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Giovanni Bongiorno
Marvin Vettori non smette di cambiare
20 mar 2023
20 mar 2023
UFC 286 è stata anche la conferma di Leon Edwards come campione dei Pesi Welter.
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Giovanni Bongiorno
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Per Haljestam/IMAGO
(foto) Per Haljestam/IMAGO
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Alla O2 Arena di Londra, in una bolgia che restituisce al combattimento la sua dimensione ancestrale, è andata in scena UFC 286, una card che ha segnato la chiusura della trilogia tra Leon Edwards e Kamaru Usman, oltre ad offerire intrattenimento di altissimo livello con il co-main event tra Justin Gaethje e Rafael Fiziev. Inoltre c’è stato il ritorno nell’ottagono di un solido Marvin Vettori, che ha superato Roman Dolidze al termine di tre difficili riprese. Si trattava della prima difesa titolata del beniamino di casa Leon Edwards, ormai simbolo della rinascita, dell’impresa impossibile, l’incarnazione di una specie di Rocky moderno (che poi è anche il suo soprannome). La terza battaglia tra Edwards e l’ex campione Kamaru Usman significava la definitiva risoluzione dei conti per capire chi fosse il campione dei Pesi Welter e, nonostante una buona prestazione da parte di Usman, Edwards è uscito di nuovo col braccio alzato.Volendo riassumere brevemente il match si potrebbe dire che ad Usman, che ha messo pressione e potenza per fiaccare il suo avversario, ha risposto un Edwards sempre più consapevole del proprio status di campione, preciso, rapido, fulmineo nei suoi attacchi fatti di calci ad ogni livello che chiudevano le combinazioni e che hanno spezzato l’avanzamento di Usman, rallentandolo e togliendogli molte certezze. Anche i takedown da parte di Usman, il miglior wrestler di tutto il roster UFC, non hanno riscosso il successo sperato, con Edwards che più di una volta ha raddoppiato la presa con le mani sul polso destro di Usman per fare in modo che non unisse le mani e portasse a compimento l’atterramento. E anche quando, in alcune occasioni, Usman è riuscito a completare il takedown, lo ha fatto senza certificare il proprio dominio: Edwards si è sempre rimesso in piedi con relativa facilità. I cartellini dei giudici, discordanti tra loro, testimoniano di quanto il match sia stato equilibrato. E non c’è stato accordo neanche sul terzo round (un giudice su tre ha dato 9-9, per gli altri due è stato 10-8 Usman) quello in cui l’arbitro Herb Dean ha dedotto un punto a Edwards - una deduzione sacrosanta visto che Edwards si è appeso alla parete della gabbia per non concedere il takedown al suo avversario - a maggior conferma di quanto la battaglia sia stata più tattica e complessa di quanto non ci si aspettasse.Il verdetto finale, però, con una decisione maggioritaria visto in favore di Edwards (e un giudice su tre che aveva assegnato il pareggio) premia una strategia capace di annullare Usman, con cui il campione ha imposto il proprio striking dalla sua distanza ideale. Sono stati i suoi leg kick a dettare il ritmo dell’incontro, la sua rapidità e il footwork (sebbene leggibile nel girare lateralmente) che Usman non è mai stato in grado di mozzare, permettendo a Edwards di combattere alla sua distanza preferita.

