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Inversione di tendenza?
18 gen 2016
18 gen 2016
Milan e Fiorentina escono dalla partita di ieri sera con sensazioni opposte.
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Nella prima partita di questa Serie A 2015/16 la Fiorentina aveva battuto il Milan 2-0: una luce che le due squadre hanno proiettato sul resto della stagione e che le ha accompagnate lungo tutto il girone d’andata. La Fiorentina si è confermata la squadra intensa, organizzata e molto contemporanea che sembrava già quella sera. Capace di mostrare pochi picchi in negativo (

e

, per esempio), e molti in positivo (

e

, soprattutto).

 

Mentre il Milan ha continuato a mostrare una grande confusione, di moduli, idee di gioco e anche dell’undici titolare, al punto che i primi giorni del mercato di gennaio è stato ceduto Luiz Adriano, cioè quello che era, a tutti gli effetti, il centravanti titolare a inizio stagione (e che, al momento, ha ancora più minuti di Honda, Niang e Balotelli).

 

Un girone dopo il risultato è stato ribaltato, con il Milan che ha battuto per 2 a 0 una Fiorentina apparsa in grande difficoltà. Ed è lecito chiedersi se, come è successo nel girone d’andata, anche questo risultato possa indicarci il futuro delle due squadre. Cioè: ci dobbiamo aspettare un’inversione di tendenza nei campionati di Milan e Fiorentina?

 



Se la Fiorentina è molto abile a difendere quando è schierata, qualche problema in più lo ha sempre dimostrato nel contenere le ripartenze degli avversari, e per diversi motivi. Innanzitutto Bernardeschi, per quanto stia dimostrando un’incredibile applicazione, fisica e tattica nel gestire i propri compiti difensivi come quinto di destra del 3-5-2, rimane un trequartista adattato. Paulo Sousa gli chiede un grande apporto offensivo e non sempre può riuscire a tornare in copertura (anche Alonso, da parte sua, non è sempre puntuale nei rientri a coprire il suo opposto). Ma, soprattutto, in campo aperto la Fiorentina paga la non eccezionale qualità dei propri difensori nella marcatura preventiva. Soprattutto se manca qualcuno dei titolari.

 

Nel gol del vantaggio di Bacca ci sono un po’ tutte queste cose: Bernardeschi si fa trovare in posizione molto avanzata e Bonaventura attacca allargandosi molto nel suo buco a sinistra (come farà per tutta la partita), accompagnato da Vecino; a quel punto la Fiorentina è in superiorità numerica, ma la linea difensiva si lascia disorganizzare dal semplice taglio verticale di Bacca tra Roncaglia e Tomovic: l’argentino guarda solo la palla e sale per il fuorigioco mentre il serbo stava già indietreggiando a coprire la profondità.

 

E in questo errore forse ha pesato più di ogni altra cosa l’assenza di Gonzalo Rodríguez: importante tanto nell’impostazione quanto nel guidare la linea a tre.

 



 

Dopodiché, l’uno contro uno di Bacca contro Tomovic andrebbe quasi vietato ai minori, per la facilità e il senso di superiorità che il colombiano dimostra sul suo marcatore. Il primo controllo con cui Bacca rientra sul destro sembra banale, ma nel calcio è sempre una questione di

: ed è eccezionale soprattutto la capacità del colombiano di rientrare sul suo piede senza perdere velocità, grazie a un controllo del corpo quasi da rettile. In questo senso Bacca ricorda l’eleganza efficace di Samuel Eto’o.

 



 

Non è la prima volta che la Fiorentina subisce gol da una verticalizzazione sul suo lato destro e il Milan sembra aver preparato la partita per attaccare soprattutto su quella porzione di campo: Bonaventura tendeva ad allargarsi sempre a sinistra, e allo stesso modo Niang scendeva spesso sulla fascia per agire quasi da esterno, andando a creare così la superiorità numerica con il solo giocatore di fascia della “Viola”. Alla fine del primo tempo

dei rossoneri si sono sviluppate a sinistra.

 

In questa fragilità sul lato sinistro i viola non subiscono solo l’inclinazione offensiva di Bernardeschi, ma anche il paradosso di un giocatore come Tomovic: forse più adatto a terzino, pur non avendo il fisico per il ruolo, diventato negli anni terzo centrale di sinistra, dove però non sembra avere le qualità necessarie in marcatura.

 

Passata in svantaggio, la Fiorentina si è smarrita. Quest’anno la squadra di Paulo Sousa si è trovata sotto in tutto 6 volte (contro Empoli, Napoli, Lech Poznan, Roma, Carpi e Lazio) riuscendo a ottenere appena un pareggio e ben 5 sconfitte. È un dato che non può essere casuale e che segnala dei problemi strutturali preoccupanti per il prosieguo della stagione viola: la Fiorentina non sa recuperare le partite e in questo modo è costretta a passare sempre in vantaggio, se vuole vincere.

