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Roberto Scarcella
Quando a Natale si giocava a calcio
25 dic 2023
25 dic 2023
Storie di altri tempi da leggere davanti al caminetto.
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Roberto Scarcella
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I due santi patroni della partitella tra amici con l’uomo in meno hanno un nome e un cognome, Tommy Lawton e Len Shackleton. Con la loro presenza in campo il giorno di Natale del 1940 salvarono le partite di Tranmere Rovers e Bradford City rimasti a corto di giocatori. Entrambi avevano già giocato in mattinata, il primo con l’Everton, nel derby contro il Liverpool, il secondo con il Bradford Park Avenue (contro il Leeds). Raggiunti negli spogliatoi dall’inusuale richiesta decisero che un’altra partita ci poteva stare.

Le regole, al tempo, non erano particolarmente rigide, e a renderle ancor più elastiche ci pensò la guerra, che per gli inglesi era ufficialmente iniziata poco più di un anno prima, il 3 settembre 1939. L’ultimo campionato, terminato nella primavera del ’39, l’aveva vinto proprio l’Everton di Tommy Lawton, che con il mitologico Dixie Dean formò una delle coppie d’attacco più temibili e prolifiche della storia del calcio britannico.

Nel 1940, nonostante la sospensione del campionato, si decise che il calcio doveva continuare comunque: nacque una serie di leghe regionali per facilitare gli spostamenti di calciatori e pubblico (che comunque non poteva mai superare le poche migliaia di unità, per sicurezza). I calendari andavano avanti a singhiozzo: certe leghe terminavano, altre no. Non era il miglior calcio che si potesse vedere, ma era comunque calcio.

Len Shackleton (foto Sunderland AFC).

Quel turno di Natale del 1940, con le sue 40 partite sparse in tutto il Paese è rimasto per sempre nella memoria collettiva degli appassionati. Furono segnati in totale 210 gol e i risultati sembravano appartenere a un altro sport: il Southend sconfisse il Clapton Orient 9-3, Mansfield-Stoke finì 7-2, Bury e Halifax pareggiarono 5-5 e il Bournemouth sconfisse il Bristol City 7-1. I due stakanovisti Lawton e Shackleton non solo giocarono, ma segnarono anche per due squadre diverse e a due squadre diverse.

Se ad alcuni può sembrare strano che due calciatori potessero scendere in campo per due club a distanza di poche ore, a molti altri potrebbe già sembrare strano che nel Regno Unito si giocasse il giorno di Natale. Non accade più da tempo e tradizione vuole che si giochi il 26 dicembre, nel celebre Boxing Day. Ma prima era prima, e Natale era l’occasione perfetta per riempire gli stadi. Parliamo di un’epoca in cui la working-class aveva molti meno giorni di vacanza e i riflettori non esistevano, e di conseguenza non c’erano partite serali. Quindi ogni giorno di festa era un giorno buono per giocare e riempire stadi che altrimenti, in un giorno qualunque, sarebbero rimasti semivuoti. Non di rado capitava che le squadre giocassero un turno a Natale, un altro a Santo Stefano e una terza partita il 27. Ovviamente il calendario era fatto in modo da giocare perlopiù derby o partite che non comportassero spostamenti troppo lunghi. Spesso il derby d’andata e ritorno venivano giocati il 25 e 26 dicembre permettendo ai calciatori di restare in famiglia e ai tifosi di riempire lo stadio.

La prima partita natalizia ufficiale del calcio inglese è datata 1888. Anzi, le prime due. Le giocò entrambe l’Everton, vincitore per 3-2 contro il Blackburn Park Road nella Lancashire Cup e poi per 3-0 contro l’Ulster FC (con l’ultimo gol segnato dal portiere). Per non perdere l’abitudine, l’Everton scese in campo anche il giorno successivo contro il Bootle, uno zero a zero giocato sotto la grandine che imperversava nell’allora stadio di casa dei Toffees, Anfield Road.

