
Qual è il vostro power ranking tra le favorite?
Emiliano
Trovare adesso delle favorite reali è molto complicato, perché poi entreranno in gioco ben 8 squadre provenienti dalla Champions, ma si possono identificare squadre con grande tradizione europea o ambizioni o qualità di gioco. Al momento: 1) Manchester United 2) Zenit San Pietroburgo 3) Villarreal 4) Athletic Bilbao 5) Fiorentina.
Il Manchester United ha investito talmente tanto e ha un progetto di dominio così forte che gli impone di essere favorito: poi per caratteristiche di gioco potrebbe essere troppo britannico, ma l’ultima volta che Mourinho ha preso parte a questa competizione si chiamava ancora Coppa Uefa, e l’ha vinta, ovviamente. Lo Zenit quest’anno ha scelto la guida tecnica di Lucescu, che è una garanzia nelle coppe e sembra avere una squadra superiore allo Shaktar della scorsa stagione, con cui arrivò fino in semifinale. La Champions sembra sempre un livello eccessivo per lo Zenit, ma l’Europa League è nettamente alla portata.
Daniele V. Morrone
Come giustamente segnalato da Emiliano purtroppo il formato attuale dell’Europa League rende impossibile dare delle chiare favorite fin da subito vista l’entrata in corsa delle squadre della Champions. Tra quelle attualmente in corsa ovviamente vado con: Athletic Club, Manchester United, Roma, Fiorentina e Schalke. Voglio sottolineare quanto l’Athletic Club abbia una rosa non solo all’altezza, ma anche esperta della competizione, essendo arrivata fino ai rigori contro il Siviglia ai quarti lo scorso anno (con Aduriz capocannoniere). Poi rispetto alle altre ha meno ambizioni di classifica e questo può pesare in primavera.
I quarti di finale sfortunati contro il Siviglia.
Angelo Andrea Pisani
A livello di rosa non si può che dire Manchester. I Red Devils hanno la squadra migliore del torneo e un allenatore che sembra nato per le competizioni del genere, dove motivazioni e tenuta mentale spesso hanno la meglio. L’Europa League non è una priorità, è vero, ma non bisogna trascurare la componente “narcisistica”: questo United è troppo forte e ha tanto da dimostrare, specie a livello europeo. Per motivi simili mi aspetto un bel cammino della Roma, che ha una rosa molto competitiva e la possibilità di costruirsi una credibilità europea. Oltre alla Fiorentina dico Villarreal, che sembra aver assorbito la partenza di Marcelino, e Schalke: i tedeschi hanno un girone abbordabile, scarse ambizioni in campionato (dominato dal Bayern) e una squadra zeppa di potenziali fenomeni.
Dario Saltari
Penso che il vero obiettivo di Mourinho quest’anno sia ribadire il proprio dispotismo in Premier League e che guardi questa Europa League come un fastidio da cui liberarsi il prima possibile. Il Manchester United non può permettersi di impelagarsi in una competizione lunga e snervante come l’Europa League. Insomma, non lo vedo tra i favoriti alla vittoria finale. Per quanto riguarda le altre candidate tra le big ai nastri di partenza, concordo sull’Athletic Bilbao e sulla Roma. Ma come già detto, bisognerà aspettare la fine dei gironi di Champions per capire i reali equilibri di questa coppa: negli ultimi 10 anni in ben sette casi almeno una delle finaliste proveniva dalla Champions League.
Federico Aquè
Credo anche io che vincere l’Europa League non rientri nelle priorità di Mourinho: è il solito discorso delle grandi squadre che preferiscono concentrare gli sforzi sul campionato e snobbano l’Europa League, almeno fino a quando non si arriva nei pressi della finale. Non è un caso che l’unico club di prima fascia a vincere il trofeo sia stato il Chelsea, in una stagione molto particolare dopo la retrocessione dalla Champions, l’esonero di Di Matteo e l’arrivo di Benítez. La storia suggerisce di restringere il campo delle favorite alle spagnole di seconda fascia (prima del tris del Siviglia c’è stata la doppietta dell’Atlético Madrid, quando ancora non competeva con Barcellona e Real) o alle big fuori dai cinque principali campionati europei: le spagnole le avete già dette, il nome che aggiungo io è lo Shakhtar Donetsk, che retrocedendo dalla Champions l’anno scorso è arrivato in semifinale e ha mantenuto la stessa squadra. L’eredità di Lucescu è invece stata raccolta da Paulo Fonseca, eliminato col Braga proprio dallo Shakhtar ai quarti nella scorsa edizione: potrebbe essere la novità che porta finalmente gli ucraini a imporsi anche a livello internazionale.
Federico Principi
Aggiungo che l’Inter avrà anche fatto a meno di Kondogbia, Joao Mario e Gabigol nelle liste Uefa, ma a Pescara l’ho vista bene nonostante le troppe occasioni concesse in profondità, può comunque schierare eventualmente Medel-Brozovic-Banega a centrocampo e voglio credere che questa sia finalmente la stagione in cui le italiane metteranno in Europa League la stessa intensità che metterebbero in campionato o in Champions.

