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Emanuele Mongiardo
Le scelte di Mazzarri non stanno pagando
12 feb 2024
12 feb 2024
Contro il Milan, gli azzurri non sembravano avere risposte.
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Emanuele Mongiardo
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IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
(foto) IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
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Oggi le marcature a uomo sono quasi la normalità ai livelli più alti del calcio italiano. Spesso si riconduce questa nostra peculiarità al successo di Gian Piero Gasperini, e a quello dei suoi discepoli, ma non va dimenticato che insieme a lui anche altri allenatori hanno optato per questo principio in fase difensiva. Tra i primi dopo l'attuale tecnico dell'Atalanta c'è anche Walter Mazzarri, che a Torino ad esempio aveva raggiunto il settimo posto nella stagione 18/19 grazie all’aggressività della fase di non possesso (forse vi ricorderete quell'anno Armando Izzo tra i migliori centrali del campionato). Il vantaggio di adottare le marcature a uomo a tutto campo è quello di poter scalare in avanti in maniera semplice ma aggressiva, mettendo in secondo piano i movimenti di reparto e nascondendo le lacune di centrali limitati dal punto di vista delle letture o della mobilità. Col tempo, però, la diffusione di questa tendenza ha fatto emergere un effetto collaterale non indifferente, e cioè la presenza sempre più evidente di centrali poco elastici nelle letture difensive, che spesso non sembrano considerare ciò che gli accade intorno. Concedetemi questa lunga premessa per parlare dell'evento che ieri ha di fatto deciso Milan-Napoli, cioè il gol di Theo Hernández, una dimostrazione di quali rischi comporti abituare i difensori a concentrarsi quasi solo sull’avversario e non sullo spazio e sulla collaborazione con i compagni. Col ritorno al suo amato 3-5-2, Mazzarri sta infatti provando a costruire anche a Napoli una squadra in cui i centrali si concentrano in primo luogo sugli avversari. Una scelta che ha pagato da un lato, regalando al Napoli una solidità che sembrava definitivamente smarrita, ma che contro avversari di livello contro il Milan può rivelarsi controproducente. Ieri, proprio sull'azione del gol di Theo, si è visto come un sistema di marcature a uomo a tutto campo sia facilmente manipolabile. Di fatto, quando i difensori del Napoli hanno smesso di muoversi di reparto il Milan ha colpito e ha portato a casa la partita. Era la metà del primo tempo, il Napoli fino a quel momento era stato molto aggressivo in mezzo al campo e sembrava più in partita rispetto al Milan. Per una volta, però, Theo ha avuto lo spazio per provare quella che Mazzarri stesso ha definito come una giocata tipica dei rossoneri. Il francese ha verticalizzato per il movimento incontro di Giroud, seguito da Rrahmani.

La punta ha aperto di prima per Leão, su cui era scivolato Østigard, e poi si è spostato verso la fascia, trascinandosi dietro il centrale kosovaro del Napoli e aprendo di conseguenza un buco al centro della retroguardia di Mazzarri. Theo, appena visto questo spazio, si è subito sganciato in avanti per attaccarlo.

A quel punto Leão lo ha raggiunto con un filtrante in diagonale sulla corsa che ormai è una giocata sempre più tipica del suo repertorio. Così Theo ha ricevuto alle spalle della difesa tutto solo in area, con Gollini che in uscita ha coperto male il primo palo. È sembrato un gol ineluttabile, frutto di una combinazione studiata nei minimi dettagli, ma il Napoli avrebbe potuto fare qualcosa di diverso? A fine partita Mazzarri si è soffermato su quella situazione: «Era tutta la settimana che si sapeva che Theo dava la palla e poi entrava verticalmente al centro. […] Lì dovevamo essere più bravi a scappare prima su quella palla filtrante». Scappare prima all’indietro era davvero la soluzione più efficiente? Detto che è difficile reagire alla qualità e alla velocità con cui Theo, Giroud e Leão combinano, quando parte l’inserimento di Theo, l’avversario più vicino al terzino è Lobotka, un centrocampista nettamente inferiore per corsa e atletismo: come si può pretendere che sia lui ad assorbire l’inserimento di Theo correndo all’indietro? Il resto della difesa azzurra, probabilmente, avrebbe dovuto ragionare di reparto e scivolare sul lato palla, un tipo di movimento a cui le marcature a uomo sembrano aver disabituato certi difensori della Serie A. Sul centro sinistra del Napoli, infatti, Juan Jesus ha occhi solo per Loftus-Cheek e sembra disinteressarsi di ciò che accade sul lato opposto, contribuendo a creare la voragine al centro dove Theo può inserirsi senza incontrare opposizione. Juan Jesus avrebbe dovuto essere previdente, ignorare l’uomo per una volta, ragionare di reparto e scivolare.

Perché Juan Jesus non ha stretto verso il lato palla?

Era almeno la terza volta che il Milan tentava quel tipo di combinazione sulla sinistra per forzare il blocco. Nella prima occasione, al 13’, il Napoli era basso nella propria trequarti, quindi alla squadra di Pioli era mancata la profondità in cui servire la corsa di Theo. È stato Østigard in questo caso a intercettare il passaggio di Leão.

Al secondo tentativo, invece, il Napoli era più alto, e c’era lo spazio dietro la difesa in cui Theo avrebbe potuto inserirsi. Con il baricentro del Napoli più basso e la densità nella propria metà campo più accentuata, Di Lorenzo era riuscito ostacolare l’inizio della corsa di Theo con una sorta di tagliafuori.

