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Daniele V. Morrone
Cosa ha di speciale Guendouzi?
13 set 2018
13 set 2018
Mattéo Guendouzi è passato a sorpresa dalla Ligue 2 a essere titolare nell'Arsenal.
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Daniele V. Morrone
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Mattéo Guendouzi è arrivato all’Arsenal quest’estate, a sorpresa, dopo una trattativa lampo con cui probabilmente si voleva tappare il buco lasciato dal fallito acquisto del rifinitore Yacine Adli dalle giovanili del PSG. Non c’era hype al suo arrivo, anche per via del prezzo contenuto per il mercato inglese (circa 7 milioni di sterline) e per il fatto che veniva dalla Ligue 2 francese.

 

Va detto, però, che il suo non è un nome uscito del tutto a caso: lo stesso capo osservatori dell’Arsenal, Sven Mislintat, lo seguiva dai tempi in cui lavorava con il Borussia Dortmund e pare che, un’estate in cui sia il Borussia che il PSG si erano fatte avanti per prenderlo, sia stato Guendouzi a voler aspettare l’Arsenal: “È la squadra del mio cuore, quella che tifo da quando ero bambino. Sono cresciuto guardando i video di Vieira, Henry e gli altri con mio padre”.

 

Guendouzi è nato a Poissy, nella periferia a sud di Parigi, ed è cresciuto proprio nel Paris Saint-Germain, ma la concorrenza nel vivaio parigino è enorme e viene scartato a 14 anni. La decisione dei genitori è di farlo passare a una realtà più piccola, lontano da casa in Bretagna con il Lorient, dove brucia le tappe e debutta a 17 anni. A 19 è passato all’Arsenal come piccola scommessa di Mislintat, mentre tutte le attenzioni erano giustamente rivolte a Lucas Torreira, il grande acquisto estivo, che gioca proprio nel suo ruolo.

 

Guendouzi è stato una scoperta anche per lo staff tecnico dell’Aresenal e per i suoi compagni di squadra. Unai Emery ha ammesso: “È stata veramente una grande sorpresa positiva”. Poter fare tutta la preparazione dall’inizio ha permesso a Guendouzi di mettersi in mostra agli occhi del nuovo allenatore dell’Arsenal e le amichevoli estive in cui ha accumulato tanti minuti in campo hanno fatto scattare la scintilla tra il giocatore e il tecnico basco. A due anni dal debutto come professionista, e dopo una stagione non da titolare al Lorient, Guendouzi - con Torreira ancora non al meglio - è partito a sorpresa titolare nelle prime quattro partite del nuovo Arsenal di Emery. E i tifosi dell’Arsenal lo hanno votato come primo giocatore del mese della nuova stagione.

 

https://twitter.com/Arsenal/status/1037702746101694464

 

Il debutto è di quelli che non si dimenticano, contro il City di Guardiola. Una partita in cui l’Arsenal si dimostra ancora troppo indietro nel proprio progetto per impensierire una squadra rodata e preparata come il City. Guendouzi sbaglia tanto, si dimostra ancora inesperto, ma è anche l’unico che sembra disposto a prendersi sempre delle responsabilità con la palla, che non ha paura di affrontare la pressione organizzata della squadra di Guardiola.

 

Ne scrive così Jack Pitt-Brooke sull’

: “Contro i campioni in carica è sembrato fuori contesto un momento e poi totalmente a proprio agio in quello dopo. È stato preso in giro da Raheem Sterling nel primo gol del City, ma ha dimostrato di aver più creatività a centrocampo di ognuno dei suoi compagni. Sicuro e incisivo con la palla, sembra già ora un regista basso più talentuoso di Granit Xhaka”.

 

La sua inclusione nell’undici titolare era sembrata soltanto un premio per l’impegno, ma con la titolarità nella partita contro il Chelsea la settimana successiva è diventato evidente che i pregi di Guendouzi sono utili al sistema di Emery. Se Guendouzi è inesperto, ma ha qualità peculiari all’interno della rosa, tanto vale fargli fare l’esperienza sul campo.