De Boer è pronto
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Una possibile outsider, oltre al Siviglia che vince l’EL da 3 anni consecutivi, in arrivo dai gironi di Champions?
Emiliano
Quest’anno avremo finalmente l’illuminazione: sarà il PSG a “retrocedere” dalla Champions e vincere l’EL. Così si scoprirà che il vero obiettivo di Emery è ottenere la denominazione di “Coppa Emery”, un po’ come una volta la coppa del mondo era chiamata Rimet. Insomma, il segreto delle vittorie non era il pescaíto frito di Siviglia, ma semplicemente un piano occulto di Emery.
Dario
Per il Siviglia quest’anno arrivare terzo sarà molto più difficile dell’anno scorso, vista la bontà del sorteggio. Secondo me dovremmo più che altro rivolgere le nostre attenzioni al gruppo E, dove, tra Monaco, Leverkusen, Tottenham e CSKA, potremmo trovare una finalista. Chissà che Schmidt non veda finalmente il suo lavoro ricompensato con un trofeo, che in patria per forza di cose non può raggiungere.

Una delle vittorie del Siviglia in Europa League, quella in cui Rakitic baciò Daniel Carrico.
Angelo A.
Oltre alle possibili eliminate dal girone E, come evidenziato da Dario, mi sento di puntare sul Benfica. Dopo il pareggio col Besiktas il cammino dei portoghesi si è complicato, e una retrocessione in Europa League non sarebbe così assurda. Nel caso, gli uomini di Rui Vitoria potrebbero puntare al colpo grosso: per la storia (semifinale e finale nelle ultime due partecipazioni) e per la cabala (Bela Guttman dovrà pur avere una data di scadenza, no?).
Alfredo
Possiamo essere ragionevolmente certi che una seria pretendente all’Europa League non uscirà dal Gruppo G di Champions League. Nessuna tra Leicester City, Porto, Club Brugge e Copenhagen ha oggi le carte in regola per lanciarsi alla conquista del trofeo. Ho invece immaginato che lo Sporting Lisbona potesse giocare uno scherzo alle due grandi sorteggiate nel Gruppo F, Real Madrid e Borussia Dortmund.
Federico A.
Per me invece lo Sporting finisce dietro Real e Borussia e diventa automaticamente una possibile outsider in Europa League, specie se Jorge Jesus riuscirà a inserire Markovic e Joel Campbell. In campionato, intanto, dopo la rimonta subita dal Benfica lo scorso anno, lo Sporting ha chiarito da subito le proprie ambizioni vincendo le prime quattro partite: la squadra, insomma, è di ottimo valore ed è allenata da un tenico esperto e capace di portare il Benfica in finale per due volte, che si è autodefinito «il miglior allenatore al mondo». Vincere un titolo internazionale renderebbe un po’ meno ridicola questa affermazione.
Fabrizio Gabrielli
Sono contento che finalmente qualcuno non abbia avuto timore di tirare fuori il nome dei “Leoes” come candidati credibili al Gran Premio delle Underdogs sgocciolate via dalla Champions. È credenza comune che con le cessioni di Joao Mario e Slimani lo Sporting Lisbona si sia indebolito; ma è anche vero che Jorge Jésus si è liberato di un orpello del Novecento come Aquilani e di una mina vagante (più fuori che dentro il campo) come Teo Gutiérrez ricevendo in cambio un giocatore estremamente duttile e con una voglia di mangiarsi le reti avversarie come Joel Campbell, e un suo feticcio come Lazar Markovic. Sarebbe magnifico se a perpetrare la maledizione “benfiquista”, della quale JJ è stato partecipe, fosse JJ stesso. Quantomeno in linea di coerenza con il ruolo che si è autoaffibiato.

Bela Bela Bela.
Federico P.
Nonostante la batosta subita ieri all’Etihad, il Borussia Moenchengladbach può rappresentare una minaccia per tutti se eventualmente retrocesso in Europa League, portando con sé quella ventata di calcio tipicamente teutonico iperaggressivo anni Dieci del Duemila, ma anche quella duttilità che gli permise ad esempio lo scorso anno di essere una delle poche formazioni a battagliare alla pari con il Bayern di Guardiola.
Emanuele
Ci siamo dimenticando il PSV di Cocu, che ha un livello della rosa e un tecnico che profumano di Europa League a chilometri di distanza. Già nella scorsa stagione sarebbero potuti essere competitivi, ma alla fine si sono spinti agli ottavi di Champions e hanno trascinato l’Atlético ai calci di rigore. Quest’anno hanno ricominciato da dove avevano finito: perdendo 1 a 0 con l’Atlético ma giocando un’ottima partita. Il PSV ha una rosa abbastanza completa, con due-tre elementi giovani che spiccano sugli altri e che vogliono mettersi in mostra. Cocu è un tecnico poco dogmatico per essere olandese e la sua flessbilità torna utile nelle partite a eliminazione diretta.
