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Marco Lai
Cosa dobbiamo aspettarci dalla sfida tra Inter e Milan
09 mag 2023
09 mag 2023
La preview tattica della semifinale italiana di Champions.
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Marco Lai
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IMAGO / Marco Canoniero
(foto) IMAGO / Marco Canoniero
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A distanza di vent’anni esatti, sarà di nuovo Milan-Inter in semifinale di Champions League. Non ci saranno più Maldini e Zanetti, almeno in campo, il calcio italiano non è più dominante come allora, eppure l’attesa è alle stelle, San Siro il palcoscenico di un derby storico che avrà gli occhi del mondo addosso. Un doppio confronto per decidere chi andrà in finale che ha del sorprendente: a inizio stagione nessuno si sarebbe aspettato di veder arrivare così in fondo le due squadre e, per certi versi, è ancora più improbabile alla luce del loro percorso attuale in campionato, caratterizzato da grande discontinuità. Ma cosa importa? Milan-Inter sarà il culmine di una rivalità sportiva storica, che si è riaccesa di recente, tanto che la sfida di ritorno del 16 maggio sarà il nono incontro tra le due squadre negli ultimi due anni (al momento è leggermente in vantaggio l’Inter: tre vittorie, due pareggi e due sconfitte). A rendere ancora più stimolante questa rivalità, e la sfida che ci attende, è lo stile di gioco per certi versi opposto tra le due squadre. Certo, non siamo ai livelli di antitesi delle sfide tra Guardiola e Mourinho nei Clásicos tra il 2010 e il 2013, ma semplificando si può intravedere una sfida tra cura maniacale della costruzione dal basso e pressing alto incessante, tra ritmi bassi e ritmi alti, tra difesa a 3 e difesa a 4, tra sviluppo complesso e ricerca dell’individualità in uno contro uno. Ci sono, insomma, tutte le condizioni per assistere a una doppia sfida storica per il calcio italiano. Ma come potrà svilupparsi la partita? Difficile dirlo perché le due squadre si conoscono anche troppo bene e questa reciproca conoscenza potrebbe spingere i due allenatori a proporre qualcosa di innovativo e inaspettato, come ad esempio ha fatto Pioli nelle sfide contro il Napoli schierando Brahim Diaz sulla destra. Ad ogni modo, in attesa di vedere le squadre in campo e capire quali possono essere le mosse e contromosse, si possono individuare degli spunti tattici su cui Inzaghi e Pioli proveranno a lavorare, così da trarre vantaggio dai propri punti di forza e dai punti deboli dell’avversario. Che cosa deve fare l’Inter Le scelte di formazione di Inzaghi dovrebbero essere piuttosto prevedibili, il dubbio maggiore è quello relativo al centrocampo dove l’unico sicuro del posto è Barella, mentre Brozovic, Mkhitaryan e Calhanoglu si contenderanno gli altri due posti. Per il resto l’Inter dovrà decidere quanto vuole insistere sulle difficoltà del Milan. Perché, in questa stagione è apparso quanto mai evidente, gli uomini di Pioli vanno in crisi quando devono fare la partita contro squadre che si compattano per chiudere degli spazi, mentre giocano decisamente meglio quando riescono a lasciare il pallone agli avversari, pressare alto e attaccare presto. O, comunque, in generale quando riescono a correre in transizione anche dopo un recupero del pallone vicino alla propria area di rigore. Per questo motivo per l’Inter potrebbe essere più saggio cercare di mantenere i ritmi bassi, non andare a prendere i giocatori del Milan in prima costruzione e tenere un blocco medio, di fatto dando continuità all’approccio mantenuto nei due turni precedenti contro Porto e Benfica.