Ci sono stati dei momenti, specie nei championship round (quarto e quinto, quelli che si combattono con una cintura in palio) durante i quali il jab di Usman pareva essere perfettamente sul pezzo, facendo addirittura rimbalzare all’indietro la testa del campione. Ma Edwards non ha mai davvero perso la bussola, è rimasto composto e ha risposto con dei violenti calci al corpo, rapidissimi e potenti, ai quali Usman non ha trovato risposte convincenti. Entrambi in guardia southpaw (mancina), Edwards è sembrato più a suo agio nel cambiare stance in movimento, mentre Usman in quest’occasione è apparso un po’ più timido del solito, data anche la pericolosità di Edwards che, nell’incontro precedente, lo ha mandato KO con un mortifero calcio alla testa. Prima di quel match Kamaru Usman non era solo campione ma anche numero 1 “pound for pound” (la classifica stilata dalla UFC, senza criteri oggettivi, che sceglie i migliori fighter senza distinzioni di categoria) e da lì è nata la frase: “Pound for pound, headshot, dead!”, come a dire che tra l’essere il miglior di tutti e un uomo morto c’è solo un calcio alla testa di distanza. Una frase che il pubblico di Londra ha cantato per tutta la serata, ricordando a Usman che non poteva mai abbassare la guardia. A dire il vero, Usman ha mangiato ginocchiate e anche un paio di calci alla testa come se in realtà non fosse mai successo niente. Ma non è bastato per vincere l’incontro.Il match è stato ad alto intrattenimento, con colpi pesanti da un lato e dall’altro. Mentre Usman mirava al volto di Edwards cercando il colpo risolutore, Edwards è rimasto guardingo, rapido, controllando attraverso leg kick, colpi al corpo molto pesanti, headkick e uno-due al volto, lasciandosi inseguire ma anticipando il più delle volte Usman in avanzamento. I movimenti di testa di Edwards, ma più in generale la sua velocità e la capacità di difendere i takedown sono state le chiavi della sua vittoria (oltre a un eccellente cardio).A fine incontro, dopo essersi complimentato col campione, Kamaru Usman ha dichiarato di non sentirsi finito, ma come potrebbe essere altrimenti dopo un match combattuto a pari livello con quello che, scalando lentamente le gerarchie, è divenuto il peso welter numero uno al mondo? A parte Chimaev e Rakhmonov, Usman ha sconfitto tutti i fighter più forti di categoria e a 35 anni può verosimilmente mirare a un ultimo assalto alla cintura, passando prima per un paio di vittorie. La competitività di Usman non si discute e la sconfitta di sabato sembra dovuta più a una scelta strategica discutibile che a una condizione psicofisica o atletica non ottimale.

Fuoco e fiamme tra Gaethje e FizievChi si aspettava grande spettacolo per i tre round del co-main event non è rimasto deluso: la battaglia tra Justin Gaethje e Rafael Fiziev, premiata Fight of the Night, è stata un bagno di bellissima violenza, se mi passate il paradosso. Il kazako Rafael Fiziev, coach alla Tiger Muay Thai di Phuket, aveva perso al suo debutto in UFC contro Magomed Mustafaev, ma aveva poi ottenutoi sei vittorie consecutive battendo fighter del calibro di Renato Moicano e Rafael Dos Anjos. Caratterizzato da una forte impronta thai, Fiziev è diventato un fighter da evitare per la classe media dei combattenti e finalmente la sua richiesta di combattere con l’élite è stata accontentata: Justin Gaethje è uno dei protagonisti di alcuni dei più violenti e feroci match in UFC e, per quanto possa sembrare incredibile, non ha mai combattuto con avversari fuori dalla top 15 da quando è parte della promotion.Sia Fiziev che Gaethje sono partiti in quinta, con colpi pesanti che hanno fatto tanto di schiocco. Inizialmente la rapidità di Fiziev ha rappresentato un grosso problema per Gaethje, che ha dovuto chiudersi in guardia per contenere i middle kick violentissimi del kazako. Prendendo il ritmo, però, Gaethje ha iniziato a sciogliersi e i suoi leg kick hanno iniziato a fare le prime apparizioni. I calci alle gambe dell’americano sono molto particolari perché tagliano come i “cut kick” tipici della muay thai. La cosa più sorprendente è lo spazio in cui Gaethje riesce a calciare solitamente, ma i movimenti di Fiziev sono stati così rapidi e di una precisione così alta che l’americano ha dovuto risponde con i colpi di braccia per evitare di perdere un tempo di reazione. Nelle prime battute Fiziev sembrava avere i numeri giusti per battere l’ex sfidante al titolo, piano piano però Gaethje ha trovato una soluzione al problema.

