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Foto di ANP Sports / Getty Images
Calcio Federico Aquè 5 giugno 2020 8'

Come è cambiato Icardi al PSG

Perché i parigini hanno deciso di acquistare il centravanti ex Inter.

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L’ufficialità della cessione a titolo definitivo di Mauro Icardi al Paris Saint-Germain è arrivata con uno scarno comunicato dell’Inter. All’ex numero 9, capitano per quasi quattro anni e capace di segnare 124 gol con la maglia nerazzurra, è dedicata una formula di rito con poche parole asettiche: «Il Club ringrazia il giocatore per le sei stagioni trascorse insieme e gli augura il meglio per il prosieguo della sua avventura professionale». L’Inter non ha insomma cambiato stile rispetto al gelido tweet con cui più di un anno fa aveva aperto la crisi annunciando la nomina di Samir Handanovic come nuovo capitano, e per liberarsi di Icardi ha anche accettato un’offerta più bassa rispetto a quella prevista inizialmente per trasformare il prestito al PSG in una cessione definitiva. Per attivare il diritto di riscatto il club parigino avrebbe dovuto pagare 70 milioni di euro, e invece l’Inter ne riceverà poco meno di 60, considerando parte fissa e bonus.

 

Nonostante lo sconto, alla fine la cessione fa felici tutti. L’Inter mette comunque a bilancio una grande plusvalenza e chiude i rapporti con un giocatore con cui era in conflitto. Il PSG aveva bisogno di un centravanti per non restare scoperto alla scadenza del contratto di Cavani e si è tenuto Icardi risparmiando qualche milione di euro. Icardi ha raggiunto l’obiettivo dichiarato già a novembre in un’intervista: «Voglio fare buone cose, sono venuto per questo. Giocare per una squadra come il PSG significa molto, è una delle migliori al mondo ed è un passo avanti per la mia carriera. Farò tutto quello che posso per restare».

 

 

L’esito della vicenda ha messo tutti d’accordo ma non è semplice dire chi ci abbia guadagnato di più. L’Inter ha evitato i problemi che avrebbe generato il ritorno di Icardi, ma ha rinunciato al miglior finalizzatore visto in Italia negli ultimi anni. Nelle sette stagioni in cui ha giocato in Serie A nessuno ha segnato più gol di Icardi (121). Il PSG si tiene un attaccante eccezionale in alcuni aspetti e già inserito in squadra, che però non è sempre stato un titolare e ha rapporti ambigui con le due stelle della squadra, Neymar e Mbappé.

 

Un paio di mesi fa L’Équipe aveva scritto che Icardi si sentiva ignorato perché riceveva pochi passaggi da Neymar e Mbappé. Quest’ultimo, però, ha sempre parlato bene di Icardi. A settembre lo aveva difeso dicendo che «la gente lo giudica per quello che fa fuori dal campo senza cercare di conoscere veramente la persona. Mauro è entrato in punta di piedi nello spogliatoio del PSG e sta dando tutto per la maglia». A gennaio aveva detto di considerarlo uno dei migliori attaccanti al mondo: «È arrivato con molta umiltà, si è messo a servizio della squadra. Il suo stile è noto: lui fa gol e non pensa ad altro quando entra in area. (…) Anch’io segno molto, ma non significa che voglia mettere in ombra altri miei compagni. Anzi, con Icardi c’è molta intesa, abbiamo stili di gioco complementari, lo provano gli assist che ci scambiamo».

 

Mbappé è in effetti il compagno da cui Icardi ha ricevuto più assist, 6 tra le varie competizioni, divisi in due categorie: passaggi davanti al portiere che hanno spalancato la porta al compagno e cross dalle zone laterali dell’area. Neymar invece non gli ha servito nemmeno un assist, nonostante sia il principale riferimento per il possesso del PSG nella metà campo avversaria. In campionato Neymar ha messo insieme 6 assist e tutti hanno avuto Mbappé come finalizzatore, una coincidenza che non fa sembrare così assurda l’idea che i due preferiscano passarsi la palla escludendo i compagni. Anche Di María, il miglior uomo-assist della Ligue 1 con 14 passaggi vincenti, ne ha distribuiti ben 6 a Mbappé e solo uno a Icardi.

