
Tra quelle trascorse con Massimiliano Allegri in panchina, l’estate del 2011, a suo modo, è rimasta incastrata nella memoria dei tifosi milanisti. Freschi vincitori dello scudetto, ai rossoneri sembrava bastasse poco per diventare una delle migliori squadre d’Europa. Le basi erano solide, ma andava affrontato un processo di svecchiamento, soprattutto a centrocampo, dove a tirare la carretta c’erano vecchi pretoriani di Ancelotti come Seedorf, Ambrosini e Gattuso e l’acquisto invernale van Bommel, anch’egli a dir poco avanti con l’età. Così, Galliani, come al suo solito, aveva iniziato a disseminare indizi qua e là di fronte ai giornalisti: al Milan sarebbe di sicuro arrivata una mezzala sinistra, che l’amministratore delegato e la stampa avrebbero iniziato a identificare come “Mister X”.
Quattordici anni dopo, tornato Allegri, la situazione è simile. Il centrocampo del Milan necessita una profonda ristrutturazione. Al Milan da tempo manca qualcuno che dia contemporaneamente equilibrio e direzione al gioco. Con la cessione di Reijnders, poi, i rossoneri hanno perso anche l’unico mediano capace di rendersi utile a tutte le altezze del campo. Considerate anche la probabile cessione di Musah e l’inaffidabilità di Loftus-Cheek, è evidente il bisogno dei rossoneri di trovare volti nuovi per il centrocampo.
Non è un caso che in questi giorni rimbalzino una serie di nomi con cui il Milan starebbe pensando di rinforzarsi. Oltre che di Modrić, si parla soprattutto di Xhaka, Jashari e Javi Guerra. Sembrano dei profili coerenti tra di loro: tutti giocatori che preferiscono partire in una coppia di mediani, solidi ma soprattutto dotati di buon piede e di intelligenza, con cui provare a dare un senso al centro del campo; Xhaka più regista posizionale, Jashari e Javi Guerra più propensi ad accompagnare gli attacchi anche in avanti.
Sulla scia di queste caratteristiche, allora, ho provato a completare il casting per la mediana del Milan, che probabilmente starà valutando anche altri nomi oltre a quelli già usciti sulla stampa. Non potendo conoscerli con certezza, ho scelto una serie di nomi simili a quelli comparsi finora, che fossero anche coerenti con il gusto di Allegri (niente registi alti un metro e settanta, quindi) e con il modus operandi di Tare, che di solito ama battere certi mercati (Europa sud-orientale, Spagna e Portogallo, Benelux, Sud America).
Per ognuno di essi vengono specificati la posizione ideale, il contesto di provenienza, le caratteristiche favorevoli e quelle sfavorevoli all’acquisto. Inizieremo dai nomi più letti di questi giorni, per poi arrivare a quelli meno probabili.
1 - GRANIT XHAKA, 1992, SVIZZERA, BAYER LEVERKUSEN
-POSIZIONE IDEALE
Mediano in un centrocampo a due.
-PROVENIENZA
Il Bayer Leverkusen di Xabi Alonso, dotato di una delle fasi di possesso più elaborate d’Europa, di cui Xhaka era il cuore pulsante. Anche il gioco di posizione della Svizzera di Yakin seguiva direttrici del genere e infatti Xhaka è stato uno dei migliori centrocampisti degli ultimi Europei.
-PERCHÈ SÌ
Xhaka è proprio quello che manca al Milan. Un centrocampista capace di dettare i tempi, per il quale non esistono solo gli appoggi semplici o le verticalizzazioni, ma anche tutte quelle sfumature di passaggio utili a decidere il ritmo del possesso, per far sistemare la squadra e migliorare il gioco dei compagni intorno a sé. Se il Milan saprà occupare gli spazi giusti, Xhaka ha una capacità davvero preziosa di trovare il compagno tra le linee, con quei passaggi che affettano le linee avversarie quando non sembra che ci sia spazio. Più di questo, però, Allegri potrebbe gradire molto la sua qualità nei cambi gioco, visto che il tecnico toscano preferisce dilatare gli spazi e costruire in ampiezza.