 

Già Emiliano Battazzi il mese scorso

che la fase di possesso viola fosse per lo più volta a minimizzare i rischi difensivi e, a differenza di altre squadre di Serie A che giocano un ottimo calcio

, come il Napoli e il Sassuolo, l'efficacia offensiva della Fiorentina passa per la capacità di costringere l’avversario al dilemma tra il difendere l’ampiezza dei due esterni, sempre molto alti sulla linea dei due trequartisti, o la profondità,  faticando a trovare delle linee di passaggio pulite contro le squadre che si chiudono bene.

 

Il problema maggiore, però, è che la profondità viene garantita soprattutto dai movimenti senza palla di Kalinic, e quando quest’ultimo non è nella migliore condizione di forma possibile, o la difesa avversaria è brava a difendersi con due linee strette e a tracciare le sue corse, la Fiorentina sembra un criceto che gira sulla ruota del proprio possesso perimetrale.

 

Tra la profondità e l’ampiezza il Milan ha scelto in modo deciso la profondità: ha preferito seguire sempre i tagli di Kalinic e dei trequartisti, anche a costo di liberare lo spazio esterno per Bernardeschi e Alonso.

 


Come in questo caso.


 

Kalinic e Ilicic tagliano verso sinistra, disordinando la difesa del Milan che scala male le marcature. Bernardeschi a quel punto ha spazio, ma per rientrare sul proprio piede perde il tempismo per concludere in porta, centrando Antonelli che ormai ha recuperato la posizione. Avere un esterno a piede invertito ha dei vantaggi, ma soprattutto in transizione fa perdere tempo: una contraddizione con cui si stanno confrontando sempre più squadre in Europa.

 

I due trequartisti non riescono a essere pericolosi con frequenza verso la porta avversaria (soprattutto se Ilicic non è in giornata) e anche gli innesti di altre punte (Rossi e Babacar) non riescono ad aumentare la pericolosità offensiva. È arrivato forse il momento per Paulo Sousa di inventare nuove soluzioni; la Fiorentina si ritrova di fronte a una delle più elementari—eppure di difficile soluzione—questioni del calcio contemporaneo: come si fa gol?

 



È un dato di fatto che la Fiorentina fatichi a rendere produttiva la mole del proprio gioco offensivo e il problema si acuisce ulteriormente quando viene a mancare qualche giocatore titolare. Contro il Milan sono bastate due assenze ad abbassare fatalmente la qualità del palleggio viola.

 

L’assenza di Gonzalo Rodríguez ha costretto la Fiorentina ad affidare la costruzione dal basso quasi del tutto ad Astori, che però in posizione più defilata e senza l’appoggio centrale per Gonzalo (capace anche di cercare la soluzione lunga) ha rappresentato un bersaglio prevedibile per il pressing rossonero.

 

L’assenza di Badelj, invece, è bastata a rallentare la velocità della circolazione del pallone. Mario Suárez ha sempre più i contorni di un fraintendimento, e non a caso la Fiorentina sembra molto vicina all’acquisto di Tino Costa, che in quella zona dovrebbe aggiungere qualità di calcio, sia nel corto che nel lungo.

 

Dopo la partita Paulo Sousa ha ammesso anche un calo di tono fisico: «È vero siamo in calo fisico, se poi gli avversari si chiudono bene come questa sera spendono molto meno da un punto di vista fisico e mentale», con quella punta di passivo-aggressività che lo caratterizza a livello mediatico. Ma il piccolo calo fisico rimarcare anche uno dei difetti principali della squadra viola: la mancanza di dinamismo. Anche nell’efficacia in fase conclusiva e negli uno contro uno. In soccorso doveva arrivare Lucas Ocampos dall’Olympique Marsiglia, ma l’infortunio di una settimana fa pare aver fatto sfumare la trattativa. Ora si parla di Tello e Zarate, mentre non circola nessun nome per la difesa, dove c’è bisogno di qualche marcatore meno improvvisato.

 

Per questo, alla seconda sconfitta consecutiva, aleggiano molti dubbi sulla squadra viola, che stamattina è stata anche contestata dai suoi tifosi:

 


 

 

Possibile che quella che sembrava una favola possa venire oscurata in così breve tempo? Dall'altra parte il Milan si trova a vivere un momento opposto, con Mihajlovic che alla fine del primo tempo di Roma – Milan, con i giallorossi in vantaggio di un gol, era virtualmente esonerato. Il secondo tempo dell’Olimpico e due vittorie consecutive sono bastate a cambiare drasticamente, o quasi, le prospettive dei rossoneri. Se non altro perché ora la classifica vede il Milan ad appena 3 punti dalla Roma e a 8 dall’Inter: uno scenario che potrebbe clamorosamente farli rientrare nella lotta al terzo posto. Soprattutto perché Inter, Fiorentina e Roma stanno rallentando.

