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Emanuele Mongiardo
Cosa aspettarsi da Milan-Napoli in Champions League
18 mar 2023
18 mar 2023
Una preview del possibile scontro tattico tra Pioli e Spalletti.
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Emanuele Mongiardo
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IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
(foto) IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
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Dovessimo basarci solo su ciò che vediamo in campionato, Napoli-Milan sarebbe un quarto di finale con un chiaro favorito per il passaggio del turno. La squadra di Spalletti prosegue inesorabile il proprio cammino verso lo scudetto, mentre gli uomini di Pioli, poco costanti e poco ispirati dal punto di vista offensivo, sono costretti a guardarsi le spalle nella lotta per il quarto posto. Partire da dati del genere per esaminare un’eliminatoria di Champions, però, non è un esercizio troppo utile, soprattutto in questo caso. Per entrambe le squadre, infatti, è una novità raggiungere questo tornante della competizione. Per il Napoli rappresenta la prima volta nella sua storia. Spalletti non ci arriva addirittura dal 2007/08, mentre il Milan manca dal 2011/12: in entrambi i casi, la Playstation che sponsorizzava la Champions era ancora la 3. La vecchia Coppa dei Campioni è una competizione che dà le vertigini, dove non è mai possibile razionalizzare tutto e dove il peso della componente emotiva è incalcolabile. Può bastare un singolo evento – un gol, un cartellino, un’occasione che accenda il pubblico e metta la difesa in stato d’allerta – a cambiare il vento del confronto e a rendere ingestibile la partita per l’una o per l’altra squadra. Non sappiamo come Milan e Napoli possano reagire a pressioni del genere: chi sarà in grado di gestire meglio i momenti di sofferenza e incertezza che, inevitabilmente, arriveranno durante i 180 minuti? Pioli e i suoi, per adesso, sembrano avere meno da perdere. La storia recente del torneo, peraltro, ci insegna che nelle eliminatorie tra squadre dello stesso campionato spesso a spuntarla è quella più indietro in classifica: il Liverpool e il Tottenham contro il City dominatore della Premier, il Liverpool di Benitez contro il Chelsea di Mourinho, il Real Madrid contro l’Atletico nel 2014, ma anche lo stesso Milan contro la Juve campione d’Italia nella finale di Manchester. Il Napoli sentirà la pressione di aver disputato una stagione fin qui immacolata e di avere l’occasione di affrontare una squadra, sulla carta, più debole?

In campionato, all'andata, era finita così.