A livello difensivo non dovrebbero esserci controindicazioni. Il Bayer Leverkusen, durante le sue partite, era anche abituato a cedere il pallone agli avversari e Xhaka doveva preoccuparsi maggiormente della propria posizione.
Dal punto di vista caratteriale, poi, un professionista come Xhaka potrebbe tornare molto utile nello spogliatoio del Milan. Ai rossoneri, in società, manca una figura che mantenga un rapporto con i giocatori e li guidi sulla strada giusta, per cui calciatori come lui o Modrić, con il loro esempio, possono supplire a una carenza del genere e invitare i compagni ad affrontare la stagione con la massima serietà.
-PERCHÈ NO
Bayer Leverkusen e Svizzera erano due squadre con un’interpretazione della fase di possesso agli antipodi rispetto al calcio di Allegri. Se il tecnico livornese dovesse proporre un calcio simile a quello visto alla Juventus, non sarebbe il modo migliore di sfruttare le qualità di Xhaka in distribuzione.
2 - ARDON JASHARI, 2002, SVIZZERA, CLUB BRUGGE
-POSIZIONE IDEALE
Mediano in un centrocampo a due o mezzala.
-CONTESTO DI PROVENIENZA
Il Club Brugge di Nicky Hayen, squadra ben organizzata in entrambe le fasi, che attraverso il suo gioco associativo ha saputo esaltare diversi talenti peculiari. Tra cui quello di Ardon Jashari, svizzero di origini kosovare (un grande classico dei mercati di Tare, quindi).
-PERCHÈ SÌ
Inserito all’interno della coppia di mediani nel 4-2-3-1 accanto al più difensivo Onyedika, Jashari aveva il compito di prendere palla e portarla dai giocatori offensivi, avvicinandosi a loro per creare le combinazioni che hanno permesso al Club Brugge di disputare un’ottima Champions League. Si tratta quindi di un giocatore tecnico e associativo, dotato comunque di dinamismo e resistenza agli sforzi. Qualità con cui aveva fatto impazzire l’Atalanta durante gli spareggi di febbraio, dove aveva propiziato il gol del momentaneo 0-2 con una discesa sulla destra in cui, oltre a Cuadrado e Toloi, aveva saltato persino Ederson, facendo cadere il castello delle marcature a uomo. D’altra parte, secondo FBRef, al di fuori dei cinque migliori campionati Jashari è nel 99° percentile per distanze progressive palla al piede.
-PERCHÈ NO
Le partite con l’Atalanta lasciano ben sperare, ma quanto Jashari saprà ripeterle con continuità in un campionato come il nostro? La sua qualità col pallone e il suo dinamismo quanto verrebbero depotenziati dai collosi centrocampi della Serie A? Come detto, poi, il Brugge viveva di dialoghi tra giocatori tecnici, dove Jashari poteva avvicinarsi ai vari Talbi, Tzolis, Vanaken e Jutgla: non che il Milan non abbia giocatori più forti, ma è nelle intenzioni di Allegri costruire un circuito associativo simile?
3 - JAVI GUERRA, 2003, SPAGNA, VALENCIA
-POSIZIONE IDEALE
Mediano in un centrocampo a due o mezzala.
-CONTESTO DI PROVENIENZA
Il Valencia, unica squadra i cui tifosi odiano la proprietà più di quelli del Milan. Quando ha esordito Javi Guerra, nell’inverno 2023, la squadra era in zona retrocessione ed è anche grazie a lui se ha saputo riprendersi. Quest’anno, dopo un inizio difficile, l’arrivo in panchina di Corberán lo ha reso definitivamente uno dei migliori centrocampisti della Liga.
