Aprile è il mese che ha consegnato, se non fisicamente in maniera molto pratica, lo Scudetto all'Inter, ma è anche il mese in cui la classifica si è contratta, trasformando la rincorsa per i posti validi per la prossima Champions League in una sfida a cinque squadre per tre posti e riaprendo all'improvviso in maniera quasi vorace quella per non retrocedere, che vede ormai coinvolte più squadre di quelle che ci saremmo aspettati un mese fa. In campo si sono visti gol brutti ma di un'importanza fondamentale, ma anche gol belli e drammaticamente inutili (come la rovesciata di Verde contro la Lazio e quello di Djidji contro lo Spezia), belli e storici (quello di Mertens che lo porta a essere il miglior marcatore nella storia del Napoli), belli e inaspettati (quello di Mandragora al Bologna) o belli e improvvisi (come Morata a Firenze pochi secondi dopo il suo ingresso).
Morata contro la Fiorentina
Non si può dire che la stagione di Alvaro Morata sia andata come speravano lui e la Juventus, o come avevamo immaginato dopo un ottimo inizio (6 gol e 2 assist tra ottobre e novembre, nelle prima sei partite giocate da titolare tra campionato e Champions). Questo momento con la Fiorentina, però, in cui riesce a rimettere il punteggio in parità al primo pallone toccato, dopo venti secondi dall’inizio del secondo tempo, aumenta il rammarico per tutto quello che poteva essere e non è stato. In un periodo così delicato Pirlo lo ha messo in campo al posto di Dybala per dare un po’ di profondità alla sua squadra, e Morata lo accontenta subito: movimento in orizzontale sulla linea difensiva, poi strappo profondo che coglie di sorpresa Martinez Quarta (anche lui alla prima azione della partita, era appena entrato in campo al posto di Venuti). Quello che succede dopo invece non rientra nel normale compito di un centravanti, soprattutto se destro di piede. Il tiro a giro di Morata sembra quasi un cross, e con l’angolo stretto che aveva sarebbe più sensato, ma se si guarda il modo in cui calcia, lo slancio della gamba ma anche gli occhi chiusi, il fatto che non guarda mai a centro area, sembra più probabile che volesse effettivamente tirare in porta in quel modo. Allora forse questa è un’intuizione carica anche di tutte le tensioni accumulate quest’anno, un gol molto bello e difficile che è anche un gesto liberatorio.
Bakayoko contro il Torino
Certo, i giocatori del Torino sembrano difendere con le infradito ai piedi e un drink in mano, perché solitamente in Serie A nessuna squadra ti permette di ricevere guardando verso l’esterno, con il tempo di girarti, tagliare verso il centro, trovare la mattonella perfetta per calciare in porta, anche e soprattutto se sei Bakayoko, non proprio un fulmine di guerra. Detto questo le bombe calciate mentre si corre verso l’esterno a incrociare sul palo più lontano sono gol che danno grande soddisfazione, credo perché in qualche modo è un tipo di gol che possiamo sognare di segnare anche noi comuni mortali. Ovviamente non è così semplice, Bakayoko calcia trovando la coordinazione in un lampo, colpendo forte ma anche con quel minimo di effetto da rendere la traiettoria non troppo piatta e quindi più facile per il portiere. Ma soprattutto calcia forte, molto forte e i gol così sono sempre belli.
Cristante contro l'Atalanta
Bryan Cristante sta vivendo una stagione paradossale: senza conquistare i cuori dei tifosi e senza raggiungere particolari picchi tecnici in stagione, si è affermato come il giocatore più insostituibile della Roma, il primo a cui Fonseca sembra sempre disposto a dare una maglia. Come centrale di difesa, regista o addirittura trequartista, Cristante in qualche modo si è affermato come leader dei giallorossi, se non tecnico, sicuramente tattico e caratteriale. Questo gol è uno specchio affidabile della sua stagione: nasce in maniera un po’ casuale e disperata, con l’Atalanta finalmente bassa dopo l’espulsione di Gosens dopo un primo tempo dominato. Il tiro esce pulito e radente l’erba, ma non è nemmeno propriamente imparabile e ci vuole un minimo ritardo di Gollini per far sì che entri in porta. Eppure, nonostante tutto questo, la Roma si è dovuta aggrappare a questo gol di Cristante per rimanere a galla ed evitare l’ennesima sconfitta negli scontri diretti.
Mertens contro la Lazio
Quanti grandi gol ha segnato Mertens alla Lazio? Ne ricordo uno in pallonetto dal lato sinistro del campo, ma deve essercene almeno un altro che mi scappa dalla memoria. In generale i gol di Mertens sono quasi tutti belli, se le reti dei giocatori “pesassero” in base alla loro bellezza il belga sarebbe in un Olimpo con pochi altri. In questo c’è però la partecipazione fondamentale di un altro che ha un rapporto tutto suo con ciò che è bello, Zielinski. Il polacco ha questa capacità di spostare gli avversari con lo sguardo, con movimenti impercettibili per mandarli da una parte e poi andare dall’altra. Qui è difficile anche capire come inganna Radu a venirgli incontro mentre lui si allunga il pallone col tacco e scappa via, ma avremmo fatto anche noi lo stesso al posto del difensore della Lazio. Anche il passaggio successivo è fondamentale per il gol: forte e preciso verso il compagno, un cioccolatino se quel compagno è Mertens. Il pallone gli arriva dopo un rimbalzo, quasi accelera sull’erba umida, il belga però è un maestro nel trovare il modo per calciare bene ogni pallone: allarga il piatto, blocca la gamba, non dà forza, ma sfrutta quella del passaggio, per calciare sul primo palo, sotto la traversa, e ingannare Reina. È un gol anche simbolico: è quello che lo fa diventare il miglior marcatore nella storia del Napoli, un traguardo importante come ci raccontano le lacrime di Mertens dopo la rete.
Mandragora contro il Bologna
Questo di Rolando Mandragora lo ritroveremo probabilmente alla fine dell’anno come uno dei migliori, uno dei più incomprensibili ed eccezionali. Uno di quelli per cui non è esagerato usare l’aggettivo “Insane”. Quello di Mandragora fa parte anche di quella categoria di gol che nasce da una palla particolarmente invitante da calciare, che ci viene incontro portando iscritto il tipo di tiro che vuole. Mandragora ci si avvicina quasi frontalmente, di corsa, quella le viene incontro come per un abbraccio sulla spiaggia, e la calcia bella piena con tutto il corpo in avanti, con un leggero esterno che è quasi un vezzo. La palla prende una di quelle traiettorie terra-aria da missilistica militare e va sotto l’incrocio dei pali. Se vi chiedessero che tipo di gol sognate di fare in Serie A, non è detto che rispondiate questo, ma se vi chiedessero come sognate una palla che vi viene incontro al limite dell'aria sono sicuro che non sarebbe troppo diversa da questa. Se guardate bene il replay noterete anche, in uno degli ultimi, Ibrahima Mbayé che rivolge i palmi delle mani al cielo, scioccato.
Djidji contro lo Spezia
Il calcio, lo sappiamo, non è solo quello che ci vendono le pubblicità e i promo delle televisioni - quello dei gesti tecnici impossibili, dei muscoli lucidi e tesi, delle corse che bruciano l’erba. Ci sono anche le piccole squadre, i giocatori non esaltanti, i momenti brutti e la noia. Ma questi sono solo i due estremi intorno ai quali ci polarizziamo per discutere: quello che vediamo la maggior parte del tempo è ciò che sta in mezzo: per esempio, tra le infinite possibilità, Djidji che segna con un pallonetto spalle alla porta dopo aver stoppato la palla di petto dentro a un Alberto Picco vuoto e bianco come la desolazione. Un gol inutile (alla fine il Crotone ha perso 3-2), effimero, forse casuale, anche un po’ goffo nella sua bellezza. Ma che ci importa?
Quagliarella vs Milan
In questa lista il gol di Quagliarella non spicca certo tra i più complessi. L’esecuzione tecnica, un pallonetto di prima di mezzo interno, a scavalcare un Donnarumma molto fuori dai pali perché in modalità costruzione dal basso, è facile, persino banale per uno come lui. Ma l’intuizione, la scintilla che lo ha portato a scegliere quella conclusione, non è affatto banale e riesce a far brillare il senso artistico con cui Quagliarella da vent’anni segna gol nel campionato italiano. È un gol che ci ricorda anche che nessun portiere può stare sereno, che Quagliarella lo tiene sempre d’occhio ed è pronto a tirare in qualsiasi momento da qualsiasi posizione.
Verde contro la Lazio
Daniele Verde è alto meno di un metro e 70 e un corpo in cui tutto sembra un po’ sproporzionato. L’estetica di questo gol è anche il conflitto tra il corpo tozzo e pesante di Verde, che non sembra capace di alcuna finezza, e invece l’eleganza con cui si libera in volo su questo traversone. Non è una di quelle rovesciate indolenti da spiaggia, dove il pallone si sbuccia a malapena: Verde lo calcia pieno e forte, camminando un po’ all’indietro, spedendolo all’incrocio dei pali così bene che la palla fa in tempo ad accarezzare la traversa prima di entrare.