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Guardiamo la Serie A anche per i dribbling di Damsgaard
06 apr 2021
06 apr 2021
Il fantasista della Sampdoria è una delle rivelazioni del campionato.
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Foto IPA / Fotogramma
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In mezzo agli specialisti del dribbling del nostro campionato, Mikkel Damsgaard sembra un intruso. È leggero ma non dribbla solo in spazi ampi e puntando sulla sua velocità come fa Gervinho. Non ha la forza nelle gambe e la frequenza dei tocchi di Boga, o la classe e l’esperienza di Ribéry. Non sembra nemmeno in controllo del suo corpo come Ilicic, che è più alto di lui di dieci centimetri e può dribblare letteralmente senza muoversi di un metro dal suo posto. Eppure Damsgaard, con la faccia da bambino, le gambe sottili e i movimenti un po’ sgraziati, se si parla solo di dribbling, non ha molto da invidiare a nessuno di loro.È veloce e quando gli spazi si aprono può dribblare semplicemente lanciando la palla in avanti. Lo hafatto ad esempio contro l’Inter, trasformando un pallone innocuo controllato a centrocampo nell’assist per il gol di Keita, dopo aver attraversato la metà campo interista e aver aggirato Bastoni sulla trequarti destra. Allo stesso tempo, Damsgaard si esalta e dà il meglio di sé in spazi stretti, circondato da avversari, anche se non ha un filo di muscoli e non sembra in grado di reggere gli urti, e non è nemmeno così piccolo (è alto un metro e ottanta) da evitare i contatti puntando solo sulla rapidità e l'agilità.Spalle alla porta, Damsgaard è già adesso uno dei giocatori più forti del campionato italiano, uno di quelli più a suo agio a ricevere con l'uomo addosso. C’entra anche il gioco della Sampdoria, semplice e lineare, in cui tutto gira attorno alle coppie formate dal 4-4-2. Ogni giocatore ha così un riferimento chiaro da seguire, il compagno della coppia. La palla avanza con le combinazioni tra esterno e terzino, e quindi se uno sale l’altro resta più indietro in copertura. Se un centrocampista si inserisce l’altro è più bloccato nella sua posizione, e più avanti una punta si muove in appoggio mentre l’altra impegna i difensori, dà profondità e occupa l’area.Secondo Ranieri, Damsgaard può giocare un po’ in tutte le posizioni: «Può fare ruoli diversi, fa l'esterno a tutta fascia o come contro l'Inter può giocare sul play avversario», hadetto a febbraio dopo il pareggio per 1-1 con il Benevento. «Mi offre ampie possibilità sia dall'inizio che a partita in corso, è sempre pronto e disponibile e questo mi dà serenità nel farlo giocare». In un’altra occasione, dopo aver perso contro l’Atalanta, Ranieri avevaaggiunto: «Può giocare sia da interno che da esterno. Pensa molto alla fase offensiva, deve migliorare nella fase difensiva ma si applica molto. Ha margini di miglioramento, è un piacere allenarlo».Damsgaard è stato comunque schierato poco da trequartista, anche se la partita contro l’Inter giocata in quella posizione è stata una delle migliori del suo campionato. Ranieri lo ha impiegato con più continuità da esterno, sia a destra che a sinistra, e Damsgaard si è quindi abituato a ricevere in particolare un passaggio, quello in verticale del terzino, spalle alla porta e vicino alla linea laterale.Non è certo la situazione migliore in cui ricevere la palla. La linea laterale limita le opzioni e lo spazio per muoversi, e quasi sempre quel passaggio invita la pressione del terzino avversario, che quindi è addosso a Damsgaard o comunque gli sta molto vicino. Eppure è proprio in quelle situazioni che il talento di Damsgaard è più utile alla Sampdoria. Nessuno è più bravo di lui a ribaltare lo svantaggio che un giocatore ha in teoria a ricevere in quelle condizioni, a conservare il possesso e a far continuare l’azione sulla fascia.Qui sotto, al quinto minuto contro il Bologna, Damsgaard non riceve dal terzino a inizio azione nella sua metà campo, ma già nella trequarti avversaria, perché è proprio lui a recuperare la palla intercettando un passaggio all’indietro di Soriano verso Skov Olsen. A quel punto si ricrea la solita situazione: Augello si appoggia in avanti a Damsgaard, che è spalle alla porta, a un passo dalla linea laterale, con Skov Olsen che lo pressa da dietro e Soriano che accorcia davanti a lui. Damsgaard riesce innanzitutto a tenere la palla vicina con il primo tocco, senza scoprirla, torna indietro avvicinandosi quindi a Soriano, e poi mette il pallone alle spalle dei due avversari con un colpo di tacco per Ekdal, che può far continuare l’azione appoggiandosi senza problemi ad Augello. [gallery columns="6" ids="67695,67694"] Senza spazi e con due avversari a pressarlo, Damsgaard non ha perso la calma e con la sua iniziativa ha dato modo alla Sampdoria di rifinire l’azione come preferisce, con un cross, in questo caso di Augello, uno dei terzini più abili a crossare nel nostro campionato.Anche se non si direbbe, spalle alla porta Damsgaard è a suo agio come i trequartisti bassi e forti sulle gambe. Allarga le braccia, si piega sulle ginocchia, inarca la schiena e sporge il bacino per proteggersi dal difensore e non scoprire la palla. In realtà però evita il più possibile di ricevere piatto, e a fare la differenza è ciò che fa prima ancora di toccare la palla.Al minuto 16 della partita contro il Milan, Damsgaard è nella metà campo difensiva non molto lontano dall’area, a sinistra vicino alla linea laterale, e Augello gli passa la palla dopo un lancio lungo di Kjaer intercettato da Colley. La Sampdoria può quindi ripartire ma deve manovrare da dietro, e su Damsgaard si alza con decisione Saelemaekers. Ancora una volta Damsgaard riceve vicino alla linea laterale con un avversario alle spalle, ma non lo aspetta e va incontro alla palla, per guadagnare spazio e affrontare Saelemaekers già rivolto verso di lui.

