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Sport Daniele Manusia 16 dicembre 2016 14'

Marvin Vettori: una cosa personale

Intervista all’atleta italiano che il 30 dicembre tornerà a combattere in UFC.

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Le critiche ti danno una spinta in più?

Sì. L’importante è mantenere fede a se stessi, essere come sono nella vita reale, dove spesso sono istintivo. In un business come il nostro, se uno ha un problema con un altro i conti si possono risolvere nella gabbia, e questa è una cosa che a me piace. Questo è il mio modo di intendere la comunicazione, non creo polemiche dal nulla, però se ho una ragione per farlo non mi tiro indietro. E non ho nessun problema nel dimostrare di aver ragione vincendo il match e continuando sulla strada che sto facendo. Non ho paura degli hater, che non credono all’hype che c’è attorno. In inglese si dice: Prove them wrong. Dimostragli che hanno torto.

 

Come hai visto crescere l’interesse intorno a te e intorno all’UFC in questi ultimi mesi?

Diciamo che McGregor ha sdoganato lo sport. Com’è stato dimostrato da vari numeri, McGregor è the biggest draw, come dicono, quello che attira più persone nello show. E questo è più il periodo in cui la gente si sta interessando alla MMA. Sono nel posto giusto al momento giusto. Quindi bene così, ma non ho mai fatto troppo caso ai fattori esterni, mi concentro su me stesso e su quello che devo fare, e continuo su questa strada. Sicuramente è un buon periodo, questo è innegabile.

 

Però alla fine dell’incontro con Uda hai detto: “Portiamo l’UFC in Italia”. Sembra che ti interessi condizionare anche quello che c’è all’esterno.

Intendevo che non mi focalizzo su varianti che non possono essere in mio potere. Sicuramente sono informato su quello che succede in UFC, sicuramente faccio caso all’esterno, ci mancherebbe. Alla fine se non ci fossero i fan… non ci sarebbe niente se non ci fosse interesse. Bisogna creare interesse e il mio primo grande obiettivo sarà quello di portare l’UFC in Italia. E ce la farò.

 

Quanto tempo pensi ci voglia? È un piano di medio o lungo termine?

Più medio. Io penso che in un anno, con quattro-cinque vittorie di fila, riuscirò a portare l’UFC in Italia.

 

Chi vorresti affrontare dopo Alberto Carlos Junior?

Non lo so, spero un avversario più alto nel ranking. Spero di dimostrare il prima possibile che appartengo ai migliori e, anzi, in un prossimo futuro di dimostrare di essere il migliore. Non sono qua per perdere tempo, non sono in UFC per dire: “Sono stato in UFC vent’anni”. Sono cresciuto come fighter combattendo quattro volte l’anno, voglio continuare sulla stessa strada solo che in UFC. Non mi tiro indietro davanti a nessuna sfida.

 

Per combattere quattro volte l’anno bisogna vincere sempre.

Sì, certo. Ma si combatte per vincere, sennò è inutile. È vero anche che a me piace sempre essere molto preparato prima dell’incontro. Cercherò di organizzarmi nel miglior modo possibile anche per riuscire ad essere sempre in un buono stato di forma anche per incontri a breve termine, di tre-quattro settimane, che riesco a preparare in modo adeguato, insomma.

 

Vuoi essere pronto a cogliere un’occasione se un giorno si libera un buco con un avversario di prestigio (ad esempio se l’altro avversario si infortuna in allenamento, come spesso capita ndr)?

È un po’ dura perché in Italia si fa fatica, devo sempre fare avanti e indietro con l’America. Però in qualche modo sicuramente ce la farò…

 

Adesso incontri un atleta che è nei primi trenta, il tuo prossimo obiettivo quale sarà, uno dei primi venti?

Spero proprio di sì.

 

Fuori dai primi 10 c’è anche gente come Vitor Belfort, Krzysztof Jotko, Uriah Hall…

Lo dico da sempre, se potessi andare fuori una notte con Jotko, lo farei anche domani. Ma non perché ho qualcosa contro Jotko, ma perché lo conosco bene. Pensa te, anni e anni fa era venuto ad allenarsi alla Londonship Fighter quando mi allenavo lì anche io. Io penso di essere superiore a Jotko in tutti i campi. Ma Jotko è molto in alto nel ranking, sarebbe difficile. Adesso è quasi top ten (numero 11 per la precisione ndr).

 

 

Dopo la vittoria con Uda.

 

Fino a dove ti spingeresti? Ci sarebbe un incontro che non accetteresti?