In questo modo, al momento del lancio di Leão, Rrahmani si è staccato dalla marcatura di Giroud e, favorito dal lavoro sporco di Di Lorenzo e dalla minor profondità da coprire rispetto all’azione del gol, è riuscito ad assorbire l’inserimento di Theo sul lato corto dell’area.

Le poche idee del Napoli con la palla Dal gol di Theo fino a fine primo tempo il Napoli ha provato a recuperare il risultato, ma non si è mai reso pericoloso. Alla fine, l’occasione migliore dei primi 45 minuti è rimasta il palo colpito da Simeone, nato da un recupero alto su rimessa laterale del Milan. Per il resto, il Napoli col suo 3-5-2 ha cercato di sviluppare le sue azioni sfruttando lo spazio alle spalle dei terzini rossoneri che si alzavano in pressing e provando a portare fuori posizione i mediani rossoneri (Bennacer e Adli) per verticalizzare in zona centrale. Sulla destra, ad esempio, appena Di Lorenzo riceveva Theo si alzava su di lui. Il capitano degli azzurri poteva giocare in diagonale verso l’interno per il movimento incontro di Simeone che, idealmente, avrebbe dovuto appoggiare di sponda per attivare Zambo Anguissa fronte alla porta. È un meccanismo che sfrutta la connessione tra la punta, che gioca spalle alla porta e la mezzala che invece gioca fronte alla porta, e che l’Inter di Inzaghi ha usato spesso contro il Milan. Il Napoli a differenza dell’Inter non sapeva però come allungare la squadra di Pioli tramite il possesso basso, permettendo agli avversari di rimanere più compatti in mezzo al campo e di lasciare meno spazio tra le linee. Simeone, poi, ha dimostrato di non essere particolarmente a proprio agio spalle alla porta, soprattutto in zone troppo basse di campo. Anche così si spiega l’eccellente prestazione di Matteo Gabbia, sempre in grado di anticipare l’attaccante argentino. Tra la fretta del Napoli di ricercare quella giocata dal terzino verso le punte, la densità del Milan e i limiti di Simeone nel gioco di spalle, il primo tempo si è rivelato arido per la squadra di Mazzarri dal punto di vista offensivo.

In generale, è stata una partita sporca, con tanti errori tecnici, spesso non forzati (un cambio gioco di Juan Jesus per Leão, un paio di palloni persi da Bennacer in maniera gratuita in fase di uscita). Le difficoltà di entrambe le squadre in fase di attacco posizionale, poi, hanno portato molte azioni a un nulla di fatto, oltre a disordinarle in fase di riaggressione – un grave problema del Milan quando si affida ai cross di Leão. Anche in contropiede, le cattive scelte di entrambe le squadre hanno impedito di generare grandi pericoli, da una parte e dall’altra: ci sono stati diversi scambi di transizione che non hanno portato a nulla. Il passaggio al 4-3-3 del Napoli Il Napoli in parte è migliorato con il passaggio al 4-3-3, ma non abbastanza da produrre chiare occasioni da rete. Con l’ingresso di Politano al posto di Østigard, infatti, Mazzarri è tornato alle vecchie abitudini. La catena di destra, nel secondo tempo, si è rivelata il lato forte del gioco del Napoli. Lì non solo interagivano ala (Politano), mezzala (Zambo Anguissa) e terzino (Di Lorenzo), ma anche il metodista Lobotka e la mezzala opposta Zielinski, che spesso collassavano su quella corsia. Così, il Napoli costruiva a destra per poi tornare improvvisamente al centro oppure cambiare gioco. Protagonista, ovviamente, Matteo Politano, che si occupava di far convergere la manovra verso il centro o portando palla in prima persona, oppure triangolando con un compagno.

Il Napoli, dopo aver sviluppato sulla destra dove si è aggiunto anche Zielinski, torna al centro da Lobotka. Lo slovacco verticalizza per Raspadori che, da terzo uomo, appoggia per il movimento incontro di Politano, il quale riesce ad arrivare al tiro. In quest’occasione viene ostacolato al momento del tiro da Kvara.

Il lato sinistro, però, non è stato produttivo come il destro, nonostante il ritorno al 4-3-3. Forse con un terzino mancino al posto di Mazzocchi a piede invertito il Napoli avrebbe avuto maggior profondità su quella fascia e quindi Kvara avrebbe goduto di maggior supporto, sarebbe stato più difficile da controllare e avrebbe potuto essere più protagonista. Mazzocchi, oltretutto, non sembra essere molto associativo: il troppo tempo passato col pallone tra i piedi e i suoi limiti nelle scelte di passaggio hanno sottratto possessi a al giocatore più pericoloso del Napoli. Insomma, Milan-Napoli non ha cambiato la percezione delle due squadre in questa stagione. I rossoneri continuano ad essere una squadra a cui basta poco per vincere certe partite, forti di un organico estremamente talentuoso. A tredici punti di distacco dal quinto posto, il piazzamento Champions ormai sembra blindato. Vista anche la distanza dall'Inter, e la difficoltà anche solo di pensare una rincorsa scudetto, il Milan può concentrarsi sull'Europa League e rafforzare ulteriormente la propria tradizione nelle coppe europee. Il Napoli, invece, è ancora una squadra povera di soluzioni in entrambe le fasi. Oltre all’ingresso di Politano, l’altra notizia positiva per Mazzarri è la buona prestazione di Lindstrøm, che ha dato continuità al secondo tempo col Verona. La qualità a questa squadra non manca di certo e con Osimhen la sua pericolosità inevitabilmente crescerà. Certo, in campo il Napoli sembra ancora piuttosto confuso, ma a volerle trovare gli elementi per sperare ancora in un riscatto in questa seconda metà di stagione non mancano.

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