Con il primo tocco di sinistro allontana la palla dal terzino del Milan e con il secondo di destro se la porta avanti superando il suo avversario. Non è notevole solo la rapidità di gambe, ma anche il modo in cui riceve la palla, già rivolto verso Saelemaekers, che gli fa guadagnare quel secondo necessario per dribblare il belga e alzare il ritmo all’azione, una cosa che non gli sarebbe riuscita se avesse aspettato Saelemaekers girato di spalle. A quel punto il campo gli si apre, lui può portare la palla in conduzione tagliando verso il centro per evitare Bennacer, e poi vede che sul lato opposto c’è spazio per far avanzare Candreva. La scelta in effetti è proprio quella ma il cambio di gioco è impreciso e la palla finisce fuori.

È un’azione che inquadra in modo esemplare potenzialità e limiti attuali di Damsgaard. Da una parte c’è il suo incredibile talento per il dribbling, una specialità in cui è tra i migliori del campionato. È tra quelli che ne tenta di più, e a cui ne riescono di più: 3 ogni 90 minuti secondo i dati di StatsBomb consultabili suFBref, circa il 60% di quelli tentati, una buona percentuale, anche se leggermente inferiore a quella di altri specialisti come Ilicic, Boga, Chiesa e Ribéry. È una qualità che Damsgaard sente di possedere naturalmente: «Per me il dribbling è una dote naturale. Dipende dall’istinto più che dallo studio», hadetto in un’intervista a Sportweek. «Però, dopo aver guardato i video di Laudrup, è possibile che inconsapevolmente cerchi di imitarlo». Il riferimento a Laudrup non è casuale. È un paragone fatto in Danimarca e che forse un po’ lo ha condizionato, soprattutto per la frequenza con cui dribbla spostandosi la palla da un piede all’altro, una giocata eseguita spesso da Laudrup.L’altro lato della medaglia, i suoi limiti, iniziano subito dopo il dribbling, quando cioè deve passare o tirare in porta. Prendiamo per esempio la sua partita contro il Milan, in cui ha brillato in modo particolare, per l’applicazione difensiva e per i suoi dribbling, per come riusciva a conservare il possesso e a spezzare il ritmo della partita quando il Milan provava a schiacciare la Sampdoria nella sua metà campo. Damsgaard è stato tra i migliori in campo ma non ha mai tirato in porta, non ha creato nemmeno un’occasione e ha registrato un dato molto basso di passaggi riusciti (63%). In generale tira poco ed entra poco in area, quasi solo stringendo verso il centro sui cross dal lato opposto. Così ha segnato per esempio il suo secondo gol in Serie A, al Crotone. https://youtu.be/EE5MGbt63Nc?t=44 Alla Sampdoria ha dato finora poco in termini realizzativi ma può darsi sia solo un lato del suo talento poco sfruttato dal gioco blucerchiato. Col Nordsjaelland ha segnato 11 gol lo scorso campionato, alcuni molto belli. Uno da centrocampo, dopo che il portiere era salito in area su un calcio d’angolo nei minuti di recupero, un paio su punizione e un altro paio da fuori area, di potenza e con traiettorie più morbide sul palo più lontano. Non sembra insomma mancargli il talento quando tira in porta, e in un altro sistema, che lo metta in condizione di toccare di più la palla negli ultimi metri, i gol segnati possono di certo aumentare. Con la Nazionale danese, alla seconda presenza, ha segnato due gol e servito due assist in una vittoria per 8-0 sulla Moldavia.La poca precisione nei passaggi, invece, ha di certo a che fare con il gioco della Sampdoria, ma è anche un limite più specifico del suo stile, dei pensieri che lo guidano quando ha la palla. Di certo la Sampdoria, che manovra poco nella metà campo avversaria e rifinisce quasi solo crossando, non aiuta Damsgaard ad avere connessioni più solide con i compagni. La linea di passaggio principale è quella per il terzino, per far avanzare la palla sulla fascia, e in alternativa Damsgaard ha il passaggio in profondità per l’attaccante. In entrambi i casi mostra una certa inventiva e una buona visione, anche se sbaglia ancora molto, sia nei tempi che nelle esecuzioni.Qui sotto c’è una situazione classica, dalla partita contro l’Atalanta persa per 2-0. Come gli capita spesso, Damsgaard riceve a sinistra il passaggio in verticale di Augello. È nella trequarti avversaria, a un passo dalla linea laterale, è girato di spalle ed è seguito da Maehle. È una scena familiare per Damsgaard, che infatti sa perfettamente come ricevere per dare continuità all’azione, aperto verso il suo avversario per puntarlo non appena si fa avanti.

