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Antonio Cunazza
I migliori stadi del Mondiale: il Luzhniki
12 giu 2018
12 giu 2018
Lo stadio che ospiterà la partita inaugurale e la finale è una celebrazione del patrimonio architettonico della città di Mosca.
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Antonio Cunazza
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Attorno al Luzhniki c’è un grande spazio urbano, fatto di piazze e viali alberati, che racchiudono lo stadio e allo stesso tempo lo elevano come su un podio celebrativo. Siamo nel cuore delle Vorobyovy Gory, meglio note come Sparrow Hills, una serie di colline che segnano l’ansa di Mosca sullo sponda destra del fiume Moscova. Passeggiando fra gli alberi o sui pendii dei prati, ogni punto del parco invita lo sguardo verso il centro, lì dove si trova lo stadio Luzhniki.

 

È la sublimazione del concetto di architettura sportiva. Così come dettato dal concetto “monumentale” degli edifici classici, ripreso con opportunismo dai regimi nazionalistici degli anni ‘30 e riportato a un’idea soltanto sportiva nel secondo dopoguerra, lo stadio diventa celebrativo della città e, allo contempo, viene celebrato dalla città stessa.

 



Inaugurato nel 1956 dopo 18 mesi di lavori, lo stadio “Centrale” era la gemma di una cittadella dello sport che si sarebbe sviluppata ai suoi lati. L’Unione Sovietica aveva esordito ai Giochi Olimpici di Helsinki nel 1952, chiudendo al secondo posto nel medagliere generale dietro agli Stati Uniti, con ben 22 ori su un totale di 71 medaglie. Lo sport, che era anche e soprattutto affare di stato, e la preparazione degli atleti necessitavano di strutture all’avanguardia e il complesso sportivo Luzhniki era la risposta perfetta.

 

La parola “Luzhniki” (che tradotta dal russo significa “prati, campi”) tuttavia comparirà solo dopo il 1992. Nei primi 36 anni di vita lo stadio è denominato “Central Lenin Stadium”, dedicato a Vladimir Lenin, padre della rivoluzione del 1917 e della nascita dell’Unione Sovietica.

 





 

E, in effetti, tutta la nazione contribuisce alla costruzione dello stadio. I materiali arrivano da ogni punto dell’Unione Sovietica, sia che si tratti del legname per le panche degli spettatori (dall’Ucraina) o per i rivestimenti (dalla Siberia), o il materiale da costruzione (dall’Armenia e in parte da Leningrado) o il vetro per le finestre e il mobilio delle sale interne (da Lettonia e Bielorussia).

 

Su un terreno in prevalenza paludoso e molto vicino al fiume, vengono stesi 10.000 pali di fondazione per rafforzare la base e innalzare lo stadio di circa mezzo metro rispetto al suolo. L’ellisse dell’impianto è semplice e imponente allo stesso tempo. L’anello unico delle gradinate abbraccia il campo da gioco creando un effetto di comunione e comunità molto forte fra i tifosi. L’esterno, invece, è segnato dallo stile neoclassico che ricorre in gran parte delle architetture sovietiche. Una serie di pilastri a base quadrata si rincorrono nello scandire verticalmente la facciata continua che corre attorno allo stadio e si innalza per quasi otto piani d’altezza. Finestre alte e strette, a gruppi di tre alla volta, sono incastonate fra un pilastro e l’altro. Alla base, le aperture ad arco ribassato funzionano come accesso per i tifosi dall’esterno, richiamando la scelta funzionale delle arene antiche e la molteplicità degli ingressi, in contrasto con i pochi e selezionati punti d’accesso moderni.

 



La verticalità ricercata dalle aperture e dalla scansione strutturale viene pareggiata dall’imponenza dello stadio anche nella sua estensione orizzontale (il diametro più lungo dell’ellisse in pianta misura circa 310 m, quasi il doppio del Colosseo di Roma). Dimensioni solo in parte attenuate dalla copertura, aggiunta inizialmente nel 1996 e oggi nuovamente riproposta nello stadio, ristrutturato per i Mondiali.

 

Il Luzhniki attuale è una rivisitazione, in quello che è il risultato di un completo ammodernamento rispettoso del carattere originale dell’impianto. L’intero catino delle gradinate, che già era stato modificato a metà anni ‘90 vedendo la propria capienza scendere rispetto ai 100.000 posti dello stadio originale, è stato infatti completamente demolito. Il progetto firmato dagli studi locali SpeeCH (già attivo anche nel nuovo stadio di Krasnodar) e

(autore di gran parte del rinnovo infrastrutturale della città di Mosca) ha previsto il mantenimento di tutta la facciata esterna e la ricostruzione dello stadio interno.

 





 

In quella che è stata un’eccezionale operazione di restauro architettonico consapevole, il carattere neoclassico del Luzhniki è stato preservato - con l’aggiunta di un nuovo colonnato più esterno, a sostegno della nuova struttura di copertura, in completa armonia con i tratti della facciata originale retrostante. Il tetto è stato prolungato di 11 m, così da assicurare riparo a ogni spettatore, e un anello di 900 m complessivi di perimetro è stato ricavato sulla sommità delle gradinate, a costituire un camminamento con un punto di vista unico dallo stadio sulla città.

 

L’icona dello sport sovietico (prima) e russo (poi) si presenterà quindi rinnovato alla partita inaugurale, ma portando con sé i segni della propria storia. La facciata esterna neoclassica ad avvolgerne la struttura, infatti, è oggi come sessant’anni fa ancora il carattere distintivo dell’impianto.

 

Allo stesso modo, i mattoni che rivestono la facciata e il marmo dei basamenti continuano a segnare il carattere del Luzhniki. Immagini di atleti di ogni sport decorano la fascia esterna di rivestimento della copertura, a sottolineare la vocazione dello stadio e del complesso sportivo di cui fa parte.

 

La statua di Lenin continua a sorvegliare l’ingresso dello stadio, al termine del grande viale d’accesso principale - il cui prolungamento ideale, sul lato opposto e al di là del fiume, conduce allo straordinario palazzo dell’Università di Mosca (una delle “Sette Sorelle”, i grattacieli costruiti fra il 1947 e il 1953 in stile “stalinista”, rivisitazione di tratti del barocco e del gotico).

 





 

Il Luzhniki è uno stadio che celebra lo sport nazionale ma che è anche luogo cardine dello sviluppo urbano della città di Mosca. Allo stesso tempo è il punto centrale verso il quale convergono tutti i viali del parco delle Sparrow Hills e il tassello fondamentale nello sviluppo di un asse ideale che porta all’edificio dell’Università, in uno slancio teorico che richiama le idee di visuale urbana del Barone Haussmann che stravolsero il centro di Parigi a metà ‘800.

 

Come scrisse Vasily Polikarpov, uno degli architetti responsabili della costruzione del Luzhniki nel 1956, nel suo libro “Cetralnyi Stadium” (Lo stadio più grande del paese):

Ero seduto su un parapetto, immerso fra gli alberi. Vedevo già davanti a me i campi da gioco, le piscine, il futuro stadio. Riuscivo a sentire lo sparo di inizio gara, il rumore dell’acqua dopo i tuffi, il suono dei calci dati al pallone. Tirai fuori il mio taccuino per tracciare uno schizzo di come sarebbe stato il nuovo stadio. A un certo punto qualcuno mi batté sulla spalla e mi disse con tono orgoglioso: “Lo sa? Qui verrà costruita una città!”. Ed esclamai con entusiasmo: “Certo! E che città… una città dello sport!”

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