Un aspetto positivo e uno negativo della rimonta dell’Italia
di Federico Aquè
Positivo: ce la caviamo sempre
Se in uno slancio di pragmatismo estremo ci concentrassimo esclusivamente sui risultati, Giampiero Ventura sarebbe difficilmente attaccabile. L’Italia è lì dove dovrebbe essere: in testa al proprio girone insieme alla Spagna, avendo superato indenne il primo incrocio con la “Roja”, che avrebbe già potuto decidere buona parte della qualificazione diretta ai prossimi Mondiali. Invece, le possibilità di strappare il primo posto alla Spagna sono ancora pressoché intatte, un aspetto fondamentale, considerato che gli spagnoli hanno già giocato le due partite più difficili del girone, le trasferte in Italia e in Albania: perdere terreno adesso avrebbe costretto gli azzurri a una rimonta difficilissima.
Buona parte del merito va alla storica capacità di reagire anche nelle situazioni più disperate e impossibili da prevedere, come farsi rimontare in due minuti dalla Macedonia e ri-rimontarla a tempo scaduto: non avremo più un giocatore-talismano al quale affidare le nostre speranze (Immobile è uno degli eroi più improbabili a cui ci siamo affidati negli ultimi anni… qualcuno ha fatto il nome di Giaccherini vs Spagna all’ultimo Europeo?) ma la propensione ad adattarsi e riuscire a cavarsela sempre, anche nei contesti più complicati, non l’abbiamo persa.
Negativo: giochiamo senza centrocampo
La lista degli aspetti da migliorare, dopo un’altra partita deludente contro un avversario modesto come la Macedonia, è inevitabilmente lunga. Ma ce n’è uno in particolare che merita un’attenzione speciale da parte di Ventura: la fase di impostazione.
Il CT azzurro sta giocando una scommessa ad alto rischio, scegliendo praticamente di giocare senza centrocampo e affidando grandi responsabilità ai difensori nella costruzione della manovra. I movimenti dei centrocampisti sono pensati per “sgombrare” il campo e dare il modo ai difensori di avanzare e verticalizzare, saltando la fase intermedia del consolidamento del possesso a centrocampo: troppo spesso in Macedonia l’unico collegamento tra difesa e attacco era rappresentato da un lancio lungo o un passaggio a tagliare le linee di Bonucci.
L’immagine qui sopra mostra bene il vuoto che si crea tra il rombo di impostazione (Bonucci, Barzagli, Romagnoli e Verratti) e il resto della squadra: ovviamente, più si allungano le distanze più diventa difficile innescare la fase di rifinitura, anche se puoi contare su giocatori di qualità assoluta come Bonucci e Verratti (peraltro sacrificato: quanto ci guadagna la squadra chiedendogli di farsi da parte per aprire il campo a Bonucci?).
In questo senso gli aspetti negativi diventano addirittura due: la pericolosità offensiva è limitata e le probabilità di perdere palla si innalzano. Capita, così, che anche una squadra che rinuncia a pressare come la Macedonia riesca a recuperare palla 10 volte nella metà campo avversaria e a segnare due gol sfruttando due errori in impostazione degli azzurri…
Tutte le umiliazioni subite dalla Macedonia
Al 92esimo Ciro Immobile ha segnato il gol della definitiva rimonta, l’Italia ha vinto, è tornata in testa al girone insieme alla Spagna e quindi tutto bene, no? No: quei minuti in cui la Macedonia è sembrata una squadra forte, sicura, persino superiore. Non solo per quei due gol, nati da due errori di disimpegno, ma del modo in cui la Macedonia teneva il campo. Ecco le azioni in cui la Macedonia aveva le sembianze del Brasile del 1970 e l’Italia un ammasso di controfigure di cartone.
Il sombrero di ‘Rivelino’ Pandev: livello umiliazione 6
Il tunnel di ‘Jairzinho’ Hasami: livello umiliazione 7
La “busta” sulla bandierina dopo che hanno sbagliato il calcio d’angolo: livello umiliazione 8
Il torello mentre erano in dieci: livello umiliazione 9
Il momento di leggerezza di Romelu Lukaku
Lukaku è così pesante che a volte non sembra neanche poter giocare a calcio. La sua stazza pare avere una consistenza diversa, che quando si muove lo fa assomigliare a un cavaliere medievale che prova a correre dietro a un pallone. Ci sono poi alcuni momenti in cui Lukaku riesce in qualche modo a liberarsi della forza di gravità, non lievitando ma facendoci a spallate in mezzo a scintille di lava.
È successo anche giovedì, quando, dopo un assist di tacco in profondità, con annesso tunnel, ha trovato un gol che potremmo mettere alla voce “centravanti”. Uno di quei momenti in cui Lukaku sbatte tra i difensori avversari facendo il rumore della ferraglia che sobbalza, poi tira a giro col destro, che non è il suo piede. Poi è tornato a centrocampo cigolando.
Gli attacchi della profondità di Gameiro: cosa guadagna la Francia?
di Emanuele Atturo
Prima della partita contro l’Olanda, un giornalista particolarmente malizioso ha chiesto a Deschamps se questa Nazionale è più forte di quella degli Europei. Dal momento che non sono passati neanche due mesi, il riferimento è a l’unico cambiamento sostanziale nell’undici di partenza: Kevin Gameiro.