 



Ma ciò che deve far stare un tantino meglio i tifosi del Milan è soprattutto la prestazione di ieri. Se l’importanza del pareggio con la Roma e della vittoria in Coppa Italia con il Carpi potevano in qualche modo essere sminuite, la vittoria contro la Fiorentina è stata talmente convincente da non poter essere sottovalutata. Soprattutto perché Mihajlovic sembra finalmente aver risolto il rebus dell’identità di gioco di una squadra finora piuttosto indecifrabile. Nei primi mesi non si capiva se il Milan fosse una squadra di possesso o di contropiede, se faceva pressing alto o preferiva difendersi bassa, se fosse solida in difesa e inconsistente in attacco o viceversa.

 

Una delle poche certezze di questi mesi era che il Milan giocava bene il contropiede o, comunque, la fase che sembrava fare meglio era quella senza palla. Eppure solo nelle ultime settimane il tecnico serbo pare aver trovato l’incastro di tessere che gli permette di assecondare la fase di gioco migliore di cui sono capaci i suoi giocatori.

 

Il punto di partenza, come spesso accade, è stata la difesa. A inizio campionato il Milan amava tenere una linea difensiva piuttosto alta, senza però supportarla da una fase di pressing ben organizzata e finendo così per mettere alla prova lo scarso dinamismo dei propri centrali. Mihajlovic pare aver capito che la sua squadra difende meglio quando non fornisce la profondità agli avversari e negli ultimi tempi ha abbassato la sua linea.

 

Anche la scelta degli uomini ha trovato una cristallizzazione nella coppia Alex-Romagnoli, dopo aver provato praticamente tutti gli assortimenti possibili. L'abbassamento però non è sinonimo di passività: il Milan di ieri (ma anche quello visto contro la Roma) in alcuni tratti ha ricordato la Samp dello scorso anno, con le linee molto strette e la linea bassa abbinata a una grande intensità nella pressione, soprattutto sulle fasce, dove si trovano i giocatori più dinamici dei rossoneri. Il Milan ieri sera ha recuperato 22 palloni (contro i 10 della Fiorentina).

 

Il Milan di ieri è riuscito a partire in contropiede con grande convinzione, muovendosi negli spazi con disinvoltura come se per la prima volta avesse ai piedi le scarpe del numero giusto.

 



Come sempre nel calcio, organizzazione collettiva e prestazioni individuali si esaltano reciprocamente. In un sistema di gioco più chiaro anche i giocatori rossoneri, che fino a qualche settimana fa sembravano una tonnara di sopravvalutati, stanno offrendo prestazioni migliori.

 

Bonaventura è una certezza da inizio stagione e se Higuaín non giocasse in Serie A sarebbe legittimo proporre la sua candidatura a MVP stagionale. È incredibile non solo quantità di cose che sa fare, ma anche la qualità con cui le fa: è sempre il primo giocatore a innescare il pressing del Milan (5 palloni recuperati) nella propria trequarti e giocando a sinistra del 4-4-2 funge da regista mascherato, soprattutto in transizione offensiva. Ieri, ad esempio, ha toccato più palloni di Montolivo e partecipa attivamente a quasi tutti i gol del Milan (ha già

41 passaggi chiave e 7 assist).

 

Anche Alessio Romagnoli ha giocato sempre discretamente, senza mai lasciarsi oscurare del tutto dalle prove negative della squadra, ma anche lui sta sensibilmente aumentando il livello delle proprie prestazioni, trovandosi più a proprio agio con meno campo da difendere alle spalle.

 

Se Romagnoli e Bonaventura sono sempre stati più o meno delle certezze (insieme a Bacca) in positivo, completamente diversa era la situazione di Riccardo Montolivo, uno dei giocatori meno sopportati dai milanisti. Eppure Montolivo si sta guadagnando il posto di regista del Milan non solo per mancanza di alternative, ma anche per la qualità—in crescita—delle sue prestazioni. Un dato su tutti che smentisce uno dei luoghi comuni su uno dei giocatori più maltrattati del calcio italiano: Montolivo recupera più di 4 palloni a partita, record assoluto per i centrocampisti di questa Serie A (già vi sento rispondere: eh ma quante ne perde...).


 

Un altro giocatore recuperato sembra Niang, che nel 4-4-2 di Mihajlovic ha dimostrato la sua utilità sia per le proprie qualità atletiche che per la propria applicazione in fase di non possesso. Nella partita di ieri si è sacrificato molto per andare a disturbare l’impostazione dei centrali viola e ha mostrato un’incredibile capacità atletica di ribaltare l’azione praticamente da solo: palla al piede in spazio aperto è un giocatore imprendibile, anche se perde un po’ di lucidità in fase di rifinitura e conclusione. La cessione di Luiz Adriano gli libera spazio e nella seconda parte di stagione avrà senz’altro un’importanza crescente nell’economia della squadra, potrebbe persino diventare un giocatore chiave per Sinisa.

 

In sostanza, è difficile che una sola partita riesca a ribaltare completamente le prospettive di due squadre, ma Milan e Fiorentina ricominceranno il loro campionato domenica con un’inerzia diversa. L'una più consapevoli dei propri limiti, l'altra e dei propri punti di forza.

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