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Daniele V. Morrone
La Top XI dei figli dei calciatori
25 nov 2018
25 nov 2018
Il talento passato di padre in figlio.
(di)
Daniele V. Morrone
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Ciao!

Ieri mi facevo questa domanda e sono sicuro che voi sapreste dare una risposta interessante: chi giocherebbe nel miglior undici possibile formato da figli di ex calciatori attualmente in attività?

Grazie, e buon lavoro!

 



 

È una domanda divertente. Quello dei figli calciatori di calciatori è uno dei grandi filoni della narrazione calcistica, specie in questo periodo.

 

Premetto  che stilare una rosa preliminare è stato più complicato del previsto. È pieno di calciatori di alto livello figli di chi ha giocato a calcio anche a bassi livelli. E se è facile fare nomi di giocatori figli di giocatori famosi (tipo Rivaldinho, Christian Maldini, Ianis Hagi) è più difficile scegliere l’11 più forte possibile.

 

C'era un equilibrio complicato da raggiungere, così nell'equazione ho deciso di considerare anche il livello del padre. Dobbiamo per lo meno averlo presente, deve venirci subito in mente quando si sente il nome del figlio. Per questo il padre del giocatore di questa formazione deve aver giocato almeno con la sua nazionale o anche una sola stagione nel massimo campionato di: Italia, Spagna, Inghilterra, Francia, Germania, Portogallo, Olanda, URSS, Argentina e Brasile. Lo so: è un sistema arbitrario ma era necessario tracciare una linea per decidere cosa fosse il professionismo di alto livello negli anni ’80 e ’90.

 

Questo significa esclusioni eccellenti come Milinkovic-Savic il cui padre ha giocato nella Segunda spagnola e soprattutto Neymar, il cui padre ha giocato nei livelli inferiori della piramide brasiliana. Senza questo criterio stringente mi sarebbe venuto il mal di testa a fare delle scelte. In qualche modo tutti i giocatori di alto livello sembrano figli di calciatori. Ora possiamo partire con l'undici.

Il portiere è Schmeichel e probabilmente il motivo è lo stesso per tutti: da figlio di una leggenda del ruolo è arrivato ad alto livello dopo una carriera che ci ha messo del tempo a prendere la forma attuale. L’exploit con il Leicester però lo ha consacrato alla storia della Premier League ed è ancora tra i migliori della competizione. L’escluso eccellente in questo caso è stato Wojciech Szczęsny: il padre ha sì giocato ad alti livelli, ma solo in Polonia.

 

Nella compilazione della la rosa la cosa più complicata è stata trovare difensori centrali di alto livello che arrivano da padri giocatori di alto livello. Forse perché i grandi difensori sanno che mestiere ingrato sia ormai quello del centrale difensivo, dove basta un errore per avere la reputazione guastata.

 

Mi sarei aspettato che la grande tradizione dei difensori centrali italiani avrebbe potuto trovare una prosecuzione e invece sono tutti figli adottivi. Una volta stilata la rosa ho dovuto quindi tenere conto di questo difetto strutturale e ho deciso di schierare una formazione che lo coprisse.

 

L’undici deve avere ovviamente senso dal punto di vista tattico, deve essere una squadra che può stare in campo per giocare contro quella dei fratelli o dei nipoti di giocatori e il modo migliore è avere una difesa a tre con Marcos Alonso in linea con i due centrali Blind e José Fonte. Fonte, il cui padre Artur ha giocato nella Primera portoghese negli anni ’80, è forse il punto debole della formazione. Accanto a lui Daley Blind, figlio del mitico Danny Blind capitano dell’Ajax campione d’Europa anni ’90, è una sicurezza.

 

A sinistra Marcos Alonso è ormai a tutti gli effetti un terzino che gioca da seconda punta. È il difensore dal lignaggio più nobile della rosa: non solo è figlio di giocatore di alto livello, ma è anche nipote. La sua è una vera e propria dinastia visto che il nonno è Marcos Alonso Imaz, uno dei giocatori del mitico Real Madrid delle 5 Coppe Campioni degli anni ’60, mentre il padre è Marcos Alonso Peña che ha giocato nell’Atlético e nel Barça negli anni ’80. Entrambi sono arrivati in Nazionale e con il nostro Marcos Alonso Mendoza siamo a tre nazionali spagnoli per tre generazioni diverse.

Non esiste nulla di simile nella rosa stilata, per dire quella dei Maldini è la cosa più vicina. Maldini è l’esempio di un figlio di grande giocatore che supera il padre per diventare leggenda, purtroppo manca l’ultima parte della catena. Ma sempre l’Italia ha forse il più grande esempio di figlio di una leggenda, che a sua volta diventa un campione assoluto: parlo di Sandro Mazzola, figlio del mitico Valentino. Difficile trovare altri esempi di questo tipo, forse le aspettative così grandi schiacciano le ambizioni dei figli, che si accontentano di una buona carriera, penso in questo ai due figli di Michael Laudrup o a Jordi Cruyff, che prima ci ha provato, e poi quando martoriato dagli infortuni tra il Barça al Manchester United ha capito che non era aria, ha deciso che era meglio allontanarsi immediatamente dai riflettori e ripianificare la carriera come giocatore di culto all’Alavés.

 

È difficile superare i padri, forse solo Thiago Alcantara (il regista della squadra) è ancora in tempo per superare il padre Mazinho campione del Mondo con il Brasile. Se non altro ha il talento per farlo.

 

A completare la linea a 4 ci sono tre giocatori che hanno già superato di molto i padri che erano buoni giocatori: Leroy Sané, figlio del nazionale senegalese Souleyman Sané, e altri due giocatori che fanno parte della nazionale spagnola come Thiago (5/11 è formato da giocatori della nazionale spagnola e non so bene come interpretarlo).

 

Parlo del grande Sergio Busquets figlio di Carles portiere del Barça anni ’90 e di Saúl Ñíguez figlio di José Antonio Ñíguez attaccante dell’Elche anni ’80. Era impensabile fare una formazione che non li comprendesse entrambi, come è impensabile non avere Gonzalo Higuain, figlio del centrale Jorge, come punta. Il fatto che il figlio di un buon centrale sia diventato una delle migliori punte della sua generazione penso che sia l’esempio migliore di quello che scrivevo sopra. I figli di chi difende vogliono segnare.

 

Per i due esterni del tridente offensivo  non è stato facile scegliere,  è la posizione in cui c'era più abbondanza.

 

Federico Chiesa è l’unico giocatore su cui sono andato sul sicuro, non fosse altro perché è l’unico attaccante esterno della rosa che sembra poter avere una carriera più grande di quella del padre. L’ultimo nome invece è quello dove sono stato più combattuto, tra l’esterno di ruolo Kluivert figlio di Patrick o un esterno adattato in Rodrigo Moreno figlio di Adalberto Machado (terzino del Flamenco anni ’80) o Pierre-Emerick Aubameyang.

 

Aubameyang al momento è un giocatore superiore agli altri due e può comunque giocare attaccante esterno proprio se la punta si muove molto come Higuain, quindi ho deciso per lui. Diciamo che Rodrigo è in ballottaggio per essere il primo nome in uscita dalla panchina insieme a Giovanni Simeone. Una panchina dove sono affiancati proprio da Kluivert, Mkhitaryan, Alex Oxlade-Chamberlain, Rafinha, il portiere Pepe Reina e il difensore Roman Neustädter.

 

Ecco qui l’undici migliore possibile formato da giocatori figli di giocatori di alto livello:

 



 

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