-PERCHÈ SÌ
Allegri ama gli incursori e i centrocampisti muscolari. Su questo tipo di caratteristiche, Javi Guerra innesta qualità tecniche davvero eccezionali, proprie di un centrocampista spagnolo. Alto quasi un metro e novanta, Javi Guerra può condurre il pallone ad ampie falcate, ma il suo controllo rimane sempre pulito, tanto che non ha problemi a sterzare, rallentare o cambiare direzione se degli avversari gli si parano davanti. Dispone di un buon primo controllo e di senso della posizione, per cui può ricevere sotto pressione in una posizione più arretrata. L’importante, però, è che gli si conceda la libertà di avanzare, solo così si può avere il meglio del suo gioco: che sia con la palla, in conduzione, oppure senza, come quando è solito infilarsi nello spazio tra centrale e terzino e diventare un attaccante in più in area di rigore. In definiva, Javi Guerra è un centrocampista tecnico che riesce a coprire tanto campo, qualità particolarmente apprezzata da Allegri.
-PERCHÈ NO
Se il partner di Javi Guerra fosse il solo Fofana, al Milan continuerebbe a mancare qualcuno capace di orientare il gioco, perché Javi Guerra, come detto, ha bisogno di avanzare, non è né un regista né un mediano posizionale. Discorso diverso nel caso in cui si passasse a tre e si inserisse vicino a loro una mezzala più portata a impostare. In ogni caso, Javi Guerra ha i piedi buoni ma non dà ordine al gioco, né garantisce equilibrio, compiti svolti accanto a lui da Barrenechea nel Valencia di Corberán. E quindi chissà che…
4- ENZO BARRENECHEA, 2001, ARGENTINA, ASTON VILLA
-POSIZIONE IDEALE
Mediano in un centrocampo a due o vertice basso in un centrocampo a tre.
-CONTESTO DI PROVENIENZA
Arrivato a Valencia in prestito dall’Aston Villa, Barrenechea non era solo il guardaspalle di Javi Guerra ma si occupava in generale di reggere l’impalcatura della squadra senza palla e, in fase di possesso, di dare ordine alla squadra.
-PERCHÈ SÌ
Nel girone di ritorno appena concluso, Barrenechea si è affermato come uno dei centrocampisti migliori del campionato dei centrocampisti per eccellenza, la Liga, l’ennesima notizia dalla scorsa stagione che farà piacere ai tifosi della Juventus. Se il Milan cerca un mediano più classico, Barrenechea potrebbe essere il profilo in grado di abbinare equilibrio e tecnica. Un metodista efficace nell’essenzialità dei suoi gesti, che sembra giocare con semplicità anche quando trova il compagno tra le linee o smista il gioco in ampiezza. Senza palla, invece, è solido in transizione e col suo metro e ottantasei aiuterebbe a fare densità nelle fasi di difesa bassa.
Se poi l’Aston Villa dovesse affrontare, come era già capitato lo scorso anno, problemi di Fair Play finanziario, potrebbe cederlo abbassando un po' il prezzo.
-PERCHÈ NO
Non dovrebbero esservi particolari controindicazioni, a parte il fatto che è un po’ lento nel girarsi se riceve di spalle (ma in Serie A, come in Liga, è difficile che si decida di pressare alto, e poi Allegri non insiste così tanto sul palleggio).
5 - JOHNNY CARDOSO, 2001, STATI UNITI (MA CON PASSAPORTO ITALIANO), REAL BETIS
-POSIZIONE IDEALE
Mediano in un centrocampo a due o mezzala.
-CONTESTO DI PROVENIENZA
Il Betis di Pellegrini, squadra costruita sulla tecnica fuori scala di giocatori come Isco, Anthony e Fornals. Per imporsi in un sistema così, bisogna dimostrare di poter stare in mezzo a virtuosi del genere e Johnny Cardoso lo ha fatto alla grande, segnalandosi come una delle sorprese della Liga.
-PERCHÈ SÌ
Senza girarci troppo intorno, di tutti i nomi di questa lista, Johnny Cardoso sembra essere il più “allegriano”, per quanto arrivi da un contesto diverso come quello del Betis di Pellegrini. Dotato di un ottimo motore, è un centrocampista autosufficiente, che può fornire un contributo prezioso in ogni fase del gioco. È abbastanza pulito in prima costruzione e sa accompagnare con naturalezza il possesso nell’ultimo terzo di campo, dove è dotato di un ottimo tiro e di inserimento.