La prima partita natalizia di campionato si giocò l’anno dopo, quando i campioni in carica del Preston North End sconfissero per 3-2 il temibile Aston Villa, l’unica squadra che era riuscita - nel frattempo - a batterli per due volte. Nonostante fosse andata in vantaggio per 2-1, la squadra di Birmingham non poté nulla contro la tripletta del difensore-centravanti Nick Ross.

Nel 1890 la partita di Natale da ricordare è Blackburn Rovers-Darwen, un derby che si trasformò in una specie di rivolta abbastanza grande da portare un nome tutto suo, “The Christmas Day Riot”. Il caos nacque proprio alla congestione del calendario. Infatti, il Blackburn decise di lasciare a riposo tutti i titolari per la partita - più difficile - del giorno dopo contro il Wolverhampton, schierando le riserve. Quelli del Darwen, offesi per l’affronto, prima annunciarono che non sarebbero scesi in campo, poi misero in piedi anche loro una specie di squadra B. Le migliaia di tifosi assiepati a Ewood Park, arrivati per vedere tutt’altro spettacolo, ne ebbero abbastanza e - stando alle cronache dell’epoca - “spazientiti, invasero il campo, buttarono giù le porte e distrussero le tribune”. La partita alla fine non si giocò.

Dopo la pausa forzata dovuta alla Prima Guerra Mondiale, il calcio natalizio riprese negli anni Venti, nonostante le prese di posizione di alcune star dell’epoca, come Arthur Bridgett, colonna della Nazionale e del Sunderland, che disse stop alla gare durante le festività religiose. Una squadra in particolare ebbe problemi a giocare sul suo campo, almeno fino al 1925: si trattava dell’Arsenal, il cui stadio, Highbury, era di proprietà del St John’s College Divinity, che non permetteva l’uso delle sue strutture a Natale. Alla fine, i "Gunners" si comprarono il campo e il diritto di giocarci quando gli pareva. La prima partita natalizia ad Highbury fu giocata alle 11.15 di mattina del 25 dicembre 1925: una vittoria per 3-0 contro il Notts County.

La partita di Natale del 1931 tra Clapton Orient (oggi Leyton Orient) e Bournemouth ha come protagonista la birra regalata dal proprietario della squadra di casa ai suoi giocatori prima della gara. La squadra intera si ubriacò e l’attaccante Ted Crawford svenne addirittura in campo permettendo al Bournemouth di vincere 2-1. La sbronza durò meno di 24 ore, visto che il Clapton Orient riuscì a imporsi 1-0 il giorno dopo nella gara di ritorno.

Il giorno di Natale del 1937, a Stamford Bridge, si consumò uno degli episodi paradossali del calcio inglese, con protagonista il portiere del Charlton Sam Bartram. I padroni di casa stavano pareggiando 1-1 con il Charlton quando sul campo calò una nebbia talmente fitta che l’arbitro non poté far altro che interrompere la gara e mandare tutti negli spogliatoi. La nebbia però era così fitta che Bartram rimase a difendere la sua porta per un quarto d’ora, convinto che la sua squadra stesse attaccando senza sosta. Solo una passeggiata di un poliziotto nei pressi della porta lo convinse ad abbandonare il campo: «Mi disse ‘che diavolo ci fai qui? La partita è sospesa’. Quando tornai negli spogliatoi e raccontai cos’era successo, i miei compagni si rotolarono dalle risate».

C’è da dire che Bartram era un tipo eccentrico: l’anno dopo si sposò lo stesso giorno di Charlton-Middlesbrough. Al mattino disse “sì”, andò a cambiarsi, difese la porta del Charlton nella vittoria per 1-0 dei suoi, si fece una doccia e tornò per il ricevimento nuziale.

