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Mile Svilar sta facendo la differenza
02 ott 2025
La Roma di Gasperini sta mettendo in mostra una solidità sorprendente, e il merito è anche del suo portiere.
(articolo)
8 min
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IMAGO / Goal Sports Images
(copertina) IMAGO / Goal Sports Images
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Il gioco di Gasperini ha la nomea di essere rischioso e spericolato ma alcuni numeri sembrano smentirla. L’Atalanta ha chiuso la scorsa stagione con la terza miglior difesa (37 gol subiti) e in questa la Roma è addirittura la squadra con meno gol incassati tra i cinque principali campionati europei, dopo cinque giornate. Sembra un paradosso: come si spiega?

Innanzitutto va detto che la Roma aveva già dimostrato di avere una buona impalcatura difensiva: la scorsa stagione, con Ranieri, era stata la squadra con la miglior difesa del girone di ritorno (seconda difesa meno battuta in generale, con 35 gol subiti proprio come Inter e Juve). Il gioco di Ranieri, però, sembrava agli antipodi di quello di Gasperini, con cui si immaginava che la Roma - anche con gli stessi difensori - avrebbe potuto faticare.

È Gasperini, allora, ad essere cambiato? In realtà, anche se ancora non ha mostrato quella ferocia nel pressing alto e quell’aggressività nei duelli individuali a tutto campo che abbiamo visto per anni all'Atalanta, il cambiamento effettivamente c'è stato. La Roma gioca con un baricentro più alto della media del campionato (secondo HudlStatsbomb è la quinta squadra per distanza media degli interventi difensivi dalla propria porta) e con 7.29 di PPDA (statistica che permette di quantificare l'efficacia del pressing) è dietro solo al Como.

È vero, però, che, costruendo sul gruppo lasciato da Ranieri, Gasperini ha dovuto trovare dei compromessi tra la volontà di pressare alto, la capacità atletica del fronte offensivo, una linea difensiva molto alta e la capacità di copertura del trio Mancini, Ndicka e Hermoso. Il risultato per ora sembra funzionare. La Roma ha concesso diverse occasioni nitide in queste cinque partite (per dire, nell'ultima, contro l'Hellas Verona, ha subito 1.61 xG, sempre secondo Hudl StatsBomb) ma in generale ha tenuto una solidità difensiva di alto livello. La squadra di Gasperini è seconda dietro al Milan di Allegri per minor numero di tiri subiti a partita (9.4), prima per distanza media da dove vengono effettuati i tiri su azione (18.63 metri dalla porta) e seconda dietro all’Atalanta di Juric per clear shots subiti, quei tiri cioè in cui non ci sono difensori a frapporsi tra tiratore e portiere (0.80 a partita). In campionato, solo il bel tiro di Giovanni Simeone nella partita contro il Torino è andato a segno, e in maniera significativa quella è stata anche l'unica sconfitta della Roma in questa stagione finora.

A spiegare questa strana anomalia ci ha pensato lo stesso Gasperini dopo la vittoria contro l’Hellas Verona. «Se i numeri difensivi della Roma sono questi molto c’è anche di Svilar, che spesso è protagonista anche quando non fa parate eccezionali come oggi. È sempre una garanzia nella gestione del gioco e nella posizione, ha un tempismo incredibile nelle uscite. Indubbiamente abbiamo un grande portiere, stiamo parlando di un top».

Come fare a dargli torto? Dopo cinque giornate, Svilar ha la maggiore percentuale di parate sui tiri nello specchio di tutti e cinque i principali campionati europei (93%). Per capirci: il migliore della Premier, cioè Vicario del Tottenham, arriva all'84%; nella Liga, Pau López non supera l’85%; in Bundes, Kobel del Dortmund arriva all’83%; mentre in Ligue 1, Descamps del Lione raggiunge l'85%. Non è una differenza da poco, insomma.

Se sommiamo a questa eccezionalità quella per cui la Roma subisce pochi tiri e le occasioni che concede sono di scarsa qualità (al momento è quinta in Serie A per xG subiti) ecco spiegata l'anomalia. Se allarghiamo il discorso a tutto l'anno solare, poi, Svilar ha subito appena 12 gol in Serie A, meno delle 15 partite senza subire reti.

Non è certo un caso che il rinnovo di contratto fino al 2030 sia stata la notizia più attesa dai tifosi della Roma quest’estate. Accolta con sollievo e anche più entusiasmo degli arrivi dal mercato: da una parte perché comunque chi arriva da fuori porta con sé il seme del dubbio che non possa funzionare ma dall'altra perché Svilar è uno di quei calciatori con cui i tifosi sono entrati immediatamente in connessione. Una persona per cui è facile provare affetto, a cui affideresti le chiavi di casa per andarti ad annaffiare le piante o dare da mangiare al gatto.

È difficile spiegare questo aspetto del carisma di Svilar, che ha sempre l’aria molto seria e responsabile, e sembra un portiere di un'epoca passata. Da tempo ormai parla benissimo in italiano, dettaglio da non sottovalutare per un ruolo in cui la comunicazione con i compagni deve essere continua, ma raramente lo si vede sbracciarsi o accalorarsi nel comunicare con la difesa. Non è un portiere istrionico ma nemmeno freddo. Nonostante solo una volta si sia lasciato andare (dopo i rigori parati contro il Feyenoord, in Europa League, due stagioni fa), per i tifosi è un leader e non mancano i meme che suggeriscono per lui fasce da capitano e maglie numero 10.