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Tra le italiane quale vedete più attrezzata?
Emiliano
La Fiorentina ha uno stile di gioco redditizio in Europa, lo recita a memoria e ha l’esperienza di queste ultime tre stagioni in cui è stata spesso sfortunata nel trovare gli avversari più in forma. La strana sensazione di rassegnazione in campionato potrebbe rendere l’EL il vero e unico obiettivo stagionale dei viola: e anche se non sembra, può fare la differenza rispetto alle grandi un po’ annoiate.
Dario
A livello di rosa la più attrezzata è senza dubbio la Roma. Se poi la squadra di Spalletti potrà fare anche bene questo è tutto da dimostrare, visto l’inizio horror di questa stagione. D’altra parte la Roma è maestra nel rendersi complicate delle partite facilissime, e questo dai sedicesimi in poi non puoi non pagarlo. Almeno, con l’esigenza di ruotare i giocatori in coppa, potremmo ammirare alcuni dei giovani più interessanti della squadra giallorossa, come Paredes, Gerson e Alisson.

Qualcuno ha detto “stabilità mentale”?
Alfredo
La Roma ha senza dubbio le caratteristiche tecniche e tattiche per poter arrivare in fondo al torneo. Resta da vedere se avrà anche qualità sul piano morale e mentale: la gestione della prestazione, nel doppio confronto così come nell’arco dei 90 minuti, è stato il tallone d’Achille della Roma dell’ultimo quinquennio e alla prima vera prova (il doppio confronto con il Real della scorsa stagione non può essere tenuto in considerazione perché è arrivato troppo presto), Spalletti ha dimostrato di non aver saputo trovare un rimedio.
Aangelo A.
Tra le italiane la Roma ha la squadra migliore, e le dichiarazioni di Spalletti mi fanno pensare che verrà dato il giusto peso alla competizione - sia per il prestigio immediato che come “palestra” per un’eventuale Champions, l’anno prossimo. Il gioco vale la candela, secondo me: considerando lo strapotere della Juve in campionato, un buon cammino in Europa League potrebbe dare motivazioni ed entusiasmo, compensando ampiamente la fatica della doppia competizione.
Federico A.
Io sono piuttosto pessimista: Roma e Inter credo si concentreranno nella lotta per i primi tre posti in campionato; Fiorentina e Sassuolo non hanno una rosa all’altezza delle squadre più forti. Detto questo, e considerando obiettivi stagionali, qualità della rosa e livello delle avversarie, la Fiorentina mi sembra quella con maggiori probabilità di iniziare subito col piede giusto l’Europa League e costruirsi un cammino interessante prima di schiantarsi con il Siviglia o il Tottenham di turno.
La peggior Fiorentina della stagione incontra il miglior Tottenham della stagione. Non finirà bene.
Federico P.
In ordine: 1) Roma; 2) Inter; 3) Fiorentina; 4) Sassuolo. In realtà Inter e Fiorentina dal mio punto di vista sono piuttosto vicine, e non troppo distanti anche dalla Roma: l’Inter al momento attuale avrebbe secondo me meno chance della Fiorentina ma in poche settimane, nonostante i tanti convocati con le Nazionali, De Boer sembra aver trovato un bell’assetto in entrambe le fasi e la squadra migliorerà senza dubbio. Incognita: Miranda e Murillo sembrano un po’ riluttanti ad accorciare, allungano la squadra dalla linea di pressing e fanno anche un po’ fatica a coprire la profondità. Servirà un po’ di tempo per far digerire loro i movimenti in un sistema dal baricentro medio-alto in fase di non possesso, e non escludo scelte impopolari, del tipo l’esclusione di uno dei due e l’arretramento di Medel che nel Cile per anni ha fatto parte di un sistema molto aggressivo senza palla, anche come centrale di una linea a 4.
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Chi ha il girone più complicato?
Emiliano
Il Sassuolo, partendo dalla quarta fascia, ha inevitabilmente il compito più difficile. L’Athletic è appunto una delle favorite alla vittoria finale, oltre a essere una squadra dal fascino immenso; il Rapid Vienna arriva secondo in Austria da ben tre stagioni, insomma ha solo la sfortuna di avere il RB Salisburgo davanti, e l’anno scorso è arrivato fino ai sedicesimi vincendo il girone (e facendosi poi umiliare dal Valencia); il Genk invece non si è qualificato alle competizioni europee negli ultimi due anni, ma è arrivato quinto nella passata edizione del campionato belga, e non è male per essere la squadra teoricamente più debole del girone.
Dario
Con l’Hapoel Beer Sheva, che ha stupito ai preliminari, lo Sparta Praga, che l’anno scorso ha eliminato la Lazio, e il Southampton, che rimane una squadra di un buon livello, anche l’Inter ha un girone meno scontato di quanto non sembri. Sottovalutarlo potrebbe essere la pietra tombale sulla già complicatissima esperienza di De Boer in nerazzurro.
