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Le migliori squadre del 2018
03 gen 2019
03 gen 2019
Le squadre indimenticabili dell'anno che abbiamo appena salutato.
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Le stagioni calcistiche si svolgono a cavallo degli anni, rendendo difficile stilare classifiche di merito alla fine dell’anno solare, quando non siamo ancora al giro di boa della stagione in corso e quella passata si è conclusa solo una manciata di mesi prima (tanto più che nel 2018 si è prolungata fino a luglio inoltrato con il Mondiale di Russia).

Non è facile stabilire dei criteri oggettivi, perché non sarebbe giusto soffermarsi unicamente sulle vittorie e sui trofei, seppur questi abbiano sicuramente determinato le scelte che seguono. Eppure, rispetto ad altri anni, almeno per chi scrive, è stato più semplice identificare quelle squadre che hanno lasciato un segno nell’anno che sta per concludersi. Ecco dunque, in ordine sparso, le sette squadre del 2018 che ricorderemo anche nei prossimi anni.

Real Madrid

A metà dicembre il Real Madrid di Solari ha conquistato la terza Coppa del Mondo per Club consecutiva, vincendo 4-1 la finale con l’Al-Ain. Notizia passata per la verità passata un po’ in secondo piano: d’altronde il Real Madrid di questo inizio di stagione, orfano di Zidane e soprattutto di Cristiano Ronaldo, sembra lontano dall’apogeo raggiunto la scorsa stagione con la vittoria della terza Champions League in tre anni.

Zidane, forse proprio per la sua poca esperienza come tecnico, unita però a una grande abitudine a respirare l’aria di uno spogliatoio così denso di talento e personalità, è stato il miglior allenatore possibile nell’esaltare la smisurata qualità della rosa, cucendo addosso ai suoi un abito tattico che ha reso finalmente i merengues almeno tanto forti quanto la somma degli undici in campo.

Solari è già il secondo allenatore (dopo Lopetegui, nda) da quando Zidane si è dimesso, ma il Real non si è ancora del tutto rimesso in carreggiata ed è tuttora quarto in campionato a 8 lunghezze di distanza dal Barcellona. Sembra un po’ assurdo pensare che la gran parte di questi giocatori raggiungeva un traguardo inimmaginabile circa sette mesi fa, ma forse proprio la flessione di questo 2018/19 ci permette di apprezzare l’effettiva portata di quanto fatto negli ultimi tre anni da questi nuovi, ma decisamente più vincenti, “Galacticos”.

Francia

La Coppa del Mondo ha sancito il trionfo di quella che forse è la generazione francese più ricca di talento della storia, che sembra destinata a lasciare un’impronta indelebile sul calcio mondiale anche negli anni a venire. In Russia c’è stata una vera e propria consacrazione dei vari Varane, Pogba, Mbappé e Griezmann, giocatori che potrebbero continuare ad essere determinanti a questi livelli ancora per molti anni.

Un po’ come il connazionale Zidane, anche Deschamps ha trovato la formula per esaltare al massimo le qualità dei suoi uomini. Formula contro-intuitiva, se si pensa che una squadra con così tanta tecnica, ha centrato l’obiettivo cedendo all’avversario il controllo del pallone e difendendosi bassa, facendo registrare una delle percentuali di possesso palla più basse del torneo. L’ex centrocampista di Juventus e Marsiglia ha preferito concentrarsi sulla difesa della propria metà-campo, trovando in Matuidi l’elemento ideale per oscillare tra un centrocampo a quattro e uno a tre, in modo da dare al campione generazionale Mbappé la libertà di stare più alto e di scatenare la propria velocità in transizione, senza compromettere la solidità complessiva.

La finale vinta contro la Croazia ha visto persino l’estremizzazione di questa strategia, che si è rivelata definitivamente vincente e ha portato ai “Bleus” un altro Copa del Mondo dopo quello che proprio Deschamps e Zidane avevano alzato insieme esattamente 20 anni prima.

Juventus

Citando Chiellini lo scorso maggio, solo tra qualche anno riusciremo a dare il giusto peso e, forse, anche il giusto merito alle vittorie che la Juventus ha raccolto negli ultimi anni. Il settimo Scudetto consecutivo è un inedito per il campionato italiano e consolida un record che solo i bianconeri stessi potranno battere, visto che sembrano ormai nettamente lanciati verso la conquista dell’ottavo titolo consecutivo. Alle sistematiche vittorie del campionato si accompagnano ormai anche i trionfi in Coppa Italia, tanto che Allegri può vantarsi di aver conquistato quattro double consecutivi.

Oltre all’infinito elenco di record, ciò che stupisce è la capacità di trovare nuovi stimoli di stagione in stagione e la volontà di migliorarsi sempre più, con la conquista della Champions League che rimane l’obiettivo principe. L’impensabile arrivo di Cristiano Ronaldo, vincitore seriale accolto tra vincitori seriali, specialista della “Coppa dalle grandi orecchie” è l’emblema della smisurata fame di squadra, allenatore e dirigenza.

Il rischio è di annientare la competizione interna, tanto che, dopo aver vinto il proprio giorno in Champions e la miglior partenza nella storia dei campionati europei, la Juventus deve ancora perdere una gara in campionato e ha lasciato solo 4 punti per strada in questa stagione, ma il divario è stato costruito vittoria dopo vittoria e con una politica manageriale che è ormai un modello anche al di fuori del mondo del calcio. Il 27 dicembre il titolo Juventus ha fatto il suo debutto sul Ftse MIB, l’indice dei titoli più liquidi e capitalizzati di Piazza Affari. Difficile chiudere un anno meglio di così per una squadra di calcio.

