Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Emanuele Mongiardo
Sarri può salvare Kovacic?
30 ago 2018
30 ago 2018
Il talento croato dopo un'esperienza interlocutoria al Real Madrid cercherà di riscattarsi con i "Blues".
(di)
Emanuele Mongiardo
(foto)
Dark mode
(ON)

Dall'estate del 2015 ad oggi, Mateo Kovacic non ha visto crescere il proprio status nelle gerarchie del Real Madrid, intrappolato nel limbo di un talento mai in grado di consacrarsi, logorato dall’attesa della propria affermazione fino al punto di minacciare, qualche settimana fa, di non presentarsi agli allenamenti in caso di mancata cessione. Una frustrazione rappresentata da quel viso pallido da adolescente, così simile a quello di Siena-Inter del febbraio 2013, che lo scorso inverno era invecchiato da uno strato di barba incolta e poco curata. Anche i capelli, lunghi e unti, tirati indietro col gel per nascondere il loro disordine, contribuivano a creare un'immagine di Kovacic simile a quella di un ragazzo che, abbandonato dalla propria fidanzata, perde ogni voglia di curare il proprio aspetto.

 




 

Per comprendere la parabola della carriera di Mateo Kovacic nei suoi anni madrileni può essere utile pensare a una delle partite più disastrose della gestione Zidane. Durante il Clasico natalizio dello scorso anno, le Merengues avevano già 11 punti di distanza dal Barcellona e un'eventuale sconfitta avrebbe anestetizzato in maniera definitiva il loro campionato. Lo schieramento base era il solito 4-3-1-2, ma invece di Isco a tutto campo il trequartista era Kovacic.

 

Nei tre anni a Valdebebas, pur non accumulando mai un minutaggio consistente, il croato è riuscito a sviluppare ottime doti atletiche e di recupero: in quell’occasione Zidane preferisce Kovacic a Isco per la sua maggiore attitudine difensiva, necessaria per fare la spola tra il vertice basso del rombo blaugrana, Busquets, e quello alto, Messi. Purtroppo per il Madrid il piano non va a buon fine: Kovacic è coinvolto nell'azione che porta i blaugrana in vantaggio e dal gol in poi Messi torna a seminare il panico, con un gol e un assist per il definitivo 0-3.

 


Al di là del risultato, quella partita dimostra come la cresciuta più significativa Kovacic l’ha compiuta nella fase di non possesso. Si tratta di una mezzala di quasi un metro e ottanta per settantacinque chili, con una capacità polmonare davvero di ottimo livello che gli permette di essere efficace nei recuperi all’indietro. Una caratteristica unica per un centrocampo in cui, a parte la muraglia Casemiro, gli altri uomini cercano di evitare la fase difensiva nascondendo la palla agli avversari: per questo Zidane schiera Kovacic quando ha bisogno di più copertura.

 

Ma questo non significa certo che Kovacic sia diventato un mediano. In particolare, pecca sul piano delle letture difensive: non sono poche le volte in cui dimenticava di avere uno spazio alle spalle da proteggere. Un discorso simile vale per la fase offensiva, dove non è cresciuto sul piano della tattica (individuale e collettiva). Il giocatore che era fuggito dall'Italia, vittima di un equivoco per cui allenatori e pubblico non sapevano se catalogarlo come playmaker basso o come trequartista, dava il meglio fronte alla porta, quando poteva spezzare le linee avversarie in conduzione, con una raffinatezza tecnica in movimento forse unica al mondo, ma non in grado si sopperire a uno scarso istinto associativo e a un’altrettanto carente comprensione degli spazi.

 

«Quando Zidane decide di schierare Kovacic, accetta che gli altri dieci possano veder calare il proprio rendimento» scriveva Abel Rojas su Ecos del Balon.

 




 

Per quanto non abbia mai scalato davvero le gerarchie, Kovacic per Zidane era diventato una risorsa da cui pretendere un determinato tipo di contributo. Non è così strano quindi che con le dimissioni del tecnico francese abbia deciso di cercare continuità altrove, senza provare ad ereditare il posto di Modric.

 

Kovacic ha scelto il Chelsea di Maurizio Sarri, generando nuovamente hype intorno a sé. Per il tecnico toscano sistema e principi non servono solo ad incasellare il talento, ma anche a potenziarlo. Kovacic potrebbe aver trovato il contesto per non rimanere confinato nel recinto delle proprie inclinazioni ed espandere finalmente l'orizzonte delle proprie abilità.