 

Con Di María va comunque abbastanza d’accordo da organizzare insieme la festa di compleanno, l’unico episodio controverso che lo ha coinvolto. Icardi ha festeggiato il compleanno con Cavani e Di María pochi giorni dopo la sconfitta contro il Borussia Dortmund nella gara d’andata degli ottavi di Champions League. I tifosi non hanno gradito i video usciti sui social e Marquinhos ha dovuto scusarsi con loro.

 

Mesi prima Icardi aveva parlato con rispetto di Cavani, il suo rivale per il posto da centravanti: «Lo conosco da molto tempo, ci siamo sfidati in Italia anni fa. È un giocatore straordinario, che ha fatto la storia del PSG. (…) Siamo due attaccanti, ci piace segnare. Possiamo giocare insieme ma è l’allenatore a decidere. Ci possiamo completare ma alla fine tocca all’allenatore decidere».

 

Con Cavani, però, Icardi ha giocato una sola partita, finita 4-4 contro l’Amiens, anche se da dicembre Tuchel ha quasi sempre schierato un sistema a due punte passando al 4-4-2. Cavani e Icardi sono comunque rimasti in competizione, non più per il posto da centravanti nel tridente offensivo del 4-3-3 utilizzato nella prima parte della stagione, ma per giocare di fianco a Mbappé, portato al centro come punta.

 

Contro l’Amiens hanno giocato insieme perché mancavano sia Neymar che Mbappé. Il PSG era andato in svantaggio per 3-0 ma era riuscito a portarsi sul 4-3 proprio con un gol di Icardi, prima di subire il 4-4 da Guirassy. Il gol segnato all’Amiens è un riferimento per molti altri gol segnati in questa stagione. Icardi resta nello spazio tra il difensore centrale e il terzino distanti dall’azione mentre la palla circola a sinistra, scatta verso la porta sulla verticalizzazione di Verratti per Bernat e si allarga sul secondo palo. Il cross basso di Bernat lo raggiunge a due passi dalla porta e Icardi deve solo spingere la palla in rete.

 

La maggior parte dei gol di Icardi sono appoggi a porta vuota o conclusioni a pochi metri dalla porta su cross bassi partiti dalle zone laterali dell’area. Il passaggio al 4-4-2, oltre ad aggiungere un posto per un attaccante e a liberare tutto il potenziale offensivo del PSG (col 4-4-2 la formazione tipica prevede Neymar e Di María come esterni, Mbappé e uno tra Icardi e Cavani come attaccanti), ha ristretto il campo negli ultimi metri e reso più semplice la manovra di aggiramento per arrivare a rifinire dai lati corti dell’area.

 

Gli esterni, di solito Neymar a sinistra e Di María a destra, non restano larghi ma si accentrano nei corridoi interni e da quelle zone rifiniscono l’azione o cercano un altro tipo di passaggio decisivo, in verticale dietro la linea difensiva per il compagno che si inserisce dalla fascia. Un esempio è il passaggio di Verratti nell’azione del gol di Icardi all’Amiens mostrato sopra.

 

I giocatori più larghi, di solito i terzini, non occupano il campo in ampiezza restando vicini alle linee laterali ma si accentrano verso i lati corti dell’area. In questo modo il PSG può controllare il possesso da una fascia all’altra senza allontanarsi troppo dall’area fino al momento in cui uno dei giocatori più creativi trova il passaggio decisivo che permette di rifinire con un cross dalle zone laterali vicino all’area piccola.

 

In quasi tutti i suoi gol Icardi non ha fatto altro che spingere la palla in rete o trovare il modo più efficace di girare in porta i cross, bassi o a mezza altezza, che lo raggiungevano. Di testa ha segnato un solo gol, all’Olympique Marsiglia, su un lancio di Verratti dietro la difesa approfittando dell’uscita sbagliata di Mandanda.

 

 

A un certo punto della sua carriera all’Inter, tre o quattro anni fa, Icardi era tra gli attaccanti che tirava e segnava di più di testa in Europa. Il gioco del PSG invece non sollecita allo stesso modo le sue qualità aeree e nemmeno le utilizza per guadagnare velocemente campo. In campionato Icardi ha ingaggiato in media 1,8 duelli aerei per 90 minuti, il dato più basso in carriera.

