Quante cose si possono fare stando seduti su una panchina? Tantissime: si può prendere il sole, leggere un romanzo, dare da mangiare agli uccelli, osservare la vita che scorre lenta intorno a noi. Se la panchina è quella della Roma – dell’AS Roma per essere precisi e non confondersi, che so, con una panchina al Giardino degli Aranci, oppure con una nascosta dietro il laghetto di Villa Borghese – può succedere anche un’altra cosa: si può essere espulsi.
In questa stagione è successo già undici volte, undici diverse occasioni in cui l’arbitro ha mostrato un cartellino rosso all’indirizzo di qualcuno seduto sulla panchina della Roma, in quello che probabilmente è un record. Ma come mai la panchina della Roma è così battagliera? È il rumore dei nemici, quello che muove Mourinho da sempre, che lo rende un grande allenatore ma anche uno propenso a perdere le staffe, vedere complotti, mostrare manette. Un impeto che quest’anno è diventato contagioso, si è diffuso a tutto il suo staff. Gli undici rossi, infatti, non hanno mai visto coinvolti dei giocatori in panchina ma sempre Mourinho o un suo collaboratore.
Sembra quasi una scelta: rispetto alle altre squadre lo staff del portoghese è molto più coinvolto, tutti incitano, danno indicazioni, protestano. È un modo di vedere il ruolo di chi non è in campo, dare supporto massimo alla causa, anche a costo di prendere un rosso, di risultare un po’ esagerato. La Roma di questa stagione è una squadra particolarmente emotiva, capace di grandi sacrifici, di partite di grande intensità, ma capace anche di perdere la testa, di andare troppo sopra le righe. Non è forse un caso che di questi 11 rossi, ben 9 sono arrivati in partite che poi la Roma avrebbe perso, uno in una partita che stava perdendo (e che avrebbe pareggiato all’ultimo) e solo uno in una partita vinta.
Per dovere di cronaca abbiamo raccolto tutte queste undici espulsioni, un po’ per raccontare una storia, un po’ per la curiosità: cosa bisogna fare per farsi buttare fuori da una panchina? Le risposte – più o meno – sono tre, tutte molto semplici: protestare, insultare o litigare.