In fase difensiva il Betis non amava pressare, preferiva ripiegare in un 4-4-2 a blocco medio dove faceva la differenza con le sue letture nelle intercettazioni (98° percentile tra i centrocampisti dei 5 principali campionati).
-PERCHÈ NO
Cardoso spesso arrivava in attacco grazie alle associazioni che il Betis creava lungo tutto il campo e dove lui stesso partecipava in prima persona. Allegri, nell’ultima esperienza alla Juve, ha dimostrato qualcosa di diverso, con attacchi in campo lungo. Cardoso è intenso e sa inserirsi, ma se costretto a portare troppo palla non è uno specialista delle conduzioni.
6 - MIKEL JAUREGIZAR, 2003, SPAGNA, ATHLETIC CLUB
-POSIZIONE IDEALE
Mediano in un centrocampo a due o mezzala.
-CONTESTO DI PROVENIENZA
L’Athletic Club di Valverde, squadra caratterizzata da grande intensità che pone la sua enfasi su pressing e ritmi alti.
-PERCHÈ SÌ
Innanzitutto il soprannome: in un periodo in cui le sigle con iniziali e numero la fanno da padrone, il suo è Jaurewizard, il che dovrebbe far capire di che tipo di giocatore stiamo parlando. Il mediano dell’Athletic è un centrocampista di pura tecnica spagnolo nel modo in cui usa il bacino per ingannare gli avversari e uscire dalla pressione. Giunto nei pressi del limite, poi, è dotato di ottime qualità balistiche sia in rifinitura che nella conclusione (la scorsa settimana contro la Romania, agli Europei Under 21, ha segnato un gol da fuori identico a quello che aveva fatto ad Old Trafford in Europa League contro lo United). In fase difensiva, invece, è un giocatore intenso: si trova nel 99° percentile tra i centrocampisti dei cinque principali campionati per contrasti vinti a metà campo e quando affonda il tackle lo fa sempre con forza e convinzione. AS ad aprile aveva parlato di un interesse da parte del Milan.
-PERCHÈ NO
Con Allegri dovrebbe difendere in maniera più temperata. Portarlo via dall’Athletic, poi, sarebbe a dir poco oneroso. Ha da poco rinnovato fino al 2031 ed è estremamente legato al club: «Mi dicono di andarmene da Bilbao, ma io voglio vivere a Bermeo [la sua città, nda] in mezzo alla mia gente», ha detto prima della partita contro l’Italia all’Europeo Under 21.
7 - RODRIGO DE PAUL, 1994, ARGENTINA, ATLETICO MADRID
-POSIZIONE IDEALE
Mediano in un centrocampo a due
-CONTESTO DI PROVENIENZA
L’Atlético Madrid di Simeone, dove De Paul ha appena disputato quella che forse è stata la miglior stagione della sua carriera. I "colchoneros" quest’anno sono tornati al 4-4-2, dove De Paul è stato per larghi tratti l’uomo più importante.
-PERCHÈ SÌ
De Paul aveva il compito di dirigere il gioco contro avversari chiusi, mentre quando l’Atleti aspettava basso si occupava di dare un’uscita ai difensori e combinare a pochi tocchi con i compagni vicino, così da potersi dispiegare in transizione. Insomma, proprio ciò che potrebbe proporgli Allegri. Ma perché, viste le premesse, l’Atleti dovrebbe rinunciare a un giocatore così? Il fatto è che De Paul va in scadenza nel 2026, quindi il Milan potrebbe convincere i "colchoneros" a non perderlo a zero. Per di più, nell’ottica dell’instant team, alla fine di questa stagione ci saranno i Mondiali, e sappiamo quanto ci tengano gli argentini ad arrivarci in forma.
-PERCHÈ NO
Quali potrebbero essere le motivazioni di De Paul dopo i Mondiali del 2026?Sarebbe un acquisto troppo a breve termine, anche perché parliamo di un classe ’94. Okay che Allegri apprezza l’esperienza, ma vale la pena prendere un giocatore per un solo anno? Non occupa già Modrić quella quota?