 

Se già all’Inter era criticato per lo scarso contributo al gioco, Icardi al PSG è diventato un attaccante ancora più minimalista, che tocca ancora meno palloni e si occupa solo di chiudere l’azione, segnando con una continuità mai avuta prima dall’interno dell’area piccola. Da lì sono arrivati 11 dei 17 gol segnati tra campionato e Champions League. Icardi non è più solo un attaccante d’area, ma si è specializzato ulteriormente diventando un attaccante d’area piccola, che passa le partite ad aspettare il momento in cui può appoggiare la palla nella porta spalancata. Per il resto appare ogni tanto quando il PSG prova a uscire velocemente dalla sua metà campo e si appoggia agli attaccanti, oppure quando arretra sugli attacchi avversari ed è abbastanza vicino alla zona in cui viene recuperata la palla per dare inizio ai contropiede con appoggi semplici ai compagni più vicini.

 

In termini di gol, il dato che rappresenta quasi tutto il suo gioco, Icardi ha avuto una stagione eccellente. Ne ha segnati 20 tra le varie competizioni, 12 in campionato senza essere sempre titolare e finendo spesso per essere sostituito. La media gol sui 90 minuti (0,9) è al livello della sua migliore stagione dal punto di vista realizzativo, quella di due anni fa, quando ha segnato 29 gol in Serie A. Il confronto è però distorto dai pochi minuti giocati col PSG rispetto a quelli giocati con l’Inter, e non è detto quindi che sarebbe riuscito a tenere la stessa media se la Ligue 1 non fosse finita in anticipo.

 

La frequenza dei suoi gol, poi, non è stata regolare ed è peggiorata dopo il passaggio al 4-4-2. All’inizio della stagione, da punta centrale del 4-3-3, Icardi ha segnato 10 gol in 13 partite. Dalla partita contro il Montpellier di inizio dicembre, la prima in cui ha giocato da attaccante nel 4-4-2, i gol sono stati 10 in 18 partite. Col 4-4-2 Icardi deve abbassarsi un po’ di più sulla trequarti se l’altro attaccante impegna la difesa – il record stagionale di passaggi, 22 col 95,5% di precisione, lo ha toccato quando ha giocato insieme a Cavani contro l’Amiens – e ha un compagno vicino con cui dividersi i palloni che arrivano in area.

 

Tra gennaio e febbraio ha passato un periodo di sei partite senza segnare e prima che la stagione si fermasse era stato superato da Cavani come attaccante titolare. Nelle due partite più importanti del PSG, le sfide agli ottavi di Champions contro il Borussia Dortmund, Icardi è rimasto in panchina. All’andata Tuchel aveva schierato un 3-4-3 con Mbappé centravanti e Di María e Neymar alle sue spalle, il ritorno invece lo ha giocato con il 4-4-2 e la coppia d’attacco era formata da Cavani e Sarabia.

 

Anche quando era più in forma, comunque, Icardi aveva dovuto adattarsi al gioco di Neymar e Mbappé, i due riferimenti che indirizzano ogni possesso del PSG. In campionato Icardi calciava a una frequenza che era circa la metà di quelle di Mbappé e Neymar, ma l’ex numero 9 dell’Inter concludeva meno anche di Di María e Cavani, che comunque ha giocato poco più di 600 minuti. La sua media sui 90 minuti (2,6 tiri) è la più bassa da quando ha lasciato la Sampdoria.

 

Icardi, insomma, è stato il solito fenomeno di efficacia ed essenzialità. Ha toccato ancora meno palloni rispetto a quando giocava nell’Inter, gli sono capitate meno occasioni ma la sua abilità nel trasformarle in gol forse è addirittura migliorata. Questo suo primo anno al PSG non ha fatto evolvere il suo gioco e ha reso ancora più evidenti i suoi limiti. Nelle poche cose in cui è specializzato Icardi resta però uno dei migliori attaccanti d’Europa, e questo è bastato al PSG per trattenerlo a Parigi.

 

 

Tags : intermauro icardipsg

Federico Aquè ha collaborato con Sprint&Sport, Datasport e Sportmediaset.

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