Angelo A.
Credo siano tutti abbordabili, ma dovessi scegliere la squadra più a rischio direi Sassuolo. Sulla carta Inter, Roma e Fiorentina sono le più attrezzate del loro girone, mentre gli emiliani dovranno vedersela con l’Athletic Bilbao, che in queste competizioni è inesorabile come tasse e morte.
Il 4-3-3 di Di Francesco “european version” distrugge le macerie della Stella Rossa nei preliminari.
Federico P.
Per difficoltà ambientali dico l’Inter. Tra cambio di allenatore e di filosofia, esclusione di Kondogbia, Joao Mario e Gabigol per motivi economici, i nerazzurri sembrano aver preso comunque una buona strada tattica ma la squadra è ancora in stato embrionale e avrà il girone che ha detto Dario, con il Southampton che ha perso Pellè e Mané ma resta comunque una squadra abituata all’intensità della Premier. L’esordio sarà a San Siro contro un Hapoel Beer Sheva che ha alle spalle vittorie contro Olympiakos e Celtic, avrà l’autostima per giocarsela e sembra avere automatismi sia in possesso che in recupero palla: per l’Inter saranno importantissimi i 3 punti al debutto per far lavorare ancora con calma e proficuamente De Boer per altre settimane, per costruire quella che secondo me diventerà una squadra molto interessante. Altrimenti andare a Praga senza un risultato pieno alle spalle rischierebbe di essere già un crocevia.
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Tatticamente ci sono altre squadre interessanti?
Alfredo
Le squadre dell’area austro-tedesca sono sempre interessanti da vedere dal punto di vista tattico e non fanno eccezione i Red Bull Salisburgo di Oscar Garcia. Gli austriaci sono una squadra camaleontica (in campionato prediligono il 4-3-3, mentre in Europa hanno alternato questo modulo con il 4-4-2 e il 4-2-3-1), pur mantenendo inalterati i principi tattici: un grosso sforzo alla riconquista del pallone e attenzione per le distanze in fase di non possesso; sovraccarico della corsia esterna per favorire i tagli al centro del trequartista o dell’ala opposta, in fase di possesso nell’ultimo terzo di campo.
Europa League in purezza.
Emiliano
Tatticamente le spagnole sono tra le più interessanti, ma due in particolare stanno vivendo una fase delicatissima. Il Villarreal ha esonerato Marcelino a inizio stagione, per motivi ancora oscuri ma legati all’ultima partita della scorsa stagione (il submarino amarillo perse contro lo Sporting Gijon, che così si salvò: e Marcelino è nato lì vicino e cresciuto nello Sporting), al suo posto c’è Fran Escribá. Il Villarreal è una delle squadre più compatte d’Europa, ha la capacità di accorciarsi fino a giocare in un fazzoletto, con grande densità nella zona della palla. Poi c’è il Celta Vigo di Berizzo, che ha perso tutte e tre le partite di Liga, e soprattutto non ha più Nolito, venduto al Manchester City: e così sta provando a diventare ancora più verticale, con effetti per ora nefasti.
Angelo A.
Lo scorso anno il Mainz di Schmidt è stato la rivelazione del torneo, mostrando un calcio intenso, fatto di pressing aggressivo e gioco verticale. Il prime> della stagione l'ha raggiunto nella vittoria col Bayern, che ha interrotto una striscia di 15 vittorie consecutive in casa. La squadra di Magonza non è (ancora) in grado di competere per la vittoria finale, ma nella singola partita la squadra di Schmidt potrà mettere in difficoltà chiunque.
Emanuele
Anche solo per una questione di rispetto in questa domanda bisogna menzionare l’Ajax. Concluso il regno di Frank De Boer, durato sei anni, per una volta i “lancieri” hanno deciso di non ripartire da un giovane guru formato nella propria accademia. È arrivato Peter Bosz, un tecnico ancora giovane ma con grande esperienza in Eredivisie. Bosz ama giocare un calcio di possesso veloce, creando molta densità in zona palla. Sarà interessante allora osservarlo buttare giù, pian piano, la granitica struttura posizionale di De Boer per ricostruirne una più stretta e corta, con distanze più ravvicinate e le ali - vero marchio del gioco di De Boer - più strette e dentro il campo.
Francesco Lisanti
Cristophe Galtier allena il Saint Etienne dal 2009, ma ogni anno i Verts riescono a rinnovarsi leggermente, sia nei giocatori che nel sistema di gioco. A centrocampo l’aggiunta di Jordan Veretout, reduce dall’anno disastroso all’Aston Villa, ha portato l’equilibrio e la qualità di palleggio necessaria al salto di qualità, e in tema di giocatori da rilanciare dopo la pessima scelta di andare in Inghilterra, in attacco è arrivato Henri Saivet. Fin qui il Saint Etienne ha strappato un prestigioso pareggio al Parco dei Principi, figlio di una grande prestazione, e del 3-5-2 sistemato in modo da creare sempre triangoli con la palla e senza la palla. In più è una squadra che non snobba mai l’Europa League, che l’anno scorso ha eliminato il Dnipro finalista ed è stata poi esclusa dal Basilea nel doppio confronto solo a causa dei gol in trasferta. Non sono outsider, non hanno la qualità per diventarlo, ma il girone con Mainz e Anderlecht si preannuncia interessante.