 



La sfida più interessante per un allenatore come Sarri è avere a disposizione una rosa di fuoriclasse, giocatori in grado, con la tecnica, di moltiplicare le potenzialità del suo sistema di gioco. Già al Napoli ha potuto allenare una rosa di tutto rispetto, ma si è visto nei secondi tempi contro Huddersfield e Arsenal che un giocatore del tipo Hazard può aprire nuove prospettive tecniche e tattiche. Kovacic dovrà avere lo stesso impatto sul centrocampo, il reparto in cui più di tutti Sarri necessitava rinforzi dal mercato.

 

Accanto a Jorginho per ora sono partiti sempre titolari Kanté e Barkley: il primo per il suo apporto in fase di pressing e di transizione difensiva è una pedina irrinunciabile, ma Kovacic può ambire a prendere il posto di Barkley. L'inglese sembra aver riacquistato fiducia grazie a Sarri ma Kovacic sembra offrire un ventaglio di risorse più ampio.

 

A cominciare dalle conduzioni che gli avevano permesso di sopravvivere a Madrid, con quella pulizia di tocco che lo fa sembrare più veloce di quanto non sia. Kovacic trasmette una sensazione di dominio assoluto sulla palla e sul proprio corpo, e in conduzione a ritmi elevati riesce a creare triangolazioni continue coi compagni anche grazie a una straordinaria sensibilità di piede. Kovacic usa indifferentemente interno ed esterno del destro, sfruttare tutta la superficie del piede per poter scaricare in ogni momento palla sul compagno è l'unico modo per mantenere l'energia cinetica della conduzione e, contemporaneamente, associarsi con gli altri giocatori (per non andare a sbattere sugli avversari, cioè).
Kovacic per ora è un giocatore prettamente verticale, ma un giocatore in grado di scambiare palla con una precisione è una pulizia tecnica così raffinate, anche a ritmi alti, non può non essere in grado di relazionarsi con i compagni anche in un sistema posizionale come quello di Sarri. Starà al croato mettere la propria tecnica a disposizione di un giro palla più ragionato e meno diretto.

 

Sarri, insomma, dovrà trasformare quello che per Zidane era diventato uno specialista in un centrocampista universale, capace di eccellere sia a ritmi bassi sia a ritmi alti, in transizione così come in fase di attacco posizionale, in una sponda verticale capace di giocare a un tocco come di portare palla per lunghi tratti. Già contro l’Arsenal, Kovacici è rimasto vicino a Jorginho per dare più sicurezza al possesso e permettere al Chelsea di occupare in massa la metà campo avversaria.

 



 

Si è visto soprattutto l’istinto di Kovacic per le sponde e gli scambi stretti, su cui si fonda anche il calcio di Sarri (in inglese: Sarriball): le distanze ridotte e l'occupazione del campo con triangoli e rombi si sposano perfettamente con il talento di Kovacic, i movimenti coordinati gli permettono di avere sempre un compagno libero a cui appoggiare il pallone.

 

In definitiva, Kovacic dovrà sacrificare qualche metro di conduzione per aumentare la propria costanza e la propria influenza sul gioco. Il Chelsea, invece, potrà forzare grazie a lui situazioni statiche, e Sarri ha a disposizione un altro giocatore con cui trasformare la pressione alta degli avversari in un'occasione per colpirli alle spalle (situazione che in Premier League si rivelerà decisa contro le squadre più aggressive, come Liverpool e City).

 

Con Kovacic e Hazard il Chelsea potrebbe trasformare un semplice possesso in una transizione offensiva, una manna per attaccanti abili nei tagli come Pedrito e Morata che Kovacic può servire anche a velocità elevate con filtranti precisi alle spalle della difesa.

 

Per ora i meccanismi di pressione sembrano essere la nota dolente della gestione Sarri, lo ha sottolineato lo stesso allenatore nella conferenza stampa post-derby, e anche in questo senso Kovacic potrebbe essere utile per la sua attitudine a difendere in avanti. Gli anni con Zidane, fatti di rincorse verso la propria area, hanno forgiato la sua attenzione nella fase puramente difensiva e nei contrasti, in attesa di oliare i meccanismi di pressione Kovacic può offrire il suo fiato per aiutare Jorginho.

 

Fino a qualche settimana fa, l'hype intorno a Kovacic sembrava essersi spento del tutto: ma sono bastati i trenta minuti giocati contro l'Arsenal, fatti di piccoli strappi palla al piede, triangolazioni e recuperi palla, a ricordarci quanto quello di Kovacic sia davvero uno dei talenti più puri del calcio mondiale. Grazie a Sarri, Kovacic può continuare a crescere e chissà che, tra due anni, non arrivi all’Europeo con più speranze di giocare rispetto al passato Mondiale russo.

 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura