Miscellanea mondiale #1
Cose che rendono interessanti anche le qualificazioni ai campionati del mondo.
La partita di Joe Hart
Joe Hart è un uomo in missione: deve dimostrare all’Inghilterra di non essere un portiere finito. Per questo non solo ha iniziato a giocare il pallone con una sicurezza da Ter Stegen, ma si esercita anche in prestazioni salva-patria. Contro la Slovenia la difficoltà degli interventi è aumentata dal fatto che gli attaccanti avversari venivano serviti direttamente dai difensori inglesi, aumentando l’effetto sorpresa (3 retropassaggi sbagliati).
Dopo pochi minuti Hart deve già accorciare verso l’attaccante lanciato dal suo difensore; poi è reattivo nel respingere un colpo di testa da un metro, e sul calcio d’angolo dopo fa quel tipo di parata in cui i portieri lucidano col Pronto Mobili l’angolo tra il palo e la traversa.
È finita qui?
No, dopo si mangia Ilicic facendo sembrare il suo tentativo di pallonetto ridicolo, velleitario.
Top-4 messaggi geopolitici
di Dario Saltari
- Le maniche di Piqué
I giocatori sono sempre più restii a fare gesti con una qualche valenza politica, o anche solo fraintendibili, e Piqué non è un’eccezione. Al di fuori delle foto alla Diada, la festa nazionale catalana, e le provocazioni legate alla rivalità tra Real Madrid e Barcellona, Piqué non si è mai espresso pubblicamente in maniera netta riguardo all’indipendenza della Catalogna (anzi, ha più volte fatto riferimento all’unità del suo paese).
Pensare che un giocatore che rappresenta la Nazionale dal 2009 possa ritagliare il bordo di una manica perché ha i colori della bandiera spagnola quando la stessa maglietta ha uno stemma enorme sopra il cuore che rappresenta la Corona (l’istituzione che più rappresenta la nazione nella sua interezza) è qualcosa che può succedere solo in un paese ossessionato dalla propria unità come la Spagna del 2016.
Il problema non è chiaramente ciò che ha fatto Piqué (a quanto pare ha tagliato una manica lunga, senza bandiera della Spagna, per non avere troppo caldo dato che aveva la maglia termica a maniche lunghe… certo non era facile capirlo subito) ma ciò che Piqué rappresenta. Come lui stesso ha fatto capire nell’intervista post-partita in cui ha annunciato il suo addio alla nazionale dopo Russia 2018: “Per l’ennesima volta sembra che io non sia il benvenuto, e non devo far altro che accettarlo”.
- Il Kosovo è un problema
Per l’Ucraina il Kosovo è un imbarazzo. Riconoscere una ex regione autonoma diventata indipendente renderebbe quasi impossibile opporsi all’indipendenza della Crimea, a sua volta una ex regione autonoma. Non riconoscerlo, però, l’avvicina diplomaticamente alla Russia, che è il primo nemico dell’autonomia politica ucraina. Ucraina-Kosovo non si è giocata in Ucraina, ma a Cracovia, in Polonia. Kiev, che non riconosce Pristina, all’inizio voleva rifiutarsi di scendere in campo ma alla fine ha optato per una soluzione democristiana spostando la partita su un campo neutro. Nel rettangolo di gioco non c’è stata storia e l’Ucraina ha vinto 3-0 senza troppe difficoltà.
- Multinazionale Qatar
Nel frattempo il Qatar, che ha finalmente vinto la sua prima partita del girone contro la Siria (qui siamo su livelli simbolici estremi), ieri ha schierato questa formazione:
– Saad Al Sheeb = qatariota
– Ibrahim Majid = naturalizzato kuwaitiano
– Mohammed Kasola = naturalizzato ghanese
– Pedro Miguel = naturalizzato capoverdiano
– Ahmed Yasser = di origini egiziane proveniente dall’Aspire Academy
– Ali Assadalla = naturalizzato bahraino
– Akram Afif = proveniente dall’Aspire Academy
– Hassan Al-Haidos = qatariota
– Luiz Junior = naturalizzato brasiliano
– Boualem Khoukhi = naturalizzato algerino
– Sebastian Soria = naturalizzato uruguagliano
Il Qatar ha preso la globalizzazione un po’ troppo alla lettera. Chissà se i risultati arriveranno in tempo per il 2022.