Dacci oggi il nostro Bielsismo quotidiano
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Giocatori sconosciuti con cui farsi belli al bar?
Alfredo
Sbandierate ai quattro venti le vostre conoscenze in fatto di calcio austriaco e nipponico con Takumi Minamino, ventunenne giapponese dei Red Bull Salisburgo. Un peperino in continuo movimento sempre pronto a correre in verticale nello spazio tra centrale e terzino avversari. Può giocare sia da ala che da mezzala, anche se è un peccato tenerlo lontano dalla porta: calcia bene con entrambi i piedi e vede la porta, in stagione è già a quota 4 gol in 247 minuti.
Angelo A.
Consiglio a tutti di studiare i rudimenti della fonetica danese, in modo da imparare alla perfezione la pronuncia di Pierre-Emile Højbjerg e poter introdurre l’argomento ogni volta che si parla di calcio inglese, di centrocampisti tecnici o dell’Amleto. Il regista del Southampton è cresciuto sotto l’egida di Guardiola, che ai tempi del Bayern vedeva in lui in potenziale fenomeno, e gli riservava “ore e ore di attenzione ossessiva”. Nonostante le poche partite giocate coi bavaresi (fisiologico, vista la concorrenza), gli insegnamenti dell’allenatore catalano non sono caduti nel vuoto: nonostante i 21 anni il danese ha una comprensione del gioco sopra la media, e la maturità tecnica di un veterano.
Dio salvi gli highlights individuali.
Federico A.
Visto che oltretutto è stato sorteggiato nel girone del Sassuolo, consiglio di seguire il Genk, che ha una squadra dall’età media bassissima. In particolare segnalo Leon Bailey, ala giamaicana classe ‘97 tutta velocità e dribbling premiato come “Giovane dell’anno” nello scorso campionato belga. Quest’anno è partito alla grande: se il Genk è arrivato ai gironi dopo tre turni preliminari è soprattutto merito suo.
Dario
Pione Sisto è un giocatore incompleto ma molto cool, un’ala fisica e creativa, che è uscita dal laboratorio statistico del Midtyjlland ed è finita in una squadra super hipster come il Celta Vigo di Berrizo. L’allenatore argentino per adesso in campionato non l’ha utilizzato molto, ma nei playoff di Europa League ha già fatto quattro gol. Uno sguardo glielo darei.
Miglior nome Europa League 2016-17.
Fabrizio
In questo avvio di Bundesliga Martin Schmidt, il tecnico del Mainz, ha mostrato una grande fiducia nei confronti di Suat Serdar, un centrocampista polifunzionale dal fisico longilineo ma fibroso che ricorda un po’ Valdifiori, uno che a diciannove anni è già capace di adattarsi un tutti i ruoli del rombo di centrocampo: nelle giovanili tedesche spesso gioca da mezzala o trequartista, Schmidt ne ha fatto un box-to-box da sgrezzare ma con ampie prospettive. Non ha ancora scelto per che Nazionale giocare da grande e Terim gli sta facendo una gran corte. Intanto non ha (ancora) un profilo Twitter, che mi pare una notevole fonte d’interesse.
Nell’AZ, invece, occhio a Dabney Dos Santos, un peperino dal dribbling facile ma anche con una notevole propensione all’assist.
Federico P.
Profilo meno cool ma differentemente pragmatico è quello del terzino destro israeliano Ben Bitton, dell’Hapoel Beer Sheva. Ha 25 anni ma ha debuttato in Nazionale solo a marzo contro la Croazia e contro l’Italia ha collezionato la sua seconda e finora ultima presenza nella selezione, un giocatore in crescita. Imprendibile sui 20 metri, credo uno dei giocatori più rapidi al mondo in accelerazione, molto diligente nelle coperture e preciso negli anticipi e negli intercetti: perfetto per contesti di partita reattiva che l’Hapoel creerà probabilmente sia con Inter, che con Southampton, che contro Sparta Praga. Difetta nella gestione del pallone e nel tempo e nel posizionamento dell’attacco alla difesa avversaria schierata, ma è da tenere d’occhio come profilo soprattutto per squadre reattive che decidono di aprire il campo per effettuare contropiedi.
Emanuele
Torno sull’Ajax per segnalare Hakim Ziyech, pagato 11 milioni e terzo acquisto più costoso della storia della Eredivisie (se ho fatto bene i calcoli). Ziyech, che a un certo punto dell’estate era molto vicino alla Roma (trasferimento saltato causa mancata cessione di Iturbe, pare), è un’ala che ama venire a giocare molto dentro il campo per rifinire il gioco. Ha un mancino davvero al velcro, sia nell’ultimo passaggio che nel tiro in porta. Buono anche solo per rifarsi gli occhi.