Di certo, vincere con continuità in campionato richiede caratteristiche diverse dal vincere un quarto di finale in Europa, proprio perché la componente intangibile, quella psicologica ed emotiva, condiziona molto di più. Cosa aspettarci allora dal campo? Vedremo due squadre diverse rispetto al solito? C’è da dire che Milan e Napoli si incontreranno in Serie A una decina di giorni prima del doppio confronto e sarà interessante capire se Pioli e Spalletti ci anticiperanno qualcosa di ciò che vedremo in Champions. Per il resto, soprattutto sul piano partita del Milan, potrebbe avere un peso decisivo il fattore campo. Per le squadre sfavorite, spesso disputare l’andata in casa è un fattore vantaggioso: si approccia la partita con più coraggio, si impone il contesto, si incanala il confronto dalla propria parte e si prepara la gara di ritorno appositamente per mantenere il vantaggio. È quello che ha fatto il Villarreal contro il Bayern lo scorso anno, o che ha fatto spesso, nei suoi anni migliori, l’Atletico di Simeone. Come loro, forte dell’atmosfera di San Siro, Pioli potrebbe preparare una gara d’andata aggressiva fin dall’inizio. È lecito aspettarsi un primo tempo di pressing alto del Milan sul Napoli, per infervorare il pubblico ad ogni recupero palla e forzare situazioni che possano portare al gol, un po’ come con il Tottenham. Di certo, rispetto agli ottavi contro gli inglesi, il Milan non potrà permettersi di passare quasi tutta l’eliminatoria in difesa senza ripartire. La squadra di Spalletti, con la palla, non è monocorde come quella di Conte e portarsela vicino alla porta non è mai consigliabile. Quando pressa alto, il Milan accetta l’uno contro uno dietro. Affrontare Kvaratskhelia con Kalulu sembra una buona idea, ma per quanto riguarda Osimhen? Nelle ultime gare da centrale ha giocato Thiaw, che quindi, sulla carta, dovrebbe controllare il nigeriano. Rimarrà quella la marcatura, oppure, per difendere Osimhen sulla profondità, Pioli farà qualcosa per accoppiargli il più veloce Tomori? Di contro, per vigilare su Osimhen in area di rigore, Thiaw pare più adatto di Tomori, non solo per senso della posizione ma anche, banalmente, per altezza. Con la palla, invece, i rossoneri dovranno aggiungere qualche passaggio intermedio alla manovra, senza pensare esclusivamente ad alzare il pallone su Giroud: avere Maignan e Bennacer dall’inizio potrebbe cambiare il modo di gestire il possesso. È un peccato che il Milan si trovi nelle condizioni attuali. La squadra dello scorso anno, feroce in pressing e riaggressione, diretta ma precisa con la palla, aveva caratteristiche perfette per competere in Europa. La solidità difensiva ritrovata, però, resta un’ottima base su cui costruire il doppio confronto, soprattutto in caso di vittoria a San Siro. Per converso, se il Napoli saprà affrontare con la giusta calma la parte iniziale dell’andata in trasferta, allora ridurrà le possibilità del Milan di sovvertire il pronostico. Con il sistema difensivo di Pioli, c’è da aspettarsi una marcatura particolarmente aggressiva su Lobotka. Lo slovacco è un maestro delle ricezioni spalle alla porta, ma se proprio non dovesse riuscire a ricevere, dovrà muoversi per portare via l’uomo e creare spazi in cui il Napoli possa costruire. Contro l’Eintracht, nella parte iniziale della gara in Germania, la squadra di Spalletti aveva avuto qualche difficoltà per via della compattezza dei tedeschi. Glasner non pressava alto ma era aggressivo al centro. Il suo sistema, però, era meno indirizzato sull’uomo rispetto a quello di Pioli. Il Napoli, quest’anno, si è dimostrato formidabile a manipolare i movimenti degli avversari senza palla. Attrarre il Milan, centrocampisti compresi, sul proprio fianco sinistro per poi ribaltare il campo e attaccare velocemente il lato debole (quello di Leao, non sempre irreprensibile se c’è da ripiegare), sulla carta è il modo migliore per colpire i rossoneri. Se poi il pressing avversario si dimostrasse particolarmente efficace, rimarrebbero comunque le verticalizzazioni per gli scatti in profondità di Osimhen. Quest’anno il Milan non ha ancora affrontato il nigeriano e, come detto, Pioli dovrà capire come adattare su di lui il nuovo assetto difensivo. Con la sua velocità, l’attaccante consente al Napoli di giocare anche palloni scomodi, che andrebbero sprecati con qualsiasi altro giocatore. Anche di fronte al pressing più feroce, quindi, gli azzurri hanno le armi per non rimanere contratti. Spalletti lo sa e infatti, in questa stagione, nessuno alterna meglio costruzione corta e verticalizzazioni improvvise. Se il pressing del Milan andasse a vuoto e il Napoli prendesse il controllo della partita, diventerebbe difficile per i rossoneri ribaltare il campo. Giroud, sempre pronto a sacrificarsi nei rientri, non potrebbe più offrire uno sbocco in avanti e per Leao diventerebbe più difficile toccare il pallone. Proprio il portoghese, forse, è il giocatore da cui ci si attende di più nell’eliminatoria. Leao contro il Tottenham è stato utile per alleggerire la pressione. I giocatori più talentuosi della Champions, però, quando completano tutti quei dribbling di solito incidono anche sulla produzione offensiva della propria squadra: la rifinitura e la conclusione sono ciò che separa il portoghese dai migliori calciatori al mondo. Manca ancora un mese ai quarti di finale, un periodo di tempo lunghissimo nell’arco di una stagione. Napoli e Milan sono di certo le squadre con le individualità migliori in Italia, i loro protagonisti principali sono esattamente ciò che cerchiamo in una partita di Champions. Probabilmente non c’era gara migliore con cui esportare il nostro campionato.

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