8 - CHRISTOS MOUZAKITIS, 2006, GRECIA, OLYMPIACOS
-POSIZIONE IDEALE
Mediano in un centrocampo a due.
-CONTESTO DI PROVENIENZA
L’Oympiacos di Mendilibar, allenatore che predilige un calcio aggressivo, dove ai centrocampisti è richiesto di sventagliare, verticalizzare e accompagnare fin sulla trequarti.
-PERCHÈ SÌ
Nato a Natale 2006, Mouzakitis è un altro dei grandi talenti di cui il calcio greco sembra poter godere per i prossimi anni. Come piace a Mendilibar, è un centrocampista capace di pensare in verticale, che può incidere sulla manovra sia alla base della giocata sia un po’ più avanti, quando il possesso si sposta nell’ultimo terzo di campo. Mancino naturale, controlla senza sforzo il pallone e lo calcia bene, soprattutto quando si tratta di cambiare gioco o lanciare: a riprova delle sue doti balistiche, già si incarica dei piazzati nell’Olympiacos. Senza palla è grintoso, forse più appariscente che efficace al momento, visto quanto gli piace cercare la scivolata: ma del resto, parliamo di un ragazzo di 18 anni, ha tutto il tempo per imparare.
-PERCHÈ NO
Proprio per questo, forse, non sarebbe un profilo graditissimo ad Allegri, che i giovani di solito li lancia solo nel momento dell’emergenza. Mouzakitis, però, sembra abbastanza autosufficiente da poter praticare il calcio del tecnico livornese e ha la tempra per dare un contributo anche in fase di non possesso. Quanto chiederebbe l’Olympiacos per un profilo del genere?
9 - JUAN NARDONI, 2002, ARGENTINA, RACING DE AVELLANEDA
-POSIZIONE IDEALE
Mediano in un centrocampo a due o vertice basso in un centrocampo a tre.
-CONTESTO DI PROVENIENZA
Il Racing di Avellaneda campione lo scorso anno della Copa Sudamericana, dove spesso i centrocampisti recapitavano la palla a Juan Fernando Quintero: una squadra, quindi, distante dai canoni europei.
-PERCHÈ SÌ
Il nome più esotico della lista, inserito solo per i milanisti over 30 con il rimorso per gli infortuni di Fernando Redondo. Non che Nardoni debba diventare come lui, chiaramente. Tuttavia, il centrocampista del Racing è un giocatore davvero raro, uno degli ultimi esemplari della specie più pura del calcio sudamericano. Per dirla come gli argentini, Nardoni juega de cinco, e non solo perché il cinque è effettivamente il suo numero di maglia. Come tradizione locale vuole, infatti, Nardoni non si limita a distribuire il gioco, ma cerca di proporsi in avanti con i dribbling oppure muovendosi per creare superiorità. Le sue protezioni palla sembrano uscite da un’epoca passata, ma i suoi dribbling in avanti sono molto contemporanei. Anche in distribuzione si tratta di un centrocampista brillante, capace di esplorare le linee di passaggio più nascoste.
-PERCHÈ NO
Con Nardoni c’è da farsi la solita domanda, alla quale i più cinici pensano sempre che la risposta sia no: può adattarsi un giocatore così ai ritmi del calcio europeo? Dalla sua Nardoni può contare anche su una certa ruvidità al momento di andare a contrasto, ma come se la caverebbe riguardo a intensità e letture difensive? Un mediano che ama lasciare la posizione così tanto, sarebbe accettato in un calcio di minimi come quello di Allegri?
10 -MATHIAS DELORGE, 2004, BELGIO, GENT
-POSIZIONE IDEALE
Mediano in un centrocampo a due o vertice basso di un centrocampo a tre.
-CONTESTO DI PROVENIENZA
Il Gent, reduce da un anonimo sesto posto in Pro League. Delorge ha agito sia in una coppia di mediani in un 3-4-1-2, sia da regista basso in un 3-5-2. Quest’anno ha giocato la Conference League, dove ha disputato una buona gara in casa del Chelsea.