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Da uomini di mondo, consigliate una città in cui andare in trasferta.
Emiliano
L’ultima volta che sono stato a Bilbao ero ancora uno studente universitario, ma l’ennesimo ponte (sul fiume Nerviòn) di Calatrava, lo Zubizuri, ancora me lo ricordo, e poi il Guggenheim di Gehry, che anche solo a guardarlo da fuori è un’esperienza appagante ma se ci entrate è ancora meglio (e a novembre ci sarà l’esposizione su Francis Bacon). Siccome l’aspetto culinario è fondamentale nella scoperta di una città, il celebre blog “El Comidista” suggerisce un bel menu del giorno (12 euro) al Satélite T, a un quarto d’ora dal San Mames.
Fabrizio
Dando per scontato che siamo arrivati un po’ in ritardo per darvi suggerimenti su cosa fare a Plzen (ma se state leggendo queste righe dalla Repubblica Ceca scapicollatevi in centro e cercate una birreria che serva la versione non filtrata e non pastorizzata della Urquell, tutta un’altra cosa rispetto a quella che arriva in Italia: è la madelaine migliore e il più tipico dei souvenir che riuscirete a portarvi via da Plzen, a meno che non vogliate tornare a casa alla guida di una Skoda), e visto che l’atmosfera di questa parentesi di EL per le italiane è molto mitteleuropea, pigliatevi due settimane di vacanza e visitate Vienna come si deve: a cavallo tra la fine di Ottobre e i primi di Novembre potreste vederci giocare sia la Roma che il Sassuolo. Fuori dagli itinerari canonici (in due settimane si possono fare un sacco di cose, dopotutto) annotate sulla vostra Moleskine l’Hundertwasserhaus, soprattutto se siete amanti di architettura e design, perché vi farà flippare come e meglio che a Christania; il Tiegarten Schoenbrunn, che è lo zoo più antico d’Europa e gli zoo d’autunno sono un’esperienza mistica, soprattutto con la maglia di Defrel sotto alla giacca a vento; e poi non perdete occasione per rivendicare la vostra cittadinanza di Kugelmugel, la micronazione più tondeggiante, stilosa e allo stesso tempo triste d’Europa.

Il Leopold Museum, must assoluto per i tifosi romanisti in fissa con l’espressionismo e la secessione viennese.
Alfredo
Potrebbe valere la pena, per i tifosi viola, seguire la Fiorentina nella sfida al Qarabağ. La squadra era in realtà originaria di Agdam, città rasa al suolo nel conflitto tra azeri e armeni, ma si è ormai stabilita a Baku. La capitale dell’Azerbaijan è il centro economico e culturale più importante dell’area, la sua città vecchia è patrimonio dell’UNESCO dal 2003. È anche una città di mare, occhio al vento però che se la batte con Chicago.

Se vi piace il genere Prince of Persia + AlienVSPredator Baku è la città che fa per voi.
Angelo A.
Dato che Praga è diventata mainstream, il mio consiglio per gli interisti è Southampton. La città trasuda britishness da ogni poro ed è intrigante sia a livello sportivo (il mito di Le Tissier, il fascino dell'ambiente inglese) che storico: il porto della città è uno dei più importanti della costa meridionale, ha ispirato una canzone dei Pink Floyd ed è stato luogo della partenza del Titanic. Ecco, magari accostare l’Inter e il Titanic non è un granché, ma può servire a relativizzare le stagioni post-triplete.
Daniele V.
Dato che nessuno ne ha parlato è evidente che si dia per scontato che qualsiasi italiano tra i 18 e i 35 anni sia già stato a Praga e che quindi sia inutile dare consigli in merito. Io mi adeguo a questa scelta redazionale quindi.
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Come va presa l’Europa League, snobbata con il turn-over fino ai quarti o va presa sul serio dall’inizio?
Emiliano
Uso le parole di Spalletti dopo il sorteggio: «L’Europa League da molti è vista come una competizione che vale poco, ma dai quarti di finale e le semifinali diventa come la Champions». Anche se l’obiettivo era di esaltare l’EL, implicitamente ha confermato che è una coppa senza fascino fino ai quarti. In parte ha ragione, ma senza esagerare: secondo me il girone, quando è facile, va chiuso subito, inserendo però delle rotazioni di almeno 3-4 giocatori. È un compromesso difficile, e che di solito alle italiane è costato l’eliminazione. Poi dai sedicesimi in poi è sempre meglio la formazione migliore, ma l’Europa League si gioca spesso troppo a ridosso del campionato, e inevitabilmente bisogna fare delle scelte. In Italia abbiamo scelto sempre di puntare sul campionato, vediamo se questa tendenza cambierà quest’anno.
Angelo A.
