Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Fabio Barcellona
Il Milan ha buttato la vittoria
09 gen 2023
09 gen 2023
A causa di una gestione tattica sbagliata degli ultimi minuti.
(di)
Fabio Barcellona
(foto)
Andrea Staccioli / Insidefoto
(foto) Andrea Staccioli / Insidefoto
Dark mode
(ON)

In uno sport a basso punteggio e pertanto fortemente episodico come il calcio l'attenzione ai dettagli è fondamentale in ogni fase di gioco, specialmente nei minuti finali, quando la fatica e l'adrenalina possono confondere le idee, aumentare gli errori e portare il gioco in un'area meno conosciuta, lontano da quello che si era preparato durante la settimana. Milan-Roma è stato ottimo esempio di come, al di là del piano gara, la gestione degli episodi può diventare determinante nel risultato finale di una partita. Tra il gol del 2-1 di Ibanez e quello di Abraham sono passati poco meno di sei minuti e in questi sei minuti il Milan ha commesso ben 5 falli, tre di Pobega, uno di De Keteleare e uno di Vranckx. Concedere tutti questi calci di punizione alla Roma ha significato regalare agli avversari la possibilità, senza sforzo, di alzare il pallone e abbassare la difesa del Milan, che era proprio l’obiettivo dei giallorossi e l’unica maniera che la squadra guidata ieri in panchina da Salvatore Foti aveva per mettere in difficoltà la difesa rossonera.

Di questa partita trovate anche il nostro podcast di analisi riservato agli abbonati (potete abbonarvi a questo link).

Il fallo di Vranckx su Dybala, che ha causato il calcio di punizione da cui è nato il pareggio della Roma, è l’esempio più lampante della gestione poca lucida degli ultimi minuti di gioco da parte del Milan. Dybala ha ricevuto il pallone quasi sulla linea laterale, spalle alla porta, guardando le tribune di San Siro e Vranckx non ha trovato un modo migliore di contenere l’avversario che non fosse quello di franargli addosso, regalando una punizione da una zona pericolosa del campo a una squadra che, con quelli di ieri, ha segnato un terzo dei propri gol da azioni su calcio piazzato, esclusi i rigori. Il Milan, inoltre, ha poi commesso errori piuttosto evidenti nella fase di marcatura dei calci piazzati con cui la Roma ha segnato i due gol che le hanno permesso di pareggiare una partita che sembrava ormai persa. Quando difende sui calci d'angolo, il Milan adotta un sistema difensivo ibrido tra zona, con alcuni calciatori impiegati a difendere lo spazio, e marcature a uomo. Nell’azione del gol di Ibanez sono inizialmente ben individuabili le marcature di Calabria su Mancini, Gabbia su Smalling e Tonali su Matic.

Da dietro, però, arriva Ibanez e Tonali, preoccupato dal difensore della Roma, sembra prima chiedere a Gabbia di lasciargli Smalling per scalare sul nuovo arrivato, poi decide invece di prendersi il compito in prima persona.

A quel punto, però, Tonali è in leggero ritardo e non riesce a prendere una buona posizione in marcatura. Ibanez gli sfugge con troppa facilità e può colpire di testa in assoluta libertà, dimostrando il suo ottimo tempismo nel fondamentale.

Nel gol del pareggio romanista, invece, sul calcio di punizione calciato da Pellegrini dopo lo scriteriato fallo di Vranckx su Dybala, il Milan non marca Matic che, come Ibañez poco prima, può colpire di testa indisturbato.

La gestione nei minuti finali del Milan è stata tutt'altro che perfetta. Non è riuscito a difendersi con il pallone - 72% di possesso palla della Roma dal minuto 80 in poi, mentre, in precedenza il Milan aveva avuto il 66% di possesso - anche a causa delle sostituzioni di Bennacer e Diaz con Vranckx e Pobega, che non hanno certo aiutato nella fase di possesso. Anche l'inserimento di Gabbia, e il conseguente passaggio a una difesa a 5, ha nei fatti certificato la volontà di difendere nella propria area di rigore i lanci lunghi della Roma. Una gestione tattica sbagliata a cui si è sommata, come abbiamo visto, un'ulteriore imprecisione nelle marcature dei calci piazzati. In pochi minuti il Milan ha buttato quanto di bene fatto negli altri 80, quando - pur senza giocare la miglior partita della stagione - era sembrata di un livello superiore alla Roma. La partita prima degli ultimi minuti Al calcio d'inizio, a sorprendere era stata la Roma, con Mourinho che aveva scelto di schierare Lorenzo Pellegrini, Zaniolo, Dybala e Abraham insieme, con uno schieramento che, nelle rare occasioni in cui attaccavano, vedeva Pellegrini sulla linea di centrocampo e Dybala e Zaniolo ai fianchi di Abraham, in una specie di 3-4-3. Tuttavia erano molte di più le fasi di difesa posizionale in cui la Roma scalava in una sorta di 5-3-2/5-1-4, dove Pellegrini si alzava nella zona del terzino destro Calabria e Zaniolo in quella di Theo Hernandez, con Abraham e Dybala schierati, in linea, davanti alla coppia di centrali milanisti. Così facendo Cristante finiva per doversi occupare di coprire un'enorme porzione orizzontale di campo.