Red Bull Salisburgo

Lo scorso anno, il Red Bull Salisburgo ha conquistato il quinto titolo consecutivo nella Bundesliga austriaca, facendo registrare il nuovo record di punti (83) e senza mai perdere in casa. Quest’anno ha cominciato se possibile ancora meglio: se si includono le amichevoli, le vittorie sono 32 in 37 partite, con 5 pareggi e nessuna sconfitta. In campionato, l’ultima gara persa alla Red Bull Arena risale addirittura al novembre 2016.

Ma è il cammino in Europa League ad aver reso il 2018 ancora più speciale per la squadra di Rose: la passata stagione ha eliminato Real Sociedad, Borussia Dortmund e Lazio, prima di capitolare ai supplementari con il Marsiglia quando era ormai ad un passo dalla finale di Lione. In questa stagione non è riuscita a superare il turno preliminare di Champions League, ma ha vinto tutte e 6 le gare del girone di Europa League, compresa la doppia sfida fratricida con il RB Lipsia, che è finito terzo e di conseguenza eliminato.

Risultati impressionanti, raccolti da una squadra e uno staff molto giovani, capaci di proporre un gioco entusiasmante: nessuno regge i ritmi del Salisburgo, frenetici sia con che senza palla. Lo sponsor principale del club non piacerà ai puristi del calcio, ma l’Austria non era così importante sull’atlante calcistico europeo dai tempi del Wunderteam.

Liverpool

Il 2018 è stato l’anno in cui il Liverpool di Klopp ha raggiunto un nuovo livello, aggiungendo più varianti al proprio gioco e diventando una potenza in entrambi le fase di gioco, abbinando una produzione offensiva da “super-team” una solidità difensiva invidiabile, anche grazie agli acquisti di Van Djik, Robertson e per ultimo Alisson.

I “Reds” hanno percorso la strada verso la finale di Kiev alla massima velocità, ovvero giocando 2,56 passaggi ogni 7,68 secondi nelle azioni concluse con una rete, contro una media nelle azioni da gol delle altre squadre di 4,03 in 12,26 secondi. Una rapidità di esecuzione che ha permesso di alla squadra di segnare addirittura 47 volte, record assoluto nella storia della Champions e con Salah che ha chiuso la passata stagione a quota 44 reti.

Nell’anno solare di Premier League ha conquistato gli stessi punti del Manchester City campione 2017/2018 (e del Tottenham, che però ha giocato una partita in più), ovvero 85, ma ha nettamente la miglior difesa, con solo 21 reti subite in 36 gare. Una dimensione difensiva che nelle passate stagioni aveva impedito al Liverpool l’accesso al gotha del calcio inglese ed europeo, ma che adesso valgono una posizione stabile tra le prime squadre della Champions e l’etichetta di favorita al titolo di Premier, visti i 6 punti di vantaggio sul Tottenham secondo al giro di boa.

Croazia

Se la Francia ha trionfato lasciando il pallone agli avversari, la Croazia di Dalic è arrivata fino in fondo cercando di controllare i gioco e esprimendo un elegante fase di possesso, che gli ha permesso di prevalere per tre volte di fila ai supplementari, quando gli avversari erano stanchi e Modric, Rakitic e Brozovic salivano in cattedra.

Con circa 4 milioni di abitanti, la Croazia è il Paese più piccolo ad aver raggiunto la finale di un Mondiale dall’Uruguay nel 1950, sfatando il luogo comune dei giocatori balcanici talentuosi, ma poco determinati, tanto da uscire per ben due volte vincitrice dalla lotteria dei rigori, contro Danimarca e Russia. Dalic ha cavalcato l’onda dell’entusiasmo scaturito dalle vittorie in extremis anche a livello comunicativo sottolineando dopo ogni gara ad eliminazione quanto i suoi uomini si fossero giocati la gara fino in fondo, senza mollare mai e credendo sempre nelle proprie possibilità.

In campo, il pallone d’oro Modric e Mandzukic hanno guidato a squadra ad un passo da un titolo che sarebbe stato incredibile, in un era calcistica in cui sembra esserci sempre meno spazio per gli “underdog”. Insomma, c’è da contarci, pur non avendo portato a casa la Coppa, la Croazia 2018 ha raggiunto quello status di squadra immortale che di solito tocca ai vincitori.

River Plate

La doppia finale di Copa Libertadores tra Boca Juniors e River Plate è stato senza dubbio il più grande evento della storia della competizione e lo sarebbe stato anche per il calcio sudamericano, se la finale di ritorno non fosse stata disputata a Madrid a praticamente un mese di distanza dall’andata della Bombonera.

Gli assurdi eventi di violenza che hanno preceduto quel River - Boca mai giocato a Buenos Aires hanno segnato paradossalmente il punto più basso della storia calcistica della capitale argentina, ritenuta non in grado di ospitare la gara decisiva, spostata in Spagna per essere disputata in sicurezza.

Quello che è successo fuori dal campo non può però assolutamente sminuire la vittoria dei millonarios che hanno trionfato nel Superclásico per l’eternità, quello che non solo sanciva l’ennesimo capitolo della rivalità più sentita che esiste nel calcio, ma garantiva la possibilità di alzare davanti agli avversari di sempre il trofeo più importante del continente. I supplementari di Madrid non hanno fatto altro che rendere ancora più epica la finale, con i gol di Quintero e Martinez che hanno consegnato al River un posto nella leggenda.

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