Contro la Lazio - per dire del suo carattere sobrio - dopo l'erroraccio in uno contro uno di Dia non si è scomposto: semplicemente si è alzato e si è andato a rimettere in porta senza neanche mostrare cenni di giubilo. Difficile dire quanto sia proprio questa sua figura a intimorire gli avversari ma è impossibile non chiederselo: è stata la sua uscita veloce bassa a spingere Dia a sbagliare nell’azione più importante della Lazio fino a quel momento?

Più che lo stile di parata, in linea con le tendenze contemporanee di caricare molto sulle gambe, quello che fa la differenza per Svilar è il fatto di essere sempre concentrato e sicuro nelle scelte che compie. Un portiere pratico, solo raramente scenico nei tuffi, che sa scegliere il tempo giusto per avere un vantaggio sull’attaccante.

Per Svilar è soprattutto una questione di tempismo e di aggressività nell’esecuzione. Sia in termini di protezione della porta che nelle uscite. Svilar ha un’altezza ormai nella media per un portiere, pochissimo sotto i 190 cm, quella giusta per coprire bene la porta in tuffo, ma di certo non ha le leve lunghissime e la stazza di Donnarumma o Courtois, e neanche di due suoi riferimenti come Neuer e Cech.

Svilar ha un fisico tutto sommato normale per un portiere e forse non a caso il suo più grande idolo è Casillas - uno che rientra decisamente nel novero dei portieri bassi, e che proprio per questo interpretava il ruolo in maniera pratica e coraggiosa. «Qualche anno fa Modrić mi ha anche mandato i guanti con la dedica: bello», ha detto la scorsa stagione.

Secondo HudlStatsbomb, Svilar è sesto per distanza media degli interventi difensivi in Serie A. Non è quindi quel tipo di portiere che esce sempre a bomba, ma se serve non ci pensa due volte. L’esempio dell’azione di Dia al derby è proprio quella di un portiere che fa una scelta e la porta fino in fondo, e che per questo viene premiato nel duello individuale.

«Come portiere preferisci che la linea difensiva sia più bassa, ma nel calcio la cosa più importante è vincere, anche con un risultato di 5-4 a me va bene. Ovviamente proverei a non prendere 4 gol ogni partita».

Tutto con Svilar ritorna sempre ad una questione di praticità. Molto superstizioso, ha scelto il numero 99 perché gli avevano detto che portava fortuna. Forse è perché è l'unica cosa che non può essere sotto il suo controllo - al di là della continuità di rendimento, al di là delle scelte, rimane solo nello sperare nella fortuna.

È successo per esempio contro l’Hellas Verona, quando alla mezzora ha deciso di proteggere il possibile tiro sul primo palo invece che uscire in anticipo su un cross basso in area piccola. Il pallone è passato oltre il primo palo ed è finito al centro dell’area piccola sui piedi di Gift Orban, che a porta vuota però ha calciato sulla traversa. Si può dire che questa sia una sbavatura minore in una partita in cui Svilar ha salvato il risultato di vantaggio della Roma in due chiare occasioni. La squadra di Gasperini non riusciva a mantenere lo standard della stagione tenuto fino ad ora, e il belga ha tirato fuori due parate che equivalgono ad un gol.

Quella di faccia è la più citata, soprattutto per l’unicità del gesto e il sentimento di sacrificio massimo che sottintende, oltre al leggero velo di assurdità di un portiere professionista che si tira su dal terreno con la faccia rossa dopo una pallonata in pieno volto. Il modo con cui spinge sulle gambe per darsi lo slancio maggiore e rubare i centimetri di visuale di porta a Gift Orban e il modo con cui ci mette il corpo sulla traiettoria mostrano tutta la praticità e l’aggressività con cui interpreta il ruolo.

Nella seconda, però, si vede proprio bene una peculiarità di Svilar: il fatto che nelle uscite basse non esca necessariamente per chiudere lo specchio al tiro ma spesso, proprio come i portieri di una volta, per andare a prendere direttamente il pallone dai piedi dell'avversario. È una strategia rischiosa, che poi è il motivo per cui è sparita dal calcio contemporaneo, eppure Svilar la esegue con grande naturalezza. Sembra un gatto che si lancia incurante di tutto contro la parete per prendere il laser mosso dal suo sadico compagno umano. «È la velocità con cui riesce a chiudere lo specchio della porta e anche come ci va», ha detto Marchegiani in telecronaca «Perché adesso siamo abituati a vedere questi portieri di scuola tedesca o sudamericana, che escono facendo la croce: rimanendo alti con il corpo e allargando gambe e braccia. Lui invece ha uno stile diciamo più italiano: va con le mani verso la palla e chiude lo specchio della porta».

L’importanza di uscire dalla porta e chiudere lo specchio al momento giusto in una squadra che vuole avere un baricentro così alto è un aspetto forse sottovalutato quando si parla della tecnica dei portieri. Negli ultimi 15 anni, cioè, sembra molto cambiata la gestione delle uscite e adesso i portieri sembrano più preparati nel coprire lo spazio in poche falcate. Svilar nello scegliere un approccio così diretto, verso il pallone più che la copertura pura dello specchio, si sta dimostrando tremendamente efficace contro avversari ormai abituati a portieri che escono per abbaiare più che per mordere. Per paradosso, pur essendo un portiere, sembra il giocatore della Roma ad aver capito meglio l'approccio di Gasperini: uscire al momento giusto, ma sempre al massimo.

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