La decisione più logica sarebbe quella di mettere subito in sicurezza il discorso qualificazione, in modo da poter fare più rotazione nelle ultime del girone. Dai sedicesimi in poi non ci sono partite semplici, anzi: l’Europa League va presa molto seriamente. Le trasferte sono tutte difficili, e il margine di errore è bassissimo. Molto dipende dalla volontà della squadra: essendo una competizione ad eliminazione diretta il turnover è utile, ma sarebbe più logico farlo per l’Europa League, non durante.
Dario
Purtroppo non esiste una ricetta unica da applicare in ogni occasione. L’Europa League non è la Champions, è inutile prendersi in giro, quindi dipende molto dagli impegni di campionato successivi, dagli infortuni, dallo stato di forma dei giocatori. Certo, il primo obiettivo ineludibile è quello di arrivare primi nel girone. Qualunque altro risultato è un fallimento.
Fabrizio
Ovviamente il ragionamento che potrebbe fare il Sassuolo, soffermandoci sulle italiane, non è lo stesso che presumibilmente faranno Roma o Inter. Le strategie sono sempre contingenti: dipendono, oltre che dagli incastri degli impegni e da dove si è fissata l’asticella degli obiettivi, anche da chi ti trovi di fronte, e soprattutto da chi sei. La fase a gironi sarà una rogna per la Roma, ma una vetrina incredibile per il Sassuolo. Avanzare, un risultato minimo sindacale come un’occasione di scrivere la propria Storia. Il risultato, che mi pare coerente, è che così come mi sembra impensabile che i neroverdi si presentino al San Mamés senza la migliore formazione, allo stesso tempo trovo improbabile immaginare Perotti, Salah e Dzeko zompettare sul campo dell’Astra Giurgiu. (Ci siamo dimenticati di dire che in una potenziale trasferta a Giurgiu si può attraversare il Ponte dell’Amicizia, scavallare il Danubio e trovarsi dritti in Bulgaria: una versione low-cost e pecoreccia dell’attraversamento del confine tra Brasile e Argentina a Iguazú).

Federico P
Io non credo che il calo di prestazione offerto negli ultimi anni dalle italiane in Europa League rispetto al campionato sia dovuto solo al turn-over. Certo, se il Napoli lo scorso anno ha schierato per tutta la stagione la stessa formazione e poi si è presentato a Villarreral con 6 cambi è un conto, ma squadre con organici profondi come Inter, Roma e la stessa Fiorentina in alcuni ruoli dovrebbero gestire molto bene la presenza di eventuali teorici rincalzi. Credo che sia anche un problema di intensità: non vivo negli spogliatoi delle grandi squadre ma onestamente non credo che il clima pre-partita e la stessa preparazione tattica raggiungano vette di intensità paragonabili a quelle delle partite in Serie A, se si escludono le ultime giornate con classifica eventualmente congelata. Certo, l’ideale sarebbe fare progressivamente sempre meno turn-over con l’andare del torneo, un po’ come i tennisti che provano soluzioni tattiche meno congeniali a inizio torneo salvo poi rientrare sempre più dentro gli schemi abituali. Però credo che il turn-over entro un certo limite sia positivo per alimentare di fiducia chi, pur essendo dotato, ha comunque perso il posto e magari può offrire una prestazione migliore di chi scende sempre in campo in campionato e magari non è motivato al 100% in coppa. Quindi ben venga un limitato turn-over, che consente anche qualche piccolo esperimento che può poi rivelarsi utile.
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Le tre maglie più belle del torneo?
Fabrizio
Se non ci fossero quegli orrendi sponsor bancari, forse le divise di Athletic (l’evergreen a strisce sottili) e Anderlecht (pregevolissima scala di gradazione di violetta-indaco-pervinca su sfondo malva) sarebbero tra le più belle non solo dell’Europa League, ma di tutto il calcio europeo di questa stagione. Perché non ci si può affidare alla semplicità di un arabesco su sfondo neutro come fanno ad Ankara?
Detto questo, a me piace il passatismo classicista della maglia del Fenerbahce, ma anche l’eleganza futurista del movimento di punti di fuga della divisa dello Zenit. Ma se proprio dovessi scegliere, direi la maglia da trasferta dell’Ajax, con il simbolo della città di Amsterdam in filigrana, perfetta per un due-contro-due di basket su un playground di Musemplein.
Dario
Quella da trasferta dell’Ajax è troppo bella per poter prendere in considerazione qualunque altra maglia.

Anche il modello Gudelj fa il suo effetto.
Angelo A.
Completo il podio con le prime divise di Anderlecht e Fiorentina: la prima è complessa e colorata senza diventare grossolana, la seconda è elegantissima nella sua semplicità. Visto che la bellezza è opinabile, e sulla bruttezza sono tutti d'accordo, ne approfitto per segnalare questa maglia del Feyenoord.
Daniele V.