Stavolta però Maehle temporeggia, Damsgaard può girarsi anche se alle spalle arriva pure Freuler a chiuderlo. Nemmeno quest’ultimo però lo pressa, e così Damsgaard, dopo aver attirato due avversari, si inventa uno splendido passaggio in verticale, alzando la palla e facendo arrivare Augello in area sul lato corto. L’azione alla fine non porta a nulla ma fa capire il tipo di giocate che gli chiede la manovra della Sampdoria.

In una squadra che non organizza troppo i suoi attacchi, che si lascia guidare dal talento dei suoi esterni senza creare molte linee di passaggio attorno a loro, la capacità di improvvisare di Damsgaard brilla di riflesso. Inseriti in una manovra così semplice, i suoi strappi e i suoi dribbling sono ancora più appariscenti.La scarsa precisione dei suoi passaggi è però anche una questione di attitudini. Damsgaard è uno che accelera e non dà ordine, forza spesso le scelte, ci tiene a trovare la giocata risolutiva, a mandare il terzino al cross o un attaccante davanti alla porta, e per questo sbaglia molto. Di certo in un’altra squadra, che cura di più il possesso e lo spinge a ragionare di più, a essere un po’ più prudente, Damsgaard migliorerebbe nelle scelte e nella precisione dei passaggi. La sua creatività, la voglia di fare qualcosa di decisivo ogni volta che tocca la palla, resta però un dono da non sprecare, il segno di una personalità non comune in un ragazzo così giovane, anche se per crescere gli toccherà inevitabilmente diventare più preciso.Hadetto di avere come idolo Eriksen, danese come lui, ma in un’altraintervista è uscito dai confini nazionali: «Per me non c’è nessuno come Iniesta». Forse allora anche lui si vede come un centrocampista capace di incidere più a fondo sulla manovra con i suoi passaggi, e quindi alzare la precisione è un passo necessario per avvicinare i suoi due modelli.Ranieri ha dosato con prudenza il suo inserimento, lo ha schierato con regolarità ma gli ha fatto iniziare solo la metà delle partite da titolare: 14 su 27. A sua volta Damsgaard non ci ha messo molto ad abituarsi alla Serie A, si è fatto notare innanzitutto per i suoi dribbling ma ha comunque prodotto abbastanza a livello offensivo: 2 gol e 4 assist.Ha insomma già fatto molto, e non era scontato. Nel Nordsjaelland ha fatto tutta la trafila, dal settore giovanile alla prima squadra, ma non era un talento così evidente e superiore agli altri, e anzi a un certo punto non giocava e pensava di non essere abbastanza bravo. Ne ha parlato in un documentario realizzato dal suo vecchio club dopo la cessione alla Sampdoria, intitolato “Il ragazzino”, in cui due suoi ex allenatori dicono che la sua storia è un esempio per tutti i ragazzi che hanno delle difficoltà, che credono di non poter emergere.Quando ha scelto la Sampdoria, e si è quindi confrontato per la prima volta con un contesto di livello più alto, Damsgaard poteva trovarsi a gestire vecchie paure e invece non ha deluso: «In campo, avevo messo in conto di trovare delle difficoltà, visto il livello», haraccontato. «Ma non sono state superiori a quelle che mi aspettavo. E le sto superando abbastanza bene».

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