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Dario Pergolizzi
Il Milan non ha retto l'intensità del Torino
31 ott 2022
31 ott 2022
L'applicazione difensiva della squadra di Juric ha fatto la differenza.
(di)
Dario Pergolizzi
(foto)
CHINE NOUVELLE/SIPA
(foto) CHINE NOUVELLE/SIPA
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Anche l'andamento della partita sembra suggerire il contrario, il Milan aveva cominciato la partita contro il Torino con il piede giusto. Nei primi cinque minuti la squadra di Pioli aveva già creato due occasioni da gol rilevanti: un contropiede avviato da Pobega intercettando una rimessa laterale del Torino, e un’azione sviluppata in seguito alla conquista di due seconde palle successive a un lungo rinvio di Milinkovic-Savic. Per sfortuna dei rossoneri, entrambe le azioni sono state sciupate davanti alla porta da Rafael Leão, inaspettatamente visto il momento di forma che sta attraversando.

Queste due sbavature hanno pesato sul risultato e sono state il preludio della serata negativa della stella portoghese e del Milan nel suo complesso. Da quel momento in poi infatti l'inerzia emotiva della partita ha girato dall'altra parte e il Torino è stato in grado di mettere in difficoltà il Milan. La squadra di Juric ha giocato una partita abbastanza essenziale dal punto di vista dei principi tattici, ma di assoluta efficacia, convertendo poi la prestazione in risultato.

Abbiamo dedicato a questa partita anche una puntata del nostro podcast riservato. Ci si abbona qui.

Il sistema di scalate in marcatura del Torino prevedeva come accoppiamenti di partenza Pellegri e Miranchuk orientati verso i due centrali del Milan, Gabbia e Tomori; Vlasic alle loro spalle su Tonali, Lukic su Pobega e Ricci attento a Brahim Diaz; Lazaro e Singo pronti a uscire rispettivamente su Kalulu e Theo Hernandez per schermarli, partendo solo quando la palla arrivava sui loro piedi, e infine i tre difensori centrali Djidji, Schuurs e Buongiorno a tenere sotto controllo Leao, Origi e Messias. Questo assetto permetteva al Torino di rendere più difficili le progressioni centrali del Milan, orientandone la circolazione verso le fasce, e andando poi a marcare più stretti i riferimenti una volta che i terzini del Milan venivano chiusi.

Il Torino inizialmente lasciava più liberi di ricevere i due terzini del Milan, che a loro volta partivano da una posizione piuttosto bassa proprio per cercare di tirare fuori i due esterni del Torino. La rapidità di Singo e Lazaro, però, ha consentito alla squadra di Juric di recuperare lo svantaggio di diversi metri in pochi attimi e andare così a schermare il portatore prima che potesse fare una giocata utile. Il Milan ha cercato di giocare sotto pressione muovendo la palla da un lato all’altro, appoggiandosi anche ai movimenti incontro dei giocatori al centro, in particolar modo i due mediani. Ma il Torino è stato bravo a non essere troppo rigido nelle sue marcature a uomo, a volte scambiando i riferimenti se il palleggio avversario lo rendeva necessario. A volte ad esempio Lazaro rimaneva basso su Messias mentre Buongiorno rompeva la linea per uscire verso le progressioni palla al piede di Kalulu.

Il problema per il Milan è stato riuscire effettivamente a progredire in queste situazioni, dato che il terzino, una volta ricevuta palla, veniva schermato sul lato interno dalla punta e frontalmente dall’esterno del Torino. Il mediano del Milan che veniva incontro per dare lo scarico centrale veniva a quel punto preso in consegna dall’altra punta o da uno dei centrocampisti del Torino, che sono stati perfetti nei loro movimenti di assorbimento delle rotazioni e delle corse senza palla in avanti.

Quando la palla girava da Theo verso Kalulu, ad esempio, la corsa in avanti di Tonali veniva assorbita da Vlasic, mentre quella incontro di Diaz da Ricci, e quella di Pobega (forse l'unico lasciato un po' più libero di ricevere palla dalla difesa), disturbata dall’approssimarsi di Miranchuk. Chiuso in questo modo, Kalulu poteva giocare solo palloni complicati per uscire dalla difesa, per esempio un lungolinea complicato verso Messias, che a sua volta veniva controllato da vicino da Buongiorno.

