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Foto di Emilio Andreoli / Getty Images
Calcio Marco D'Ottavi 27 novembre 2018 10'

La complicata storia d’amore tra Miguel Veloso e il Genoa

Gli addii e i ritorni del centrocampista portoghese alla corte di Enrico Preziosi.

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1991, Antonello Venditti si siede davanti al suo pianoforte bianco e compone una delle sue liriche più celebri: “certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano”. Ventisette anni dopo il Genoa Cricket and Football Club ufficializza di aver messo sotto contratto Miguel Veloso, per la terza volta in 8 anni, dando definitivamente un senso a quella frase (un senso anche piuttosto letterale, se consideriamo che il centrocampista è sposato con la figlia di Enrico Preziosi).

 

https://twitter.com/GenoaCFC/status/1053288581526159360

 

Una storia, se non di successo, quantomeno curiosa, con Miguel Veloso che torna per dare una mano al suocero in difficoltà dopo aver deciso di non rinnovare il contratto a giugno.

 

Nell’attesa di scoprire che impatto avrà sul campionato dei Grifoni (finora ha giocato 203 minuti, con due partite da titolare), vale la pena provare a ricostruire il rapporto tra Genoa e Miguel Veloso, che non sarà un rapporto estremamente proficuo, ma è sintomatico di come vanno le cose nel sottobosco della Serie A, nella vita di tutti quei giocatori che per un motivo o per un altro non riescono davvero a sfondare come ci si aspetta e rimangono sempre fermi sull’uscio delle narrazioni che contano.

 

Miguel Veloso è l’unico giocatore ad avere più tutorial sul taglio di capelli che di skills and goals.

 

Miguel Veloso I

Il Genoa acquista Miguel Veloso per la prima volta nell’estate del 2010. Il centrocampista portoghese è conteso da mezza Europa dopo un’ottima stagione allo Sporting, in cui ha segnato 11 gol. Per strapparlo alla concorrenza Enrico Preziosi mette sul piatto 14 milioni (9 + il cartellino di Alberto Zapater) e il 20% su una eventuale cessione futura.

 

Dalla prima intervista in rossoblù – rilasciata alla Gazzetta – si intuisce che con il presidente del Genoa c’è un legame immediato: «Lui mi ha voluto in maniera totale e questo ha fatto sì che sparissero tutti gli ostacoli». Sulle sue tracce c’erano Fiorentina, Arsenal e Milan, ma Veloso sceglie Genova perché «ho capito che questo club è guidato da una persona che vuole investire e progredire», una previsione che vista oggi appare disastrosa, ma che in quell’esatto momento era sensata: dopo due stagioni concluse tra le prime dieci (un quinto ed un nono posto), Preziosi decide di investire per mantenere il Genoa nella parte alta della classifica.

 

Oltre a Veloso arrivano anche Eduardo, Rafinha, Kevin-Prince Boateng (che però il giorno dopo viene ceduto al Milan) e Luca Toni. L’idea è dare a Gasperini una squadra in grado di tornare in Europa, dopo la partecipazione all’Europa League della scorsa stagione conclusa un po’ mestamente nei gironi, influenzando anche l’andamento in campionato.

 

07-Formazione-Genoa-043-499x285

 

Invece sia la stagione di Miguel Veloso che quella del Genoa finiscono per essere un mezzo fiasco. Gasperini viene esonerato dopo 10 giornate, sostituito proprio da Ballardini. Le prime partite di Veloso sono un disastro. In un centrocampo a due (Gasperini gioca con il 3-4-3) si notano tutte le sue difficoltà in fase di copertura: senza due giocatori ai lati a coprirgli le spalle, Veloso è lento e macchinoso. Un furente Enrico Preziosi non gli risparmia qualche bordata: «Non ha ancora capito cosa significa giocare a Genova», «meglio asini che corrono che cavalli fermi, qui non si fanno passeggiatine e tocchetti, anche se si è nazionali. Stiamo soffrendo a centrocampo: o si svegliano i nostri o si cambia». Anche i giornali in città non sono da meno, per il Secolo XIX Veloso ha «vis pugnandi da aumentare, peso da diminuire».

