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Flavio Fusi
A Londra è cominciata la rivoluzione Sarrista
26 lug 2018
26 lug 2018
Come sono andati i primi giorni di Maurizio Sarri come allenatore del Chelsea, e cosa aspettarsi dal futuro.
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Flavio Fusi
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Il Chelsea ha vissuto una situazione di grande confusione quest’estate. L’annunciato esonero di Conte è arrivato quando la squadra era già in ritiro e, dopo diverse settimane di trattative, Maurizio Sarri è diventato ufficialmente il nuovo allenatore del club. Una sorta di premio al grande lavoro svolto nel triennio alla guida del Napoli che, pur essendosi concluso senza titoli, gli è stato riconosciuto a livello internazionale. Lo stesso Guardiola, prossimo avversario in Premier League, lo ha definito come “uno dei migliori in assoluto”.

 

Il tecnico che ha scalato tutta la piramide del calcio italiano è ora pronto ad affrontare una nuova avventura in Inghilterra, in quello che ha definito “il miglior campionato del mondo”, una sfida contro “i migliori allenatori del mondo e i migliori giocatori del mondo”.

 



Nella prima intervista, e anche nella conferenza di presentazione, Sarri ci ha subito tenuto a sottolineare davanti ai giornalisti quanto il calcio per lui sia innanzitutto divertimento, che nella sua filosofia è persino più importante dei risultati. Del resto è lui stesso ad aver affermato in passato che «il bambino che c'è in ogni giocatore non va mai spento. Non va mai represso l'aspetto ludico, quello per il quale il calcio si chiama, appunto, gioco del calcio. Quando un giocatore si diverte rende il doppio, ed è uno spettacolo meraviglioso».

 

La stampa d’oltremanica ha subito colto la palla al balzo, sottolineando la svolta “fun” del bancario che investì sul calcio, soprattutto in contrapposizione con il clima di tensione che si era creato nell’ultimo anno di Conte. Un sentimento coerente con la direzione presa dalla Premier League negli ultimi anni, con l’apertura totale nei confronti degli allenatori stranieri, soprattutto se in grado di portare in dote un gioco in grado prima di tutto di intrattenere. Una svolta che ha influenzato anche la Nazionale dei Tre Leoni. Probabilmente, se non fosse stato per questa rivoluzione e forse anche per il titolo appena conquistato da Guardiola, l’ex allenatore del Napoli, a cui Gianfranco Zola farà da vice, non sarebbe nemmeno mai approdato nel campionato più ricco del mondo.

 

Nella prima amichevole dell’era Sarri. giocata contro il Perth Glory, si è già vista la volontà dell’allenatore di imprimere alla squadra un’identità tecnico-tattica precisa, coerente con le sue esperienze passate, ma soprattutto divertente da vedere. Il Chelsea si è schierato con il 4-3-3 ed è stata subito evidente la volontà di costruire il gioco palla a terra dalla difesa, sfruttando i triangoli creati dagli undici in campo per far progredire l’azione con combinazioni a velocità sostenuta, o facendo girare il pallone tra i difensori per attirare fuori posizione gli avversari in pressing o comunque fino a quando non si venivano a creare i presupposti per l’avanzamento. Gli stessi terzini si comportavano come al Napoli, con uno tra Marcos Alonso e Zappacosta che rimaneva più basso e l’altro che si andava ad aggiungere alla manovra offensiva sulla trequarti.

 


Seppure i livelli del Napoli siano ancora lontani, si sono già viste alcune strutture incoraggianti e la volontà dei giocatori del Chelsea di giocare secondo i dettami del proprio allenatore.


 

Ovviamente l’avversario non era certo di pari livello la pressione portata dal Perth Glory non era degna dell’intensità della Premier League, ma, anche dopo così pochi giorni di lavoro, Sarri avrà sicuramente raccolto alcune discrete indicazioni nel suo fedele blocco note.

 

Ci sarà ovviamente da lavorare anche sulla fase difensiva e, in attesa di un test più significativo (sabato i Blues affronteranno l’Inter), si è già vista la volontà di giocare con una certa impostazione, mantenendo la difesa a zona alta. Certo era impossibile chiedere un’esecuzione perfetta quattro giorni dopo la presentazione di Sarri, e senza 12 calciatori che hanno disputato il Mondiale, ma ci sarà da intervenire sulle reazioni alle situazioni di palla coperta e scoperta e sulla coordinazione dei movimenti della linea.

 


Le linee di attacco e centrocampo del Chelsea sono ravvicinate, ma né l’uscita di Zappacosta, né la fuga della difesa verso la propria porta, sono tempestive e il Perth riesce a giocare dietro ad Ampadou.


