Il 2020 è stato un anno lungo, snervante, difficile per tutti. Il calcio italiano ha navigato nella tempesta come poteva, prendendo una botta qui e una lì, ma riuscendo ad arrivare in porto anche questa volta. Come al solito le polemiche ne hanno scandito il ritmo, che pure questo 2020 poteva essere un’occasione per rimanere compatti, ma dopotutto lo scorpione l’aveva punta la rana mentre attraversavano il fiume: è la sua natura. Le polemiche calcistiche sono sterili, ridicole, violente, esagerate, ma a volte sono anche divertenti, con quel tipo di sottile consapevolezza che quando le rileggi a distanza di mesi pensi “ma quanto siamo scemi”.
Ho scelto di tenere fuori le polemiche con gli arbitri e con il VAR, perché ormai sono un tappeto sonoro, come una radio che accompagna in lontananza un racconto breve che parla di altro, ma anche le polemiche che sono diventate casi giudiziari, come la scelta del Napoli di non partire per Torino, avallata dalla Asl locale; la diversa risposta dei tamponi dei giocatori della Lazio tra il laboratorio convenzionato con la Uefa e quello di Avellino e l’eterna sfida tra Luis Suarez e l’italiano.