinazione, per la continua evoluzione e per il personale miglioramento mostrati incontro dopo incontro.

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