La tradizione del calcio a Natale attraversò tutti gli anni Quaranta e anche gran parte degli anni Cinquanta, poi l’arrivo dei riflettori e la conseguente possibilità di giocare le partite la sera permisero di diluire maggiormente il calendario, lasciando il 25 dicembre ai pranzi e alle cene in famiglia. L’ultima giornata giocata per intero a Natale è datata 1957. E chissà se erano i campi gelati, l’atmosfera di festa ma erano sempre partite piene di gol. Quel giorno il Blackpool sconfisse 5-1 il Leicester, Sheffield Wednesday e Preston pareggiarono 4-4 mentre un diciassettenne Jimmy Greaves (poi campione del mondo nel 1966) segnava quattro gol in Chelsea-Portsmouth 7-4.

Nel 1958 le partite natalizie divennero solo tre, nel 1959 ne rimase una. L’ultima partita giocata il 25 dicembre è del 1965: Blackpool-Blackburn 4-2. La cosa andò avanti ancora per un po’ in Scozia, dove il binomio Natale-calcio si chiuse nel 1976 con due partite non proprio indimenticabili: Clydebank-St.Mirren 2-2 e Alloa-Cowdenbeath 2-1.

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L’unico tentativo di rinnovare la tradizione del Natale allo stadio è stato fatto nel 1983 con la gara di terza divisione inglese tra Brentford e Wimbledon, inizialmente programmata per le 11 di mattina del 25 dicembre. A mettere quel tocco retrò di sessismo a buon mercato ci pensò un dirigente del Brentford, Eric White, che presentò così la gara: “Un modo per rivitalizzare la vecchia tradizione del marito che va allo stadio a godersi il calcio mentre la moglie prepara il tacchino”. I tifosi delle due squadre protestarono, non tanto per le mogli, ma per sé stessi e la partita fu anticipata alla vigilia di Natale. Vinse il Wimbledon 4-3.

Natale fu anche, nel 1955, un giorno di coppe europee, con la gara inaugurale di Coppa delle Fiere vinta dal Barcellona (con in squadra un giocatore dell’Espanyol) contro i danesi dello Staevnet al Camp Nou: finì 6-2 e il Barcellona si aggiudicò più avanti anche il torneo. Curiosamente, quel giorno giocò in Coppa Campioni anche il Real Madrid, vittorioso per 4-0 contro il Partizan Belgrado nei quarti di finale (perse poi il ritorno 3-0 in Jugoslavia). La gara natalizia portò bene anche ai madridisti che poi trionfarono in finale, a Parigi, 4-3 contro il Reims.

Natale è stato anche per tre volte il giorno dell’amichevole Francia-Belgio, giocata nel 1952, 1955 e 1963: in tutti e tre i casi la spuntarono i belgi. Stufi di perdere con il Belgio, i francesi organizzarono una partita natalizia con la Bulgaria, ma anche lì non andò benissimo (2-2).

Ma torniamo al Natale 1940, quello degli indefessi Lawton e Shackleton. Lawton aveva appena segnato l’unico gol dell’Everton nella sconfitta per 3-1 col Liverpool e si trovava nella grande vasca comune in cui i giocatori si rilassavano dopo la partita quando apparve un dirigente del Tranmere Rovers che cercava due giocatori per la gara contro il Crewe Alexandra: Lawton, che all’epoca era considerato uno degli attaccanti più forti del Paese, disse subito sì, e si ritrovò così a segnare a due squadre diverse con due maglie diverse nel giro di poche ore. Un record per un giocatore a cui tanti record sono stati preclusi proprio perché il culmine della sua carriera è arrivato quando l’Europa era in guerra e i campionati azzoppati e - per forza di cose - disorganizzati. Parliamo pur sempre di un attaccante capace di segnare 425 gol in 543 gare, 22 gol in 23 partite con l’Inghilterra, più altri 24 gol in 23 presenze nella Nazionale di guerra. Si dice che negli anni Quaranta avrebbe potuto strappare contratti principeschi, ma la situazione non lo permetteva, finì - a carriera conclusa - col chiedere l’elemosina via lettera a un suo grande fan dell’epoca perduta, il regista Richard Attenborough. Le sue ceneri oggi si trovano all’interno del National Football Museum, a Manchester.