Va da sé che molto dipenderà dalle condizioni di Leao, uscito nei primi minuti della partita con la Lazio per un problema muscolare. Il portoghese ha raggiunto lo status di giocatore che costringe gli avversari a preparare piani ad hoc per limitarlo e in sua assenza, l’Inter avrebbe più stimoli ad alzare il proprio baricentro e giocare con tanto campo alle spalle. In ogni caso raramente le partite di Champions League si giocano in maniera monotematica, con lo stesso piano dall’inizio alla fine. Per districarsi nei 180 minuti le squadre devono saper leggere i diversi momenti della partita. L’Inter, ad esempio, per fare male al Milan dovrà capire quando alzare il livello della pressione offensiva. Nel derby di Supercoppa la squadra di Inzaghi ha giocato su ritmi piuttosto alti, riuscendo a limitare la prima costruzione dei rossoneri. Quella volta però mancava Maignan, ora potrebbe essere più difficile vista la capacità del portiere francese di essere un playmaker aggiunto. In quella partita Inzaghi aveva scelto di pressare alzando Dzeko e Lautaro su Kjaer e Tomori. La punta di sinistra pressava Tatarusanu sempre con una corsa tagliata per eliminare la linea di passaggio verso Kjaer, costringendo il portiere o a giocare lungo o a servire Tomori, individuato come elemento debole della costruzione rossonera. Strategia proposta in alcuni momenti anche dal Napoli nei quarti, da cui si sono sviluppate le occasioni più pericolose nella sfida d’andata.

In quella partita la squadra di Inzaghi era riuscita a ribaltare il punto forre del Milan – la pressione in avanti – in un punto debole. Lo aveva fatto portando tanti uomini in fase di prima costruzione (per esempio allargando i braccetti, alzando gli esterni e abbassando Brozovic tra i centrali per formare una struttura 4+2) e poi giocando in maniera diretta sulle punte nello spazio creatosi tra difesa e centrocampo del Milan e sfruttare il due contro due che spesso ha visto uscire vincitori gli attaccanti nerazzurri, autori di una prestazione ai limiti della perfezione.

Una situazione di gioco che Inzaghi potrebbe riproporre. Tomori infatti sa essere dominante quando può rompere la linea con aggressività e anticipare il proprio uomo, ma fa più fatica quando affronta giocatori massicci come Dzeko o Lukaku che sono in grado di tenerlo alle spalle, difendere il pallone e smistare per i compagni. Kjaer invece non ha quasi mai trovato le contromisure contro Lautaro perché l’argentino è molto bravo a svariare per il campo, mentre il danese non è troppo a suo agio quando deve allontanarsi dalla sua posizione.

Che cosa deve fare il Milan È più difficile prevedere quale sarà la formazione scelta da Stefano Pioli, e molto del piano partita dei rossoneri dipenderà dalle condizioni fisiche e dalla disponibilità di Rafa Leao. In caso di forfait del portoghese il sostituto più probabile sembra essere Saelemaekers, entrato al suo posto nella gara contro la Lazio. Sarebbe banale sottolineare quanto perderebbe offensivamente il Milan con questo cambio, al di là della maggiore abnegazione alla fase difensiva del belga che non può in alcun modo bilanciare l’esuberanza atletica e tecnica dell’MVP dello scorso campionato. Poche certezze anche sul giocatore che verrà scelto da Pioli sulla fascia destra: fiducia a Brahim Diaz che tanto bene ha fatto in quella posizione nelle tre partite di aprile contro il Napoli o un ritorno dal primo minuto Messias nel suo ruolo naturale? Confermare lo spagnolo sembrerebbe la scelta più logica, ma la difesa a 3 dell’Inter ha più armi rispetto a quella a 4 del Napoli contro i giocatori che ricevono nei mezzi spazi perché i braccetti possono rompere la linea con maggiore tranquillità e ricostituire la parità numerica in mezzo al campo. Se l’undici iniziale è ancora incerto, sappiamo che nelle ultime settimane il Milan ha ritrovato il suo stile, caratterizzato da pressing alto e ritmo intenso, aggiungendo al suo arsenale anche la capacità di gestire una partita fatta di sofferenza, difesa bassa e ripartenza, come testimoniato dalla partita di ritorno contro il Napoli. Mettendo da parte l’ultimo derby giocato in campionato, in cui il Milan era in enorme crisi difensiva e di risultati e aveva giocato a specchio con un 3-5-2 molto conservativo, di solito Pioli contro l’Inter prova a pressare molto alto uomo su uomo per limitare la costruzione nerazzurra e guadagnare il pallone in zone pericolose. Di solito i riferimenti a uomo sono i seguenti: il trequartista marca il vertice basso, la punta va sul centrale, l’esterno sinistro sta a metà strada tra il centrale e l’esterno di destra; mentre l’esterno destro stringe tantissimo la propria posizione per pressare il centrale di sinistra o addirittura il portiere, mentre i due centrocampisti pressano le due mezzali.