No, perché? Siamo fighter, non ci si può tirare indietro. Nella mia categoria, se mi dicessero fai un incontro con Daniel Cormier (che è in una categoria di peso superiore ndr) ci penserei due volte… con Anthony Johnson (idem ndr) magari a inizio carriera non è proprio il massimo.

 

La stessa sera del tuo incontro con Antonio Carlos Jr combatteranno anche Cody Garbrandt e Dominick Cruz, per la cintura dei Pesi Gallo. Un incontro che l’UFC ha organizzato anche per via del clamore che Garbrandt è stato bravo a suscitare sui social media…

È la seconda volta che combatto nello stesso show di Cody Garbrandt. Era nel camerino con me la scorsa volta e mi è sembrato gentilissimo e umilissimo. Abbiamo fatto due chiacchiere, tranquillissimo, ma è anche uno che quando si tratta di combattere non ha paura di nessuno. Mi piace molto come fighter, è completo, gran wrestling, jiu jitsu non lo so ma sicuramente è preparato anche lì. Ottima boxe, non ha paura di niente. Dominick Cruz è sempre un punto di domanda, nel senso che il suo stile è indecifrabile, non si riesce a capire fino in fondo. Il suo striking è senza guardia. Però è un altro supercampione… Per quel poco che ho visto sui social pubblicamente mi piace di più Cody.

 

Il grande evento della serata sarà il ritorno nell’ottagono di Ronda Rousey, un anno dopo la sconfitta con Holly Holm. Che ne pensi della sua storia recente?

Secondo me, non dico che abbia avuto una vita facile, però per com’è cresciuta è stata molto viziata, sicuramente ha lavorato duro, però è sempre stata trattata come la principessa, come il diamante. È stata pompata tantissimo dall’UFC e poi le è crollato il mondo addosso. Non sapeva come reagire, ha addirittura affermato che avrebbe voluto suicidarsi. Questo dimostra il non saper stare al mondo, da un certo punto di vista, nel senso che non si può arrivare a tanto.

 

Fabrizio Werdum ha detto che un giorno diventerai campione. Se lo dici tu, ok, ma se lo dice Fabrizio Werdum ha un altro senso.

Sì, mi ci alleno tutti i giorni. Mi alleno con lui anche domani alle 10. È un onore, è un piacere, è una crescita personale e professionale. Io non mollo mai, voglio sempre migliorarmi: questo è quello che ha visto lui. Sono contentissimo perché queste parole mi danno un sacco di fiducia in me stesso e voglia di fare. Di dimostrarlo a tutti quanti, insomma. Ci siamo preparati assieme, combatteremo nello stesso show, entrambi vinceremo e sarà una grandissima serata.

 

Ho visto che in molti già ti mettono a confronto con Alessio Di Chirico (che combatte nella stessa categoria di peso ndr). Cosa provi nei confronti di questa rivalità che vi stanno un po’ imponendo?

Parlo chiaro e forse darò fastidio a qualcuno. Spero di no, ma da un certo punto di vista non mi interessa. Delle politiche che ci stanno dietro non mi interessa. A livello professionale, prima di firmare per Carlos Junior al mio agente era stato proposto Di Chirico. Adesso non ricordo nemmeno più bene com’è andata la storia, alla fine a me è stato proposto direttamente Carlos Junior e ho accettato, ma il mio agente dice che gli avevano offerto Di Chirico. Qualcuno dice che la UFC non vorrebbe mettere l’uno contro l’altro gli unici due italiani sotto contratto, che li vuole tirare su assieme, ma come non può arrivare a capire come ragiona la UFC, molte decisioni prese da loro non sono comprensibili ad un fan, ma neanche ad un fighter. Quindi, professionalmente parlando potrebbe succedere. Da un punto di vista personale, invece, contro di lui non ho assolutamente niente di niente. Non avrei problemi neanche ad allenarmici, sinceramente, anche per necessità perché sappiamo bene che in Italia non è facile. In ogni caso allenarsi insieme non preclude un futuro match. Poi ovviamente non è detto… lui abita a Roma, io abito su (a Mezzocorona, provincia di Trento ndr)… Dico questo per far capire che io con lui non ho nessun tipo di problema, come non ce l’ho con nessun altro atleta. Però se dovessero offrirmi un incontro con lui, io lo accetto.

 

 

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Tags : intervistemma

Daniele Manusia, direttore e cofondatore dell'Ultimo Uomo. È nato a Roma (1981) dove vive e lavora. Ha scritto: "Cantona. Come è diventato leggenda" (Add, 2013) e "Daniele De Rossi o dell'amore reciproco" (66th & 2nd, 2020) e "Zlatan Ibrahimovic, una cosa irripetibile" (66th & 2nd, 2021).

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