A condividere quel Natale giocato con una maglietta extra c’è Len Shackleton, per molti una delle prime star del calcio britannico, uno il cui titolo della biografia, uscita nel 1956 e ristampata per sei volte, dice già molto: The Clown Prince of Football. Era, come potete immaginare, il suo soprannome.

Il suo rapporto speciale col pallone, emerso già ai tempi della scuola, lo fece diventare presto una celebrità, uno di quelli amati senza riserve dal pubblico e osteggiati dagli allenatori, a tal punto che il selezionatore davanti all’ennesima non convocazione sbottò: “Forse occorre ricordare che noi giochiamo a Wembley, non al London Palladium”. Insomma, calcio e non teatro.

Shackleton non faceva nulla per nascondere la sua anima giocosa e ribelle, una volta, dopo aver saltato una serie di uomini in dribbling ed essere entrato in area, mise il piede sopra il pallone e iniziò a pettinarsi. Altre volte calciava appositamente con un effetto stile boomerang, che faceva tornare il pallone tra i suoi piedi. I compagni raccontano di come riuscisse a imbastire dei triangoli con la bandierina del corner facendo ammattire i difensori. Il carattere non era facile: dopo un debutto col Newcastle in cui segnò sei reti riuscì a litigare con la dirigenza; in Nazionale giocò solo sei partite segnando però un gol a pallonetto, nel 1954, contro i campioni del mondo della Germania Ovest («La cosa bella», disse, «è che avevo già deciso come fare quel gol prima ancora che mi arrivasse la palla»). Non vinse mai nulla, ma la gente andava allo stadio per lui e su di lui circolava ogni tipo di leggenda, accresciuta dalle partite semiclandestine in tempo di guerra e dall’assenza della TV. Decise anche di arruolarsi nelle miniere di carbone pur di non andare al fronte, rimanendo fortemente segnato dall’esperienza, tuttavia non perse mai la voglia di giocare e stupire. Bravissimo anche a cricket aveva sdoganato una mossa che faceva impazzire il pubblico, faceva finta di essere stato sorpreso e superato dalla palla, la cercava per il campo e poi se la tirava fuori dalla tasca.

Sempre in lite con i direttori di gara, nel suo libro c’era un capitolo intitolato “La conoscenza media del calcio degli arbitri”: era una pagina completamente bianca.

In quel Natale del 1940, quello con quaranta partite e 210 gol, Shackleton segnò al mattino con il suo Bradford Park Avenue e poi nel pomeriggio ancora - per due volte - con il Bradford City, la squadra per cui tifava la sua famiglia, contro l’Huddersfield. Avanti con l’età cercò di rinverdire la sua fama con il libro Return of the Clown Prince, scritto con il figlio: non ebbe successo. A ricordare il suo nome ai giovani inglesi degli anni Novanta che avevano in Paul Gascoigne il loro Shackleton, ci pensarono i Chumbawamba, quelli di Tubthumping (“I get knocked down, but I get up again, you are never gonna keep me down…”; so che l'avete cantata con il ritmo giusto) – indimenticabile colonna sonora di FIFA 98 assieme a Song 2 dei Blur – che gli dedicarono Song to Len Shackleton.

Nel pazzo Natale del 1940 in cui Lawton e Shackleton si sdoppiarono, lo fece anche Leicester-Northampton, giocata al mattino a Leicester e al pomeriggio a Northampton, 80 chilometri più a nord: 5-2 l’andata, 7-2 il ritorno. Avevano fretta perché il 26 le due squadre sarebbero di nuovo scese in campo con altri avversari.

Ancor più assurdo quel che accadde a Norwich, dove il Brighton si presentò allo stadio con appena cinque giocatori. Per tirare su una partita, la squadra di casa prestò al Brighton alcuni uomini della squadra riserve, tuttavia non abbastanza per arrivare a undici. A colmare la rosa ci pensarono un paio i tifosi del Brighton a cui il Norwich dovette prestare gli scarpini. La partita finì 18-0.

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