 

Con Ballardini la situazione di Veloso peggiora ulteriormente: anche se è lui il fiore all’occhiello del mercato, a gennaio finisce in panchina, a favore di una mediana composta da Kucka e Milanetto. Si parla subito di una possibile cessione, alla Fiorentina, dove c’è Corvino che lo segue da sempre, ma non se ne fa nulla. Veloso resta al Genoa, che conquista una tranquilla salvezza, non proprio come nei piani iniziali, ma riuscendo a mandare la Sampdoria in Serie B grazie a un gol all’ultimo minuto della meteora Boselli. Il portoghese assiste a quel momento di grazia dalla panchina. Basta una statistica per far capire la sua stagione: Veloso tira in porta 37 volte in 20 partite giocate, e non segna nemmeno un gol.

 

In estate arriva Malesani, mentre Miguel Veloso perde 10 chili. Lo dice proprio lui in un’intervista a Repubblica dopo un ottimo inizio di stagione: «Il segreto del mio successo? Semplice: 10 chili in meno». È forse il suo momento più felice, una sua prodezza nei minuti finali – un tiro di destro da fuori area – permette al Genoa di abbattere la resistenza del Novara pur giocando con l’uomo in meno. Avendo al suo fianco interni dalle grandi doti aerobiche come Kucka e Rossi, il gioco di Miguel Veloso sale di livello.

 

A una buona partenza, però, non corrisponde un finale altrettanto buono. Il portoghese si perde all’interno di una squadra che sprofonda, che cambia tre allenatori e finisce per salvarsi per un pelo. Veloso è in campo la sera della disfatta col Napoli (6-1), con Hamsik e Pandev che lo sverniciano come se di chili in più ne avesse venti. Partecipa attivamente alle 14 partite consecutive senza vittorie della squadra, ma vive solo dalla panchina il momento più buio della storia recente del Genoa, quando, con i rossoblù sotto di quattro gol, gli ultras interrompono la partita contro il Siena e invitano i giocatori a togliersi la maglia. Il Genoa si salva, ma Veloso non viene risparmiato da pesanti critiche.

 

Il paradosso è che tutti i suoi problemi sembrano scomparire quando indossa la maglia della Nazionale. In estate gioca da titolare tutto l’Europeo in Polonia e Ucraina, fermandosi solo in semifinale ai calci di rigore contro la Spagna. È una strana condizione la sua: da panchinaro inespresso in una squadra da zone basse della Serie A a titolare inamovibile in una nazionale tra le migliori al mondo. Dopo l’Europeo saluta Genova: «In Italia sono stato bene, con il Genoa ho fatto una bella esperienza: non c’è nulla che non va, semplicemente sento che è arrivato il momento di cambiare e di misurare il mio valore da un’altra parte». L’altra parte è Kiev, la Dinamo, che acquisisce le sue prestazioni il 4 luglio 2012 senza che nessuno tra i tifosi si strappi le vesti.

 

Miguel Veloso II

In Ucraina, Miguel Veloso scompare. Riappare a Genova 1464 giorni dopo, come se non se ne fosse mai andato, ma fosse rimasto chiuso in una cassapanca negli uffici di Villa Lomellini Rostan. Scrive la Gazzetta all’improvviso: «Tra i giocatori che torneranno a sudare per inseguire la forma migliore ci sarà anche Miguel Veloso, ex regista rossoblù e genero del presidente». È l’8 luglio 2016. Il centrocampista portoghese è però solo un ospite, un lontano parente in visita «in attesa del chiarimento sulla sua nuova destinazione», in quanto svincolato.

 

Pur da “ospite”, Miguel Veloso gioca la prima amichevole stagionale, la prima partita di Juric sulla panchina del Genoa. Il tecnico croato sembra volere il portoghese a tutti i costi, ammaliato dalle qualità tecniche del giocatore, praticamente assenti nella mediana del Genoa e perfette come completamento di Rincón. Preziosi frena: «Per ora si allena qui perché è mio genero, ma non resta: costa troppo».

 

Invece, alla fine, Miguel Veloso resta. Il 29 luglio lo annuncia lui stesso sulla sua pagina Facebook: «Sono sicuro di aver fatto la scelta più giusta, e non solo a livello sportivo. Farò il mio meglio per aiutare la Società e i miei compagni».