Per uscirne l'Inter può provare due soluzioni: la prima, già analizzata, è la palla verticale sulle punte; la seconda consiste nella giocata per trovare l’esterno sinistro (Dimarco) da terzo uomo. Nelle idee di Pioli spetterebbe al terzino destro (Calabria) alzarsi per prendere Dimarco, ma il campo da percorrere è tanto e non sempre il capitano del Milan riesce a uscire con il tempismo necessario. Con una giocata di quel tipo l’Inter potrebbe sfruttare le qualità tecniche di Dimarco e lo spazio alle spalle di Calabria per lanciare poi una delle punte in profondità, com’è accaduto spesso nella gara di Supercoppa.

Una buona alternativa per il Milan potrebbe essere quella di pressare allo stesso identico modo ma sul lato opposto, costringendo l’Inter a sviluppare la propria azione sul lato in cui è meno dotata tecnicamente (Darmian e Dumfries non sono Bastoni e Dimarco) e sfruttando la linea laterale come uomo in più. Da una situazione simile i rossoneri potrebbero anche evitare che si crei quello scomodo due contro due tra le punte e i propri centrali, perché Calabria sul lato debole potrebbe senza troppi patemi stringere la propria posizione e dare superiorità numerica alla difesa, consapevole del fatto che difficilmente da quella situazione l’Inter riuscirebbe a cambiare gioco su Dimarco, il quale peraltro pecca di atletismo ed è una minaccia minore quando deve correre senza palla rispetto a quando ne è in possesso.

Non è da escludere comunque la possibilità che il Milan riproponga un blocco medio come quello visto nella gara di ritorno contro il Napoli per evitare che l’Inter riesca a trovare con facilità le due punte, ma anche per evidenziare quello che è forse il principale limite offensivo della squadra di Inzaghi: l’assenza di un giocatore in grado di superare l’uomo sulle fasce. I nerazzurri sono infatti con discreto margine la squadra che dribbla meno in Serie A.

Per quanto riguarda la fase di possesso il Milan avrebbe in Rafa Leao l’uomo perfetto per attaccare la lenta retroguardia nerazzurra, ma in sua assenza potrebbero rivelarsi fondamentali gli strappi di Theo Hernandez. Chiaramente sarebbe necessario liberare il francese da compiti in costruzione, ed ecco che potrebbe tornare buona la soluzione per cui aveva optato Pioli nella gara d’andata di campionato con Tonali largo a sinistra in posizione di terzino sinistro.

Ci sarà da valutare anche lo schieramento dei tre centrocampisti centrali del Milan: ormai siamo abituati a vedere Tonali e Krunic alla base del triangolo e Bennacer da vertice alto, una soluzione che si è rivelata estremamente efficace contro squadre che vogliono controllare il pallone (Napoli e Lazio), ma meno adatta nelle partite in cui è il Milan a dover fare la partita. Krunic ha dimostrato di essere un giocatore affidabile in uscita palla, ma per certi versi a volte risulta fin troppo ordinato. Bennacer invece è molto più abile nelle imbucate verticali che contro un Inter più bloccata potrebbero rivelarsi fondamentali per trovare spazi centralmente, che Pioli non lo riporti al suo posto davanti alla difesa? Insomma, l’attesa è tanta, non solo per il blasone della partita e la posta in palio, per la rivalità storica tra le due squadre e quella attuale, per cosa vuol dire per il calcio italiano. Milan-Inter sarà anche una sfida tattica di alto livello, un confronto tra due modi diversi di provare a vincere le partite, con due allenatori spesso bistrattati ma capaci di preparare raffinati sistemi di gioco. Tra il 10 maggio, giorno dell'andata, e il 16, giorno del ritorno, una città, un paese ma anche il resto del mondo avranno gli occhi puntati su San Siro. A prescindere da come andrà, la sensazione è che questa doppia sfida verrà ricordata a lungo non solo dai tifosi di Inter e Milan, ma anche da tutti quelli che amano questo sport.

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