 

https://twitter.com/Squawka/status/1036222242844286976

 



È praticamente impossibile non notare Guendouzi in campo, non fosse altro per il cespuglio di capelli. Alto e longilineo, con quella capigliatura assomiglia a una palma che si muove per il campo. In molti hanno parlato del suo look prima ancora di capire che tipo di giocatore fosse, ma guardare i suoi capelli può essere d’aiuto se in quel modo si finisce a guardare i movimenti della sua testa: Guendouzi ha la bella abitudine di giocare sempre a testa alta e di scansionare il campo, guardandosi alle spalle prima di ricevere un passaggio.

 

Guendouzi sa dove ricevere e dove si trovano i compagni, dopo il suo primo controllo. Da questo deriva la sua sicurezza nelle scelte, inusuale per un giocatore di 19 anni. Sembra abituato a dettare i tempi della squadra: “Sono un giocatore che ama prendere il pallone e usarlo, mi piace mantenere il possesso, scambiare con i miei compagni e lottare per la squadra”. E quando descrive le sue caratteristiche va al cuore della questione: “La mia qualità più grande è sapere resistere alla pressione e passare con precisione il pallone”.

 

Tutte caratteristiche che coincidono con quello che Emery vuole vedere nella propria squadra: “In ogni partita vuoi che tutti i giocatori ti trasmettano intensità, aggressività, che facciano vedere che vogliono vincere e che sono pronti a lavorare duro per farlo”.

 

Quel temperamento che aveva creato problemi a Guendouzi in Francia - parliamo di piccole cose: qualche fallo duro di troppo, una mancata stretta di mano con l’allenatore dopo una sostituzione - può essere visto anche come il segno della fiducia nei propri mezzi e dell’intraprendenza che ha da subito colpito Emery. Guendouzi non ha paura del palcoscenico in cui si trova.

 

Detto delle funzioni che assolve in campo, e del carattere, va aggiunto che Guendouzi è estremamente dinamico. Anzi, il fatto che sia in continuo movimento lo porta a svuotare zone di campo delicate, scoprendo la squadra in caso di perdita del pallone, ma poi è il primo ad andare sempre a chiudere senza timore sull’uomo, così come a farsi vedere per ricevere il pallone dalla difesa e gestirlo anche se sotto pressione.

 

Era dai tempi di Flamini che l’Arsenal non disponeva di un giocatore così deciso nei contrasti in zone vulnerabili del campo. Ma se nel caso di Flamini il problema non era tanto recuperare palla, ma cosa farne dopo, per Guendouzi è in quel momento che esce il suo talento vero e proprio. Il coraggio diventa ambizione una volta con la palla tra i piedi, e significa che Guendouzi cerca sempre il passaggio che faccia avanzare la manovra.

 

Compie scelte difficili, che gli fanno commettere più errori di quanti non ne faccia un giocatore più esperto, ma è anche l’unico giocatore che sembra aver appreso subito cosa vuole Emery dalla sua squadra con la palla. E che sembra in grado di poterlo dare.

 



In questo momento ha una media di 50.3 passaggi a partita, dietro a Granit Xhaka e Shkodran Mustafi. Se non è in visione del portatore di palla si sposta, se il compagno è pressato alza la mano per chiamare palla. Il compito primario di Guendouzi è occuparsi dell’uscita del pallone dalla difesa e per farlo si muove dialogando con la linea difensiva: inizialmente parte come centrocampista a destra nella coppia di centrali, ma scende tra i difensori quando vede la pressione aumentare, o si allarga in fascia  quando vuole a coprire la salita di Bellerín sull’esterno.

 


Già nelle amichevoli estive si vede come Emery utilizza Guendouzi nella “salida Lavolpiana” per sfruttarne la visione di gioco e il piede nel lancio. In questa azione contro il PSG prende palla dai difensori, alza la testa e invece di giocare il passaggio semplice, lancia lungo e preciso per il movimento verso l’area di Aubameyang.


 

Ci sono dei particolari che ne denotano il talento come organizzatore di gioco: uno è la capacità di avere una visione del campo intero. Guendouzi sa trovare il giocatore più lontano rispetto a lui: appena riceve sa già cosa fare, la scelta semplice diciamo, ma ci mette un secondo a cambiare idea e lanciare lungo se il compagno ha fatto il movimento giusto.

 

Lo vedi cambiare gioco e poi avvicinarsi a chi ha ricevuto palla per creare un lato forte e farsela ridare, e appena riceve cambia gioco di nuovo dalla parte opposta. Sembra avere ben chiaro che lo spazio non si trova, ma si crea, e lo si fa disordinando la struttura della squadra avversaria.

 

Un altro esempio di questa consapevolezza dello spazio è il modo in cui a volte porta la palla verso un avversario, quando le situazione è troppo statica: può sembrare controintuitivo ma denota intelligenza, perché mira a farlo uscire dalla sua posizione e così a disorganizzare la linea avversaria e creare lo spazio dove i compagni possono ricevere.

 


Nel nuovo Arsenal gli esterni partecipano alla manovra offensiva non soltanto per dare ampiezza, ma anche per dare profondità. Guendouzi ha già capito questa cosa ed è in grado di sfruttarla meglio di chiunque altro in rosa. Qui manda Bellerín dietro la linea del Chelsea.


 

Il meglio lo dà quando può ricevere con spazio a disposizione, e quindi pensare prima di effettuare il primo passaggio. I suoi passaggi lunghi sono precisi ed è estremamente creativo nelle scelte.

 

Non è sempre preciso nel modo in cui fa arrivare il pallone al compagno, si concentra piuttosto sulla rapidità di esecuzione che sull’idea, ma se c’è una cosa su cui può farlo lavorare Emery è proprio questa.

 

In sintesi, Guendouzi è uno strumento per far progredire la manovra, con passaggi dietro la linea di pressione o partendo in conduzione palla al piede. Non è velocissimo con il pallone e preferisce scandagliare il campo a testa alta e passare il pallone un attimo prima dell’intervento dell’avversario, ma non ha nessuna paura di assumersi rischi in conduzione anche nel traffico.

 


In questa azione dell’ultima partita contro il Cardiff, avanza in conduzione per far liberare i compagni, l’attesa è ripagata dal movimento incontro di Lacazette che Guendouzi premierà con un filtrante rasoterra taglia-linea che arriva a destinazione.


 

Quando protegge palla si affida alla sua tecnica nel controllo, con un baricentro piuttosto alto e un tocco di palla leggero con cui sposta il pallone lontano dall’intervento dell’avversario piuttosto che proteggerla con il corpo. Il che lo porta, come contro il City, a qualche errore di troppo in zone pericolose. Ma la sua sicurezza nel districarsi sotto pressione è stata anche la sola spinta vitale in una squadra troppo spesso spenta nel fare il compitino in mezzo al campo. Se è vero che il potenziale tecnico di un giocatore si misura nell’insieme di tutte le cose migliori che fa vedere sporadicamente in partita - e nel caso di un giocatore così giovane è forse un obbligo morale quello di non insistere troppo sui suoi difetti - allora è indubbio che Guendouzi oggi ci sembra un giocatore dalle prospettive nettamente superiori a rispetto a quanto sembrava inizialmente.

 

Il grande dubbio, al momento, riguarda il ritorno di Torreira tra i titolari (ancora rimandato dopo che con l’Uruguay ha avuto un altro piccolo problema), che potrebbe ridurne il minutaggio e rallentare lo sviluppo di un giocatore per cui l’aumento di esperienza sembra fondamentale. La sua gestione sicura da regista e persino la voglia di essere protagonista, di farsi vedere, fanno pensare che si tratti di un diamante grezzo, che se pulito potrebbe rivelarsi il giocatore “di controllo” che al centrocampo dell’Arsenal manca da moltissimo.

 

L’incapacità di resistere alla pressione è il vero punto debole di Granit Xhaka, un giocatore che troppe volte in passato ha perso palloni o sbagliato passaggi sotto pressione; così come la protezione del pallone e la distribuzione sono i punti di forza di Torreira, che hanno spinto Emery a investire su di lui. Comunque vadano le cose, l’impatto di Guendouzi su questo inizio di stagione dell’Arsenal è stato scioccante, in positivo, e ha ridato entusiasmo a dei tifosi che da tanto aspettano un ragazzino di talento a cui affidare le proprie speranze: in questo senso, non è da escludere che in futuro guarderemo a Guendouzi come a un simbolo del primo Arsenal post Wenger.

 

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