Merih Demiral coi capelli sempre corti, la faccia sempre truce, qualche cerotto posizionato sopra la faccia come nei manga. Quando si presenta così ai microfoni di Sky Sport dopo la partita contro la Lazio, gli chiedono da dove venga il cerotto e lui non sa cosa rispondere, è semplicemente normale uscire da una partita con le ferite: «Ogni partita c’è qualcosa. Anche qua, anche qua» indicandosi gli occhi (?!). Poi dice: «Ma va bene, a me piace. Sono più bello così».
Ecco, questa è una buona definizione per Merih Demiral: uno di quei difensori per cui è normale uscire da una partita feriti, che sul campo da calcio si sentono in battaglia. Le botte fanno crescere, le ferite abbelliscono. Il suo arrivo nell’Atalanta di Gasperini era il più classico dei match made in heaven: una squadra che trasforma il gioco del calcio in una serie di duelli uno-contro-uno da western prende un difensore che si esalta nel duello individuale, nello lotta per la prevaricazione contro l’attaccante avversario. Per il suo particolare sistema di marcature, l’Atalanta espone i suoi giocatori a una dimensione molto elementare del calcio, nascosta dietro una struttura tattica meticolosa. Dietro i triangoli e i quadrati disegnati sulle catene laterali, dietro gli inserimenti dei centrali difensivi, dietro il pressing alto, si nasconde un’idea di calcio in cui ogni giocatore – con la palla o senza – deve avere la meglio sul proprio diretto avversario. È forse per questo livello un po’ violento che scorre nella partite della Dea, che alcuni giocatori si trovano a loro agio, e altri no. Avrete già capito a quale categoria appartiene Demiral.
«Mi piace giocare uomo a uomo», oppure: «Mi piace troppo giocare uno-contro-uno, è la tattica perfetta per me» dice con un tono allusivo da pazzo. Se fossi un attaccante ascoltarlo mi metterebbe freddo. Demiral il vostro amico che a scuola vi tirava i pugni per scherzo, ma ve li tirava troppo forte, lasciandosi scappare un’energia sempre un po’ eccessiva. Demiral sempre con le orecchie drizzate per capire se ci può scappare una mezza rissa; Demiral che poi si mette in mezzo, che mette la fronte sul naso di un’altra persona mentre gli chiede se lo sta guardando male. Demiral che nel contatto fisico si sente vivo. Ho raccolto i suoi migliori duelli individuali giocati quest’anno, per celebrare uno stile enfatico e hardcore al contempo antico e moderno. Per un’esperienza completa di lettura consiglio l’ascolto di questo disco dei Minor Threat.