Furono le Olimpiadi più “alte”, a 2.250 metri di altitudine. Furono quelle con più record storici. Furono i Giochi delle rivoluzioni, con il trionfo di Dick Fosbury nel suo strano salto in alto e degli atleti africani nel mezzofondo. Ci fu il primo squalificato per doping nella storia olimpica, il pentatleta svedese Hans-Gunnar Lijenwall, per tasso alcolemico troppo alto. Furono i Giochi più sanguinosi e più politicizzati.
Le Olimpiadi di Città del Messico 1968, le più famose e discusse della storia, hanno compiuto cinquant’anni. Mezzo secolo restano il simbolo di tutto ciò che significano i cinque cerchi, non solo sul piano sportivo ma soprattutto su quello sociale e politico. Anche per il contesto in cui capitarono: il Maggio francese, l’omicidio di Martin Luther King, la Primavera di Praga, la guerra del Vietnam. Impossibile ricordare tutti gli avvenimenti e i protagonisti che si susseguirono tra il 12 e il 27 ottobre 1968. Ma alcuni fatti hanno avuto un’importanza particolare, soprattutto in prospettiva storica. Due di questi, la finale del salto triplo e il salto nel Ventunesimo secolo di Bob Beamon, hanno già trovato spazio nei giorni scorsi. Eccone alcuni altri.
Il massacro di Tlatelolco
«Non avevo mai visto niente di simile. Dicono di non aver visto niente di simile anche colleghi che hanno fatto il Vietnam. È vero che gli studenti hanno sparato, e forse per primi, ma le forze dell’ordine hanno fatto il tiro a segno su una folla di diecimila persone». Così scrive Paolo Bugialli, inviato del Corriere della Sera, sulla prima pagina dell’edizione del 4 ottobre 1968. Da poche ore i proiettili hanno smesso di vagare per le strade di Città del Messico. Il conto delle vittime degli scontri iniziati il 2 ottobre in Piazza delle tre culture è devastante: 26 i morti accertati mentre il giornale va in stampa, ma in realtà sono oltre 300. Gli arrestati sono più di mille, i colpi sparati almeno 25.000.
Nel disinteresse del Cio, il Comitato olimpico internazionale, il cui presidente Avery Brundage si limita ad assicurare che le Olimpiadi, «una vera oasi in un mondo tormentato», si svolgeranno regolarmente. Il massacro di Tlatelolco, dal nome del quartiere popolare in cui si trova Piazza delle tre culture, è il punto di arrivo del Sessantotto messicano. A una manifestazione di studenti in piazza, per contestare il clima repressivo che ha portato anche all’occupazione militare dell’Università statale Unam, l’esercito messicano risponde soffocando nel sangue il movimento studentesco.
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