L’angolo di Gaethje gli ha suggerito di non farsi intimorire dai colpi di Fiziev (sembra facile, direte voi) e di avanzare mettendogli pressione. Fiziev ha cominciato a cambiare guardia, da ortodossa a southpaw e viceversa, sempre più frequentemente, mentre Gaethje nel secondo round ha portato avanti un lavoro di pressing che gli ha chiesto il sacrificio di incassare colpi brutali e molto pesanti, specie i middle kick al corpo che avrebbero potuto mettere a terra qualunque peso leggero. Ai colpi di Fiziev, Gaethje ha iniziato a rispondere con ganci e diretti altrettanto pesanti, segnando il suo volto. Fiziev non ha indietreggiato, ma i danni erano ben evidenti, in particolare nella zona oculare. Nel terzo round Gaethje aveva ormai preso le misure: ad ogni avanzamento di Fiziev, usciva lateralmente dopo aver segnato la distanza col jab e caricava il montante secco. Fiziev, probabilmente a corto di lucidità ma adrenalinico, senza indietreggiare ha provato a rispondere colpo su colpo, senza riuscire a leggere l’apertura della guardia di Gaethje che, insolitamente, lo invitava a colpire per poi rientrare in counterstriking. Il volto di Fiziev alla fine era una maschera di sangue e sebbene non si sia mai arreso la superiorità di Gaethje è stata certificata da un ultimo takedown con controllo, la pietra tombale su un match partito sui binari dell’equilibrio e controllato infine dall’americano.

Nell’intervista post match Gaethje ha detto di non aver preparato la sequenza jab-montante ma di averla adattata in corsa, anche su suggerimento del proprio angolo, una scelta che con tutta probabilità gli ha consegnato il match con verdetto di decisione maggioritaria (due giudici in suo favore e uno che aveva fatto finire il match in pareggio). Gaethje ha commentato il risultato dicendo che i critici potevano andare a quel paese dopo la dimostrazione appena offerta, aggiungendo anche di sapere che davanti a sé non ha una carriera lunghissima. Il che non esclude la possibilità di una nuova scalata al titolo. Vedremo.Marvin Vettori 3.0Marvin Vettori è un combattente camaleontico che, grazie alla sua attitudine da lavoratore instancabile e alle sue capacità tecniche e fisiche, riesce a ritrovarsi migliorato match dopo match, aggiungendo delle importanti armi al suo arsenale. Contro Roman Dolidze, reduce da quattro vittorie consecutive, tre delle quali arrivate per KO, Vettori ha messo in mostra i miglioramenti arrivati da camp effettuato in Thailandia. Per le statistiche ufficiali della UFC Vettori ha messo a segno 38 dei 40 leg kick tentati, una strategia che gli ha permesso di spezzare l’avanzamento di Dolidze costringendolo a caricare i colpi piuttosto che - come di sua consuetudine - a sceglierli con accuratezza. Leggere un fighter del calibro di Dolidze non è semplice, ma complici anche le sessioni d’allenamento svolte insieme in passato, Vettori è stato capace di arginare il suo avversario, prima, e confermare le proprie abilità, poi, fino ad ottenere la vittoria per decisione unanime.

Dopo un primo round abbastanza equilibrato, pendente forse più dal lato del fighter georgiano, che ha trovato gli spazi per caricare mettendo a segno addirittura tre overhand consecutivi e segnando Marvin al volto, Vettori ha iniziato ad affidarsi agli ottimi movimenti di gambe, facendosi inseguire. In maniera insolita si è affidato in molti momenti al counterstriking e ai leg kick, modificando il suo stile da carro armato in avanzamento perpetuo per avvicinarsi ad uno più danzante, necessario per stare davanti ad un colpitore di precisione quale è Dolidze. Vettori si è affidato alla sua guardia southpaw per garantirsi il lavoro all’interno della guardia di Dolidze, anticipando molti dei suoi colpi e deviando con movimenti brevi ma precisi le chiusure di combinazioni di Dolidze, garantendosi così un tempo d’anticipo sulla ripresa dell’azione. Spesso si è ritrovato spalle alla gabbia, ma non ha mai davvero sofferto la pressione, potendo contare su un mento d’acciaio e sul ritrovato footwork in uscita che gli ha permesso di dettare il ritmo anche quando Dolidze lo provocava invitandolo a colpire. Non è stata la prova di dominio più schiacciante della carriera di Vettori, ma sicuramente una di quelle prestazioni dalle quali è necessario passare per mostrare gestione, sicurezza e fiducia all’interno della gabbia. Dal canto suo, Dolidze ha dimostrato di poter stare di fronte ai grandi, ma non è bastato per superare Vettori, il cui fight IQ sembra essere cresciuto dopo la sconfitta arrivata per mano di Robert Whittaker. Sconfitto il numero 9 di categoria, difesa la posizione numero 4, il prossimo match potrebbe garantire a Vettori il ritorno nella top 3 di categoria.

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