Direi che sicuramente quella dello Zenit che Fabrizio definisce futurista (io direi però più custruttivista) avrebbe il primo posto indiscusso se non fosse per quel grosso sponsor della Gazprom. Invece ci va il Fenerbahçe con le strisce gialle e blu, un accoppiamento coraggioso e poco utilizzato in Europa, che nelle notti di coppa funziona sempre tanto. Saluto con piacere il ritorno alle strisce sottili per l’Athletic Club che si prende il terzo gradino del podio. Comunque ancora non ho capito se mi piace o meno quella dell’Inter, ma sicuramente non lascia indifferenti e questo ha un suo perché.

Quelli non sono manichini ma giocatori dello Zenith trasformati in macchine.
Francesco
Da quando Le Coq Sportif ha eliminato discutibili pattern dorati, ogni anno penso che la maglia della Fiorentina sia la più bella mai realizzata e ogni anno scelgono un punto di viola più bello di quello dell’anno precedente. Quest’anno hanno aggiunto il colletto, e io ho finito gli aggettivi. Un’altra maglia che indosserei generalmente sempre come pigiama è quella del Celta Vigo, a cui Adidas ha aggiunto il giallo sul colletto e sulle maniche. Vorrei dire che è tutta colpa di Pantone che ha sdoganato i Minions, in realtà mi piace tantissimo.
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La riforma della Champions League toglierà tutto il fascino alla EL, levando squadre tipo United e Inter?
Emiliano
In realtà questa riforma porterà semplicemente due squadre italiane in più in Champions (la terza non supera mai i preliminari, parliamoci chiaro): per gli altri campionati non ci sarà alcun cambiamento, quindi lo United potrebbe tranquillamente ripresentarsi in Europa League. Secondo me l’Europa League ha un problema di fascino a prescindere, forse anche difficile da risolvere: l’unificazione delle due coppe europee mi sembra un’opzione credibile (anche se creerebbe un mostro).
Dario
L’unificazione di Europa League e Champions League è qualcosa a cui non avevo pensato e che penso sia guardata da chi vende i diritti tv come io guardo le processionarie. Comunque, al di là del fatto che ovviamente tra le due competizioni non può esserci confronto, il fascino dell’Europa League sta anche nell’affrontare squadre storiche cadute in disgrazia, magari con una grande tifoseria, quindi a me sta bene così come sta.
Fabrizio
Aleksander Ceferin, il nuovo presidente UEFA, avrà di che arrovellarsi. Però mi sembra un uomo di larghe vedute, perciò sono certo che capirà da sé che c’è solo una maniera di rendere una competizione europea davvero hipster: se dobbiamo operare una cesura, allora che la forbice sia realmente ampia. Perciò, Aleksander, hai il mio placet per l’assembramento di CL e EL, a patto che venga introdotta una competizione europea, una specie di Intertoto 2.0 con account sui social network che sappiano essere sbarazzini e irriverenti, che inglobi le retrocesse dal primo turno preliminare di Champions (quest’anno sarebbero state Flora Tallinn, Tre Penne, Santa Coloma e Ferencvàros, maglie hipster anyone?) con il Sankt-Pauli guest star a prescindere.
Angelo A.
La presenza di grandi squadre non fa necessariamente grande una competizione. Quello dell’Europa League è un problema endemico: il tentativo di costruire una Champions minore non può funzionare, sia per lo scarso appeal delle squadre che per le regole stesse della competizione. Permettere alle terze dei gironi di Champions di “retrocedere” in EL, oltre ad essere ingiusto, delegittima il valore stesso della competizione - vista e trattata da autentica seconda scelta. Finché la Champions resta così inclusiva (togliendo molte grandi-ma-non-grandissime dalla competizione) l’unica sopravvivenza è distaccarsene più possibile. Bisogna vendere il prodotto per quello che è: una Coppa dei poveri, dove le squadre meno blasonate (e quelle dei campionati minori) possono costruire il proprio riscatto. In tal senso, le grandi sarebbero quasi dannose.
Francesco
Nei termini in cui è stata proposta, o almeno per quello che è filtrato sulla stampa, la riforma della Champions dovrebbe toccare in maniera assai marginale l’Europa League, togliendole al più una o due squadre di livello (italiane, per giunta). Lo scarso appeal dell’Europa League non dipende tanto dalle squadre - o meglio, sì, ma non sarebbe l’Europa League - quanto dal format, estenuante, con tantissime squadre, tantissime partite in contemporanea, lunghe trasferte, ripescaggi, sedicesimi di finale. Per le televisioni è poco appetibile, per le squadre facilmente rubricabile a impegno secondario. La UEFA dovrebbe andare a caccia di un’idea così nuova che incuriosisca al di là dello spettacolo offerto dal campo - comunque alto, per quel che vale. A me piacerebbero le sottodivisioni regionali, come negli sport americani: non ha senso replicare la Champions League con altri mezzi, meglio una grande fiera del calcio europeo, un’Expo divisa nei suoi padiglioni, con tutto l’orgoglio “glocal” che ne conseguirebbe.
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