 

 

Come per Juric, è un ritorno a casa (il ritorno è un tema caro a Preziosi). Una scelta di cuore, «non solo a livello sportivo»: la moglie aspetta un figlio ed è probabilmente anche per questo che rifiuta i 2 milioni a stagione offerti dal Monaco, per accettarne la metà a casa Preziosi. Eppure se Veloso fa una scelta di cuore, il rapporto con la città rimane complicato.

 

Juric sembra l’unico a Genova ad amare veramente Veloso (oltre alla moglie, immagino). Deve difenderlo dai tifosi, sempre un po’ tiepidi verso il centrocampista portoghese, che non è in grado di vestire i panni del lottatore: «Mi spiace che al Genoa sia criticato. È un giocatore che è fra i primi tre del campionato per chilometri percorsi e poi leggo che è compassato. Mi piacerebbe che si giudicasse in base a ciò che si vede, non in base al Veloso di quattro anni fa». Ma anche dalla stampa, che lo accusa di far giocare peggio Rincón quando i due vengono schierati insieme. Per farlo Juric finisce per andare anche contro il miglior giocatore di quella squadra: «Non si può criticare un giocatore come lui ed è senza senso sostenere che Rincón giochi peggio quando c’è lui al suo fianco. Diciamo allora che Rincón ha disputato gare importanti, ma ci sono state volte che da lui mi sarei aspettato di più».

 

A mettersi di traverso, poi, è anche la salute: Veloso salta 12 delle ultime 20 partite di campionato, si perde tutta la parentesi Mandorlini, chiamato da Preziosi a sostituire Juric ma rimasto in plancia di comando solo per 6 partite prima di riconsegnare le chiavi allo stesso allenatore croato, che ovviamente torna a dargli fiducia. Veloso la ripaga facendo l’unica cosa che sembra venirgli davvero bene: da un suo calcio di punizione arriva il primo dei due gol che servono al Genoa per battere il Torino e ottenere a una giornata dalla fine un’altra stentata salvezza.

 

 

È forse la miglior stagione di Veloso in maglia rossoblù: mette insieme 4 assist grazie alla precisione del suo sinistro, ma finisce ancora una volta per non segnare neanche un gol. A 30 anni il campo sembra troppo lungo per il suo incedere pesante, ma in un mare di limiti Miguel Veloso continua a restare una delle opzioni più sfruttate del centrocampo del Genoa.

 

Anche nella stagione 2017/18 il binomio Juric-Veloso guida la truppe rossoblù. Partito Rincón, il partner a centrocampo diventa Bertolacci, una perfetta mediana per interpretare la parabola del figliol prodigo, molto meno per dare un’adeguata copertura alla difesa. Juric resiste per 12 giornate, poi viene esonerato dopo una sconfitta per 2-0 nel derby.

 

È il turno di Ballardini, che aggiusta il Genoa restituendogli equilibrio e solidità difensiva. I rossoblù imboccano una serie di risultati utili culminati con tre vittorie consecutive contro Lazio, Chievo e Inter che li fanno allontanare dalla zona retrocessione. Veloso salta per infortunio proprio il momento migliore della squadra per tornare in campo a fine campionato. Segna un gol inutile all’Atalanta, gioca 45 minuti contro il Torino nell’ultima giornata di campionato, immaginando probabilmente che potessero essere gli ultimi con la maglia del Genoa.

 

Miguel Veloso III

In estate Veloso non esercita il diritto di rinnovo e si svincola dal Genoa. Come quando era passato alla Dinamo Kiev, Veloso scompare, ma questa volta all’interno del focolare domestico: «Avevo bisogno di pensare, di staccare un po’ dal calcio», «Sono stato con la mia famiglia, mia figlia è nata a marzo ed è stato bello trascorrere più tempo con lei». Una dichiarazione nobile, ma che ci sembra stonata se accostata a un calciatore di 32 anni capace bene o male di essere un titolare in Serie A.

 

Probabilmente Veloso è andato alla ricerca di offerte migliori da un punto di vista economico, o delle ambizioni, ma queste non sono arrivate. Nel frattempo il Genoa falliva l’assalto a Bertolacci, rimasto al Milan, e bocciava Esteban Rolón, arrivato per essere la riserva di Sandro, ma mai sceso in campo. Con l’infortunio dell’ex Tottenham e Benevento, Ballardini si trova subito scoperto: cambia modulo, eliminando il regista davanti alla difesa, mentre Veloso se ne sta seduto in pantofole a pochi chilometri di distanza.