In realtà è difficile, giudicando solo in base alla partita contro l’Olanda, stabilire quanto guadagni concretamente la Francia con Gameiro al posto di Giroud. Soprattutto perché la Francia ha giocato una partita complicata, in cui il suo centravanti è arrivato a tirare appena 2 volte negli 80 minuti in cui è stato in campo. Senza Giroud la Francia naturalmente perde in quelle giocate spalle alla porta che danno respiro agli attacchi in verticale dei trequartisti (Gameiro quando è attaccato alle spalle va in difficoltà), ma in compenso ha un terminale molto più efficiente nel dare uno sbocco verticale a un gioco che anche agli Europei era troppo perimetrale.
Gameiro ha quasi un’ossessione per la profondità, nell’azione sotto chiama la palla a Pogba quando questo è ancora dietro il centrocampo. Poi fa un controllo e una protezione del pallone eccezionali, anche se non trova il passo per calciare bene.
Gameiro ha un bagaglio di movimenti senza palla piuttosto vario, può ribaltare il campo in transizione velocemente, anche conducendo il pallone in prima persona, e ha l’elettricità per essere utile anche nei momenti in cui deve defilarsi. Qui per esempio si avvicina prima per fornire lo scarico, poi si rimette subito in moto per inserirsi sul lato. In particolare l’asse con Payet sembra poter dare soddisfazioni: nell’azione sotto si muove ancor prima che il trequartista riceva il pallone.
Gameiro è in uno stato di forma eccezionale: ha già segnato 3 gol e fornito 3 assist in questo inizio di stagione. Per Deschamps era molto complicato tenerlo fuori, anche per dovere verso un’opinione pubblica sempre più insofferente verso un attaccante capace di vanificare le poesie che gli dedica Griezmann. Eppure Giroud è stato importante nell’Europeo di pochi mesi fa, e la strada per la sua esclusione definitiva è ancora lunga.
L’azione del primo gol della Serbia contro l’Austria
Nel primo gol della Serbia le marcature dell’Austria saltano con una facilità disarmante. Ogni tanto però, invece di guardare tutte le cose che non hanno funzionato, dovremmo fare l’esercizio mentale di concentrarci sulle cose belle.
In questo gol ce ne sono tante: il colpo di tacco di prima di Kostic, assurdo per rapidità di pensiero ed esecuzione tecnica; il primo controllo in corsa di Tadic e poi quel rallentamento che sembra fare apposta per far passare il pallone, d’esterno, davanti al difensore un attimo prima che arrivi. Ma anche l’esecuzione a spiazzare di Mitrovic.
Un’azione che rievoca davvero i tempi in cui i serbi erano “i brasiliani d’Europa”. Se volete un’idea dell’incidenza di Tadic nel gioco della Serbia, eccovi una rappresentazione grafica:
Terim sull’orlo del baratro
di Dario Saltari
La Turchia ha iniziato le qualificazioni ai Mondiali del 2018 quasi come aveva iniziato quelle agli Europei appena passati: in maniera pessima. La squadra di Terim ha raccolto appena due punti nelle prime tre partite di qualificazione, pareggiando con Croazia ed Ucraina, e perdendo contro l’Islanda. Delle ultime sei partite ufficiali, la Turchia ne ha vinta appena una, quella contro la Repubblica Ceca all’Europeo di Francia quando era praticamente già eliminata dal torneo. Ma al di là dei risultati, che comunque sono parzialmente giustificati dal fatto che la Turchia ha subito affrontato le tre squadre più temibili di tutto il girone (le altre sono il Kosovo e la Finlandia), a sorprendere sono più che altro le prime crepe in quello che in Turchia sembrava un monolite indistruttibile: l’impero di Fatih Terim.
L’allenatore turco sta cercando di farsi perdonare l’Europeo francese nel peggiore dei modi. Prima ha fatto fuori i senatori della squadra, come Yilmaz, Inan e Arda Turan, individuati come responsabili delle prestazioni scadenti della Turchia all’Europeo. Soprattutto la frattura con il centrocampista del Barcellona, che rimane un’icona in Turchia nonostante lo psicodramma europeo, è particolarmente clamorosa considerando che Turan ha più volte dichiarato di vedere Terim come una specie di secondo padre. Anche con i giovani rimasti, comunque, le cose non vanno meglio: dopo la partita con l’Ucraina, ad esempio, Terim se l’è presa con Calhanoglu. A peggiorare ulteriormente le cose ci si sono messe le improbabili giustificazioni date alle prestazioni della sua squadra: l’Imperatore, infatti, ha prima dato la colpa allo stress e poi al brutto tempo islandese.
Tutto ciò ha portato qualcuno a chiedersi se quello di Terim sia davvero il migliore dei mondi possibile, se un feroce motivatore privo di un background tattico adatto al calcio moderno possa sopravvivere oggi. Nel frattempo, però, l’allenatore turco sembra volersi abbandonare totalmente alle iniziative personali di Emre Mor, schierato nell’ultima partita addirittura da falso nove, e quindi noi spettatori neutrali possiamo goderci cose come questa.
L’Imperatore è morto, lunga vita all’Imperatore.