La disposizione difensiva della Roma (Çelik, esterno destro, è fuori dall’immagine).

Il Milan avrebbe potuto sfruttare facilmente gli spazi ai fianchi di Cristante, ma in realtà la squadra di Pioli non è riuscita a girare a proprio vantaggio le scelte difensive avversarie, sia per l’attenzione e la buona interpretazione fornita dai giocatori giallorossi, sia per alcune scelte strategiche dei rossoneri. Il Milan ha preferito andare per la sua strada, sfruttare a destra il lato forte della propria manovra con l’obiettivo di permettere a Leão e Hernandez di giocare su spazi più ampi e meno affollati. Per creare superiorità contro la prima linea di pressione romanista, Bennacer si è spesso aperto sul fianco destro di Kalulu, innescando una serie di rotazioni esterne che coinvolgevano Calabria, Saelemaekers e Brahim Diaz.

La pass-map del Milan evidenzia come quello destro sia stato il lato forte della manovra milanista.

Tuttavia al Milan è mancata la sufficiente brillantezza per creare occasioni pericolose, non riuscendo a innescare Leao e Hernandez abbastanza rapidamente da sorprendere la Roma, che è stata abile - soprattutto grazie a Ibanez e alla sua aggressività - a proteggere la zona centrale della sua trequarti, dove Diaz avrebbe dovuto avere spazio, vista la sola presenza di Cristante. Ne è uscita fuori una partita bloccata, con il Milan che - anche per volontà dell'avversario - dominava il possesso, ma senza mai mettere in difficoltà la difesa della Roma. A sparigliare il risultato, allora, ci è voluta una situazione da calcio da fermo, con il gol di Kalulu arrivato su un calcio d'angolo guadagnato in una delle rare ripartenze del Milan, con la Roma che si è fatta trovare un po' scoperta in transizione difensiva. Le mosse degli allenatori Il gol del vantaggio non ha troppo preoccupato la Roma, che non ha avuto fretta di cambiare la propria strategia difensiva. Ad inizio ripresa Mourinho ha alzato Zalewski nella zona di Calabria, con Pellegrini che è rimasto più vicino a Cristante e Ibañez pronto a coprire esternamente la zona lasciata sguarnita dai nuovi compiti del polacco. Nonostante questo cambio, però, il baricentro della Roma è rimasto basso e la strategia difensiva sempre centrata sull’occupazione degli spazi nella propria metà campo. Qualche miglioramento offensivo si è invece visto con l’ingresso di Matic al posto di Cristante e del giovane Tahirovic per Zaniolo. Matic è riuscito a palleggiare di più e meglio di Cristante, mentre Pellegrini, spostato più avanti, ha migliorato la qualità del gioco romanista sulla trequarti. Un piccolo e nemmeno troppo significativo miglioramento a cui però ha fatto da contraltare un'improvvisa fragilità difensiva. Il gol del raddoppio di Pobega nasce infatti da una transizione offensiva del Milan che, recuperato il pallone nei pressi del limite della propria area di rigore, ha trovato la Roma, che aveva portato tanti uomini in fase offensiva, spezzata in due e scoperta difensivamente. Gli ultimi cambi, come abbiamo visto, hanno peggiorato la gestione del pallone del Milan, che a quel punto avrebbe dovuto gestire i due gol di vantaggio tenendo il possesso ma che al contrario ha lasciato campo alla Roma. I giallorossi, invece, hanno avuto un buon impatto dall’ingresso di El Shaarawy, autore di tre dribbling in soli dodici minuti. I due gol segnati nel finale sono però più frutto di un misto tra la capacità quasi mistica di trovare soluzioni pericolose sui calci piazzati e un po' di casualità, come nella barriera che ha deviato la punizione finale di Pellegrini finita sulla testa di Matic e, dopo la grande parata di Tatarusanu, sui piedi di Abraham. La Roma si porta via da San Siro un pareggio importante a fini della classifica, ma dimostra i problemi già visti in questa stagione. Ovvero una fase offensiva davvero ridotta all’osso, dove tutto è lasciato alla capacità dei suoi giocatori di attaccare con transizioni offensive su un campo enorme.

Il Milan, invece, pur giocando una partita non troppo brillante offensivamente, ha messo in mostra la capacità di dominare il possesso e rendere praticamente inoffensiva una squadra del potenziale della Roma. La squadra di Pioli però ha pagato la cattiva gestione strategica degli ultimi minuti, un peccato imperdonabile a questo livello, in un momento in cui per rientrare nella lotta scudetto non si può concedere passi falsi. Nel calcio la cura dei particolari e la gestione degli episodi hanno un peso enorme nella definizione di un risultato e la partita tra Milan e Roma ce lo ha ricordato per l’ennesima volta.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura