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Marco D'Ottavi
Il miglior attaccante italiano (nel 2022)
19 apr 2022
19 apr 2022
Matteo Brunori ha segnato 17 gol nel 2022 con la maglia del Palermo.
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Marco D'Ottavi
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Francesco Militello Mirto/NurPhoto via Getty Images
(foto) Francesco Militello Mirto/NurPhoto via Getty Images
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Se volessimo far parlare solo i numeri, i migliori centravanti al mondo nel 2022 sono Karim Benzema e Matteo Luigi Brunori, 19 e 17 gol prendendo in considerazione il periodo che va dal primo gennaio al 13 aprile. Il primo gioca al Real Madrid ed è il miglior calciatore al mondo in questo momento; il secondo gioca nel Palermo e forse non lo avete mai sentito nominare.Da dove arrivaBrunori è nato il primo novembre 1994 a Macaé, nel distretto di Rio de Janeiro. Una città di costa famosa come la Cidade do Petróleo ("la città del petrolio") perché quasi tutto è in mano alla Petrobras, l’azienda petrolifera del paese. Ad appena un anno però si trasferisce in Italia, ad Assisi, dove cresce con i nonni, proprietari di una ditta che produce abbigliamento di cachemire. Il nome completo sarebbe Matteo Luigi Brunori Sandri, ma ha fatto cancellare “Sandri”, cognome del padre che non conosce. Inizia a giocare a calcio come tanti bambini in Italia e nel resto del mondo: in strada, a scuola, all’oratorio. Si forma nel Foligno con cui esordisce ad appena 16 anni nell’allora Lega Pro, ma per segnare deve scendere addirittura fino all’Eccellenza, al Petrignano, dove - almeno a fidarsi della sua pagina Wikipedia in inglese - segna 19 gol in 17+ presenze a 21 anni. Scendere dalla C all’Eccellenza, racconterà, è stato come smettere di giocare. Ricostruire la sua carriera è difficile, nessuno si era posto il problema di farlo fino a oggi, fino a quando cioè ha iniziato a segnare più di un gol a partita con una maglia come quella del Palermo, una maglia indossata da calciatori come Cavani, Toni e Dybala, una storia da raccontare insomma. Dopo l’Eccellenza va al Messina ma non gioca mai, torna al Petrignano e segna 21 gol. Dopo una stagione da 23 gol in 36 partite con il Villabiagio in D, riesce a fare una buona stagione in C, con l’Arezzo. Il passo successivo è la B, con il Pescara, ma la stagione non va come si aspettava: segna zero gol in appena 10 presenze. A gennaio lo compra la Juventus, in uno scambio alla pari con Edoardo Masciangelo. Messa così può sembrare assurdo, ma la realtà è che viene preso per l’Under 23, dove i bianconeri schierano anche dei fuori quota, calciatori presi all'occorrenza per fare bene in C e non come giovani talenti da crescere. Brunori, comunque, dice che la Juventus non lo ha mai illuso, «Tutti pensano alla Juve come traguardo finale, nella realtà dei fatti solo uno o due ci riescono, gli altri tremila vanno in giro». Con i bianconeri riesce appena a esordire che il calcio si ferma per il Covid (e in C non riparte). L'anno dopo va di nuovo in B, in prestito all’Entella, un’altra stagione mediocre: segna 4 gol in 34 partite. È con questo bagaglio altalenante che in estate Brunori arriva a Palermo, in prestito secco. Un posto dove ripartire, dice lui. Il sogno era rimanere in B, ma «quando è arrivata la chiamata del Palermo non ho pensato alla categoria». I tifosi del Palermo, che giustamente sognano un ritorno al tempo che fu, storcono il naso, in un ruolo fondamentale forse si aspettavano un centravanti con più garanzie: a 26 anni Brunori ha collezionato più stagioni fallimentari che di rilievo. Nelle interviste parla di riscatto, sia per lui che per la città di Palermo, relegata a un calcio che non le appartiene. Quando gli chiedono se la doppia cifra è nelle sue corde risponde «ogni stagione è a sé».L’inizio non è folgorante, né per Brunori, né per il Palermo: il primo gol lo segna alla settima partita tra campionato e coppa, al Monterosi. Lo segna di testa, su un cross spiovente dalla trequarti. Brunori non salta, tiene l’avversario lontano con le braccia e colpisce quasi con l’orecchio, non un bel colpo di testa, ma che finisce proprio nell’angolo, lì dove i portieri non sembrano poter mai arrivare. Dopo il gol sale su una grata che divide il campo dagli spalti e mostra le orecchie: i tifosi presenti si contano sulle dita di una mano. Segna al Campobasso, scattando sul filo del fuorigioco e battendo il portiere con un destro tra le gambe più fortunato che scaltro; poi contro la Juve Stabia sbaglia un gol nel finale che avrebbe portato i tre punti. Contro il Catanzaro si impunta per tirare un rigore che sbaglia, poi segna in una bella vittoria col Foggia, un gol quasi in fotocopia, questa volta però batte il portiere in uscita col sinistro, recuperando il passo dopo essersi allungato troppo il pallone. È difficile fare le cose per bene sui campi sconnessi delle categorie inferiori, sembra quasi che esistano dei giocatori per quei terreni, in grado di controllarne le bizze.

Eppure il suo posto da titolare traballa: alle sue spalle scalpita Soleri, ex primavera della Roma con un passaggio all’Almeria in Spagna e uno all’Almere in Olanda, più centravanti di Brunori, che a inizio carriera faceva l’esterno. Contro il Francavilla, ad esempio, parte lui titolare. Quando Brunori entra, però, ci mette appena due minuti a segnare. Ancora una volta lanciato solo contro il portiere, questa volta da un retropassaggio sciagurato, ancora una volta la più incisiva delle variabili: Brunori si sposta il pallone sulla sinistra, per freddare l’uscita del portiere e il recupero di un difensore e con un tocco sotto segna un gol gentile e quasi eccessivo.Si prova la convivenza tra i due ma non funziona bene: pur avendo iniziato come esterno, Brunori è un “attaccante d’area di rigore”, come si dice. Senza essere particolarmente strutturato - è alto un metro ottanta, non pesante - si vede che ha quel senso per la porta, per fregare il difensore avversario con il tocco giusto, il portiere con il tiro in controtempo. Questa categoria di attaccanti vive in perenne relazione con il numero di gol segnati giornata dopo giornata. Per tutta la prima parte della stagione Brunori segna circa un gol ogni due partite. È un numero buono? Forse, ma a Palermo sognano un centravanti diverso, più vistoso, più simile all’ideale di centravanti aureo che si è visto passare al Barbera. Gli chiedono cosa risponde a chi dice che «il Palermo non ha un vero bomber». Lui risponde: «Non credo che ci sia un giocatore che arriva e dice "faccio venti gol". Dentro il campo ci sono mille variabili. Anche nelle partite in cui non segno cerco di dare il mio contributo. Per un attaccante il gol è vitale».La svoltaPoi succede una cosa: dopo venti partite di campionato, con il Palermo quinto a -11 dal Bari capolista, l’allenatore Filippi viene esonerato e al suo posto arriva Baldini, l’allenatore che nel 2003 aveva guidato per quasi tutta la stagione (prima di scontrarsi con Zamparini) il Palermo che poi sarebbe salito in A, dove Toni era esploso con 30 gol. Nello stesso periodo Brunori non segna per due mesi. Dopo aver regalato il gol vittoria nei minuti finali della partita con il Monopoli il 5 dicembre, rimane a secco per quattro partite consecutive, in mezzo diversi rinvii per il Covid. Il 2 febbraio segna il gol che apre le marcature nel derby con il Messina, finito poi 2-2. Dopo aver battuto il portiere avversario Lewandowski (Michal) esulta facendo il gesto di scrollarsi qualcosa di dosso. Siamo a febbraio e Brunori ha segnato 8 gol in 24 presenze, niente di eccezionale. Quattro giorni dopo il Palermo va a Campobasso, Brunori segna una doppietta: è la svolta. Il primo gol è un piccolo manuale di cosa possa fare l’astuzia per un attaccante: il modo in cui taglia davanti all’avversario su un pallone innocuo, come tiene botta con la schiena e la rapidità con cui scavalca il portiere con un pallonetto da quasi la linea di fondo raccontano di un calciatore che trasuda gol, che non sembra poter far altro che fregare difensori meno svegli in giro per l’Italia.

Sono tutti bei gol, a modo loro, quelli di Brunori, che mostrano qualità da attaccante che avrebbero dovuto permettergli una carriera migliore. Non è neanche uno di quei giocatori di talento con un carattere indolente o un’etica del lavoro sbagliata, finito in C per demeriti propri. Tutti ne parlano bene, con affetto. A inizio febbraio, comunque, Brunori non è ancora nessuno, non è il centravanti di cui si parla di più neanche tra le squadre di Serie C della Sicilia, visto che a Catania c’è Luca Moro, ventunenne di grandi speranze già comprato dal Sassuolo che segna praticamente un gol a partita. Dopo però tutto cambia: quello che tocca Brunori inizia a diventare oro. Realizza un’altra doppietta contro la Fidelis Andria, aumentando di quattro il suo bottino di gol nel giro di cinque giorni. Nel primo riceve da sinistra, rientra sul destro e calcia in mezzo a quattro avversari come se i suoi tiri avessero iniziato ad attraversare i corpi. Baldini dice che «Brunori è un grande giocatore, se continua a credere nel lavoro quotidiano potrà fare una grande carriera», una frase ambigua riferita a un calciatore di 27 anni. Segna contro Foggia, Turris, Francavilla, Vibonese. A Palermo nessuno chiede più l’attaccante da venti gol, perché è lui quell’attaccante. Contro l’Avellino, in una sfida fondamentale per la corsa playoff, arriva l’ulteriore conferma. Con il Palermo in svantaggio da appena un minuto, Brunori colpisce al volo un calcio d’angolo da destra che spiove dalle sue parti e pareggia subito. Il telecronista ci mette un attimo a capire, poi dice «in gol ancora Brunori, sempre lui». A inizio secondo tempo è sempre lui che scatta sulla sinistra, attira la pressione di tre avversari, arriva sul fondo e mette in mezzo il pallone per il gol vittoria di Valente. All’improvviso il calcio sembra diventato un gioco facilissimo. Con il gol all’Avellino arriva l'ottava partita consecutiva a segno, battendo il precedente record in maglia rosanero che apparteneva a Sukru Gulesin, un attaccante turco passato da Palermo all'inizio degli anni ‘50.A cosa può essere dovuta questa prolificità? Nel passaggio da Filippi a Baldini il Palermo ha cambiato modulo, passando dal 3-4-2-1 a un 4-2-3-1; con il nuovo tecnico tende di più ad allargarsi e ricevere anche sulla fascia, aumentando il tipo di pericolo che può creare, ma è difficile possa spiegare da solo questa improvvisa accensione di Brunori. Anche guardando le sue giocate, sembra che più le cose sono difficili, più all’improvviso gli riescono facilmente. Brunori emana quel tipo di fiducia che hanno gli attaccanti in alcuni momenti, come un sesto senso che è più questione d’istinto che di solo talento. Periodi che di solito durano poche settimane, se non fai parte dell’élite. E Brunori, fino a febbraio di quest’anno, non ne faceva parte. Ora vede il suo nome messo nelle classifiche con Benzema e Lewandowski, gli attaccanti capaci di vivere sulla media di un gol a partita. «Ho letto le statistiche e ovviamente sono grandi soddisfazioni, quelle per cui un giocatore vive. Ma è evidente che questi numeri vanno rapportati ai diversi campionati, non mi sogno neppure di paragonarmi a fenomeni del genere», dice lui.

Salta un turno con la Fidelis Andria, perdendo la possibilità di inseguire il record di Batistuta a segno per 11 gare consecutive, poi riparte. Segna su rigore contro Potenza e Paganese, e sembra quasi aver perso quell’aura di superiorità sui difensori della C che lo accompagna, ma contro il Taranto segna una doppietta nel giro di pochi minuti: prima anticipa il difensore da un cross dalla destra, poi piomba come un falco su una respinta del portiere e dal limite dell’area battezza l’angolo alla sua sinistra.

Col Picerno arrivano altri due gol. Nel secondo la regia si sofferma a far vedere il replay di una sua conclusione di controbalzo difficilissima uscita di un paio di dita che si perde il gol di Brunori. Su un recupero alto del Palermo, il centravanti riceve sul vertice dell’area di rigore spalle alla porta. Mentre si gira, con la fretta di chi non vuole perdere tempo, finisce per inciampare e perdere il tempo; riesce comunque a tirare e battere il portiere sul secondo palo. Sembra quasi uno scherzo. Il futuroL’ultimo gol, per ora, Brunori l’ha segnato al Monopoli, ed è anche il più bello. Dopo aver fintato il tiro con il destro e aver saltato l’avversario verso l’interno, l’attaccante del Palermo ha cercato la sua mattonella e con l’interno del destro ha disegnato una conclusione a palombella imparabile per il portiere. È il 24esimo gol stagionale, il 17esimo del suo 2022.

Domenica non ha potuto sfidare Moro del Catania perché la squadra è stata estromessa dal campionato. Per Brunori una partita in meno per segnare. Il 24 aprile affronterà il Bari, già in B, e poi toccherà ai playoff per la promozione, un formato fratricida dove avere un attaccante con questo tipo di fiducia può rivelarsi una benedizione. Salire in B con il Palermo per Brunori sarebbe una vittoria anche morale, ma ovviamente ci sono altri modi per arrivarci. Nella serie cadetta, si dice, sono pazzi di lui, la Juventus ha la fila fuori la porta di squadre che ne vogliono i gol per la prossima stagione. Brunori non si sbilancia, prima c’è il Palermo da portare chissà dove, poi si vedrà. Ancora a novembre, quando la sua stagione era solo “normale” diceva che «Alla mia età non esistono alternative: o vai in B o i problemi aumentano». Parole che trasmettono un senso d’urgenza riguardo il proprio futuro, lo stesso che si può ritrovare nei suoi gol, che sembrano guardare a un punto più lontano, oltre i destini del Palermo. Dopotutto nel calcio è così: bisogna pensare alla squadra, ma anche a se stessi. Per adesso le due cose continuano a coincidere: e per fortuna del Palermo quasi nessuno nel 2022 è stato più vicino all'ideale di se stesso di Matteo Brunori.

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