-PERCHÈ SÌ
Se il Milan è alla ricerca di un regista con istinto verticale, Delorge potrebbe essere il nome adatto. Nonostante sia alto un metro e novanta, il belga ama giocare sotto pressione, perché sa già cosa ha intorno prima di ricevere e dispone di un gran primo controllo. Mancino naturale, ha un sinistro chirurgico nei cambi campo e nel gioco lungo in generale (completa 4,7 passaggi lunghi ogni 90’ in campionato). Col piede forte gli piace concedersi soluzioni preziose come tocchi d’esterno, e comunque non disdegna l’uso del destro.
-PERCHÈ NO
Forse è un centrocampista troppo delicato per il calcio di Allegri. Nonostante l’altezza, fisicamente è ancora tutto da costruire: secondo Wikipedia pesa 70 chili e a vederlo in campo, in effetti, è filiforme. Certo, questa leggerezza si riflette nel suo gioco, ma sappiamo quanto gli allenatori italiani ci tengano all’atletismo dei loro centrocampisti: potrà mai Delorge mettere i muscoli alla sua tecnica?
BONUS
-THOMAS PARTEY
Sarebbe stato perfetto per Allegri: un giocatore affermato ai massimi livelli con un contratto in scadenza tra pochi giorni, esperto ma non consunto, solido in difesa e capace di incaricarsi dell’uscita della palla. L’unico problema è che al momento percepisce 12,2 milioni di euro di stipendio lordo (secondo Calcio e Finanza, almeno), figurarsi se dovesse arrivare da svincolato.
-RODRIGO BENTANCUR
Va in scadenza nel 2026. Allegri lo conosce bene, all’inizio con lui sembrava anche promettere bene, ma durante la sua seconda esperienza in bianconero il tecnico livornese ha detto che non ha i tempi per giocare davanti alla difesa. Tuttavia, in questi anni ha dimostrato di saper reggere il ritmo della Premier ed essere polivalente.
-ADEM ZORGANE
Uno dei migliori centrocampisti del campionato belga, capitano e comandante in capo del Charleroi: ottima tecnica e grande passatore, con uno spiccato istinto per la giocata in verticale. Miglior centrocampista del campionato per lanci lunghi completati (6,8 ogni 90’ a fronte di soli 3,7 sbagliati), per passaggi chiave (2,6) e per distanza progressiva totale palla al piede.
-MIRKO TOPIC
Centrocampista che potrebbe piacervi se amate i mediani balcanici tuttofare (categoria alla quale Tare dovrebbe appartenere). Topić è un centrocampista duro e possente, ma si destreggia bene sotto pressione nonostante la stazza.
-TOMAS HANDEL
Delizioso regista mancino del Vitória Guimarães, che d’inverno gioca con le maniche corte e i guanti. Tanto vi dovrebbe bastare. Per il resto, nonostante le origini austriache da parte di sua nonna, Händel è un centrocampista di pura scuola portoghese, estremamente sinuoso nel condurre la palla (terzo centrocampista della Liga portoghese per distanze progressive palla al piede) e con un buon occhio per le verticalizzazioni se raggiunge la trequarti.
-SERGI ALTIMIRA
Centrocampista che nel Betis ha mostrato il suo talento solo a sprazzi, tant’è vero che ha finito per diventare riserva della coppia Fornals-Cardoso. Tuttavia la materia prima su cui lavorare è di qualità: un mediano capace di mantenere palla in costruzione e capace di accompagnare l’azione sia portando palla sia inserendosi.
-JORDAN HOLSGROVE
Okay, chiudo con una nota personale e vi chiedo scusa, ma a febbraio sono stato a Lisbona e mi è capitato di vedere allo stadio un anonimo Sporting CP-Estoril in cui mi sono innamorato di questo raffinatissimo regista scozzese, con il numero dieci e la testa sempre alta: una mix tra caratteristiche e apparenza fisica che mai avrei pensato potesse esistere. Dovevo pur avere l’occasione di dirlo a qualcuno, non potevo proprio tenere questa cosa solo per me.