 

Curiosamente il centrocampista portoghese si riavvicina al Genoa proprio in concomitanza col rientro dall’infortunio di Sandro. Il 28 settembre torna ad allenarsi a Pegli, che dopotutto è il giardino del suocero. La squadra è ancora nelle mani di Ballardini, che non sembra contarci molto, pur senza mostrarsi contrario al suo ritorno in squadra. Il 9 ottobre l’allenatore viene esonerato e il 19 Veloso firma per il Genoa. Cosa è successo in questi dieci giorni? Al Genoa è tornato Juric.

 

https://twitter.com/Mata8HD/status/1057738092453527561

 

A distanza di 8 anni, Miguel Veloso è ancora la risposta ai problemi del Genoa. Almeno per l’allenatore croato. Dopo aver fatto panchina contro l’Udinese, Veloso ha giocato qualche minuto contro Milan e Inter, per poi trovarsi titolare per la prima volta contro il Napoli. Buttato nella mischia in una delle partite più difficili della stagione dopo mesi di inattività.

 

https://twitter.com/GenoaCFC/status/1061326357127487488

 

Al momento della lettura delle formazioni, i tifosi hanno fischiato Veloso, l’unico a subire questo trattamento oltre al presidente Preziosi, forse proprio per la parentela tra i due. In campo il portoghese ha giocato un calcio molto conservativo, probabilmente per paura di commettere errori troppo gravi. Ha completato il 94,7% dei suoi passaggi (nessuno dei suoi compagni è andato oltre l’81%), ma effettuandone solo 19 in quasi 60 minuti (anche meno di Piatek).

 

A metà del primo tempo Koulibaly l’ha superato palla al piede senza neanche accorgersi di lui, in maniera così brutale che sarebbe di cattivo gusto mettere il video. Eppure davanti alla difesa ha dato equilibrio e fino alla sua sostituzione, dovuta a un calo evidente, il Genoa era in vantaggio e lui era stato tra i più brillanti in fase difensiva. Omeonga, entrato al suo posto, è stato disastroso, perdendosi Fabián Ruiz nell’azione del gol e dimostrando di essere meno pronto per questi livelli.

 

 

Anche una volta tornato Sandro a disposizione, nella partita più importante dell’anno – il derby – Miguel Veloso è stato schierato come titolare nel ruolo di centrocampista davanti alla difesa. Una scelta coraggiosa da parte di Juric: se il Genoa avesse perso e il portoghese giocato male, come avrebbe giustificato l’impiego di un giocatore appena arrivato dopo un lungo periodo di inattività? Inoltre parte della tifoseria vede Veloso prima di tutto come “il genero di Preziosi”, una posizione che rende difficile avere dei giudizi obiettivi. Il centrocampista portoghese invece è stato ancora una volta tra i più positivi. Senza strafare è riuscito a dare equilibrio ad una squadra dal gioco molto intenso, facendosi trovare quasi sempre al posto giusto. Contro la Sampdoria ha intercettato più palloni di tutti, 4, e giocato 3 passaggi chiave, grazie alla precisione del suo sinistro. Due volte su punizione è anche andato vicino al gol.

 

I pregi e i difetti di Miguel Veloso sembrano rimasti immutati: lento e compassato, ma con piedi e tempi di gioco rari in rose non di primo piano. In un ruolo difficile – quello di regista davanti alla difesa – il Genoa non ha trovato nessun altro in grado di dare abbastanza garanzie, neanche Sandro.

 

Per quanto abbiano provato ad allontanarsi, Veloso e il Genoa sono destinati a stare insieme. Un matrimonio tra una squadra che non riesce a trovare una sua identità tattica, sballotatta tra stravolgimenti di mercato e allenatori a tempo, e un giocatore che non è mai riuscito a scrollarsi di dosso i propri limiti. Che la terza volta sia quella buona?

 

Tags : genoamiguel veloso

Marco D'Ottavi è nato a Roma, fondato Bookskywalker e lavorato qui e là.

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