 

Lui stesso si è detto relativamente soddisfatto di quanto visto, ma ha sottolineato come, soprattutto nell’ultimo terzo di gara, la squadra abbia perso le distanze tra centrocampo e difesa e anche le immagini televisive si sono soffermate più volte sulle situazioni in cui è stato lui in prima persona a dover richiamare la squadra affinché fosse offerto a Morata il dovuto supporto nel pressing.

 

Se nei primi 90 minuti da allenatore del Chelsea di Sarri sono già emersi alcuni tratti inconfondibili del calcio del tecnico (come le marcature a zona sui calci piazzati), va detto che potrà indirettamente beneficiare anche del grande lavoro svolto da Antonio Conte nelle ultime due stagioni.

 

Nel corso degli anni l’ex CT ha elaborato una sua versione del gioco di posizione e i giocatori del Chelsea sono già familiari con alcuni posizionamenti predefiniti e con le linee guida di un possesso strutturato in un certo modo. Nei principi di Sarri, le connessioni forti tra i giocatori in campo per creare possibilità di passaggio e i presupposti delle combinazioni sono probabilmente più importanti dell’occupazione del campo in tutta la sua ampiezza, ma anche con Conte i Blues tendevano ad utilizzare il possesso passivo nella propria metà-campo per far ordinare la squadra e poi accelerare ad un tocco quando ce n’era l’opportunità.

 



Al momento è difficile delineare quella che sarà la formazione titolare, anche perché la rosa, pur non essendo ancora stata travolta, sembra essere in divenire. Sarri si è detto annoiato dal calciomercato, ma nella conferenza stampa di presentazione, tenuta in italiano, non ha esitato a rivelare una sua richiesta, sebbene l’interprete avesse inizialmente tradotto erroneamente la sua affermazione. Sarri non aveva chiesto di aggiungere “a pinch of quality” in difesa (che potrebbe anche rimanere così, salvo sviluppi sulla situazione Courtois), ma piuttosto a centrocampo. L’arrivo di Jorginho è ovviamente coerente con questa visione, ma considerando che i due, oltre ad aver condiviso l’avventura al Napoli sono arrivati in contemporanea anche a Londra, è probabile che il neo-tecnico dei Blues si riferisse ad almeno un ulteriore innesto a centrocampo.

 

Effettivamente, i dubbi sull’attuale composizione del centrocampo del Chelsea sono condivisibili e lo stesso Conte, pur senza la stessa enfasi sul dominio della palla di Sarri, non era riuscito a trovare la giusta alchimia sulla linea mediana. Se non ci sono grossi dubbi su Fabregas, che difficilmente avrà problemi ad adattarsi alle richieste del suo nuovo allenatore, è tutto da vedere l’adattamento di Drinkwater e Bakayoko.

 

Il primo, arrivato la scorsa stagione per sostituire Matic, è un centrocampista solido in fase difensiva, e nella sua esperienza al Leicester, insieme a Kanté, si era dimostrato un ottimo iniziatore di contropiede ma è da verificare la sua compatibilità con la fase offensiva di Sarri che prevede un giro palla rapido ma ravvicinato e richiede ai centrocampisti rotazioni continue e movimenti tra le linee senza soluzione di continuità.

 

L’ex Monaco sembra ancora meno tagliato per giocare nel sistema di Sarri. Già con Conte, aveva avuto problemi ad interpretare il ruolo davanti alla difesa: del resto proveniva da una squadra in cui il gioco si sviluppava principalmente sulle fasce e i suoi compiti consistevano nello smistare il pallone nel modo più semplice possibile, sfruttare la sua forza fisica contro l’uomo che gli era stato assegnato in marcatura e lanciarsi in progressione quando ne aveva l’opportunità. Al Chelsea, dove gli è stato richiesto di essere più incisivo nella manovra sono subito emersi i suoi limiti nel controllo di palla e nelle letture, sia a livello di posizionamento che di passaggi. Bakayoko, poi, ha mal digerito il cambiamento nell’impostazione difensiva che gli richiedeva, prima di tutto, di mantenere la posizione dei compagni come principale punto di riferimento. Sembra allora difficile che il francese si adatti a giocare in una squadra possesso-centrica che difende con una zona pura, a meno che Sarri non compia un vero e proprio capolavoro didattico.

 

Più intriganti le posizioni di Barkley e Kanté. L’inglese, che nell’amichevole con il Perth ha agito come mezzala, è ancora alla ricerca della sua dimensione come calciatore, ma a quasi 25 anni rischia di rimanere un incompiuto. Dopo tanti cambi di ruolo, un allenatore con le idee chiare come Sarri potrebbe essere un toccasana per la sua carriera e lui stesso non ha mancato di definire il calcio di Sarri “entusiasmante”. Allo stesso tempo, è forse l’unico incursore tra i centrocampisti e il suo mix di tensione verticale e forza fisica potrebbero rappresentare una variabile importante.