- Fantasmi di guerra tra Albania e Croazia
In un momento in cui, tra referendum ambigui ed elezioni inquietanti, sui Balcani sembra allungarsi l’ombra del passato, gli stadi sono come al solito i primi ad essere coperti dal buio.
Durante la partita di qualificazione ai Mondiali tra Kosovo e Croazia, giocata in Albania per mancanza di infrastrutture, la tifoseria di casa e quella ospite si sono unite nel coro, seguito da applausi scroscianti, “Uccidi il serbo”. La parte peggiore del tifo croato, poi, per non farsi mancare niente, ha intonato anche il sempreverde “Za Dom Spremni” (cioè “Pronti per la patria”), slogan del movimento fascista degli Ustasa che terrorizzò la Croazia durante la Seconda Guerra Mondiale.
Per la UEFA, che aveva già impedito che Bosnia, Kosovo e Albania si incontrassero con la Serbia, è sempre più difficile far giocare partite ufficiali nella regione senza provare un qualche tipo di imbarazzo. Nel frattempo, sotto la cenere, il fuoco continua ad ardere.
I tardivi auguri di Abdulrahman a Totti
Omar Abdulrahman è un giocatore emiratino soprannominato “Maradona della sabbia” e “Messi arabo”. Nel 2012 è stato segnalato da ESPN come il miglior giocatore asiatico. Nel 2013 la FIFA l’ha indicato come più promettente talento d’Asia. Un suo gol è arrivato 39esimo nella classifica dei 50 gol più belli del 2013. Ha fatto un provino al Manchester City ed è stato accostato alla Juve. L’anno scorso era sulla copertina mediorientale di Pro Evolution Soccer insieme a Neymar. Quest’anno il sito Arabian Business l’ha messo tra i 100 giovani arabi più influenti del mondo. Lo scorso giugno ha umiliato David Luiz a calcetto.
Giovedì scorso, con un po’ di ritardo, ha deciso di omaggiare i 40 anni di Totti in maniera originale, propiziando i tre gol degli Emirati Arabi Uniti contro la Thailandia con i gesti tecnici che hanno fatto grande il capitano della Roma.
Il primo con un tacco.
Il secondo con un lancio no-look alle spalle della difesa della Thailandia.
Il terzo con un assist generoso.
Benteke supera Gualtieri per il gol più veloce della storia delle qualificazioni mondiali
Benteke ha segnato a Gibilterra dopo 7 secondi, battendo un record che resisteva dal 1993, da quando, cioè, Davide Gualtieri, di San Marino, aveva segnato all’Inghilterra dopo 8,3 secondi. Oggi Gualtieri possiede un negozio di elettronica, nonostante sia insignito della medaglia d’argento dal comitato Olimpico Sammarinese. L’Inghilterra poi vinse 7 a 1 ma il Mirror il giorno dopo titolò comunque: “End of the World”.
Altre cose notevoli
- Il big match in Asia, tra Giappone e Australia, è finito 1 a 1. Vale sempre la pena guardare i gol del Giappone.
- La doppietta del malparrido Pablo Escobar con cui la Bolivia ha pareggiato 2-2 con l’Ecuador (il primo, tra l’altro, è un gran gol). Escobar, in questo modo, è diventato il più vecchio marcatore nella storia delle qualificazioni sudamericane ad un Mondiale.
- Con la doppietta a Cipro Dzeko è il miglior marcatore europeo nelle qualificazioni, dopo Shevchenko: 21 gol contro i 26 di “Sheva”. “El Pescadito” è ancora lontano anni luce con i suoi 39 gol.
- La linea a 7 con cui l’Armenia ha difeso contro la Polonia.
- Il gol al 95esimo di testa con cui Lewandowski ha comunque fatto vincere la Polonia, appena prima che l’Armenia aveva sbagliato (in 10 uomini!) il gol vittoria con l’attaccante solo davanti a Fabianski.