Il Torino è riuscito a controllare anche le situazioni in cui il Milan provava a districarsi nel pressing avversario con una triangolazione o uno smarcamento di rottura in avanti a seguito di un movimento incontro da parte degli attaccanti attaccanti. Abbiamo visto, per esempio, Singo uscire su Theo e poi, una volta che questo ha passato il pallone a Leão ed è scattato in avanti, assorbirne l’inserimento fino quasi al limite della sua area, disturbandone la corsa e favorendo l’intervento in uscita di Milinkovic-Savic. Questo tipo di movimenti è fondamentale per la tenuta difensiva del Torino, poiché sia Schuurs che Djidji erano stati chiamati in avanti dai movimenti incontro di Origi e Leão. La squadra di Pioli in questo senso ha cercato di fare il massimo per scardinare la difesa del Torino ma si è scontrata con la grande armonia delle marcature granata.

Insomma, la struttura del Torino è riuscita ad adattarsi alla fluidità del Milan, sfoderando una prestazione che dimostra quanto in alto è arrivata la sofisticatezza difensiva della squadra di Juric. Va anche detto, però, che forse il Milan avrebbe potuto trovare delle contromisure migliori. Pioli nell’intervista post partita ha fatto un breve accenno alla necessità di “palleggiare di più, stare più aperti”, probabilmente facendo riferimento alla possibilità di ampliare le distanze durante la prima impostazione sfruttando anche degli scambi di posizione in modo da rendere più difficili le scalate del Torino. Fatta eccezione per qualche movimento verso l’esterno di Tonali e le già citate rotazioni dei centrocampisti, in effetti, il Milan è stato piuttosto rigido nelle posizioni di partenza.

Qualcosa di diverso in questo si è notato nel secondo tempo, quando Pioli è intervenuto pesantemente con tre cambi alla ripresa per cercare di dare una scossa, inserendo Dest al posto di Kalulu, oltre a Rebic e De Ketelaere per Leão e Brahim Diaz. In alcune circostanze, l’ex giocatore di Ajax e Barcellona si è mosso per tracce interne, rendendo l’uscita del Milan più imprevedibile, insieme anche a qualche movimento in avanti di Gabbia. È stato qualcosa, ma comunque troppo poco per dare una svolta alla partita.

Il Torino, alla fine, ha avuto la meglio soprattutto grazie alla sua coesione e alla sua organizzazione, perché dal punto di vista offensivo le sue soluzioni sono state abbastanza scheletriche. In questo senso, è stata una serata fortunata per quanto riguarda lo sfruttamento dei lanci lunghi di Milinković-Savić. Un lancio lungo del portiere serbo aveva causato i presupposti per una grossa occasione da gol che il Milan non ha sfruttato nei primi minuti, eppure nel corso della partita si è rivelato il modo migliore per giocare nella metà campo del Milan, e non solo in occasione del gol di Miranchuk. Ci è voluta una buona reattività in zona palla per sfruttare la gittata monstre del portiere serbo, ma alla fine il piano può dirsi riuscito. Oltre a far risalire il pallone, infatti, i rilanci di Milinkovic-Savic consentivano ai granata anche di sfruttare l’assenza di fuorigioco sulla rimessa dal fondo, posizionando i suoi attaccanti più in alto possibile, potendo contare sul fatto che il pallone arriverà a pochi metri dall’area avversaria.

Le abilità sul lungo di Milinković-Savić rendono percorribili anche variazioni sulla costruzione da dietro come quella mostrata per esempio nell’immagine qui sotto. In questo caso la squadra di Juric ha scavalcato la pressione del Milan andando su Singo, rimasto libero grazie al posizionamento di Pellegri, Vlasic e Miranchuk, che avevano fissato in alto tutta la linea difensiva del Milan.

In definitiva, la partita è stata molto di più che una semplice boccata d'ossigeno per il Torino. Con la prestazione di ieri, infatti, la squadra di Juric ha dimostrato di credere ancora nei concetti proposti dal suo allenatore, soprattutto ha fatto vedere come possano essere efficaci, persino contro una delle squadre più intense ed efficaci del campionato. Per il Milan invece si tratta inequivocabilmente di un passo indietro, che però non sembra poter mettere in discussione il percorso che Pioli e i suoi giocatori stanno continuando a portare avanti anche in questa stagione. L'obiettivo è rendere questo tipo di sconfitte ancora più estemporanee di quanto non lo siano adesso.

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