 

Kanté si è appena consacrato al Mondiale, dove è stato la vera e propria spina dorsale della Francia campione, squadra dalla qualità illimitata che probabilmente non sarebbe riuscita ad arrivare fino in fondo se non fosse stato per il suo incredibile apporto come equilibratore davanti alla difesa. L’arrivo di Jorginho pone però alcuni interrogativi sulla sua collocazione futura: se l’italo-brasiliano prenderà posto in posizione di regista, per il francese si prospetta quasi certamente uno spostamento da mezzala. Seppur i paragoni siano spesso poco rappresentativi, è difficile non pensare allo sviluppo di Allan, che Sarri ha trasformato da recuperatore di palloni puro a centrocampista di qualità incisivo anche in zona gol. Già Conte, che Kanté ha pubblicamente ringraziato via social, ha avuto un’influenza importante sullo sviluppo dell’ex centrocampista del Leicester e considerata la sua volontà di apprendimento è possibile che lo vedremo compiere un’ulteriore miglioramente a livello tecnico nel corso della prossima stagione.

 




 

Kanté si farà apprezzare per la sua energia e il suo senso dell’anticipo, soprattutto nel pressing, ma è lecito aspettarsi anche un miglioramento in fase di possesso, per quanto riguarda gli smarcamenti e lo sfruttamento in fase offensiva di quegli spazi che di solito è tanto bravo a coprire quando la palla ce l’hanno gli avversari.

 

Considerando poi che il futuro di Loftus-Cheek che prima dell’arrivo di Sarri

a fare un’ulteriore esperienza in prestito, è tutto da valutare, mentre quasi sicuramente se ne andrà Pasalic, l’arrivo di un nuovo centrocampista avrebbe senso anche a livello numerico. Non devono dunque stupire le voci che vorrebbero il club di Abramovich interessato all’acquisto di Pjanic, che rappresenterebbe di certo un profilo coerente con quanto richiesto da Sarri.

 

Più nebulosa la questione attacco. Sarri si è detto fiducioso che Hazard e Willian (oltre a Courtois), rimarranno al Chelsea, ma i due sono tuttora al centro delle voci di mercato. Il brasiliano sarebbe cercato dal Barcellona, ma il sempre più probabile arrivo di Malcom potrebbe far sfumare questa opportunità. In ogni caso è difficile ipotizzare quale sarà il tridente titolare dei Blues alla chiusura del calciomercato. Quello che è certo è che sia Willian che il belga farebbero molto comodo all’ex tecnico del Napoli e potrebbero esaltarsi in un sistema di gioco che tende a valorizzare i giocatori offensivi. La creatività di Hazard, che Sarri ha definito uno dei tre migliori giocatori a livello europeo, sarebbe fondamentale, soprattutto qualora emergesse qualche problema di sterilità offensiva nel processo di adattamento al nuovo stile di gioco. Oggi il belga è ancora un giocatore del Chelsea, ma ci sono tante possibilità possa finire al Real Madrid.

 

Tutta da scoprire poi la situazione sul centravanti. Al momento i due attaccanti a giocarsi il posto sarebbero Morata e Batshuayi, due giocatori eccezionali, ma che vedono allungarsi su di loro l’ombra di Gonzalo Higuaín. Certo, inserire dopo Jorginho un altro elemento chiave del primo Napoli di Sarri potrebbe essere un ottimo modo per accelerare la transizione dall’era Conte, ma allo stesso tempo, con l’adattamento di Mertens, Sarri ha dimostrato di saper fare di necessità virtù e di essere un tecnico molto meno rigido di quanto molti pensavano. Sarebbe quasi un peccato mortale non tentare di valorizzare due risorse giovani di questo livello, ma è risaputo quanto le leggi del calciomercato sfuggano ad ogni logica.

 

Se ci sarà da aspettare solo qualche settimana prima di scoprire la composizione finale della rosa con cui Sarri lavorerà nella prossima stagione, probabilmente ci sarà da attendere un po’ più di tempo per vederlo raccogliere i frutti del suo lavoro, come del resto ci vollero circa tre mesi prima che il suo Napoli cominciasse ad ingranare e a diventare una vera e propria macchina da gol. Sarà prima di tutto necessaria la pazienza invocata da Zola, ma la parabola di Guardiola in Premier ci insegna quanto, per stampa ed opinione pubblica, il confine tra “fraud” e genio sia alquanto labile.

 

 

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